UNA FOLLA COMMOSSA PER LA TRASLAZIONE DI MONS. BIANCHI

Mercoledì 3 Maggio l’amatissimo vescovo Mansueto Bianchi è finalmente tornato a casa: la sua salma, infatti, per sua espressa volontà, è stata traslata dal cimitero, dove era stata deposta il 6 Agosto scorso, alla chiesa parrocchiale di S. Maria a Colle, presso l’altare di S. Cataldo.

Tutto questo è avvenuto proprio nel giorno in cui, annualmente, nell’arcidiocesi di Lucca si celebra la festa della Santa Croce ed in occasione del 17° anniversario di ordinazione episcopale di Mons. Bianchi; alla presenza degli arcivescovi di Lucca e di Pisa, dei vescovi di Fiesole, Foligno, Massa Marittima – Piombino, Pistoia e Volterra e dell’arcivescovo Mennini, già nunzio apostolico in Gran Bretagna, di numerosissimi sacerdoti e fedeli provenienti dalla diocesi pistoiese e da quella volterrana, dove Mons. Mansueto aveva precedentemente svolto il suo ministero episcopale ed infine alla presenza di molti membri dell’Azione Cattolica italiana di cui era stato Assistente Ecclesiastico Generale.

La solenne Celebrazione Eucaristica è stata presieduta dal vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, mentre l’omelia è stata affidata alle parole dell’arcivescovo Antonio Mennini, amico fraterno di Mons. Bianchi fin dal 1969: “La morte di un sacerdote, la morte di un vescovo, anche quando comporta sofferenza – ha esordito – è comunque una nascita, un dies natalis. Mons. Mansueto ha speso la sua vita interpretando alla perfezione le parole di S.Paolo, che invita a farsi stolti per divenire sapienti e così ci ha regalato parole semplici, similitudini chiare da instacabile messaggero del Vangelo; dietro al quale c’è stato tanto studio, tanto approfondimento, per fare dono agli altri di questa follia che per un cristiano è l’amore. Il vescovo Mansueto, al quale è proprio il caso di attribuire la locuzione latina “omen nomen (il nome è un presagio) – ha concluso il nunzio – è vissuto per il suo popolo ed i frutti del suo impegno sono tangibili negli altri”.

Mons. Bianchi è stato un grande pastore che, sapendo sempre coniugare l’intelligenza della mente a quella del cuore, ha profondamente segnato la vita di molti. I nove mesi trascorsi dalla sua prematura morte non hanno attenuato il senso di vuoto che proviamo: erano troppo importanti per noi la sua mite presenza e la sua sapiente parola ed anche se la testimonianza che ci ha lasciato con la sua morte cristiana, ha come colmato tutto quello che poteva ancora donarci, ci manca fortemente. Ci consola la fede nella Resurrezione gloriosa dell’ultimo giorno, che Don Mansueto ora attende nella sua chiesa che lo ha visto bambino, sacerdote e vescovo e che continua a dire il legame di vita e di affetto che ha sempre mantenuto per Colle ed i Collesi.

Alessio Landini