Pasqua 2023: gli auguri del Vescovo

Il videomessaggio alla Diocesi di Monsignor Tardelli

È Pasqua. Mi domando cosa voglia dire formulare degli auguri in questo tempo della storia. Cosa significhi ridirsi “buona Pasqua” in un mondo così toccato da tante crisi e segnato dal male. Un’altra Pasqua con la guerra alle nostre porte, dopo quella dello scorso anno, e con difficoltà sociali ed economiche che pressano il nostro Paese ed il nostro territorio.

Il tempo di Pasqua è però tempo di speranza. Il momento in cui possiamo ridirci la notizia più bella e straordinaria che l’uomo possa ricevere: Gesù Cristo è risorto. Ha vinto la morte. Ha vinto ogni cattiveria dell’uomo. Ha sconfitto il male che rovina l’uomo. Certo, bisogna credere in Lui, osservare i suoi comandamenti, perché soltanto così la nostra vita diventa veramente felice. Auguro, allora, una buona Pasqua.

A tutti, credenti e non credenti, perché possiamo camminare insieme nella luce del bene. Mi auguro che tutti possano fare l’esperienza di sentirsi amati, in modo pieno e completo, da un Dio che cerca ognuno di noi. Se Cristo è risorto possiamo non aver più paura di niente e, abbandonata ogni paura, impegnarci nel bene, provare a creare una vita nuova, un mondo nuovo, una società nuova.

Buona Pasqua a tutti.

+ Fausto Tardelli, vescovo

 

Qui il testo integrale dell’omelia per la solennità di Pasqua di Risurrezione

 




Tardelli: «Anche di te Dio ha bisogno ora»

Il Signore e il mondo «vorrebbero trovare in noi non dei supereroi, ma persone che credono a ciò che proclamano, che insegnano ciò che credono e vivono ciò che insegnano»

Nell’apertura della sua omelia per la “Messa Crismale, celebrata mercoledì 5 aprile alle 21 in Cattedrale, il vescovo Tardelli ha sottolineato la ricchezza di una liturgia che raccoglie tutto il presbiterio attorno al vescovo, con i diaconi e i laici dove «per la consacrazione si comunica concretamente la misericordia divina che raggiunge ogni uomo per santificarlo e renderlo sacrificio di lode ». Una ricchezza che ricorda «una verità alquanto paradossale ma che davvero ci scuote e ci commuove: Dio ha bisogno di noi».

«È una affermazione che ha dell’incredibile – ha spiegato il vescovo Tardelli — ma che esprime un fatto: Dio ha “voluto” aver bisogno di noi, dandoci così un segno mirabile del suo straordinario amore. Come nell’economia sacramentale la Grazia divina passa attraverso i segni del pane, del vino e dell’olio, e lo vediamo specialmente stasera, così Dio si serve di noi, si vuol servire di noi». «Gesù ha costituito la Chiesa come suo corpo. Attorno a sè ha radunato uomini e donne come suoi discepoli e amici. Ha chiesto loro di compiere i suoi gesti in sua memoria; ha dato loro un’effusione speciale dello Spirito per consacrarli e abilitarli ad agire in nome suo. (…) Dio, dunque, si è per così dire affidato alle nostre povere mani e ci chiede con insistenza, ci ripete accoratamente: Io ho bisogno di te. Ho bisogno di voi, insieme. Ho bisogno delle tue mani, del tuo cuore della tua testa. Ho bisogno della tua voce, del tuo tempo, di tutto di te. Ho bisogno che siate una cosa sola, perché il mondo creda. Ne ho un bisogno assoluto, urgente».

Una verità che è motivo «del nostro impegno e della nostra gioia, nostro onore e nostro vanto. Questa consapevolezza è anche ciò che guida i lavori sinodali e da senso all’impegno per essere una Chiesa sinodale». «Ma non ce lo dice soltanto il Signore. Ci implorano — ha aggiunto il Vescovo — anche i ragazzi, i giovani, gli uomini e le donne del nostro tempo. Ci implorano coloro che soffrono nel corpo e nello spirito e attendono speranza: i poveri, gli ultimi della terra, gli scartati del mondo, quelli che non trovano più un significato alla loro vita e sono disperati, che sono soli e sconsolati, che sono vittime innocenti e scandalizzati dalle ingiustizie e dalle cattiverie del mondo. Quelli che vivono nel peccato, lontano da Dio, gli indifferenti, i criminali, i senza Dio».

«Se Dio ha voluto aver bisogno di noi, noi, la nostra parte, per piccola che sia, dobbiamo cercare di farla nel migliore dei modi». «Il Signore innanzitutto e poi gli uomini e le donne del mondo– ha concluso -, vorrebbero trovare in noi non dei supereroi ma persone che credono a ciò che proclamano, che insegnano ciò che credono e vivono ciò che insegnano. Persone vere e sincere, che comunicano Gesù Cristo con tutta la propria umanità toccata dalla Grazia e resa veicolo di amore autentico. Persone che sanno trasmettere il messaggio della salvezza, annunciando con gioia la verità sulla vita e sul suo destino».




Il testo base per i lavori del Sinodo

I temi chiave emersi dal lavoro nelle parrocchie raccolti nello strumento di lavoro che guiderà i prossimi passaggi del XX Sinodo diocesano

Con l’avvio liturgico del XX Sinodo della Chiesa di Pistoia, agli oltre 400 sinodali pistoiesi è stato consegnato “l’Instrumentum Laboris”, un breve testo che è il frutto dei contributi giunti dai gruppi sinodali che si sono incontrati nelle parrocchie nei mesi scorsi.

A cosa serve l’Instrumentum Laboris? L’instrumentum laboris è un testo di lavoro organizzato in “proposizionidivise per tema. Il testo è un punto di partenza per un ulteriore ascolto offerto ai sinodali che avranno la totale libertà di discuterlo, approvarlo, modificarlo o riscriverlo.

Quali sono i contenuti?

L’instrumentum laboris è fatto di ventitré proposizioni organizzate in nove capitoletti

  1. Il tempo che stiamo vivendo. Il dopo pandemia: un’occasione per riscoprire l’essenziale della vita
  2.  L’attesa di relazioni umane significative
  3. L’attesa di comunità fraterna e missionaria
  4. Le attese della donna: corresponsabilità
  5. Le attese dei giovani e degli anziani: ascolto, cura e intergenerazionalità
  6. Le attese dei migranti: accoglienza e integrazione
  7. Le attese di Vangelo e di nuovi cammini educativi
  8. Le attese di una Chiesa “nuova”
  9. Il bisogno di una memoria riconoscente.

Tra i contenuti più rilevanti segnaliamo il bisogno di fraternità e di comunità, il bisogno di ascolto e di vicinanza, e solitudini di giovani e anziani, la necessità di relazioni tra le persone, l’intergenerazionalità; la crescita delle ansie per la pandemia, per la guerra, per uno spirito di competitività ossessivo.

E per venire alle questioni più interne alla Chiesa, tra le molte, il ruolo dei laici e della donna, il bisogno di un linguaggio ecclesiale che interpreti il vissuto della gente, che sia comprensibile, che riesca ad accendere con il dono del Vangelo i cuori delle persone; la necessità di una revisione dei percorsi di annuncio della fede; il modo con cui si prendono le decisioni nella Chiesa; il ruolo dei presbiteri, le loro solitudini e difficoltà.

Come funziona il Sinodo?

Il Sinodo a cui partecipano i rappresentanti di tutta la realtà diocesana, presbiteri e laici, lavora in assemblea generale e in assemblee particolari, dette anche circoli minori.

Gli incontri dell’assemblea generale, che è la riunione di tutti i sinodali, si svolgeranno presso l’aula liturgica del Santuario di Valdibrana (Pistoia). Nelle assemblee generali oltre la preghiera e la presentazione delle «proposizioni» sinodali, ci sarà spazio per lo studio, l’approfondimento e gli interventi per le proposte di modifica parziale o totale dei testi.

Le assemblee particolari, dette anche «circoli minori» sono le assemblee di un numero più ristretto di sinodali, individuate su base geografica, che si riuniranno in cinque luoghi della Diocesi:

1) Pistoia (Chiesa di San Francesco): vicariati di Città, Suburbio est e Suburbio ovest;
2) Capostrada: vicariati di Montagna; Capostrada e Gello;
3) Casalguidi: vicariati di Casalguidi, Bottegone, Lamporecchio, Vinci;
4) Poggio a Caiano (Parrocchia di S. M. del Rosario): vicariati di Poggio-Carmignano, Quarrata, Vignole, Limite sull’Arno;
5) Fornacelle: vicariati di Agliana-Montale, Montemurlo.

Nei circoli minori ci si dividerà in gruppi di 10-15 persone per discutere e confrontarsi sulle proposizioni dell’instrumentum laboris. Il lavoro di ogni gruppo sarà mandato alla segreteria del Sinodo che sulla base delle osservazioni ricevute riscriverà le nuove proposizioni da sottoporre all’assemblea generale per l’approvazione, la modifica o la riscrittura delle medesime.

Come si concluderanno i lavori?

Conclusa la revisione delle proposizioni l’assemblea generale voterà il testo finale, il cosiddetto libro sinodale, che sarà consegnato al vescovo durante la celebrazione di chiusura della prima sessione del Sinodo prevista per sabato 24 giugno 2023.




Nuova nomina per l’Ufficio per la Pastorale dei Migranti

Dovendo provvedere alle necessità dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti, essendo giunto a scadenza l’incarico di don Elia Matija, il vescovo nomina il M. Rev. don Petre Iancu direttore dell’Ufficio per la Pastorale dei Migranti, ad triennium, a decorrere dal 1° aprile 2023.

Pistoia, 29 marzo 2023




Nuovo amministratore parrocchiale a Marliana

Volendo provvedere alla celebrazione del culto divino ed alla adeguata cura pastorale dei fedeli della parrocchia di San Niccolò in Marliana il Vescovo Tardelli ha nominato amministratore parrocchiale della Parrocchia di San Niccolò a Marliana il rev.do don Juvenal Cishibanji Mapendano.

A norma del can. 540 C.I.C., l’Amministratore Parrocchiale è tenuto agli stessi doveri del parroco eccetto, per disposizione vescovile, quelli legati all’amministrazione della Parrocchia e alla rappresentanza legale che il can. 532 C.I.C. prevede per il parroco.

Don Mapendano è chiamato a rendersi disponibile alla collaborazione con le parrocchie vicine, tutta la Diocesi infatti si sta ormai orientando verso forme sempre più strette di collaborazione fra parrocchie.
La presente nomina decorre dal 1° aprile 2023 e, se non si provvederà diversamente, perdura sino all’immissione in possesso di un nuovo parroco.

Pistoia, dal Palazzo Vescovile, 29 marzo 2023




Settimana Santa 2023: le celebrazioni con il Vescovo

Luoghi e orari delle celebrazioni della Domenica di Passione e della Settimana Santa con monsignor Tardelli in Cattedrale e non solo

Domenica 2 aprile la Chiesa celebra la Domenica delle Palme, giorno solenne che inaugura la Settimana Santa. Come afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica ogni celebrazione liturgica e in modo particolare la Settimana Santa «non soltanto ricorda gli eventi che hanno operato la nostra salvezza; essa li attualizza, li rende presenti. Il Mistero pasquale di Cristo viene celebrato, non ripetuto. Sono le celebrazioni che si ripetono. In ciascuna di esse ha luogo l’effusione dello Spirito Santo che attualizza l’unico Mistero».

Ripercorrere la Passione di Gesù e la sua Resurrezione è un’occasione da non perdere per lasciarsi coinvolgere dalla suggestioni dei riti della Settimana Santa, ma soprattutto per permettere al Signore di guarirci e aprire alla speranza la nostra esistenza. 

Le celebrazioni con il vescovo avviano sabato 1 aprile, quando alle 17.30 nella chiesa di Sant’Ignazio, monsignor Tardelli celebrerà la Benedizione dell’olivo e avvierà la processione fino alla Cattedrale di San Zeno dove sarà concelebrata la Messa. In quel giorno tutte le altre celebrazioni liturgiche del centro storico sono sospese.

Il vescovo presiederà in Cattedrale la Messa crismale con la benedizione degli olii santi mercoledì 5 aprile alle 21. In Duomo per il triduo pasquale il vescovo presiederà giovedì alle 18.00 la Messa in Coena Domini con la lavanda dei piedì, venerdì alle 21 la liturgia della Passione e sabato alle 22 la Veglia pasquale.

Domenica 9 aprile, Pasqua di Resurrezione il Vescovo presiede alle 11.00 la Messa Pontificale in Cattedrale con al termine la benedizione apostolica e annessa indulgenza plenaria.

Quest’anno, in occasione dei riti della Settimana santa il vescovo si sposterà anche nelle altre chiese del Centro Storico: Domenica delle Palme il Vescovo presiede la Messa che partirà da San Giovanni Fuorcivitas alle 11 e si concluderà in San Paolo; Giovedì santo celebrerà la Messa alle 21 in San Bartolomeo presso la Fraternità apostolica di Gerusalemme e venerdì alle 15.30 sarà di nuovo in san Paolo per la celebrazione della Passione.

 




L’apertura solenne del Sinodo Diocesano

Sabato 25 marzo la Celebrazione in Cattedrale con il Vescovo Tardelli e i Sinodali.

La cronaca di una serata memorabile con alcuni passaggi dell’omelia e della relazione del Vicario Generale don Cristiano D’Angelo

 

È l’ora di alzarsi: per la Chiesa di Pistoia si apre ufficialmente un nuovo capitolo, una tappa che chiede di fare i conti con la propria identità di Chiesa locale, radicata in una storia e in un territorio, ma dentro un “cambiamento d’epoca” che invita alla missione. «Con il Sinodo diocesano – ha infatti affermato il vescovo Tardelli nell’omelia – Dio ci dice di alzarci, di risorgere a vita nuova, di intraprendere con coraggio la vita nella testimonianza del suo amore».

In tanti si sono “alzati” e ritrovati insieme in occasione della Messa di Apertura di sabato 25 marzo: i quasi 400 sinodali, il Presbiterio quasi al completo, numerosi fedeli dalle parrocchie e dal mondo delle aggregazioni laicali, insieme alla presenza dei sindaci del territorio e di altre autorità civili e militari. Una celebrazione del respiro corale, con momenti di grande intensità.

La liturgia è avviata in Battistero, da dove – al canto delle litanie – si è snodato processionalmente il corteo formato dai sinodali e seguito dai presbiteri, i canonici e il Vescovo Tardelli. La Messa ha seguito la liturgia della V domenica di Quaresima con la proclamazione del Vangelo di Giovanni e l’episodio della Resurrezione di Lazzaro. A partire da quel brano e concentrandosi sul grido con cui Gesù richiama alla vita l’amico dal sepolcro, Monsignor Tardelli ha commentato: «Il grido di Gesù, carissimi amici e fratelli, questa sera è rivolto a ciascuno di noi e alla nostra Chiesa. Gesù ci vede bisognosi di salvezza. Bisognosi di uscire fuori dalle nostre paure e chiusure».

Il Sinodo – ha poi aggiunto – «è un dono d’amore innanzitutto perché ci riunisce insieme, noi così tante volte dispersi e frantumati; perchè ci fa essere un corpo solo che voi sinodali ben rappresentate, investiti stasera dal soffio dello Spirito, per vivere giorni indimenticabili di unità e di speranza»; «un dono d’amore» perché insegna ad essere una Chiesa «che cammina insieme e insieme testimonia l’amore del Signore»,  perché «invita a guardare avanti, verso gli altri, verso tutti gli uomini e le donne del nostro tempo e dei nostri territori, ai quali siamo inviati come debitori di amore e come testimoni che rispondono alle attese di Vangelo presenti nel cuore di tutti e della società».

Al centro del presbiterio un grande leggio su cui era aperto l’Evangeliario ha manifestato a tutti la centralità del Vangelo e il riferimento imprescindibile alla Parola di Dio. Al termine dell’Omelia del Vescovo i padri e le madri sinodali hanno pronunciato insieme la professione di fede che accompagna l’impegno di assumersi responsabilmente il proprio «ufficio di Sinodale» nell’adesione alle verità della Fede e al Magistero della Chiesa. Ognuno dei sinodali ha quindi firmato personalmente, toccando con una mano il libro dei Vangeli in segno di giuramento solenne, un grande foglio steso sull’altare. Uno dopo l’altro, in una lunga ma intensa processione, i sinodali hanno posto il proprio nome nella storia del XX Sinodo diocesano della Chiesa di Pistoia; per ultimo ha firmato il Vescovo Tardelli.

La Messa è quindi proseguita con la liturgia eucaristica. Al termine è intervenuto il Vicario Generale don Cristiano D’Angelo che ha rivolto al vescovo e ai presenti la sua Relazione in apertura del Sinodo.

«Perché facciamo un Sinodo?. Senza dubbio – ha affermato il Vicario Generale — perché il magistero di Papa Francesco ha rimesso al centro della Chiesa la questione della sinodalità». «Rimettere al centro della Chiesa la sinodalità – ha spiegato – è riaffermare il sacerdozio battesimale dei credenti, la realtà del popolo di Dio che, animato dallo Spirito, è tutto insieme chiamato a cercare di capire cosa ci chiede oggi Dio, a discernere quali sono “i segni dei tempi”, cioè le esperienze umane, gli eventi, fuori e dentro la Chiesa, attraverso i quali Egli ci parla e ci invita a conversione».

«Invitandoci a domandarci quali sono “le attese di Vangelo” di oggi, — ha spiegato don D’Angelo – il nostro vescovo Fausto ha voluto porci in uno stato di ascolto, invitarci all’attenzione, per riconoscere tra i bisogni e le attese del nostro tempo quelle che hanno bisogno della buona notizia dell’amore, della speranza della risurrezione, della giustizia, della pace, della fraternità, cioè di quelli che sono i valori evangelici e che noi crediamo essere un balsamo per l’animo, un lievito di bene per la società, un farmaco di giustizia per il mondo. Non è scontato questo invito. Si ricordino le parole del Signore: “Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12,56)».

Don Cristiano D’Angelo ha anche brevemente illustrato i prossimi passaggi del Sinodo e le principali tematiche contenute nell’Instrumentum laboris «emerse nel lavoro dei gruppi sinodali che saranno oggetto del Sinodo a partire dalla prima Assemblea generale di venerdì 14 Aprile a Valdibrana». «Nella seconda sessione del Sinodo, quella dell’anno prossimo, — ha spiegato — avremo modo di tradurre la fecondità dell’ascolto nel coraggio di nuove scelte pastorali»; «il frutto del Sinodo sarà offerto alla fine delle due sessioni sinodali al Vescovo per un ulteriore e decisivo discernimento evangelico che il Vescovo è chiamato ad operare in forza del carisma apostolico che gli è affidato, garanzia della evangelicità e cattolicità della Chiesa».

Prima della Benedizione finale tutti i sinodali hanno recitato insieme la preghiera “Adsumus”, la preghiera che i padri conciliari proclamavano ad ogni sessione del Concilio Vaticano II, che tradotta suona “siamo qui davanti”: un “eccoci” rivolto a Dio ma anche a tutta la Chiesa di Pistoia per invocare il dono dello Spirito all’aprirsi del cammino sinodale.

Ugo Feraci





«Pistoia, è tempo di alzarsi»

Un evento storico. Nella Cattedrale di San Zeno celebrata la solenne Messa di apertura.

«Con il Sinodo diocesano – afferma il vescovo Tardelli nell’omelia – Dio ci dice di alzarci, di risorgere a vita nuova, di intraprendere con coraggio la vita nella testimonianza del suo amore»

 

«“Lazzaro, vieni fuori!” Il grido a gran voce di Gesù squarcia le tenebre della morte e preannuncia la Pasqua».

Nell’omelia per l’apertura del Sinodo Diocesano il vescovo Tardelli ha richiamato a tutti il grido di Gesù all’amico Lazzaro. Un grido che idealmente, in quest’ora storica, possiamo sentire rivolto all’intera Chiesa diocesana.

«Il grido di Gesù, carissimi amici e fratelli, – ha affermato il vescovo – questa sera è rivolto a ciascuno di noi e alla nostra chiesa.

Gesù ci vede bisognosi di salvezza. Bisognosi di uscire fuori dalle nostre paure e chiusure. Con il sinodo Diocesano, ci dice di alzarci, di risorgere a vita nuova, di intraprendere con coraggio la vita nella testimonianza del suo amore».

Il Sinodo diocesano è un atto d’amore del Padre per la nostra Chiesa. Un atto d’amore di Dio Padre per mezzo del Figlio unigenito, mediante una speciale effusione dello Spirito Santo. E’ un dono d’amore innanzitutto perché ci riunisce insieme, noi così tante volte dispersi e frantumati; perchè ci fa essere un corpo solo che voi sinodali ben rappresentate, investiti stasera dal soffio dello Spirito, per vivere giorni indimenticabili di unità e di speranza; è un dono d’amore perché ci insegna ad essere una chiesa sinodale che cammina insieme e insieme testimonia l’amore del Signore. E’ un dono d’amore, inoltre, perché ci invita a guardare avanti, verso gli altri, verso tutti gli uomini e le donne del nostro tempo e dei nostri territori, ai quali siamo inviati come debitori di amore e come testimoni che rispondono alle attese di Vangelo presenti nel cuore di tutti e della società. Ma questo Sinodo è un dono d’amore di Dio anche per la nostra terra e per i suoi abitanti che possono incontrare una Chiesa rinnovata, amica e più disponibile al servizio del Vangelo e quindi risorsa importante per il bene stesso di tutti».

Monsignor Tardelli ha poi evidenziato il passaggio del Vangelo di Giovanni in cui Gesù piange sull’amico Lazzaro e sul dolore dei presenti. Un pianto di compassione, ma anche un pianto sul nostro peccato.

«Questa sera, allora, carissimi amici dobbiamo sapere che il Signore Gesù piange anche sulla nostra Chiesa, su di noi, perché ci vede spesso morti o feriti mortalmente. A lui sono noti tutti i nostri peccati; Egli conosce le nostre divisioni, le nostre faziosità, le gelosie, le invidie; conosce i nostri tradimenti, le inadempienze della nostra Chiesa; vede e conosce tutte le fragilità delle nostre parrocchie, la povertà della nostra fede, il nostro poco entusiasmo nell’annunciare il vangelo, la chiusura del cuore e della mente nei confronti dei fratelli e sorelle del mondo. Vede tutte le rughe della nostra Chiesa e piange. Il pianto sull’amico Lazzaro è stasera il pianto di Cristo anche su di noi, morti a causa delle nostre infedeltà. Ma è proprio per questo che Egli ci convoca in Sinodo: perchè riconosciamo i nostri mali, li confessiamo e per essere da Lui perdonati e riprendere il cammino in novità di vita. E celebrando il nostro sinodo, noi sentiamo le lacrime di Cristo scorrere su di noi, per farci pentire dei nostri peccati e purificarci, lavandoci dalle nostre sozzure».

Un’ultima considerazione ha toccato il tema dell’amicizia, che rimanda alle risorse, ai doni presenti nelle comunità e nelle diverse realtà diocesane.

«Sì, spesso siamo stati ingrati e peccatori. Ma ciò non toglie che dobbiamo riconoscere anche tutte le cose buone che ci sono in mezzo a noi, nelle nostre parrocchie, nelle nostre varie realtà, dono premuroso dello Spirito Santo. E un Sinodo si fa anche per rendere grazie a Dio di quanto Egli ha fatto per noi, perché Egli ci ha condotto e continua a soffiare nelle ali della nostra vita e della nostra Chiesa perchè siamo testimoni coraggiosi e fedeli del suo amore».

«E’ proprio in questa scia di bene e di doni – ha concluso il vescovo – che si inserisce il nostro Sinodo, tenerezza dello Spirito, consolazione del suo soffio vitale. Siamone riconoscenti e viviamo questo sinodo che iniziamo oggi e che chiuderemo, a Dio piacendo l’anno prossimo, con impegno ma soprattutto con gratitudine. Ne usciremo una Chiesa più sinodale, che cammina insieme e che, insieme, si fa attenta alle attese, alle gioie e alle angosce, alle sofferenze e alle speranze delle persone in mezzo alle quali vive».

In occasione della celebrazione di apertura il vescovo ha consegnato ai padri e alle madri sinodali presenti l’instrumentum laboris, lo strumento di lavoro che servirà da testo base per i dibattimenti. Il frutto dei tanti momenti di incontro e ascolto svolti nelle parrocchie e nelle diverse realtà diocesane.

«Nell’ampia consultazione che ha preceduto questa prima sessione del Sinodo diocesano e che in parte ha trovato sintesi nello Strumento di Lavoro che oggi vi viene messo tra le mani come base del lavoro sinodale, sono emersi alcuni bisogni, alcune attese, alcune importanti aspettative dentro il cuore delle persone. Riconosciamo in tutto questo la voce dello Spirito. Attraverso i lavori sinodali questa voce si farà più chiara e capiremo ciò che lo Spirito dice alla nostra Chiesa, quelle che sono le sfide principali da affrontare per essere Chiesa fra la gente, ospedale da campo, tenda della fraternità che fa respirare già fin d’ora pezzi di cielo».

(foto di Ilaria Giusti)




Annunciazioni della Toscana di ieri e di oggi nella chiesa della SS. Annunziata

L’associazione Nazionale Città dei Presepi e la Diocesi di Pistoia espongono più di duecento opere. Inaugurazione della mostra sabato 25 alle ore 11.15 col vescovo Tardelli, il sindaco Tomasi e il presidente del Consiglio Regionale della Toscana Mazzeo

Taglio del nastro sabato 25 marzo alle ore 11.15 alla chiesa della SS.ma Annunziata a Pistoia per quella che è senza dubbio una delle iniziative più importanti promosse nell’ambito dei festeggiamenti per il Capodanno Toscano promossi dal Consiglio Regionale della Toscana.

Annunciazioni in Toscana, viaggio espositivo attraverso l’iconografia di ieri e di oggi” è un viaggio attraverso l’iconografia regionale proposto dall’Associazione Nazionale Città dei Presepi e dalla diocesi di Pistoia con la partecipazione del Comune di Pistoia e in collaborazione con la Conferenza Episcopale Toscana, l’Unione Cattolica Artisti Italiani, l’Officina delle arti di Pescia e la Comunità parrocchiale del centro storico di Pistoia.

Si potranno ammirare in una mostra unica nel suo genere, le riproduzioni di circa duecento opere fino ad arrivare all’oggi, a come i pittori e gli artisti di oggi leggono e interpretano l’annunciazione.

«Lungo il corso dei secoli questa scena è stata rappresentata molte volte da artisti di straordinario valore – spiega il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli – Perchè non avere davanti agli occhi queste opere d’arte? Da qui è nata l’idea di fare una mostra delle annunciazioni. Nel giorno in cui inizia il Sinodo diocesano a Pistoia si apre una mostra di tradizione, di fede e di cultura affinché possa essere una mostra di riflessione e di ammirazione della bellezza, per questo mi auguro sia visitata da tanti».

La mostra, aperta a tutti, è visitabile ogni giorno fino al 1° aprile compreso dalle ore 16 alle ore 19.

Alla chiesa della SS.ma Annunziata per l’inaugurazione è prevista  oltre alla partecipazione del vescovo Tardelli anche quella del presidente del Consiglio Regionale della Toscana Antonio Mazzeo e del sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi.

«Ogni paese toscano, in una delle sue chiese, ha solitamente un affresco o una tela raffigurante l’Annunciazione.  Non sono da meno le chiese e i santuari che all’Annunciazione sono dedicate; si tratta di un ingente patrimonio artistico per molti quasi sconosciuto ma che contiene opere  connotate di forte valore identitario e devozionale» – spiega Simona Rossetti presidente dell’Associazione Nazionale Città dei Presepi.

«Il 25 marzo è una data importante e in molte città è stata mantenuta più a lungo la tradizione religiosa medievale che faceva coincidere l’inizio dell’anno con il giorno dell’Annunciazione, esattamente nove mesi prima della nascita di Gesù Cristo».

Ma quante e dove sono le annunciazioni in Toscana?
«Non lo sappiamo – spiega Fabrizio Mandorlini che ha coordinato la mostra. – L’Associazione Nazionale Città dei Presepi ha iniziato nel 2021 il censimento artistico e iconografico sui vari territori toscani con la collaborazione di associazioni e parrocchie, favorito dalla disponibilità delle diocesi Toscane e degli  uffici per i beni culturali per provare a dare una risposta. Già oggi sono state censite e rese fruibili più di duecento annunciazioni rappresentative delle varie zone della Regione dove troviamo le rappresentazioni che vanno da Piero della Francesca, ad Andrea della Robbia, da Ludovico Cardi Cigoli a Francesco Curradi, al Beato Angelico per fare solo alcuni esempi. E anche a Pistoia ci sono opere ed artisti importanti da far conoscere e da valorizzare, a partire da Sebastiano Vini e dalla sua annunciazione nella chiesa della Ss.ma Annunziata».

Tutti sono invitati a partecipare.

Ulteriori notizie e info sul sito: www.cittadeipresepi.com




A San Bartolomeo la 24ore per il Signore

Un tempo di adorazione e riconciliazione aperto dalla celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Tardelli

La Chiesa di Pistoia celebra la 24ore per il Signore, “maratona” di preghiera e misericordia che accompagna da anni il tempo di Quaresima, venerdì 24 e sabato 25 marzo. 

L’evento sarà aperto venerdì 24 marzo alle 18.30 nella chiesa di San Bartolomeo a Pistoia, con la Messa presieduta dal Vescovo Tardelli. 

Seguirà l’adorazione eucaristica e alle 21 una meditazione per il ciclo dedicato alle “Sette parole di Gesù sulla croce” a cura di don Giordano Favillini. Sarà quindi lasciato spazio all’adorazione e al sacramento della Riconciliazione.

La 24 ore si chiuderà sabato 25 prima delle ore 18, per la Messa di apertura del Sinodo diocesano.