Inizio anno pastorale 2023-2024

CELEBRAZIONE INIZIO NUOVO ANNO PASTORALE 2023-2024
(1 OTTOBRE 2023 – CATTEDRALE DI SAN ZENO)

 

Il racconto evangelico ora ascoltato ci parla di due figli e del loro rapporto con il Padre. Uno, formalmente ossequiente e pronto a parole a fare quanto il Padre gli ha chiesto. L’altro, dapprima svogliato e refrattario, si rivela poi col pentimento, pronto a fare la volontà del Padre. 

Questo brano evangelico ci dice esattamente cosa attende da noi il Signore quest’anno: abbandonare, come persone e come chiesa, una adesione formale e alla fine sorda alla sua volontà per convertirci invece dalla nostra apatia e dalla nostra svogliatezza disponendoci a compiere la sua volontà. 

Il cammino sinodale di quest’anno che ci condurrà alla conclusione dell’evento sinodale vuole essere un cammino di conversione. Si tratta proprio di conversione. E’ una cosa seria.

Riprendo in questo momento quanto ho scritto alla Diocesi nella lettera pastorale per questo anno 2023 – 2024.

Dopo aver ascoltato ciò che lo Spirito Santo ci ha detto, dopo aver colto le attese di vangelo presenti in noi e negli altri, dopo aver evidenziato le sfide che ci stanno davanti, quest’anno non ci resta che riconoscere le nostre inadempienze, le nostre durezze di cuore, tutte le nostre svogliatezze e i nostri peccati, e nello stesso tempo, individuare le conversioni a cui dobbiamo metter mano, le risposte che dobbiamo dare alle attese di vangelo, le scelte che sono da fare per rinnovare la nostra chiesa “e testimoniare a tutti la gioia del Vangelo”.

“Sospinti dallo spirito per testimoniare a tutti la gioia del vangelo”. Queste parole indicano il tema del nostro Sinodo e ne danno il senso, sintetizzando l’esperienza che stiamo vivendo. Sinodo di cui si è conclusa nel luglio scorso la prima sessione, dedicata all’ascolto delle “attese di vangelo” presenti in noi e nelle persone che vivono nei nostri territori. Parole particolarmente significative proprio oggi, quando la situazione del mondo e della nostra società si fa molto pesante e difficile. Dentro però questa realtà, proprio dentro questo nostro mondo, la chiesa è chiamata a vedere il sole oltre le nubi e a brillare come lampada posta sopra il moggio, memore delle parole del Signore ai suoi discepoli: “voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra”.

Nella recente festa del nostro patrono San Jacopo, ho promulgato il Libro sinodale che contiene il lavoro di riflessione e di discernimento della prima sessione. Il lavoro fatto è stato un bel lavoro, davvero corale. Dobbiamo render grazie allo Spirito Santo che ci ha illuminato e sostenuto in quella che è stata sicuramente una fatica però piena di gioia che ci ha permesso di mettere a fuoco le principali sfide che abbiamo davanti ora e nei prossimi anni. 

La seconda sessione nella quale stiamo entrando appieno, permetterà ora di individuare le risposte, i cambiamenti, gli impegni, i cammini di conversione che quelle sfide ci richiedono. Quest’anno il Signore ci offre un’occasione storica per riformare la nostra vita personale e quella della nostra chiesa locale. E’ uno sforzo di discernimento che ancora una volta è necessario affidare alla grazia dello Spirito Santo che custodisce il segreto di ogni ecclesiale discernimento.

Non lasciamoci però confondere pensando che la riforma della Chiesa sia questione di strutture da cambiare o di poteri da ridistribuire. I nostri occhi devo essere puntati sulle sfide che il Signore ci ha messo di fronte. Ad esse dobbiamo rispondere prima di tutto con un cambiamento di cuore e di mente. Attuando così un profondo rinnovamento della vita personale, dei laici e dei presbiteri, di tutti e di tutta intera la nostra chiesa, nelle sue molteplici articolazioni, in special modo in quelle parrocchiali che ci faccia vivere sempre di più “per Cristo, con Cristo e in Cristo”.

Chiesa in uscita, chiesa attenta alle angosce e alle speranze degli uomini, chiesa povera coi poveri e dalla parte degli ultimi come degli scartati, chiesa che ha solo il vangelo da dare, chiesa che, come fermento, anima di speranza la società, chiesa accogliente che si fa compagna di strada di ogni uomo o donna in cerca di verità e di amore, chiesa capace di lodare il Signore e di dire a tutti che Egli è misericordia e pace e che Cristo resta ieri, oggi e sempre, il salvatore di ogni uomo e di tutto il creato, chiesa, infine e prima di tutto, innamorata di Cristo suo sposo e in tutto fedele a Lui: a questo siamo chiamati con il nostro sinodo diocesano, in particolare in questa sua seconda sessione. 

Come ho avuto modo di dire più volte e come il Santo Padre Francesco anch’egli più volte ha ribadito, non si tratta però soltanto di celebrare un evento, il Sinodo appunto: si tratta piuttosto di acquisire uno stile sinodale che deve essere il modo ordinario di procedere nella comunione da parte della Chiesa in ogni sua ramificazione e il modo ordinario di adempiere al mandato missionario affidatole dal Signore. Ed è esattamente questo che stiamo imparando piano piano, pur con le inevitabili fatiche dovute al dover e voler camminare insieme, unite comunque alla gioia di sentire la comunione profonda che ci lega, aldilà di tutto.

Vorrei ora invitare voi e me a vivere alcuni atteggiamenti a livello personale e comunitario, da coltivare e con cui “impastare” la propria vita e quella delle comunità, particolarmente in quest’anno 2023/2024: gratitudine, invocazione, impegno e condivisione.

Gratitudine. Gratitudine per quello che lo Spirito Santo ci ha fatto e ci fa vivere. Per l’esperienza della comunione che stiamo facendo e per il dono grande e immeritato di essere chiesa, popolo di Dio. Riconoscenza per i doni ricevuti dalla nostra chiesa nella sua storia. Immensamente grati, infine, perché Egli ha misericordia dei nostri peccati.

Invocazione. Cioè preghiera supplice e accorata allo Spirito Santo. Abbiamo bisogno di Lui, della sua luce, della sua forza, della sua consolazione. “Senza la sua forza, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa”. Non venga meno pertanto, soprattutto in quest’anno, la preghiera personale e corale di tutta la chiesa. Preghiera degli umili e non dei presuntuosi e arroganti, di chi conosce la propria fragilità ma confida nel Signore: “In spe fortitudo”.

Impegno. Si, ci vuole. Occorre senso di responsabilità e piena disponibilità a servizio del vangelo. Senza stare a contare fatica e disagi. Davanti agli occhi abbiamo Colui che è venuto in mezzo a noi per servire e non per farsi servire. Impegno perciò che non attende riconoscimenti o medaglie ma che si fa con generosità senza aspettarsi niente in cambio.

Condivisione. La comunione e la condivisine devono essere il cemento che ci unisce: una parrocchia con un’altra e tutte nella diocesi. I preti tra loro. I laici. I laici e i preti. Coi religiosi. Le parrocchie e le associazioni. Mettere in comune pesi e fatiche ma anche prospettive, risorse e speranze. Uno stile da esercitare sempre. Un’attitudine da alimentare costantemente. 

Vengono qui a proposito le parole di Paolo nella seconda lettura di stasera: “Non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma s ciascuno di voi con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri. Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù”

Che Dio Padre ci aiuti e la Vergine Santa, con San Jacopo nostro patrono e i santi nostri vescovi Atto e Franchi ci assistano perché siamo una Chiesa docile allo Spirito e sempre più conforme a quello che il Signore Gesù vuole dai suoi discepoli.

+ Fausto Tardelli