Battezzati e inviati: la veglia missionaria al tempo del sinodo

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Dal papa un appello a vivere in maniera “integrale” la missione della chiesa. A Pistoia sarà occasione di riflessione e preghiera la veglia diocesana di mercoledì 23 ottobre.

L’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione pan amazzonica, che si sta svolgendo in questi giorni (dal 6 al 27 ottobre) a Roma, fissa l’attenzione su una porzione di mondo unica: 7,8 milioni di kmq suddivisi tra Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Guyana francese, Perù, Suriname e Venezuela per un totale di 34 milioni di abitanti, 3 dei quali indigeni appartenenti a 390 popoli diversi con 240 lingue. Il documento preparatorio del Sinodo, frutto del consiglio presinodale e di un’ampia consultazione tra le comunità amazzoniche che ha coinvolto circa centomila persone, riassume le questioni che il Sinodo dovrà affrontare.

Sono molte le questioni da affrontare e la presenza di delegati appartenenti ai popoli indigeni non rappresenta una nota di colore, bensì esprime la consapevolezza che i popoli amazzonici hanno molto da insegnarci: per migliaia di anni si sono presi cura della loro terra, dell’acqua, della foresta, e sono riusciti a preservarli fino ad oggi affinché l’umanità potesse beneficiare della gioia dei doni gratuiti della creazione di Dio.

Papa Francesco, che non finisce mai di sorprenderci, ha voluto che questo Sinodo si svolgesse durante il mese di ottobre, tradizionalmente dedicato alla missione e definendolo straordinario proprio per sottolineare come la missione della Chiesa, per essere completa, deve necessariamente abbracciare il creato nella sua totalità, indicando come strada maestra la scelta preferenziale dei poveri.

Sulla scia dell’enciclica Laudato si’ -che ricordiamo non è semplicemente un documento di carattere ambientalista ma piuttosto un’enciclica “sociale”, come più volte sottolineato dallo stesso Papa Francesco- i lavori sinodali metteranno al centro della discussione dei partecipanti il concetto di ecologia integrale, un discorso cioè in cui la difesa della natura e della biodiversità includerà, ovviamente, anche un discorso sull’uomo e del suo diritto fondamentale ad una vita piena e dignitosa: non è più accettabile che quando si parla dell’uomo e del suo ambiente vitale si possa prescindere dall’affrontare quelli che sono i suoi diritti fondamentali: il diritto ad un lavoro dignitoso e rispettoso della propria cultura, diritto alla libertà di espressione, diritti politici, e via dicendo.

Quello che sta accadendo in Amazzonia è paradigmatico e riassume in sé tutte le ingiustizie del mondo: la distruzione delle foreste, in favore di pochi e a danno di intere popolazioni inermi, per sete di profitto e di dominio che alcune multinazionali (purtroppo anche italiane) che operano nel campo degli idrocarburi, nell’industria mineraria o nelle piantagioni intensive e monocolturali che, come conseguenza, provocano, oltre allo sfruttamento disumano di uomini, donne e bambini impiegati in queste attività, anche la distruzione dell’ambiente, inquinamento del suolo e impoverimento dei nativi. Una situazione che dovrebbe farci riflettere e spingerci a cercare canali di impegno per promuovere una sensibilità nuova sul tema dell’ecologia integrale, senza dimenticare che la distruzione dell’ambiente non riguarda solo l’Amazzonia ma anche le grandi foreste dell’Asia e dell’Africa ed è quindi un problema che interessa tutto il nostro pianeta. Accanto a questo impegno è necessario promuovere anche nuovi stili di vita che combattano lo spreco che non migliora certo la nostra esistenza, piuttosto provoca maggiore inquinamento e sottrae risorse ai più poveri.

In chiusura il centro missionario diocesano, dà appuntamento a tutte le donne e gli uomini di buona volontà, in particolare ai giovani, alla veglia di preghiera per la giornata missionaria mondiale, nella chiesa di San Benedetto a Pistoia, alle ore 21 di mercoledì 23 ottobre 2019. Il tema della veglia sarà: «Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo».

I “martiri” dell’Amazzonia

Ecco chi ha perso la vita per difendere i diritti dei nativi e proteggere i più deboli

A partire dai primi anni cinquanta dello scorso secolo la chiesa latino americana si è impegnata a fianco dei popoli nativi per difendere i loro diritti, e questo impegno, che continua ancora oggi, ha prodotto molti martiri. Vogliamo ricordarne alcuni:
– A Mecuri nello stato del Mato Grosso Brasile, nel 1976, fu ucciso il salesiano tedesco Rodolfo Lunkenbei, insieme al laico Simao Cristino Koge Kudugudutu, dai coloni bianchi che volevano cacciare gli indios dalle loro terre;
– nel 1976 morì per un colpo di pistola sparatogli da un poliziotto nel commissariato di Ribeiraro Cascalheira nel Mato Grosso, Joao Bosco Penido Burnier, gesuita brasiliano, dove si era recato, con Dom Pedro Casaldaliga a chiedere il rilascio di due contadine incarcerate ingiustamente;
Adelaide Molinari, religiosa delle figlie dell’Amore divino, fu assassinata, nel 1986, da sicari assoldati da latifondisti a Eldorado dos Carajas nello stato brasiliano del Parà;
Cleusa Rody Coelho, religiosa agostiniana brasiliana, dopo aver lavorato con ciechi e lebbrosi, si dedicò alla difesa degli indios, venendo per questo uccisa di 1985, a Lebrea nello stato Amazonas, da un sicario assoldato dai commercianti di noci del Brasile.
Josimo Moraes Tavares, prete brasiliano coordinatore della Commissione Pastorale delle terra della Diocesi di Imperatriz nel Maranhao, fu assassinato, nel 1986 su mandato degli allevatori locali per la sua difesa dei braccianti;
Ezechiele Ramin, missionario comboniano italiano, impegnato nella difesa degli indios Cacoal, nello stato brasiliano di Rondonia, fu assassinato, nel 1986, da sicari al soldo degli agrari in un’imboscata a Aripuanà;
Vicente Canas gesuita spagnolo, che per 10 anni ha vissuto con diverse popolazioni autoctone nello stato del Mato Grosso, condividendone i costumi, fu ucciso nel 1987 da latifondisti che volevano impadronirsi delle terre indigene;
Alejandro Labaka, cappuccino spagnolo e vescovo di Aguarico, in Ecuador, e Ines Arango, cappuccina colombiana, furono uccisi, nel 1987, da un gruppo di indios Tagairi che volevano proteggere la loro terra dall’imminente arrivo degli uomini della compagnia petrolifera a Petrobras;
Chico Mendes, sindacalista dei raccoglitori di caucciù, promotore della lotta per la tutela della foresta e per la riforma agraria, membro del gruppo fondatore del Partito dei Lavoratori, fu assassinato nel 1988 a Anapu, nello stato brasiliano di Acre, dai latifondisti;
Doroty Stang, religiosa statunitense delle suore di Notre Dame di Namur, impegnata in progetti di sviluppo sostenibile che garantissero la difesa della foresta e dei diritti degli indios, fu assassinata, nel 2005, ad Anapu, nello stato brasiliano del Parà da sicari assoldati da allevatori e latifondisti.