Pasqua 2025: il Messaggio del Vescovo Tardelli

In questi tempi di incertezza la speranza dei cristiani è con Gesù, il nostro centro di gravità è la croce

Babele. La confusione di cui parla il racconto biblico della torre di Babele è quella che stiamo vivendo oggi nel mondo e nella nostra società. Persino nelle nostre famiglie e dentro la Chiesa. Una babele drammatica perché fatta spesso di sangue versato, di crisi economiche poderose, di rabbia, di menzogne, di incertezze e di montagne di immondizie scaricate attraverso i social. È tutto male allora quel che c’è nel mondo? Sicuramente no.

Sono ancora convinto che la bontà e il disinteresse ci siano in tantissime persone umili e semplici. Sono certo che ci siano ancora uomini e donne di pace che continuano a pagare di persona il loro quotidiano impegno per la giustizia e la verità. Non basta questo però a darci speranza. Solo la vittoria sulla morte spalanca orizzonti di vita piena. E questo è proprio ciò che è accaduto duemila anni fa a Pasqua. Nella babele del mondo, nella confusione delle idee e nell’incertezza dei cambiamenti, resta “un centro di gravità permanente” per dirla con un noto scomparso cantante, un punto cioè solido piantato dentro il mondo: è la Croce di Cristo, la morte e la risurrezione del Figlio di Dio fattosi uomo per amore. Un antico e sapiente motto cristiano proclama: “Stat crux dum volvitur orbis”: una croce, la Croce di Cristo, rimane salda lì sulla roccia del Calvario, sospesa tra terra e cielo, mentre ora come allora passa la scena di un mondo che prosegue ignaro la sua corsa effimera continuando a inseguire idoli e chimere.

Il Crocifisso risorto è l’amore che vince su tutto e per questo merita di essere seguito: scommettere su di lui è la mossa vincente della vita. Egli è l’unica speranza per l’umanità e l’unica vera buona notizia che solo la Pasqua cristiana annunzia al mondo. Una notizia di cui anch’io mi faccio umile araldo sperando di raggiungere il cuore di chi mi ascolta o legge.

+ Fausto Tardelli, vescovo




Le Ceneri: il Vescovo in Cattedrale

Mercoledì 5 marzo 2025 la Chiesa celebra il mercoledì delle Ceneri, l’inizio della Quaresima. Il vescovo Tardelli presiederà la Messa con l’imposizione delle Ceneri nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia mercoledì 5 marzo alle 9.30.

Il tempo Quaresimale sarà accompagnato anche quest’anno dalla celebrazione delle 24ore per il Signore. Un appuntamento promosso da Papa Francesco e proposto a livello mondiale da qualche anno dal Dicastero per l’Evangelizzazione. L’iniziativa di preghiera e riconciliazione si svolgerà alla vigilia della IV Domenica di Quaresima, da venerdì 28 a sabato 29 marzo per offrire un tempo di adorazione eucaristica e occasioni per il sacramento della Confessione. A Pistoia sarà celebrata nella Basilica della Madonna dell’Umiltà, chiesa giubilare per vivere il dono dell’indulgenza legata all’anno santo.




Migranti: l’appello del Vescovo

Con una lettera indirizzata al clero, ai religiosi e ai fedeli laici il vescovo Tardelli chiede la disponibilità di tutti per l’accoglienza dei migranti. Un invito che sottolinea l’attenzione della Chiesa di Pistoia nei confronti di quanti vivono condizioni di disagio e l’impegno svolto a Vicofaro.

 

APPELLO ALLA DIOCESI

per l’accompagnamento dei fratelli immigrati Carissimi presbiteri, diaconi, religiosi/e e fedeli laici

 

1. L’accompagnamento dei fratelli e delle sorelle immigrati è qualcosa che ci interpella fortemente come Chiesa. Per la verità, abbiamo già dato delle risposte e da anni ci siamo attivati, non c’è alcun dubbio. Come chiesa pistoiese possiamo vantare sicuramente una lunga storia di attenzione ai poveri e a chi è nel disagio, anche italiani. Non è infatti vero, come a volte si sente dire, che la Chiesa si occupa solo di immigrati. Basti pensare soltanto che quasi il 50% dei contatti che si hanno nei centri di ascolto Caritas della diocesi è purtroppo di connazionali. Senza trascurare dunque gli italiani, dobbiamo fare di più per l’accompagnamento fraterno degli immigrati, proprio in questo nostro tempo dove, paradossalmente, le situazioni di fragilità nel mondo anziché diminuire aumentano. Ci è chiesto soprattutto in questo anno giubilare, se non vogliamo che esso si riduca ad esteriorità e ad un’occasione sprecata. Ci guida la parola chiara del Signore nel vangelo: “Ero straniero e mi avete accolto”

2. Certamente come chiesa non possiamo risolvere un problema così grande come quello dell’immigrazione. Anzi, ribadiamo con forza che ci troviamo a fare supplenza nei confronti di uno stato, di amministrazioni locali ma anche internazionali a cui di per sé competerebbe la risoluzione del problema migratorio e, particolarmente, la gestione dell’accoglienza di chi si trova nel nostro paese. La mancanza di risposte adeguate da parte delle istituzioni contribuisce in modo significativo al disagio sociale che stiamo sperimentando. Come Chiesa, siamo però chiamati in ogni caso, per la nostra parte, a testimoniare, attraverso dei piccoli segni concreti, la dignità di ogni fratello e sorella immigrato, creato a immagine e somiglianza di Dio e amato come “unico” da Lui.

3. Tra i molteplici segni di attenzione e di accoglienza disseminati per l’intera diocesi e che arricchiscono di carità la nostra chiesa, c’è anche quello portato avanti con generosità da don Massimo Biancalani a Vicofaro e Ramini. In questi anni, don Massimo ha aperto le porte della canonica, dei locali parrocchiali e persino della chiesa per offrire una primissima accoglienza soprattutto a chi vaga per le strade, ha problemi di varia natura anche di salute mentale o è uscito per motivi diversi dai percorsi istituzionali oppure più semplicemente, cerca un tetto, un punto di appoggio per trovare un po’ di lavoro. Tutte persone da accompagnare in un cammino educativo certamente non facile, verso un inserimento positivo e costruttivo nella società. E’ stata ed è scuramente un’accoglienza “rischiosa” da tanti punti di vista ma la carità, si sa, ha sempre dei lati “rischiosi”. Dopo qualche anno, credo comunque che sia giunto il momento di prendere in carico la realtà di Vicofaro da parte dell’intera diocesi, offrendo accompagnamento a singoli immigrati o a piccoli gruppi, secondo un modello che risulta ad oggi il più efficace, quello cioè di un accompagnamento diffuso nei territori: alleggerendo così il carico davvero pesante che grava su Vicofaro, condividendo l’impegno portato avanti in questi anni da don Massimo e facendo anche in modo che la parrocchia possa avere a disposizione, oltre agli spazi per l’accoglienza, quelli necessari alla pastorale ordinaria della comunità (come chiesa, canonica, aule per il catechismo). Voglio qui esprimere anche la mia comprensione per il disagio che alcuni residenti della zona hanno provato in questi anni.

4. Con questo mio appello, chiedo allora a tutti i parroci ma anche ai religiosi e alle religiose, come a tutti i laici di buona volontà, la disponibilità di ambienti da destinare all’accompagnamento di singoli o di piccoli gruppi di immigrati. Un accompagnamento che ci preoccuperemo sia innanzitutto fraterno e amicale ma anche di buon livello, custodito e sostenuto economicamente, in modo che si possano avviare reali processi di integrazione. Non vorremmo però affidare gli immigrati a delle cooperative. Queste possono sicuramente dare una mano perché per un accompagnamento efficace e l’integrazione ci vogliono persone preparate e competenti. Noi però vorremmo accogliere questi nostri fratelli nelle nostre comunità perché queste siano per loro come delle famiglie. Credo che una tale apertura fraterna diffusa nel territorio da parte delle nostre parrocchie, sia l’unico modo per avviare davvero processi di integrazione. Ci farebbe poi enorme piacere se questo impegno fosse almeno sostenuto e favorito dalla varie Istituzioni come pure da altre realtà del territorio. Nello stesso tempo chiedo pure la disponibilità di persone che, come volontari, si prestino per seguire questo servizio ai fratelli immigrati. E anche questa è una cosa davvero molto importante e necessaria. Vedremo come raccogliere le disponibilità che spero siano tante.

Pistoia, 2 febbraio 2025, festa della Presentazione del Signore.

+ Fausto Tardelli




Il Vescovo apre il Giubileo in Diocesi

Domenica 29 dicembre Monsignor Tardelli ha presieduto la celebrazione di apertura dell’Anno Santo in Cattedrale

Con la celebrazione eucaristica di apertura dell’Anno Santo, nella Cattedrale di San Zeno, il vescovo Fausto Tardelli ha segnato, anche per Pistoia, l’avvio del Giubileo 2025.
«Il Giubileo del 2025 – Giubileo della Speranza –serve a domandarciha affermato il vescovo nella sua omeliase siamo uomini e donne di speranza».
«Esso serve a ritrovare la Speranza perché sia forte contro ogni delusione che ci possa tentare. Oltre a questo, l’anno giubilare che stasera iniziamo, ci spinge ad essere in mezzo ai nostri fratelli e sorelle, seminatori di speranza, in particolare in quei luoghi dove si soffre per la povertà, l’umiliazione, il degrado sociale, l’ingiustizia e il male morale proprio e altrui; pronti a cogliere e valorizzare dovunque essi siano, quei germi di speranza che lo Spirito Santo suscita nel cuore degli uomini».
«Attraverso il pellegrinaggio, la confessione sacramentale, l’indulgenza plenaria e le opere di misericordia, avremo occasioni per convertirci, per diventare cioè sempre di più uomini e donne di speranza che con la loro vita la seminano in questo mondo. È il frutto spirituale che attendiamo dal Giubileo».

Per il Giubileo 2025 le porte sante sono soltanto quelle aperte a Roma da papa Francesco nelle basiliche papali e nel carcere di Rebibbia. La Cattedrale di San Zeno è luogo giubilare diocesano, unitamente al santuario della Madonna dell’umiltà a Pistoia e a quello della Madonna delle grazie in Valdibrana.

In questi pellegrinaggi o visite, come nelle opere di carità materiale o spirituale che si compiranno, sarà possibile ottenere per tutto l’anno l’indulgenza plenaria applicabile anche ai defunti, sempre alle consuete necessarie condizioni.

Le indicazioni per l’indulgenza

Potranno ricevere l’indulgenza i fedeli “veramente pentiti”, “mossi da spirito di carità”, “che, nel corso del Giubileo, purificati attraverso il sacramento della penitenza e ristorati dalla Santa Comunione – si legge nelle norme diffuse dalla Penitenzieria apostolica pregheranno secondo le intenzioni del Sommo Pontefice”. L’indulgenza potrà essere applicata “in forma di suffragio alle anime del Purgatorio”.

I fedeli potranno ottenere l’indulgenza intraprendendo un pellegrinaggio verso qualsiasi luogo sacro giubilare, verso almeno una delle quattro Basiliche Papali Maggiori di Roma, in Terra Santa o in altre circoscrizioni ecclesiastiche, e prendendo parte a un momento di preghiera, celebrazione o riconciliazione. Poi, ancora, “visitando devotamente qualsiasi luogo giubilare (a Pistoia, come suindicato: la Cattedrale di San Zeno, il santuario della Madonna dell’umiltà e quello della Madonna delle grazie in Valdibrana)” e vivendo l’adorazione eucaristica, concludendo con il Padre Nostro, la Professione di fede e Invocazioni a Maria.

In caso di gravi impedimenti, i fedeli “veramente pentiti che non potranno partecipare alle celebrazioni, ai pellegrinaggi o alle visite”, potranno conseguire l’indulgenza giubilare alle stesse condizioni se “reciteranno nella propria casa o là dove l’impedimento li trattiene, il Padre Nostro, la Professione di Fede in qualsiasi forma legittima e altre preghiere conformi alle finalità dell’Anno Santo, offrendo le loro sofferenze o i disagi della propria vita”.

Altre modalità sono le “opere di misericordia e di penitenza, con le quali si testimonia la conversione intrapresa” e la visita “ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili… ), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro”.

L’indulgenza potrà essere ottenuta anche “astenendosi, in spirito di penitenza, almeno durante un giorno da futili distrazioni (reali ma anche virtuali) e da consumi superflui, nonché devolvendo una proporzionata somma di denaro ai poveri, o sostenendo opere di carattere religioso o sociale, in specie a favore della difesa e protezione della vita”.

L’indulgenza annessa al Giubileo, in quanto atto della misericordia di Dio e intercessione della Vergine Maria e di tutti i santi ci libera anche dalle scorie che il peccato lascia in noi ed alimenta così in modo consistente la nostra speranza.




Giubileo 2025: la lettera del Vescovo alla diocesi

Il Vescovo Tardelli ha indirizzato una lettera alla Diocesi in occasione del prossimo Giubileo 2025. Il testo sarà letto e diffuso in tutte le comunità parrocchiali nella domenica 22 dicembre 2024.

 

Nella notte di Natale, il Santo Padre Francesco aprirà il solenne Giubileo 2025 il cui motto è: “Pellegrini di speranza”. Ha accompagnato l’evento con una lettera al popolo di Dio dal titolo: “Spes non confundit” (“La speranza non delude” Rm 5,5). Per questo, giustamente, l’anno giubilare è stato chiamato il Giubileo della speranza. Non credo che occorra spendere molte parole per dire quanto il nostro mondo e le persone abbiamo bisogno di una Speranza che non deluda, soffrendo a causa di speranze corte, illusorie e infrante. La situazione attuale di un mondo senza pace e di una società violenta mette in seria crisi la speranza. E quando la speranza muore, il cielo si fa davvero buio e nella vita cala la notte, mentre prendono campo i démoni della disperazione e della rabbia.

Il Giubileo è dunque l’anno in cui siamo chiamati a riscoprire in Gesù morto e risorto che ci apre alla vita eterna e converte i cuori, la Speranza che non delude, per essere testimoni di essa nel mondo, in particolare in quei luoghi dove si soffre per la povertà, l’umiliazione, il degrado sociale, l’ingiustizia e il male morale proprio e altrui.
Il Giubileo prende il nome dal “jobel” ebraico, il corno di montone il cui suono annunciava l’anno del Signore per ristabilire il retto rapporto con Dio, con gli altri e con la creazione. In Cristo, per Cristo e con Cristo, il giubileo è dunque anno di grazia, l’anno della abbondante remissione dei peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale.

In tutte le diocesi del mondo e quindi anche nella nostra, il Giubileo della speranza si aprirà la domenica 29 pomeriggio. Per la precisione, l’appuntamento è fissato per le 17,30 in San Bartolomeo, da cui ci muoveremo con un simbolico pellegrinaggio verso la Cattedrale dove celebreremo l’Eucaristia. In quel pomeriggio non dovranno celebrarsi altre SS. Messe vespertine nelle parrocchie per concentrarsi tutti in Cattedrale, in segno di unità della Chiesa.

Il Giubileo della Speranza farà convergere su Roma, alla tomba degli apostoli, una moltitudine di pellegrini e sarà vissuto attraverso un segno particolare che è il pellegrinaggio: pellegrinaggio certamente a Roma per chi lo vorrà ma per noi anche pellegrinaggio alla Cattedrale che è luogo giubilare diocesano, unitamente al santuario della Madonna dell’umiltà a Pistoia e a quello della Madonna delle grazie in Valdibrana. In questi pellegrinaggi o visite, come nelle opere di carità materiale o spirituale che si compiranno, si può ottenere per tutto l’anno l’indulgenza plenaria applicabile anche ai defunti, sempre alle consuete necessarie condizioni.

L’indulgenza annessa al Giubileo, in quanto atto della misericordia di Dio e intercessione della Vergine Maria e di tutti i santi ci libera anche dalle scorie che il peccato lascia in noi ed alimenta così in modo consistente la nostra speranza.

La Diocesi non organizzerà un pellegrinaggio diocesano a Roma ma si aggregherà a quello regionale previsto per il sabato 11 ottobre 2025. Ad esso, già fin d’ora, si è invitati a prenotarsi. Ogni parrocchia, vicariato o gruppo diocesano potrà organizzarsi autonomamente.
Attraverso il pellegrinaggio, la confessione sacramentale e l’indulgenza plenaria, avremo occasione di convertirci, per diventare sempre di più uomini e donne di speranza che con la loro vita la seminano in questo mondo. È il frutto spirituale che attendiamo dal Giubileo.

Non ci si può pertanto fermare ad atti soltanto esteriori. Chiedo perciò a tutti, comunità e singoli, durante quest’anno, di compiere un serio esame di coscienza, domandandosi ciascuno semplicemente questo: la mia vita, quello che faccio, le opere che si compiono in parrocchia, le nostre comunità parrocchiali, trasmettono speranza? E cosa si deve fare perché tutto ciò che si mette in opera alimenti la speranza? Quali sono i “luoghi umani” che hanno bisogno della mia testimonianza di speranza che non delude?

Un segno grande che ha alimentato e alimenta la nostra fiducia nel Signore – dobbiamo riconoscerlo con gratitudine – è stato per noi la celebrazione del XX sinodo diocesano che ci ha fatto scoprire, come Chiesa, le attese di vangelo presenti oggi nei cuori e nella società, le sfide cioè che lo Spirito Santo ci chiede di affrontare col suo aiuto ma anche le risposte – almeno le principali – che dobbiamo insieme imparare a dare proprio in questo come negli anni a venire.

Carissimi, avanti, nel nome del Signore. Affidiamo tutti i nostri propositi alla intercessione della Vergine Maria, amata Signora dei giorni qualunque e al nostro amico e fratello apostolo Giacomo. E che il Signore tutti ci benedica. Colgo questa occasione per augurare a tutti un buon Natale davvero di grande speranza.

Fausto Tardelli, vescovo

 

Pistoia, 19 dicembre 2024




Le celebrazioni natalizie con il Vescovo e in città

Gli appuntamenti liturgici nel centro storico per le festività. Monsignor Tardelli presiederà la Messa di Natale in Cattedrale mercoledì 25 alle ore 11.

Il Vescovo Tardelli celebrerà la solennità del Natale in Cattedrale mercoledì 25 dicembre alle ore 11 con la Messa pontificale. L’altro appuntamento importante è previsto domenica 29 alle 17.30 per la Messa di apertura del Giubileo. Il ritrovo sarà presso la chiesa di San Bartolomeo da cui il vescovo, i concelebranti e i fedeli presenti si muoveranno in pellegrinaggio presso la Cattedrale di San Zeno. Per la fine dell’anno il Vescovo presiederà anche la Messa di ringraziamento con il canto del Te Deum nei primi vespri della solennità di Maria Santissima Madre di Dio il 31 dicembre alle 18.

Per l’Epifania (6 gennaio 2025) il Vescovo presiederà invece la Messa pontificale delle ore 11 in Cattedrale. La celebrazione sarà preceduta dalla prima edizione del Corteo dei Re Magi, che vedrà coinvolti numerosi figuranti coordinati dalla Cattedrale di San Zeno con la collaborazione del Comitato cittadino, i quattro rioni, la Compagnia dell’Orso e la partecipazione della parrocchia di San Paolo. L’iniziativa ha anche il patrocinio del Comune di Pistoia.

Per arrivare preparati al Natale segnaliamo anche gli orari delle confessioni nel vicariato di città. In Cattedrale dal lunedì al sabato (escluso il giovedì) nei seguenti orari: 10.00-12.00 /16.30- 17.30; in parrocchia a San Paolo, martedì 24 dicembre dalle 16.30 alle 18.30; alla Basilica della Madonna ogni sabato dalle 11 alle 12.30; presso la chiesa di San Bartolomeo venerdì 20 dalle 15.30 alle 18.00. Alla chiesa di San Francesco le confessioni sono previste lunedì 23 dicembre dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00; martedì 24 dicembre dalle 15.00 alle 19.00.

Ricordiamo anche i seguenti orari durante l’ottava di Natale: giovedì 26 dicembre, per la Festa di Santo Stefano, gli orari della Messa sono quelli festivi in Cattedrale di San Zeno (orari 11.00 – 18.00) e presso la chiesa di Santo Stefano del Monastero delle Clarisse (ore 10.30).

Segnaliamo, infine, la celebrazione natalizia della Comunità albanese, presieduta del responsabile della pastore dei cattolici albanesi in Italia don Anton Kodrari e in programma mercoledì 25 dicembre alle 16.30 nella chiesa di San Paolo apostolo in Pistoia.

Per conoscere gli orari delle Messe di Natale nelle parrocchie della Diocesi clicca qui:

https://messe.diocesipistoia.it/




In spe fortitudo: la nuova lettera pastorale del Vescovo

Nel testo le indicazioni per l’anno giubilare e l’attuazione del Sinodo diocesano

Con la consegna del Libro sinodale si apre una nuova fase per la vita diocesana, in cui conoscere, divulgare i risultati del Sinodo e attuarli nella vita delle diverse realtà ecclesiali. Il percorso di quest’anno è tracciato nella lettera pastorale del Vescovo Fausto Tardelli. Un testo che introduce anche alla grazia del prossimo anno, l’anno santo 2025, che papa Francesco ha dedicato al tema “Pellegrini di speranza“.

Il tema della speranza ricorre infatti anche nel titolo della lettera del vescovo Tardelli “In spe fortitudo, un’espressione che accompagna il suo stemma episcopale e che è stata ripresa dal libro di Isaia (30,15) «nell’abbandono confidente sta la nostra forza».

Nella lettera il vescovo offre indicazioni su come vivere il Giubileo della Speranza, che si aprirà in ogni diocesi di tutto il mondo domenica 29 dicembre prossimo, e che sarà vissuto soprattutto con il pellegrinaggio a Roma, attraverso il passaggio della Porta Santa. Per chi non potrà recarsi a Roma «il pellegrinaggio alla reliquia di San Jacopo in Cattedrale è la meta di pellegrinaggio giubilare diocesano indicato dalle norme generali della Santa Sede per acquisire l’indulgenza giubilare».

«Il lavoro pastorale di questo anno – precisa il vescovo – sarà dunque tutto centrato sulla riflessione sulla Speranza e nel dare compimento a quanto emerso dal Sinodo diocesano».

La conoscenza del Libro sinodale, sarò accompagnata «da un’apposita Commissione diocesana che farà riferimento al Consiglio pastorale diocesano, e che elaborerà, a partire dai Decreti sinodali, le indicazioni operative concrete perchè quando è stato promulgato diventi conversione concreta della nostra Chiesa».

Dal febbraio 2025 alle fine di aprile 2025, entreranno nuovamente in funzione “i gruppi sinodali”, da incrementare in base alle competenze e che daranno luogo a un programma di conversione pastorale.

Dal Sinodo diocesano la Chiesa di Pistoia è chiamata anche ad aprirsi al cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, attraverso la partecipazione – con una delegazione diocesana-  alle Assemblee sinodali nazionali e l’approfondimento dei risultati raggiunti.

Infine la lettera pastorale invita a realizzare, nei mesi di maggio e giugno, un pellegrinaggio alla reliquia di San Jacopo in Cattedrale delle cinque aree sinodali della diocesi.

Le lettera pastorale del vescovo è scaricabile qui.




Due Diaconi per due Diocesi

Festa per le chiese di Pistoia e Pescia. Il 15 settembre il Vescovo Tardelli ordinerà diacono Daniele Masciotra, seminarista della Diocesi di Pistoia; il giorno precedente, sabato 14 riceverà l’ordine del diaconato un seminarista di Pescia: Matteo Nincheri.

Con grandissima gioia vi annuncio che, prossimamente, ad ognuna delle due Diocesi unite “in persona episcopi”, il Signore farà un dono straordinario: due giovani uomini, alunni uno del seminario fiorentino e l’altro del seminario interdiocesano di Pisa, riceveranno il sacramento dell’Ordine nel grado del Diaconato. Ben presto quindi, a Dio piacendo, le due chiese sorelle riceveranno in dono ciascuna un nuovo presbitero, vera manna per le necessità del popolo di Dio e dell’umanità.

Si tratta, per la diocesi di Pistoia, di Daniele Masciotra della parrocchia di Oste di Montemurlo e per la Diocesi di Pescia, di Matteo Nincheri della parrocchia di San Jacopo di Altopascio.

Mentre invito tutti i fedeli delle due diocesi a pregare per questi prossimi diaconi e per le vocazioni al ministero presbiterale, propongo anche, nella misura del possibile, che specialmente i presbiteri e i diaconi delle due diocesi partecipino alle Ordinazioni.
L’Ordinazione di Matteo avverrà sabato 14 settembre prossimo, alle ore 21, nella Cattedrale di Pescia, mentre l’Ordinazione di Daniele sarà domenica 15 settembre alle ore 18 nella Cattedrale di Pistoia.

Condividere i doni del Signore, rendere grazie insieme a Lui per questo, pregare Dio che mandi operai nella sua messe perchè sono sempre pochi, come ci ricorda il vangelo, è una bellissima cosa. Fa sentire davvero sorelle due Chiese che per storia, tradizione e vita, sicuramente sono diverse una dall’altra ma ambedue chiese del Signore, suo
unico e cattolico popolo. Questa Notificazione sia resa pubblica nelle celebrazioni eucaristiche di sabato 24 e
domenica 25 agosto prossimo.

Dato in contemporanea a Pistoia e a Pescia,
il 20 agosto 2024, memoria di San Bernardo

+ Fausto Tardelli, vescovo




Il 23 e 24 agosto la festa di San Bartolomeo, il programma

San Bartolomeo, il festoso appuntamento nell’estate che scorre rapidamente verso settembre, torna come ogni anno a rendere più lieto lo scivolamento verso l’autunno dei più piccoli. Venerdì 23 e sabato 24 agosto, giorno di San Bartolomeo, sono in programma nei pressi dell’omonima chiesa tanti momenti dedicati a bambini e bambine di Pistoia e non solo.

Le celebrazioni religiose inizieranno giovedì 22 agosto con la SS Messa di San Charbel in programma alle ore 21.15.

 

PROGRAMMA. Venerdì 23 agosto, alle 17.30, i primi Vespri della festa e la benedizione dell’olio; alle ore 19.00 si prosegue con la celebrazione della Santa Messa e fino alle 24.00 è prevista la benedizione dei fedeli. Tutte le benedizioni, ricordiamo, dopo un momento di preghiera condivisa, sono personali.
Sabato 24 agosto, alle ore 8.00 la prima Santa Messa, alle 10 l’Eucaristia che sarà celebrata dal Vescovo di Pistoia e Pescia, monsignor Fausto Tardelli, con le benedizioni che proseguiranno fino alle ore 13.00.
Nel pomeriggio la ripresa delle benedizioni a partire dalle 15.30 fino alle ore 19.00, orario in cui sarà celebrata l’ultima Santa Messa della giornata; a seguire ultimo momento dedicato alle benedizioni con termine alle ore 24.00.
In caso di caldo intenso, le benedizioni si interromperanno alle ore 12.00 e riprenderanno alle ore 17.00.




La testimonianza dell’apostolo Jacopo

L’omelia del Vescovo Tardelli nella Messa Pontificale del 25 luglio 2024, giorno di San Jacopo

Il ricordo del santo patrono e la conclusione del Sinodo diocesano

 

Fratelli nel sacerdozio, rev. Capitolo di questa nostra Cattedrale, rappresentanti del Capitolo della Cattedrale di Pescia, diaconi, seminaristi, religiose e religiosi, autorità tutte della città e della Provincia, civili e militari, rappresentanti dei rioni e della giostra, fedeli, uomini e donne qui presenti per festeggiare il nostro Santo Patrono, San Jacopo: un saluto affettuoso e sentito a tutti voi.

Ci ha detto Gesù nel vangelo rivolto proprio a Jacopo, al nostro Jacopo e agli altri apostoli: “Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così: ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Il riferimento a ciò che accade nel mondo è, purtroppo, azzeccato, dobbiamo riconoscerlo. Chi ha il potere, lo usa spesso per schiacciare gli altri, per sottometterli, per affermare se stesso o per fare i propri interessi. Le democrazie dovrebbero essere abbastanza immuni da tutto questo, perché il loro criterio fondamentale è il servizio del popolo. Stiamo però constatando una grave crisi delle democrazie nel mondo, la disaffezione alla partecipazione, la presenza comunque della corruzione. 

Non è esente da tutto questo purtroppo la stessa Chiesa, lo stesso popolo di Dio nei suoi membri. Non per niente Gesù si rivolge proprio al Collegio apostolico ed erano stati proprio Jacopo, il nostro San Jacopo insieme al fratello Giovanni, a cercare tramite la madre, posti di onore e di potere. 

Ecco perché San Paolo nella seconda lettera ai Corinti dice che l’apostolo porta un tesoro inestimabile, che è la parola di Dio e la sua Grazia, però in vasi di argilla, immagine che dice la debolezza e la fragilità della nostra umanità, segnata dal peccato. 

Tutti dunque siamo invitati a cambiare i nostri pensieri e comportamenti, sottoponendoli al vaglio di un solo criterio: il bene comune. Il bene dell’umanità. Non cercando prima di tuto il nostro interesse, ma quello di tutti. 

La testimonianza dell’apostolo Jacopo, che ha dato la vita per Cristo, primo fra gli apostoli, ci richiama alla consapevolezza di dover affrontare anche noi con coraggio, per essere anche soltanto uomini degni di questo nome ma ancor più come cristiani, i rischi e pericoli che si incontrano se si vuol perseguire giustizia e pace.  

Oggi più che mai. Attraversati da terribili correnti di morte, potremmo essere sopraffatti dal terrore o dal desiderio di rinchiuderci in noi, cercando disperatamente di metterci al sicuro. Non vogliamo fare gli eroi, questo no. Ma certo dovremmo cercare di essere uomini e donne con una coscienza sincera e retta, che hanno a cuore il bene dell’umanità, aldilà di ogni distinzione e appartenenza; che sanno fare il proprio dovere quotidiano dovunque si trovino; che si sforzano di operare ogni giorno secondo verità e giustizia e per la pace.

Ecco, dunque, il nostro sinodo diocesano. Quello che abbiamo celebrato a 88 anni dall’ultimo e primo dopo il Concilio Vaticano II, è stato esattamente il tentativo collettivo che ha mobilitato gran parte della chiesa di Pistoia e anche realtà non ecclesiali, di rinnovare la nostra fede in questi nostri tempi, riformando anche la nostra chiesa; di rinnovare la testimonianza della carità e la presenza nei territori tra la gente, come seminatori della speranza che non delude.

È doveroso e bello rendere grazie a Dio per quello che è avvenuto: l’aver cioè cominciato, sotto l’impulso dello Spirito Santo, ad assumere uno stile sinodale che vuol dire camminare insieme come popolo di Dio, corresponsabili della missione del Vangelo; l’aver inoltre ascoltato e individuato attraverso un discernimento comunitario, guidato sempre dallo Spirito Santo, quelle che sono le principali attese di Vangelo presenti in noi e nelle persone dei nostri territori; quelle sfide che lo Spirito Santo ci mette davanti e alle quali abbiamo cercato di rispondere, individuando strade e percorsi. 

Vorrei sottolineare questo fatto che chiamerei una vera e propria profezia per il nostro mondo e per il tempo che stiamo vivendo. Mentre oggi l’umanità sembra frantumarsi, dividersi, contrapporsi, in un mondo dove tutto sembra portare quasi inesorabilmente allo scontro e alla guerra; dove la violenza pare prendere sempre più il sopravvento e anche ideologie imperiali di forza e potenza sembrano rinascere, la chiesa, con semplicità e senza far rumore, va invece contro corrente: si riunisce insieme, si mobilita, si mette in ascolto di Dio e della coscienza di ognuno, si confronta nelle sue membra, cerca di camminare insieme, pur essendo composta da persone diversissime le une dalle altre. Davvero con il sinodo, la chiesa sta manifestando chiaramente quella sua identità che il Concilio Vaticano II ha ben descritto: “Segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”.

Il nostro sinodo ha individuato alcune sfide importanti, alcune grandi priorità con cui misurarsi: nove per la precisione, per ciascuna delle quali sono state indicate, attraverso un’ampia consultazione e il lavoro delle assemblee sinodali, percorsi di impegno e di cambiamento per un rinnovamento della nostra chiesa e della sua presenza sul territorio. 

La prima e fondamentale sfida individuata dalle assemblee sinodali è così sintetizzata: “L’attesa di Vangelo e di nuovi cammini educativi”. In effetti c’è oggi una grande attesa di una Notizia bella che sia veramente buona; c’è bisogno di speranza che dia consolazione ma anche coraggio e forza alla vita. La situazione che stiamo vivendo non è facile. Dal fondo della nostra società sembra emergere un malessere diffuso, una scontentezza generalizzata, una rabbia latente ma neanche troppo, un’infelicità nascosta dietro risa sbandierate ma sforzate e apparenti. Si respira un vuoto di prospettive, di futuro. E in un contesto del genere, l’impegno educativo e formativo nei confronti in specie delle nuove generazioni, ne fa le spese, viene inesorabilmente meno. Tutto questo ci convince sempre di più che quello di cui oggi c’è più bisogno è proprio la buona notizia del Vangelo, la buona notizia dell’amore gratuito e disinteressato di Dio per noi in Gesù Cristo, che diventa poi proposta di vita nuova nell’amore. Impegnarci per educarci ed educare ad una vita buona, umanamente e cristianamente, ci è parso perciò qualcosa di assolutamente prioritario per l’oggi. 

L’assemblea sinodale però non si è fermata lì: l’altra sfida importante con cui misurarsi è stata colta proprio nel tempo che stiamo vivendo. Confuso e incerto, attraversato da ombre nere di morte, però sempre tempo di Grazia e di opportunità per la testimonianza evangelica. Esso non va subìto ma va saputo affrontare a nervi saldi, in modo positivo, nonostante tutto. Il discernimento comunitario ha chiaramente ribadito che la fede non ci estranea dalla storia ma ci inserisce dentro di essa, però con lo sguardo consapevole di chi vede il piccolo seme del Regno comunque crescere.

Un’altra attesa davvero grande rilevata è quella di relazioni umane significative, di una fraternità reale, fatta di incontri autentici tra persone, di relazioni vere da persona a persona, perché la solitudine sembra un rischio concretissimo in un mondo in cui paradossalmente sono cresciute a dismisura le comunicazioni

Abbiamo anche capito che la famiglia resta un caposaldo dell’umana convivenza e del progetto di Dio sull’umanità. Essa però ha più che mai bisogno di attenzione e cura. Essa stessa richiede di risentire la buona notizia del Vangelo.

E poi l’attenzione alla donna, nella Chiesa e nella società: quest’altra metà del cielo spesso non accolta in tutto il suo valore e in tutte le sue potenzialità di umanizzazione del mondo. Dono e responsabilità appunto.

E ancora abbiamo colto altre sfide ineludibili quali i giovani e insieme gli anziani; nel loro incontro tutto ancora da realizzare, si è intravista una via necessaria da percorre per il bene della nostra società. Come pure ci siamo misurati con la complessa sfida dei migranti, perché le migrazioni non sono un fatto emergenziale e destinato a sparire nel giro di poco tempo: sono invece una realtà ordinaria del nostro mondo globalizzato che ci interpella profondamente e che chiede risposte concrete ed umanamente ricche. 

Infine, è emerso il bisogno di una Chiesa “nuova”, rinnovata profondamente dallo Spirito, più evangelica e testimoniale. Più casa accogliente radicata nel Vangelo, gioiosa di vita nuova in Cristo. Una trasformazione in questo senso di tutte le nostre parrocchie è apparsa necessaria, perché siano realmente comunità fraterne, vere famiglie.

Come si può ben capire, a conclusione di queste mie parole, la chiusura ufficiale del XX sinodo della chiesa pistoiese, non chiude in realtà il cammino. Anzi, esso ora si fa più stringente perché le Dichiarazioni e i Decreti sinodali da me promulgati divengano operativi. 

Mettiamo allora tutti i nostri propositi con tanta fiducia nelle mani di Dio e della Vergine Maria. Una specialissima intercessione la chiediamo inoltre al nostro patrono San Jacopo che ormai è cittadino pistoiese a tutti gli effetti. Ci guidi lui e ci protegga; ci sostenga nel cammino, perché possiamo essere nel nostro tempo, testimoni della bellezza del Vangelo di Gesù come lo è stato lui.

+ Monsignor Fausto Tardelli, Vescovo di Pistoia e Pescia