Eusebio ed Alessio, compagni di strada verso l’ordinazione sacerdotale

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Siete arrivati al termine di un cammino di preparazione al sacerdozio: come state vivendo questo momento?

EUSEBIO:  «Questo momento di preparazione lo sto vivendo in preghiera e totale abbandono al Signore,che mi ha chiamato a seguirlo nella via del sacerdozio ministeriale. Inoltre in questo ultimo periodo mi sono lasciato guidare ed ho meditato tanto sulle parole di San Paolo che nella lettera ai Filippesi dice:  Non ho certo raggiunto la mèta, non sono arrivato alla perfezione; ma mi sforzo di correre per conquistarla, perché anch’io sono stato conquistato da Cristo Gesù. Fratelli, io non ritengo ancora di averla conquistata. So soltanto questo: dimenticando ciò che mi sta alle spalle e proteso verso ciò che mi sta di fronte, corro verso la mèta, al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”».

ALESSIO: «Lo sto vivendo con molta intensità, alla fine di Maggio abbiamo iniziato la preparazione con gli esercizi spirituali che sono stati veramente un periodo di grazia in cui abbiamo incontrato il Signore e da lui ci siamo lasciati interrogare sulla nostra vita e sul nostro futuro ministero di preti. Poi abbiamo vissuto la nostra prima “Due giorni del clero” in cui abbiamo sperimentato la bellezza di condividere con tanti fratelli presbiteri e diaconi la gioia e la fatica del ministero. Personalmente in queste ultime settimane sono impegnato con l’Oratorio estivo in Parrocchia a Quarrata che è sempre una bella esperienza. Guardo al giorno della mia ordinazione con trepidazione ed emozione ma con grande determinazione e risolutezza, chiedendo al Signore di conformarmi sempre di più a Lui e farmi essere un sacerdote secondo il suo cuore».

Puoi raccontarci brevemente come è nata la tua vocazione?

EUSEBIO: «Il cammino che mi ha portato a prendere la decisione di entrare in seminario ha  avuto inizio all’interno della mia famiglia, che fin da bambino mi ha educato e cresciuto nella fede in Cristo. La mia vocazione è nata in parrocchia, vicino all’altare dove ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana e dove per tanti anni ho prestato il mio servizio come chierichetto e come catechista. All’età di 14 anni, sentendo sempre più forte la chiamata del Signore, sono entrato nel seminario minore, dove ho iniziato la formazione e la verifica della mia vocazione. Dopo aver concluso il seminario minore e dopo essermi diplomato, mi sono trasferito a Pistoia presso il seminario vescovile (Diocesi che ho conosciuto grazie a mio fratello che svolge qui il suo servizio presbiterale), per continuare la formazione verso il sacerdozio». ministeriale e ho intrapreso gli studi teologici presso la Facoltà Teologica dell’Italia Centrale che ho concluso lo scorso Luglio».

C’è una figura di Santo al quale sei particolarmente legato, oppure una figura di sacerdote che ha segnato la tua vocazione?

EUSEBIO: «Si, sono molto legato al Santo Giovanni Maria Vianney (il Curato d’Ars), il quale fin da seminarista ha vissuto una vita umile e dedita alla preghiera. Inoltre anche  da presbitero, il Curato d’Ars ha mantenuto lo stesso stile di umiltà e di preghiera dedicandosi totalmente al servizio della comunità che gli è stata affidata,  insegnando loro la strada del Paradiso (così come egli stesso aveva detto) senza ritirarsi indietro nemmeno nelle difficoltà e riportando le pecorelle smarrite al gregge. Sono particolarmente legato alla figura di San Giovanni Maria Vianney, perchè, dopo aver riflettuto a lungo, ho preso la decisione di entrare in seminario proprio il giorno in cui si festeggia San Giovanni Maria Vianney, il 4 agosto. Poi durante tutti gli anni di formazione mi sono affidato anche alla sua intercessione».

ALESSIO: «Grazie a Dio ho avuto entrambe le figure… Innanzitutto uno zio materno, presbitero religioso,  che è deceduto lo scorso anno a 107 anni di età con 82 anni di sacerdozio, e che mi ha sempre ispirato per la sua carità e la sua sollecitudine nell’apostolato con le persone sordomute. Non mi ha mai detto: Fatti prete. Mi ha invece insegnato ad amare la Chiesa, a pregare con il breviario, perché diceva che il Concilio lo aveva restituito a tutta la chiesa ed era un patrimonio di preghiera molto prezioso; mi ha insegnato con la sua vita che non bisogna mai lamentarsi soprattutto nel ministero perché è fonte di  gioia.

Un santo a cui sono particolarmente legato è San Michele Garicoits, fondatore dei Preti del Sacro Cuore di Gesù di Betharram, che hanno retto per 36 anni la mia parrocchia di origine. Una bella figura di prete, basco  e con un caratterino tosto, un po’ come il mio, che si è lasciato conquistare dal mistero del Dio Amore e dal Cuore di Gesù, modello di disponibilità alla volontà del Padre».

D.R.