NON SOLO EMERGENZA FREDDO: I NUMERI DA CHIAMARE E I VOLTI DA SCOPRIRE

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La Chiesa pistoiese mediante la Caritas si sta impegnando a fronteggiare l’emergenza freddo portando conforto e sostegno a quanti, privi di casa e affetti, vivono ai margini della nostra città. Abbiamo voluto raccogliere la testimonianza di Sara Lupi operatrice Caritas per tastare il polso della situazione.

La Caritas in questi giorni è in prima linea per fronteggiare i disagi dovuti al grande freddo di questi giorni. Anche Papa Francesco si è subito impegnato concretamente per soccorrere chi ha più bisogno. Qui a Pistoia ‘emergenza freddo’ è attiva da diversi anni..

L’emergenza freddo è una misura attiva (da dicembre ad aprile) in ogni comune d’Italia e nasce proprio per offrire maggiore accoglienza alle persone in grave stato di marginalità sociale in un momento critico dell’anno.
Negli ultimi anni i numeri sono aumentati in modo esponenziale e ciò ha fatto emergere come il disagio non sia solo un fatto stagionale, ma una vera e propria emergenza abitativa da affrontare e gestire durante tutto l’anno.

Come vi si è presentata la situazione nella nostra città sono molte le persone che vivono il disagio e la marginalità?

Per fare solo un esempio, la nostra città ha molte persone (cittadini e non) che in questo momento stanno usufruendo dei nostri servizi. Alla mensa abbiamo circa 180 accessi giornalieri (suddivisi in colazione, pranzo e cena) e Caritas ha aderito al progetto Unrra insieme al Comune di Pistoia e al Consorzio Coeso per un sistema integrato e organizzato di servizi da rivolgere alle persone in difficoltà che mette a disposizione circa 40 posti letto, fra Albergo Popolare e strutture di accoglienza emergenziali.

Come si realizza ospitalità e la comunità cristiana è stata coinvolta in questo progetto?

Caritas è da sempre in prima linea per contrastare la povertà e ne è opera segno la mensa “don Siro Butelli” che è aperta 24 h su 24 in questo periodo e 365 giorni l’anno. Sono oltre 30 anni che la mensa offre servizi a chi fa più fatica nella nostra comunità, grazie al supporto delle parrocchie, dei tanti volontari (oltre 120) e dei generosi donatori.
Cerchiamo di portare avanti i nostri servizi (mensa e centro Mimmo per il vestiario) sempre con un’attenzione particolare alle persone, mettendole al centro, e ciò è possibile grazie al prezioso supporto della comunità.
È importante ribadire che la Caritas si avvale di una operatrice reperibile 24 su 24!
Per le emergenze è possibile contattare il 3331157028 che è sempre attivo. Anche questo vuol essere un segno per far capire che la solidarietà non ha orari o liste di attesa e che in caso di reale bisogno è possibile avere una risposta.

Vista la tua grande esperienza e sensibilità verso gli ultimi quale messaggio vorresti dare?

Queste persone dovrebbero avere l’attenzione della comunità tutti i giorni dell’anno. Le loro vite molto spesso sono nascoste da numeri e statistiche, ma – appunto – si parla di persone e hanno davvero diritto ad una vita normale, ricca di relazioni e affetti. L’impegno di tutti dovrebbe essere quello di tenere accesa l’attenzione verso chi fa più fatica. Molto spesso le nostre comunità hanno delle risorse (apparentemente nascoste) che potrebbero essere messe a servizio e a frutto dei nostri fratelli in disagio. Molte parrocchie e molti gruppi stanno già offrendo il loro servizio presso la mensa e il centro Mimmo, ma è possibile fare sempre di più e meglio, con l’aiuto di tutti. Siamo a disposizione tutto l’anno per coloro che vorranno impegnarsi in una qualsiasi forma a servizio degli altri, veniteci a trovare nei centri o chiamate il numero 0573976133 per fissare un appuntamento e vedersi.

Siamo rimasti tutti scioccati dagli ultimi fatti di cronaca di persone in grave marginalità che vivendo per strada nelle stazioni sono morte dal freddo invernale e dal gelo dell’ indifferenza si puo e si deve evitare. C’è qualche situazione che ti ha colpito?

L’ho scritta anche per il Dossier, ma la riporto volentieri. La storia di Margherita.
Bellissima, di quelle bellezze rare e delicate, che non vorresti mai toccare per paura di romperle. Farfalla delicata, Margherita, dagli occhi neri, parla di visioni di angeli e demoni che dipinge su carta con pastelli e acquarelli. Margherita si vende per scaldare il suo fragile corpo di appena 40 kg con alcool e false tenerezze.
La sua instabilità mentale regala squarci della sua vita, tanto disastrata e tanto amara.
Disconosciuta da suo padre, madre alcolizzata, Margherita frequenta la scuola. E’ brava, parla 3 lingue. Riesce a fare molto nei primi anni della sua adolescenza, va all’estero, sembra che tutto il mondo sia nelle sue mani.
All’età di 25 anni inizia però ad aprirsi una voragine in lei. Non riesce più a tener testa al “cane nero” della depressione, anestetizza il dolore con alcool e droghe, inizia a entrare e uscire da percorsi di comunità e ospedali.
Margherita la incontriamo nuovamente a Dicembre 2015, la conosciamo da anni. Ci viene segnalata perchè dorme in strada e alcuni passanti, indignati, hanno chiamato noi.
Siamo andate tante sere a trovarla, per cercare di parlare con lei. Le abbiamo portato coperte e vestiti, bevande calde. Ci ha allontanato tanto, ci ha ringhiato contro. Ci ha chiesto aiuto.
L’aiuto è arrivato grazie a un tso, che l’ha resa più docile e abbiamo potuto accompagnarla presso un affittacamere. Qui Margherita ha trovato un pò di stabilità. Abbiamo coinvolto alcuni volontari per darle un filo rosso al quale far sempre riferimento.
Non è rimasta molto nella sistemazione che le abbiamo trovato, passata la stagione invernale è tornata in strada. Mantiene con noi un legame sottile. Grazie alla sensibilità della comunità, che adesso la conosce e ci avverte, riusciamo a sostenerla nei momenti più difficili, ma una farfalla non si può legare.
Questa storia ci sembra esemplare. Nonostante i grandi sforzi e il grande impegno, qualche persona non è possibile convincerla a farsi aiutare, forte il desiderio di libertà o – peggio- sopraffatta da patologie o dipendenze. In questi momenti l’operatore Caritas deve fare i conti con il senso d’impotenza e soprattutto deve necessariamente ridimensionare il proprio ego. Noi non possiamo salvare nessuno che non voglia essere salvato e, soprattutto, niente è possibile senza l’aiuto di Dio.

Daniela Raspollini