DOMENICA 7 LA 24° GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

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Domenica 7 febbraio 2016, alle ore 16.00 presso la Cattedrale di San Zeno a Pistoia, S.E. Mons. Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia, presiederà la Santa Messa in occasione della XXIV Giornata Mondiale del Malato.

A seguire: processione “aux flambeaux” verso il Santuario della Madonna delle Grazie o del Letto.

Il prossimo 11 febbraio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, si terrà la XXIV Giornata Mondiale del Malato. La coincidenza è significativa perché il Santuario di Lourdes è diventato simbolo di speranza e di grazia nel segno dell’accettazione e dell’offerta della sofferenza salvifica e perché la Chiesa, come Maria sotto la croce di Gesù, è chiamata a fermarsi accanto a tutte le croci dell’Uomo.

La Giornata, che quest’anno ha come tema di riflessione quanto scrive San Giovanni nel Vangelo: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (2,5) e che in DIOCESI DI PISTOIA VERRA’ CELEBRATA IL 7 FEBBRAIO, è occasione propizia per riflettere sul mistero della sofferenza, per rendere più sensibili la Comunità Ecclesiale e la Società Civile verso i fratelli e le sorelle malati facendoli sentire al centro della nostra attenzione e premura, affinché, donando loro umanità, amore, cure, speranze e spiritualità, nessuno si senta dimenticato o emarginato.

Nel brano evangelico delle nozze di Cana richiamato dal tema della giornata, la Madre di Gesù dice ai servi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Le parole pronunciate da Maria ci ricordano l’essenziale: ascoltare Gesù, affidarsi a lui via, verità e vita. I Vangeli narrano sovente l’attenzione di Gesù per i malati verso i quali provava autentica com-passione. Culmine della sua vicinanza all’umanità sofferente è stata la sua morte in croce, mediante la quale ha guarito definitivamente la nostra morte e ogni nostra malattia. lui, che è Dio, non poteva dimostrare in un modo più grande il suo amore misericordioso per noi. La celebrazione della Giornata Mondiale del Malato durante l’Anno della Misericordia, acquista un significato più intenso. Si tratta di testimoniare, in particolar modo, quello che Gesù dice nel Vangelo e che costituisce una delle opere di misericordia corporale: «ero malato e mi avete visitato».

Ogni sofferente e ogni malato sa quanto sia importante avere accanto persone che si prendano cura di lui con competenza professionale, ma anche persone che con una vicinanza umana e spirituale l’aiutino, assieme alle terapie mediche, a sostenere le sue giornate. In questo ambito è necessario ricordare ancora Maria. Nel messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale del Malato di quest’anno, ella è additata come «Madre consolata che consola i suoi figlinella [sua] sollecitudine si rispecchia la tenerezza di Dio». Inoltre si legge: «Anche noi possiamo essere mani, braccia e cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti. Anche noi, sani o malati, possiamo offrire le nostre fatiche e sofferenze come quell’acqua che riempì le anfore alle nozze di Cana e fu trasformata nel vino più buono. Con l’aiuto discreto a chi soffre, così come nella malattia, si prende sulle proprie spalle la croce di ogni giorno e si segue il Maestro; e anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso».

Scrive il Papa nella Bolla di indizione che, in questo Anno Santo, non può mancare un’attenta riflessione sulle opere di misericordia corporali e spirituali. In questa XXIV Giornata Mondiale del Malato, dovremmo quindi soffermare compiutamente la nostra attenzione sulla quinta opera di misericordia corporale, quella che risponde all’ammonimento di Gesù: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36). La visita agli infermi è un momento privilegiato nel quale la comunità ecclesiale porta la luce e la grazia del Signore a coloro che soffrono e a quanti se ne prendono cura. Memori appunto del brano del Vangelo scritto da Matteo in cui si narra “dell’ultimo giorno”, il credente che fa visita o si prende cura di una persona inferma, riconosce con umiltà che il Signore Gesù si è identificato con il malato e non con il visitatore.

Rivestito dei panni di Cristo sofferente il malato chiede al visitatore di condividere una dimensione di spoliazione, di impotenza, di povertà. Colui che è espressione della comunità cristiana desidera incontrarsi con il volto di Cristo sofferente. Riconoscendone la sacramentalità e la sua inalterabile dignità, il visitatore entra nella stanza dell’infermo “in punta di piedi” e con profondo rispetto. La sofferenza e la malattia aggrediscono l’uomo, come i briganti nella parabola lucana del buon samaritano hanno aggredito il malcapitato. Con il disagio fisico, il malato sperimenta anche la solitudine che nei casi più gravi può farsi anche disperazione. Il dolore isola: è opera del maligno, del “diavolo”, il “grande divisore”, colui che separa le persone. Nel nostro caso i sani – che sono autosufficienti – dai malati che si vedono separati dal resto del mondo e a volte inutili. Malattia, povertà e sofferenza feriscono la persona, aggravando il disagio fisico con quello morale. La nudità nella quale viene lasciato il tizio della parabola del Vangelo di San Luca è icona del pudore violato di ogni malato. In lui sempre albergano, anche se inespressi, la domanda di senso e il peso dei suoi problemi esistenziali.

Visitare il malato significa, allora, offrire con discrezione, amore e competenza, una vicinanza per attraversare insieme il guado della malattia. Farlo sentire meno solo e percepire, anche se è permanentemente infermo in un letto, di essere parte integrante e importante della comunità ecclesiale ed umana a cui appartiene. È utile tenere presente che sempre di più i malati e le persone anziane non autosufficienti abitano le case più che gli ospedali o le strutture di ricovero. Per questo si rende sempre più necessaria una presenza capillare sul territorio di cristiani preparati che, oltre a visitare i malati nei luoghi di cura, frequentino le case di chi in un letto vive la propria giornata spesso in solitudine. Occorre considerare che se la visita del Ministro Straordinario della Comunione generalmente è rivolta ai soli fedeli cristiani che desiderano l’Eucaristia, la visita agli infermi può e deve raggiungere tutti i malati della parrocchia e dei luoghi di cura.

Poiché l’efficacia della relazione d’aiuto dipende in gran parte dalle qualità umane e spirituali di chi la esercita, è utile ricordare alcune  attenzioni particolari che il cristiano deve tenere presenti nella visita ai malati.

Il cristiano che visita un malato non porta qualcosa, ma testimonia Qualcuno anzitutto attraverso il dono di sé, del suo tempo, del suo cuore ospitale, accogliente della storia del malato nella sua vulnerabile individualità (non ci sono “i malati” ma singole persone malate).

Nella visita all’infermo il cristiano accoglie i suoi sentimenti di rabbia o di accettazione della situazione, ugualmente nobili. Il protagonista dell’incontro che segna tempi e ritmi della visita e del parlare è il malato che ha il diritto di esprimere quello che ha nel cuore finanche a gridare, come Cristo in croce «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato» (Mc 15,34). Per questo al cristiano che esercita la quinta opera di misericordia corporale (che se vogliamo riunisce anche l’esercizio della quarta spirituale: “Consolare gli afflitti”) viene chiesta soprattutto capacità di ascolto della narrazione verbale e non verbale del visitato offrendo all’infermo una comprensione empatica che gli faccia percepire di essere stato accolto e compreso.

Questi atteggiamenti del visitatore possono aiutare il malato a dotare di senso la sua esperienza e assumono valore “sacramentale”; se offerti con gratuità, amore e competenza favoriscono, nel rispetto dei tempi e della sensibilità stessa del malato, l’incontro con Cristo medico nella preghiera, nella Parola di Dio e nei Sacramenti. Non dimentichiamo, inoltre, che là dove non è possibile, per vari motivi, pregare con il malato, è sempre possibile, nel silenzio e in tempi diversi dalla visita, pregare per il malato ed esercitare così anche l’ultima della opere di misericordia spirituale: “Pregare Dio per i vivi”.

In preparazione al Giubileo straordinario della Misericordia, il Santo Padre ha parlato più volte dei malati, sia invitando la comunità cristiana a vivere con concretezza le opere di misericordia, sia incoraggiando i malati a sentirsi parte integrante della vita della Comunità Ecclesiale. Nella lettera inviata il primo settembre 2015 a Mons. Rino Fisichella (Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione) con la quale impartisce le disposizioni (riprese poi anche dal nostro Vescovo Fausto) per l’ottenimento dell’Indulgenza Giubilare, Papa Francesco scrive: «Penso, inoltre, a quanti per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla Porta Santa, in primo luogo gli ammalati e le persone anziane e sole, spesso in condizione di non poter uscire di casa. Per loro sarà di grande aiuto viverla malattia e la sofferenza come esperienza di vicinanza al Signore che nel mistero della sua passione, morte e risurrezione indica la via maestra per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la comunione o partecipando alla santa Messa e alla preghiera comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare»

 Riflettendo su tali premesse e raccogliendo l’invito della CEI, l’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Sanità, esorta i Parroci, i Cappellani Ospedalieri (ed i Presbiteri e Diaconi in genere), i Superiori di Comunità Religiose, i Presidenti ed i Responsabili di Associazioni e Movimenti a farsi promotori nel loro ambito locale, in occasione di questa ricorrenza, di particolari iniziative di carattere liturgico, caritativo e culturale che abbiano comunque come punto focale la

SOLENNE CELEBRAZIONE EUCARISTICA

PRESIEDUTA DAL VESCOVO IN CATTEDRALE

DOMENICA 7 FEBBRAIO

alle ore 16.00

a cui sono invitati gli stessi Parroci, Cappellani e Diaconi, ma anche i Seminaristi, le Comunità Religiose, i Ministri Straordinari della Comunione, le Associazioni e i Movimenti Laicali Ecclesiali, le Misericordie e le Pubbliche Assistenze, le Istituzioni e le Associazioni Socio Sanitarie del professionismo e del volontariato, le Autorità e la Cittadinanza, affinché la Giornata del Malato sia una preziosa opportunità di aggregazione e comunione fra tutti coloro che si prendono cura dei malati e un momento per pregare insieme affinché (come conclude Papa Francesco il suo Messaggio per la GMM2016), per intercessione di Maria Santissima “tutti possiamo riscoprire la gioia della tenerezza di Dio e portarla impressa nei nostri cuori e nei nostri gesti”.

Federico Coppini

Per informazioni: pastoralesanitaria.pt@gmail.com