EMERGENZA MIGRANTI. IL PUNTO A UN ANNO DI DISTANZA

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“Nessuno può girarsi dall’altra parte o tapparsi le orecchie davanti al Vangelo”.

Questo è quanto affermava il nostro vescovo in merito a questa problematica lo scorso anno nell’ambito di una celebrazione promossa per fare memoria delle vittime dell’esodo migratorio e per sensibilizzare la comunità diocesana.
Dagli inizi di luglio dello scorso anno è stata attivata una struttura di accoglienza per cittadini stranieri richiedenti asilo politico all’interno dei locali della casa vacanze della diocesi di Pistoia “Mons. Mario Longo Dorni” a Lizzano pistoiese. Ad un anno di distanza possiamo fare il punto della situazione con il responsabile della struttura Marco Rimediotti.

Come è stata affrontata l’emergenza profughi?

L’accoglienza delle persone richiedenti asilo e rifugiate nella nostra provincia è da molti anni gestita attraverso il sistema SPRAR (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati), che si occupa dell’integrazione dei profughi attraverso corsi di lingua ed inserimenti lavorativi. Questo sistema è gestito dai comuni ed è diffuso capillarmente su tutto il territorio nazionale.
Dall’estate del 2014, anno a partire dal quale il numero degli arrivi è esponenzialmente aumentato, l’accoglienza emergenziale di persone partite dalla Libia (o arrivate in Italia attraverso la “rotta Balcanica”) è stata affrontata con l’apertura, su bando della prefettura di Pistoia, di numerosi CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) sparsi sul tutto il territorio e gestiti da diversi enti.
Il consorzio Co&So, di cui la mia cooperativa Arkè fa parte, ha in gestione gran parte delle persone ospitate sul territorio provinciale, attualmente circa 500.
La struttura di Lizzano, che fa parte della tipologia dei CAS, è stata aperta il 6 Luglio 2015 per espressa volontà della Diocesi che ci ha cercato e proposto la gestione

Attualmente la struttura quanti ne ospita?
La casa di Lizzano accoglie attualmente 40 ospiti.

Come vivono? Sono inseriti in progetti nelle varie associazioni e strutture della nostra diocesi? Da dove provengono?
Gli ospiti sono persone provenienti dall’Africa Occidentale: Gambia, Nigeria, Ghana, Guinea Bissau. Guinea Conakry, Costa d’Avorio. Per la maggior parte hanno un’età compresa tra i 18 e i 25 anni.
Tutti i ragazzi sono in attesa della convocazione da parte della commissione territoriale di Firenze che deve valutare la loro richiesta d’asilo. Purtroppo, dato l’enorme numero di richieste da esaminare, il lavoro di questa commissione è molto rallentato, e i ragazzi sono costretti ad attendere circa un anno prima che la loro domanda sia presa in considerazione.

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Nel frattempo è nostro compito offrire agli ospiti occasioni di integrazione e possibilità per impiegare il loro tempo. Agli ospiti è offerto un corso di italiano tre giorni a settimana, che seguono in sede. Inoltre gli ospiti sono coinvolti attivamente nella gestione della casa, organizzati in turni, per aiutare il personale di cucina, per gestire le pulizie ordinarie e straordinarie della struttura.
I ragazzi vengono inoltre assistiti nelle procedure che riguardano i documenti e tutto ciò che attiene alla sfera sanitaria. Inoltre vengono indirizzati ai servizi sul territorio, al centro per l’impiego e vengono organizzate con loro e da loro attività di vario genere per migliorare la struttura (tinteggiatura, piccola manutenzione, ecc).

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È stata anche attivata una convenzione che, attraverso il comune di San Marcello, permette l’iscrizione degli ospiti alle associazioni locali di volontariato, in modo da permettere alle stesse di avvalersi dell’aiuto degli ospiti nello svolgimento delle loro attività ordinarie e per poter progettare interventi straordinari a beneficio delle frazioni.
Quattro ragazzi sono diventati volontari della Croce Rossa Italiana di San Marcello e stanno svolgendo il corso per diventare soccorritori.
Abbiamo anche organizzato incontri tra i nostri ospiti e i ragazzi delle classi terze delle medie di San Marcello, e con gli studenti del Liceo Forteguerri di Pistoia.

Quali sono state le problematiche emerse nel vostro servizio di accoglienza?
Le maggiori problematiche sono quelle che riguardano la lunghezza delle attese per le richieste di asilo e per tutte le procedure ad essa connesse, come il rinnovo dei documenti provvisori. Questa condizione di incertezza prolungata, legata alla convivenza forzata, è molto pesante per gli ospiti a livello psicologico.
A questo si va ad aggiungere una generale difficoltà nell’integrazione, dovuta alla mancanza di informazione e a una certa diffidenza degli Italiani.

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Il tema degli immigrati rimane a tutt’oggi di grande attualità, pertanto la Caritas diocesana, animata dalla volontà di mons. Vescovo e dal Direttore Marcello Suppressa, sta elaborando un progetto per offrire alle parrocchie la possibilità di allargare spazi e opportunità di accoglienza nei confronti dei migranti richiedenti asilo, inoltre vuole promuovere nelle parrocchie un’azione educativa di sensibilizzazione sul problema, aiutando i consigli pastorali ad incontrare i giovani immigrati già accolti e presenti sul nostro territorio, proponendo forme di scambio o di aiuto come l’insegnamento della lingua, offrendo percorsi di volontariato, ecc…

L’obiettivo che la chiesa diocesana si prefigge infatti non è soltanto quello di venire incontro ad una emergenza, quanto piuttosto di avviare un processo di integrazione, di conoscenza, di familiarizzazione e di accompagnamento anche in vista del «dopo» emergenza. Fondamentale perciò è il coinvolgimento delle comunità parrocchiale che potranno impegnarsi e collaborare in diversi modi e con compiti diversi. 

Su questa strada in diocesi lavora da molti anni e con grandi frutti, nonostante l’esiguità delle risorse, l’associazione San Martino de Porres, diretta da Paola Bellandi, è nata proprio per l’accoglienza e l’integrazione dei migranti. 

Ultimamente è stata costituita una associazione specifica per l’emergenza, «Virgilio cittò futura», per l’impegno di Don Massimo Biancalani e don Alessandro Carmignani i quali, avendo le canoniche libere di Vicofaro, Ramini e Marliana, le hanno messe a disposizione per un totale di 24 posti.

A questi si deve aggiungere anche Don Paolo Tofani che accoglie alcune donne immigrate.

Encomiabile è anche la parrocchia di Montemurlo che ospita in un appartamento preso in affitto una famiglia di 4 persone. Non possiamo poi trascurare quello che stanno facendo i padri Cappuccini nel loro convento di via degli armeni, dove ci sono 26 posti a disposizione e i padri Domenicani che danno disponibilità per 14 posti.

Daniela Raspollini