GIUBILEI SACERDOTALI IN DIOCESI. VITE DA …PRETI!

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60° di Don Enzo Benesperi

«Il primo sentimento che mi sgorga dal cuore è quello della riconoscenza -afferma Don Enzo-. Sono grato a Dio perché mi ha messo in questo cammino di servizio del popolo di Dio. Sono grato alle persone delle parrocchie in cui ho prestato servizio che mi hanno circondato di affetto vero e con la loro testimonianza umana e cristiana mi hanno aiutato a cercare di essere un po’ più uomo e un po’ più cristiano». Per quanto riguarda la sua vocazione don Enzo racconta che ha iniziato il suo cammino verso il sacerdozio mentre giocava con altri coetanei di 11 anni: «Insieme a loro decisi di entrare in seminario e questo un po’ per gioco un po’ per curiosità».
Don Enzo è un prete missionario. Sappiamo che ha alle spalle l’esperienza di quasi trenta anni in Brasile dove è stato a servizio dei settori più poveri della società amazzonica; sostenuto da una chiesa profetica, generosa e coraggiosa a servizio dei poveri. Oggi il suo augurio per la chiesa pistoiese e italiana è di incontrare la gioia di divenire chiesa povera a servizio degli ultimi di questa società.

60° di Don Aldo Magnarelli

Per Don Aldo è sempre valido il messaggio che papa Francesco ha voluto darci per l’anno giubilare: quello di far riscoprire a molti il sacramento della riconciliazione e della Misericordia. Così – come penitenziere della Cattedrale – svolge la sua missione quotidiana per dare la gioia del perdono attraverso la misericordia di Dio.
«La vocazione è nata in me guardando l’esempio dei seminaristi. La loro presenza e la loro testimonianza ha illuminato la mia scelta al punto che nel mio cuore arrivò presto il desiderio forte di farmi prete. Il resto poi lo ha fatto il Signore al quale ho risposto “eccomi”!»
Don Aldo è stato parroco 11 anni a Canapale e 26 a Carmignano. Poi, per motivi di salute, ha scelto di assolvere al compito di canonico penitenziere affidatogli dal vescovo. «Io confesso alla vecchia maniera nel confessionale. Dall’altra parte della grata vengono tante persone: giovani, vecchi, meno giovani… ad ogni modo c’è una parola per tutti».
Il messaggio che ci vuole dare è che «c’è sempre spazio per fare del bene facendo opere buone». Altra cosa importante che gli sta a cuore è quella di far comprendere alle persone che tutti abbiamo bisogno della misericordia di Dio e del suo costante perdono.

50° di don Carlo Goffredi

Chi l’avrebbe mai immaginato? Don Carlo tanti anni fa è stato anche un prete missionario.
Ricordare questa sua lontana esperienza ci porta subito a comprendere quanto sia stata grande la sua vocazione per il sociale, per gli ultimi e i sofferenti.
Don Carlo adesso è parroco di Sant’Alessio e Germinaia, ma il suo ministero è iniziato proprio nelle ‘periferie’: prima alla Ferruccia, poi a Montemurlo e a Saturnana, fino ad arrivare alla comunità di Sant’Alessio dove risiede attualmente e vive nella struttura da lui fondata assieme ad altre persone della parrocchia.
Tornando indietro nel tempo vogliamo riparlare della sua esperienza missionaria per ribadire quanto sia stata grande la sua volontà di andare a tutti i costi in Brasile. Nonostante le sue precarie condizioni di salute desiderava vivere in mezzo ai poveri, ed è rimasto lì per tre anni intorno agli anni ottanta. Per motivi di salute è stato costretto a tornare nel nostro paese dando vita nel 2000 all’associazione “Il granello di senape” che riveste tutt’oggi sul territorio un ruolo importante per l’accoglienza di minori dai 5 ai 12 anni.
La cosa più bella che caratterizza i suoi cinquant’anni è che don Carlo attraverso la sua associazione prosegue con grande impegno nel suo apostolato rivolto ai più deboli, infatti sta portando avanti un concreto cammino di solidarietà. In questo momento sta collaborando con la chiesa Valdese che si occupa insieme alla comunità di Sant’Egidio dei corridoi umanitari nei quali transitano persone che fuggono dalla guerra. Grazie a questa stretta collaborazione con la diaconia valdese prossimamente, nella struttura di Sant’Alessio, sarà accolta una famiglia che viene dal Kosovo. Rimane quotidiano il suo impegno per bambini vittime di disagi familiari che vengono accolti dal “Granello di senape”.

50° di don Rodolfo Vettori

«Ci vuole coraggio! Ci vuole coraggio quando nel cuore o nella vita siamo chiamati a fare una scelta.
Nel mio caso mi ricordo che la vocazione e il desiderio di diventare prete si sono manifestati ben presto da piccolo. Ho intrapreso da allora questo cammino e sono felice di averlo fatto». Don Rodolfo ha alle spalle una lunga esperienza pastorale: è stato a Casalguidi come cappellano poi parroco a Popiglio per 18 anni e dal 1987 nella parrocchia di san Niccolò a Agliana.
«Sono contento, perchè è proprio nelle cose quotidiane che si intravedono i grandi valori. Il messaggio che voglio rivolgere in questa occasione è questo: non avere paura, mai. Per rispondere a ogni chiamata ci vuole coraggio!»

25° di don Mattia Klimek

«Sono felicissimo di vivere questo anniversario e di aver scelto venticinque anni fa di diventare prete e, ad oggi, di fare con amore tutto ciò che comporta questo ministero».
La vocazione al sacerdozio è maturata in Mattia quando in Polonia frequentava la sua parrocchia partecipando alle attività del Movimento Luce e Vita: cioè un gruppo ecclesiale tipico di quella regione. Ha iniziato il suo cammino verso il presbiterato all’interno di una esperienza di vita monastica, quindi è stato ordinato 25 anni fa a Cracovia e successivamente inviato in Italia dalla sua congregazione. Qualche anno dopo l’arrivo nel nostro paese è passato alla diocesi di Pistoia, dove gli sono state affidate le comunità di Pavana e Bacchereto. Successivamente don Mattia ha trascorso un lungo periodo in Sardegna nella diocesi di Tempio Ampurias. Da soli otto mesi è diventato parroco di alcune parrocchie della montagna cioè Pracchia, Lagacci e Frassignoni.
Adesso che è di nuovo vicino a noi è alla guida di una piccola comunità costituita da seicento anime. «Essendo un piccolo paese – ci racconta – le persone sono molto attaccate alle tradizioni: i giovani purtroppo in questi luoghi sono rimasti pochi. Nonostante ciò cerco di promuovere iniziative che possono richiamare l’attenzione dei fedeli, ad esempio il ‘Rosario sotto le stelle’. Con la comunità si è instaurato subito un buon rapporto e c’è la voglia di fare un cammino insieme. Il messaggio che vorrei dare per il mio anniversario è questo: Aprirsi alle novità che Cristo porta è scoprire la bellezza della vita integrale che lui stesso ci offre».

25° di don Cristoforo Mielnik

Ho iniziato la mia formazione sacerdotale a Roma ed ho continuato gli studi di Filosofia e di Teologia presso Università Pontificia di San Tommaso in Urbe. Terminati gli studi ho ricevuto l’Ordinazione sacerdotale per le mani di Sua Em. Card. Andrea Maria Deskur il 7 dicembre 1992.
Dopo diverse esperienze pastorali a Roma e dal 1999 nella diocesi di Pistoia, il Vescovo Fausto mi ha affidato l’incarico di Rettore del Santuario della Madonna del Letto.
Sono stati, quelli trascorsi, anni ricchi di esperienze, di incontri, di amicizie e anche di sofferenze e di preoccupazioni. Ho sperimentato quanto sia vera la Parola di Gesù: scegliendo Lui e rinunciando ad una vita ‘propria’ in realtà si riceve molto più di quello che si lascia. Il Signore ti fa toccare con mano quanto sia grande la sua opera, quanto si serva di strumenti ‘poveri’ per agire in mezzo al suo popolo e al mondo. Senza merito, il Signore ti ama davvero e te lo dimostra ogni giorno.
Il Signore ha guidato la mia vita, anche quando essa poteva procedere per sentieri tortuosi. Mi ha voluto davvero bene! Oggi nel mio cuore c’è tanta gratitudine: a Dio per avermi chiamato; alla mia famiglia per avermi lasciato libero di cercare e trovare la mia strada e per avermi sempre sostenuto; alle persone che ho incontrato. Insieme alla gratitudine e la lode, c’è anche tanta consapevolezza delle mie povertà, delle inadempienze, dei cattivi esempi, del male che ho fatto a causa dell’ inesperienza o del carattere. Chiedo scusa e comprensione a tutti. Pregate per me il Signore misericordioso. No, non mi sono pentito di aver detto quel primo ‘sì’, che ha avuto bisogno di tanti ‘sì’ quotidiani successivi, e rifarei senz’altro la scelta che ho fatto: essere Sacerdote per sempre nelle mani di Dio per la Chiesa e per il mondo.
Desidero rivolgere ancora un pensiero grato a tanti amici sacerdoti che hanno svolto un ruolo determinante per la mia vocazione e la mia formazione, e tanti altri che mi hanno voluto bene, consigliato, guidato, e che ricorderò nella S. Messa. Vogliate tutti con me ringraziare il Signore e pregarlo perché io sia sempre più un sacerdote secondo il suo cuore.

25° di Padre Luigi Procopio

«Io sono un umile operaio nella vigna del Signore». Padre Luigi Procopio parroco di Montemagno si riconosce cosi dopo tanti anni di sacerdozio. P. Luigi è contento di essere sacerdote e di proseguire a lavorare nella Vigna del Signore. Per quanto riguarda la sua vocazione afferma: «Non sono caduto da cavallo come San Paolo: la mia vocazione è nata all’interno della comunità religiosa dei passionisti a cui appartengo dal 1983».
Padre Luigi è parroco di Montemagno e superiore dei religiosi passionisti che risiedono a Forrottoli nella Comunità ‘Grano di Frumento’ fondata nel 1990. «Oggi, ci spiega, questa realtà rappresenta un luogo dove si vive uno stile di vita impregnato di preghiera. Sono molte e provenienti da tutta Italia le persone che accogliamo nella nostra comunità. Ai giovani – conclude P. Luigi – raccomando di non bruciare la loro vita dietro a fantasie irresponsabili e fatue perché l’esistenza è un dono stupendo».

A cura di Daniela Raspollini