MPV: «Leggi di fine vita: luci e ombre»

Il magistrato Giuseppe Anzani fa il punto sulla legge per il consenso informato e le DAT

«Leggi di fine vita: luci e ombre»: è il titolo della conferenza organizzata dal Movimento per la Vita – Centri di Aiuto alla vita di Pistoia e Quarrata in collaborazione con la consulta diocesana delle aggregazioni laicali.

L’incontro, organizzato per il 21 febbraio 2020 alle ore 21 presso il Palazzo de Rossi – (Via de Rossi, 26 a Pistoia), prevede la relazione del dott. Giuseppe Anzani, magistrato.

La legge 219/2017, entrata in vigore il 31 gennaio 2018 regolamenta le “norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento (DAT) ”; un’espressione che si riferisce alla possibilità di dare disposizioni sul proprio “fine vita”, nell’eventualità di cadere nell’incapacità di intendere e di volere.

Durante il suo cammino la legge sulle DAT ha avuto progetti di legge dichiaratamente finalizzati all’eutanasia, con espressa disapplicazione delle norme sull’omicidio del conseziente e sul suicidio assistito. In realtà la legge tiene come sua colonna portante il principio del consenso informato. Nel dibattito alla Camera si sono prodotti emendamenti e correzioni. In quello al Senato le nuove parole possibili sono state stroncate dalla stretta finale su un testo non privo di forzature e ancora seminato di zone grigie.
Per l’ interprete resta, dunque, la fatica di una lettura che cerchi la consistenza di una visione positiva.

L’incontro di venerdì 21 febbraio offre a tutti la possibilità di approfondire un tema così delicato e cruciale per l’esistenza di molte persone. La serata, moderata da Paola Bardelli, giornalista di TVL Pistoia, vedrà anche l’intervento di S. E. Mons. Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia. Giuseppe Anzani, già magistrato e presidente del tribunale di Como è studioso di bioetica ed editorialista del quotidiano “Avvenire”.

Giuliana Zoppis (MPV Pistoia)




Una messa per la vita

Al Santuario della Madonna di Valdibrana una celebrazione eucaristia promossa dal Movimento per la Vita e dal Centro di Aiuto alla Vita della diocesi di Pistoia.

«Un’occasione per impegnarci costantemente nella lotta e nella difesa della vita, dal concepimento alla morte naturale», questo il senso della celebrazione eucaristica che sarà celebrata domenica 2 febbraio alle ore 11 a Valdibrana. «A questo appuntamento – precisa la presidente del Mpv di Pistoia Graziana Malesci – sono invitati i fedeli, gli iscritti al movimento, i sostenitori. Sarà un momento forte per condividere il messaggio dei vescovi italiani dedicato a questa giornata e trovare insieme nuove forme di solidarietà e fraternità. Oggi la cultura dello scarto è diffusa e pressante, in pieno contrasto con principi cristiani; l’invito, che ci arriva con il tema di questo anno è quello di “aprire le porte alla vita”».

Nel messaggio per la giornata nazionale della vita emerge l’invito a cambiare punto di vista: «la vita non è un oggetto da possedere o un manufatto da produrre, è piuttosto una promessa di bene, a cui possiamo partecipare, decidendo di aprirle le porte. Così la vita nel tempo è segno della vita eterna, che dice la destinazione verso cui siamo incamminati. È solo vivendo in prima persona questa esperienza che la logica della nostra esistenza può cambiare e spalancare le porte a ogni vita che nasce». Accogliere la vita come un dono motiva «l’impegno di custodire e proteggere la vita umana dall’inizio fino al suo naturale termine e di combattere ogni forma di violazione della dignità, anche quando è in gioco la tecnologia o l’economia. La cura del corpo, in questo modo, non cade nell’idolatria o nel ripiegamento su noi stessi, ma diventa la porta che ci apre a uno sguardo rinnovato sul mondo intero: i rapporti con gli altri e il creato».

Con l’occasione segnaliamo anche un prossimo appuntamento promosso dal Movimento per la Vita di Pistoia e Quarrata in collaborazione con le Aggregazioni laicali della Consulta diocesana di Pistoia.
Venerdì 21 febbraio alle ore 21 presso Palazzo de’ Rossi (via de Rossi, 26 a Pistoia) avrà infatti luogo un convegno dal titolo: «Leggi di fine vita: luci e ombre»; interverrà s. e. mons. vescovo Fausto Tardelli, e il dott. Giuseppe Anzani, magistrato; modera l’incontro Paola Bardelli, giornalista di Tvl.

D. R.




Il volto umano dell’embrione

Un convegno a Pistoia sulla vita nascente che chiede di essere accolta e sostenuta

Venerdì 27 Settembre alle ore 21:00 presso il Palazzo Buontalenti (Sala dei Rossi) in via de’ Rossi 7 a Pistoia, si terrà un incontro sul tema: “Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente”.
L’evento è organizzato dal Movimento per la vita di Pistoia e Quarrata, in collaborazione con la Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus e le aggregazioni laicali della consulta diocesana di Pistoia e con il patrocinio del Comune di Pistoia.

L’incontro prevede la relazione del professor Giuseppe Noia – del Policlinico Universitario “A. Gemelli”, con l’intervento di monsignor Fausto Tardelli; modererà la serata Paola Bardelli, giornalista di TvL.

Nell’intervista Elisabetta Michelozzi, del Movimento per la vita di Quarrata, presenta l’iniziativa.

Come nasce l’idea di questo convegno?

L’idea nasce anche dalle riflessioni fatte con monsignor vescovo e con la consulta diocesana delle aggregazioni laicali, sulla necessità di riportare all’attenzione di tutti la verità sulla vita nascente dal punto di vista della scienza e della medicina.
Il nostro impegno, come Movimento per la Vita di Pistoia e Quarrata a difesa della vita nascente è attivo da molti anni. Con questo appuntamento intendiamo proporre un convegno dal titolo «Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente». Il relatore sarà il professore Giuseppe Noia, direttore dell’Hospice Perinatale-Centro per le Cure Palliative Prenatali “S.Madre Teresa di Calcutta” del Policlinico Universitario “A.Gemelli”-IRCCS e Presidente della Fondazione Il Cuore in una Goccia Onlus.

Quali le finalità dell’incontro?

Il titolo del Convegno («Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente») ci vuole aiutare a vedere il concepito, l’embrione, nella sua realtà più vera e profonda: si tratta di un essere umano, proprio come “uno di noi”. L’embrione è figlio infatti, e come ogni figlio e come ogni uomo, siamo chiamati ad averne cura quando è ammalato, a riconoscergli la dignità che si deve ad ogni paziente.

Ente promotore assieme a voi è l’Associazione Il cuore in una goccia che porterà la sua esperienza per quanto riguarda il loro impegno e tutela per la vita nascente…

Sì, la Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus è un ente senza scopo di lucro finalizzato alla difesa e custodia della vita e alla tutela della salute della madre e del bambino, con particolare riguardo ai casi di insorgenza di patologie prenatali di diversa natura e gravità.
La finalità della Fondazione è quella di mettersi accanto alle donne, ai bambini e alle famiglie che si trovano ad affrontare diagnosi prenatali di gravi patologie e malformazioni, spesso incompatibili con la vita extrauterina, per offrire loro un supporto medico, psicologico, affettivo e spirituale, accompagnandoli lungo un percorso umanamente difficile, ma che la Fondazione ritiene percorribile con l’aiuto di una rete fatta di persone che, come in un abbraccio, accolgono, proteggono, consolano e accompagnano.

Il Movimento per la Vita in tantissimi anni ormai si è impegnato sul nostro territorio con molte campagne di sensibilizzazione e aiuti concreti. L’appuntamento di venerdì 27 settembre sarà un modo per testimoniare il vostro lavoro?

Come Movimento per la Vita vogliamo semplicemente farci voce dell’embrione, di questo “piccolo d’uomo” appena concepito e aiutare la sua mamma a non sentirsi più sola, ma amata e accolta, così da renderla veramente libera di amare e accogliere il suo bambino.
Vogliamo ringraziare il Signore per averci donato persone speciali che ci sostengono e ci confortano come il professor Noia, ma anche Carlo Casini e Marina Casini -attuale presidente del Movimento per la Vita Italiano- e tanti altri che, con umiltà e spirito di servizio, dedicano la loro vita per la vita.
Madre Teresa pregava di essere la “matita di Dio”: tutti siamo chiamati ad essere semplici matite nelle mani di Dio, per dipingere insieme un futuro per le nuove generazioni, basato sul riconoscimento della dignità di ogni uomo, sulla giustizia, sull’amore e sulla speranza.
Cogliamo l’occasione per ringraziare la Fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia per averci gentilmente concesso la Sala de’ Rossi per la serata.

Daniela Raspollini

 




Nel concepito un figlio da amare

Al via la campagna “Cuore a cuore” per raccontare e testimoniare la bellezza della vita. Ne parliamo con Elisabetta Michelozzi presidente del Movimento e Centro di Aiuto alla vita di Quarrata.

Il Movimento e Centro di Aiuto alla vita italiano ha lanciato un’importante iniziativa dal titolo “Cuore e Cuore”: di cosa si tratta?

La campagna “Cuore a cuore” è nata da una lunga e consolidata esperienza dei Centri di Aiuto alla Vita e pone la donna in prima linea nella difesa della vita nascente, perché al contrario di quanto molti vogliono farci credere le donne che riconoscono nel concepito un figlio, un essere umano a tutti gli effetti, con tutta la sua dignità sono la maggioranza. Tuttavia questa iniziativa chiede l’adesione anche degli uomini e vuole diventare una occasione per realizzare una mobilitazione generale su questo tema.
L’iniziativa è stata chiamata “Cuore a Cuore” perché questa è l’espressione che evoca quello speciale rapporto con la vita umana dal suo inizio che ogni mamma vive, quella intimità, complicità, alleanza e condivisione, proprio come quella della mamma che culla nel suo grembo il suo bambino.
Nel cuore di ogni donna c’è la conoscenza, la consapevolezza che ciascun essere umano fin dal concepimento è un figlio. Le donne però devono poter contare sulla solidarietà dell’intera società civile. In virtù di questo speciale legame con la vita tutte le donne recano in se un timbro speciale dell’amore che si manifesta nell’accoglienza e nella cura del più piccolo, iscritta nella gravidanza stessa e che è a servizio di tutta l’umanità (se non ci fossero le donne scomparirebbe la società e la storia). Si tratta di un vero e proprio privilegio femminile. È il sigillo dell’amore sulla vita umana che si pone come archetipo di ogni possibile solidarietà.

Per la campagna “cuore a cuore” deve essere ancora pensata una struttura organizzativa, tuttavia è già attiva una mail: cuoreacuore.mpv@gmail.com, a cui è possibile aderire e/o inviare testimonianze. L’adesione è in forma libera. Chi facesse fatica a scrivere una testimonianza ma intendesse aderire può semplicemente scrivere: «dichiaro che il concepito è un essere umano» oppure, «dichiaro che il concepito è un figlio».

Tra gli obiettivi che vi proponete c’è quello di sconfiggere definitivamente la “congiura contro la vita” e la cultura dello scarto; cosa si intende con queste espressioni?

Per congiura contro la vita si intende tutta quella corrente di pensiero che deliberatamente si ostina a negare quello che oggi la scienza per prima mette in assoluta evidenza, cioè che fino dal concepimento esiste un essere umano unico e irripetibile: “uno di noi”, seppure nella sua fase più fragile e debole, di cui non solo la mamma, ma tutta la società è chiamata a tutelare e prendersi responsabilmente cura.
Vorrei ricordare che nella nostra società prevale la cultura dell’efficienza, dell’apparire, del sano e del bello a tutti i costi, ma così perdiamo di vista tutta quella che è la maggioranza delle persone che non corrispondono a questi canoni, perdiamo di vista la fragilità della vita umana nei suoi momenti fondamentali del nascere e del morire, della malattia, della disabilità che inevitabilmente fanno parte della vita umana e che ne qualificano anche la ricchezza, che ci ricordano che l’uomo vale in quanto tale, che non è mai un mezzo, ma è il fine che deve guidare le nostre scelte e quelle dell’umanità.
Per spiegare meglio questo concetto della cultura dello scarto vorrei ricordare le parole del magistrato Dr. Giuseppe Anzani che parlando del figlio appena concepito scrive: «..E il figlio a volte è malato, a volte è disabile, a volte è vicino a morire; non si può certo amare la disabilità, non si può certo amare la malattia, non si può certo amare la morte, ma il figlio lo si ama com’è , lo si ama sempre». L’uomo lo si ama sempre ed è l’amore la cura migliore che gli possiamo offrire! Solo così si restituisce un volto più umano alla nostra società e sarà questa l’eredità più bella che speriamo di poter lasciare alle generazioni future!

Come sarà coinvolto il movimento per la Vita della diocesi?

Il Movimento per la Vita della Diocesi si impegna ad organizzare anche con le aggregazioni laiche della diocesi convegni e momenti di informazione e riflessione su questi temi, grazie anche alla collaborazione di Paola Bardelli di Tvl. Per il prossimo 27 Settembre alle 21, in sede da definire, è già previsto un incontro con il Professor Noia (direttore Hospice Prenatale “S.Madre Teresa di Calcutta” del Policlinico Universitario a Gemelli I.R.C.C.S. e Presidente della Fondazione “Il Cuore in una Goccia Onlus”). Il tema della serata sarà “Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente”. Paura e solitudine chiedono il soccorso di “reti d’amore” (così le ha chiamate il Papa) per essere vinte.

In questa missione il Movimento per la Vita ed i Centri di aiuto alla Vita si riconoscono, semplicemente così: una rete di amore. A questo riguardo il Movimento e il Centro di Aiuto alla Vita di Pistoia e Quarrata nel corso di tanti anni hanno aiutato centinaia di donne in difficoltà perché potessero amare ed accogliere con serenità i loro figli grazie alla vicinanza, ma anche fornendo pannolini, latte in farmacia, medicine e tutto l’occorrente per neonati.

Daniela Raspollini




Domenica 3 febbraio è la Giornata nazionale per la vita

L’attività e gli appuntamenti del Movimento per la Vita di Pistoia

La parola alla nuova presidente Graziana Malesci. Domenica 3 febbraio una santa messa per la Vita alla Chiesa di San Paolo a Pistoia.

A cura di Daniela Raspollini

Il Movimento per la Vita e Centro di Aiuto alla Vita di Pistoia promuovono anche quest’anno a livello locale la Giornata per la Vita che sarà celebrata in tutte le diocesi domenica 3 febbraio sul tema «è vita, è futuro».
Abbiamo incontrato per l’occasione la nuova presidente del Movimento e Centro di Aiuto alla Vita di Pistoia Graziana Malesci, molto conosciuta in diocesi per la sua lunga carriera scolastica, prima come docente e successivamente come preside e per il suo impegno costante in ambito sociale.

«Facevo già parte da sei anni del direttivo del Centro Aiuto alla vita di Pistoia e, sollecitata dal momento un po’ critico che sta attraversando il Movimento, ho avvertito l’esigenza di dare la mia disponibilità. Adesso uno degli obiettivi da perseguire sarà proprio quello di dare nuova vitalità al Centro, affinchè riprenda la sua attività in continuità con quanto è stato fatto nel passato grazie al costante impegno della presidente onoraria Giuliana Zoppis, del presidente uscente Giancarlo Brusoni e dei diversi volontari, verso i quali vorrei esprimere stima e fiducia per il loro impegno a servizio della vita.
Il Movimento ha lo scopo di aiutare le mamme in difficoltà che si trovano a portare avanti una gravidanza; negli ultimi tempi si sono rivolte al Centro 120 famiglie in gravi condizioni sociali.
Di recente è stato realizzato il “Progetto Gemma” con lo scopo di sostenere una gravidanza difficile fornendo un contributo di oltre duemila euro. Ad oggi l’attività del movimento continua e si propone, inoltre, di realizzare un progetto di formazione per volontari sostenuto a livello regionale.
Una priorità a breve scadenza, il 31marzo pv, è rappresentata dal Concorso Europeo dal titolo “Avrò cura di te”, riservato agli studenti delle scuole superiori e delle Università.
Un appuntamento importante, inoltre, sarà proprio il prossimo 3 febbraio con la celebrazione della Santa messa presso la chiesa di San Paolo alle ore 10. Abbiamo inoltre pensato di costituire un’equipe che dovrà sensibilizzare i medici del territorio sulle problematiche che riguardano la salvaguardia della vita».

Restituire dignità al concepito, sostenere la maternità

Dal Movimento per la vita di Quarrata una riflessione sul messaggio CEI per la Giornata per la vita

La prossima giornata per la vita voluta dalla Chiesa è un’ occasione preziosa e importante per tutte le comunità parrocchiali e per tutta la società per riflettere sulla dignità della persona umana.
L’uomo fin dal concepimento è tale perché la stessa scienza ce lo dimostra, perché quel DNA che esiste dal concepimento rende unico e irripetibile ognuno di noi e il processo di sviluppo autonomo di quella piccola cellula fecondata ci rivela qualcosa di meraviglioso: quel cuore che già batte fin dai primi giorni della fecondazione è qualcosa che ci commuove e ci fa riflettere.
Quel piccolo esserino che cresce in modo autonomo, anche se accolto e protetto nel seno materno, è la dimostrazione che è un uomo, uno di noi, appartenente alla specie umana e quindi ha gli stessi diritti di tutti gli esseri umani, deve essere riconosciuto nella sua dignità, tutelato e protetto. Ogni bambino che nasce è segno di speranza per la sua famiglia e per tutta l’umanità.
Se ripartiremo dal riconoscimento di questo piccolo uomo, che Madre Teresa definiva il più povero tra i poveri, restituiremo valore a tutti gli altri esseri umani, a tutti i poveri della Terra, a tutti i bambini, perché finalmente tutti saranno considerati uguali, degni di rispetto e attenzione.
I Centri di Aiuto alla Vita hanno aiutato a nascere 200.000 bambini. Per far sì che possano nascere più bambini basterebbe far conoscere il servizio che si promuove nei Centri di Aiuto alla Vita, attraverso l’ascolto, la condivisione e l’aiuto concreto alle mamme. I Centri di Aiuto alla Vita dovrebbero essere la prima espressione di vera accoglienza di ogni comunità, perché nessuna donna sia costretta ad abortire. È la solitudine, la paura di non farcela che spesso spinge una donna ad abortire. Restituendo alla maternità il valore e l’attenzione che merita da parte di tutti si restituisce alla società intera un volto più umano, in cui ognuno potrà riscoprire i valori fondanti per una nuova umanità e aiutare anche le nuove generazioni a restituire più valore all’esistenza umana.

Elisabetta Michelozzi




Dichiarazione universale dei diritti: dalla parte del più indifeso

In occasione dei  70 anni della Dichiarazione universale dei diritti umani è nata l’idea di una riflessione pubblica sulla dignità della persona a partire dalla consapevolezza dei diritti dei più fragili, primo tra tutti il concepito.

Attorno al principio scolpito all’articolo 3 («Ogni individuo ha diritto alla vita») è stato sviluppato un testo – pubblicato da “Avvenire” – sottoposto all’esame di associazioni e realtà ispirate ai valori cristiani e poi integrato facendo tesoro delle numerose indicazioni di chi lo ha condiviso e firmato.

Il testo è stato condiviso con le adesioni di 42 sigle associative, un vero «Manifesto» aperto a eventuali nuove sottoscrizioni (che possono essere inviate all’indirizzo dedicato  dirittiumani.vita@gmail.com).

«La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo è intervenuta al termine di tre terribili decenni caratterizzati da due conflitti mondiali con decine di milioni di morti, devastazioni materiali e morali e all’inizio di una guerra, detta «fredda» perché non dichiarata ma in atto col possibile uso di armi distruttive ancora più potenti. La Dichiarazione – si legge nel testo – pone le premesse di una pace duratura allorché richiama il «riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti uguali ed inalienabili, quale base della libertà, della giustizia e della pace nel mondo». Non affida la pace alla forza delle armi, ma a un atto della mente quale è il riconoscimento della inerente – cioè intrinseca – dignità di ogni essere umano.

La violazione dei diritti dell’uomo è continuata in tante guerre locali, con dimensioni più o meno ampie, nell’ aggressione del terrorismo, nel rifiuto dell’accoglienza di poveri e di vittime della fame e della violenza.

Ancora più grave è il rifiuto di riconoscere la dignità di esseri umani che sono i più piccoli e i più poveri: i figli concepiti e non ancora nati. Non è possibile rassegnarsi di fronte ai milioni di aborti realizzati con il sostegno dello Stato e al numero incalcolabile di esseri umani eliminati nell’ambito delle tecniche di fecondazione in vitro. Ancor più è inaccettabile l’assuefazione di fronte all’attuale pretesa di una parte del femminismo – propagandata anche da potenti lobby internazionali – di considerare l’aborto come  diritto umano fondamentale, come se il giusto moto di liberazione della donna da una minorità sociale e familiare trovasse la sua conclusione e raggiungesse il suo vertice con la facoltà di sopprimere i propri figli.

In occasione della celebrazione dei diritti dell’uomo è doveroso concentrare la riflessione su due punti: l’identità umana del concepito – componente della famiglia umana – e la maternità quale segno dell’amore per la vita, particolarmente espresso dalla gravidanza.

1) L’identità umana del concepito

La scienza moderna e la ragione provano che il figlio concepito è un essere umano e, dunque, titolare della dignità umana come ogni altro essere umano. Molti sono i documenti che dimostrano la piena umanità del concepito. In questa sede basta ricordare, sul versante italiano, i ripetuti pareri del Comitato Nazionale per la Bioetica e la sentenza costituzionale n. 35 del 10 febbraio 1997.

Per giustificare pubblicamente la distruzione degli embrioni, nessuno osa negare la identità umana del concepito, ma si sofferma soltanto sulla condizione femminile con un’ambiguità di linguaggio che nasconde la verità parlando di “salute sessuale e riproduttiva”, di “donna” anziché di “madre”, di “interruzione volontaria della gravidanza“ o “Ivg” anziché di aborto, e invocando una sorta di “diritto” all’autodeterminazione in ordine al figlio (che si esprime nel rifiutarlo con l’aborto se non gradito e nel volerlo a ogni costo con la cosiddetta procreazione medicalmente assistita o con la maternità surrogata se invece non arriva).

La convinzione che il concepito non è un essere umano, non è un figlio, ma è soltanto un grumo di cellule, cancella il coraggio innato nella singola donna di accettare una gravidanza difficile e non attesa. L’esperienza dei Centri di aiuto alla Vita e di quanti operano al servizio della vita nascente e delle madri in difficoltà prova, invece, che la consapevolezza della identità umana del concepito è il massimo elemento di prevenzione dell’aborto, perché invita alla condivisione dei problemi, risvegliando il coraggio innato della madre e lo spontaneo amore per il figlio. Di conseguenza, il dibattito pubblico deve essere concentrato sulla identità umana del concepito, sia per la sua forza argomentativa sia per la sua efficacia preventiva capace di salvare vite umane, specialmente quando l’aborto è privatizzato e reso possibile mediante prodotti chimici assumibili nella propria abitazione (Ru486 e cosiddetta “contraccezione di emergenza”).

È evidente che la difesa della vita nascente è affidata prioritariamente alla coscienza individuale, ma la coscienza ha bisogno in qualche modo di essere illuminata.

2) Meditazione sulla maternità e la gravidanza

La misericordia e l’accoglienza verso le donne che hanno fatto ricorso all’aborto – spesso indotte a ricorrervi da circostanze esterne e contro la loro vera natura e volontà – deve essere un punto fermo. Tuttavia, non possiamo esimerci dal constatare che la spinta verso la legalizzazione dell’aborto come diritto deriva in prima battuta da un certo femminismo che, dopo aver rivendicato giustamente la uguale dignità rispetto alla popolazione maschile, pretende l’uguaglianza in modo grossolano anche per quanto riguarda la generazione dei figli. Si dimentica così quella prerogativa esclusivamente femminile che rende la donna naturalmente privilegiata rispetto all’uomo, la cui figura maschile e paterna va comunque valorizzata nella dimensione della responsabilità e dell’indispensabile coinvolgimento relazionale.

Nonostante la rappresentazione mediatica, la cultura che in nome della donna e dei suoi diritti pretende il ‘diritto d’aborto’ riunisce solo una minoranza delle donne. La grande maggioranza desidera o comunque realizza la maternità.

La gravidanza, indispensabile perché l’essere umano nasca e quindi perché la società sussista e abbia futuro, è caratterizzata da tre segni che mettono il timbro dell’amore sulla vita umana.

In primo luogo, la gravidanza implica sempre una modificazione del corpo femminile, spesso è accompagnata da disagi e termina con il dolore del parto. La donna accetta tutto questo con un istintivo coraggio.

In secondo luogo, la crescita del figlio nel seno materno (‘dualità nell’unità’) può essere interpretata come un abbraccio prolungato per molti mesi. L’abbraccio è un segno dell’amore. Per questo abbiamo parlato di un privilegio femminile posto a servizio dell’intera umanità.

La terza caratteristica riguarda la relazione di cura dell’altro che la gravidanza instaura in modo davvero speciale tra madre e figlio: si potrebbe dire che il ‘genio della relazione’, sovente attribuito alla donna, trova la sorgente in quel modello primordiale di relazione che si stabilisce con la naturale ospitalità del figlio sotto il cuore della mamma.

A ben guardare ogni autentica relazione di cura (si pensi ai malati, ai disabili, agli anziani) rimanda a quell’accoglienza gratuita e a quel dono di sé che fa appello alla donna quando si annuncia il figlio che vive dentro di lei. La meditazione sulla maternità e sulla gravidanza indica come traguardo del moto di liberazione la capacità tutta femminile di imprimere sull’umanità il segno dell’amore, il quale suppone, a sua volta, il riconoscimento del concepito come la meraviglia delle meraviglie, il risultato della creazione in atto, una freccia di speranza lanciata verso il futuro, uno di noi. Ne consegue l’urgenza di una nuova riconoscibile presenza femminile che faccia parlare e ascoltare le donne in nome della loro maternità realizzata o desiderata.

Ecco, in ordine alfabetico, l’elenco delle associazioni che aderiscono al Manifesto (tra parentesi, il nome del presidente o di chi ha firmato per conto di ciascuna realtà)”.

Alleanza cattolica (Marco Invernizzi)
Associazione Agata Smeralda (Mauro Barsi)
Associazione cattolica operatori sanitari (Fabrizio Celani)
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII (Giovanni Paolo Ramonda)
Associazione difendere la vita con Maria (Maurizio Gagliardini)
Associazione Donum Vitae (Paolo Marchionni)
Associazione Faes – Famiglia e scuola (Giovanni De Marchi)
Associazione Family day – Comitato difendiamo i nostri figli (Massimo Gandolfini)
Associazione Insieme per te (Vincenzo Saraceni)
Associazione italiana amici dei bambini-Aibi (Marco Griffini) Associazione italiana Ginecologi e Ostetrici cattolici – Aigoc (Giuseppe Noia)
Associazione italiana pastorale sanitaria (Giovanni Cervellera)
Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici (Tonino Cantelmi)
Associazione medici cattolici italiani (Filippo Boscia)
Associazione nazionale famiglie numerose (Mario Sberna)
Associazione nazionale San Paolo Italia (Giuseppe Dessì)
Associazione Risveglio (Francesco Napolitano)
Associazione Scienza & Vita (Alberto Gambino)
Centro italiano femminile (Renata Natili Micheli)
Centro studi Livatino (Mauro Ronco)
Confederazione italiana Centri regolazione naturale fertilità (Giancarla Stevanella)
Confederazione nazionale Misericordie d’Italia (Roberto Trucchi)
Copercom – Coordinamento associazioni per la comunicazione (Massimiliano Padula)
Federazione europea medici cattolici (Vincenzo De Filippis)
Fondazione Il cuore in una goccia – Difesa vita nascente e tutela salute materna e fetale (Anna Luisa La Teano, Angela Bozzo)
Fondazione internazionale Fatebenefratelli (Maria Teresa Iannone)
Fondazione Ut vitam habeant (Elio Sgreccia)
Forum sociosanitario (Aldo Bova)
Istituto scientifico internazionale Paolo VI su ricerca fertilità e infertilità umana – Università Cattolica del Sacro Cuore (Alfredo Pontecorvi)
Movimento cristiano lavoratori (Carlo Costalli)
Movimento per la Vita italiano (Marina Casini Bandini)
Movimento Per – Politica etica responsabilità (Olimpia Tarzia)
Nuovi Orizzonti (Chiara Amirante)
Oeffe – Orientamento familiare (Giorgio Tarassi)
Ordine francescano secolare d’Italia (Paola Braggion)
Progetto Famiglia (Marco Giordano)
Pro Vita (Toni Brandi)
Rinnovamento nello Spirito Santo (Salvatore Martinez)
Scienziati e tecnologi per l’etica dello sviluppo (Pierfranco Ventura)
Semi di pace (Luca Bondi)
Sermig – Arsenale della pace (Ernesto Olivero)
Società italiana per la Bioetica e i Comitati etici (Francesco Bellino)
Unione farmacisti cattolici italiani (Piero Uroda)




IL SACRIFICIO DI ALFIE

Riceviamo e pubblichiamo questo comunicato.

Col cuore affranto per la morte del piccolo Alfie Evans, dichiariamo con forza che è arrivato il momento di reagire e di non lasciarci cadere nello scoraggiamento, affinché il suo sacrificio non sia reso vano.

Questa drammatica vicenda ha evidenziato ancora una volta quanto sia necessario oggi che la Chiesa continui a proclamare e a difendere i principi non negoziabili della inalienabile dignità di ogni essere umano per svegliare le coscienze anestetizzate da una mentalità eutanasica, ormai dominante in molti stati occidentali.

I fatti ci dimostrano che il rifiuto di Dio conduce ad una società disumana, pervasa da una cultura di morte; conduce ad uno stato tirannico, che in nome di una falsa pietà condanna a morte un bambino disabile, sequestrandolo ai suoi genitori e impedendo loro ogni altro tentativo di cura; conduce giudici e medici a mettersi al posto di Dio, giudicando la vita di una persona indegna di essere vissuta, perché considerata inutile. Il mondo occidentale avendo rifiutato Dio (il quale è Logos, oltre che Caritas), ha perso anche ogni ragionevolezza e ogni buon senso, infatti cade in contraddizione, come si vede nel caso di Alfie, quando i giudici affermano che il bene di Alfie sia dargli la morte o quando impediscono il suo trasferimento in un ospedale italiano perché il viaggio sarebbe troppo rischioso per la sua salute!

La vera speranza e la lieta novità è che si è formato un “Alfie’s Army”, un esercito di Alfie, che è un popolo pro-life, costituito principalmente di cattolici e di persone credenti in Dio, a cui si sono uniti uomini e donne di buona volontà, che hanno scoperto nella preghiera e nel primato di Dio il fondamento per costruire una nuova civiltà cristiana e quindi umana. Uniamoci a loro e ringraziamo Dio che ci ha donato i suoi piccoli amici (Alfie, Charlie, Isaiah e i tanti bambini che sono rifiutati, insieme ai deboli, ai disabili agli anziani ai malati e a coloro che il mondo considera inutili) per agire nel mondo, come dice il salmo 8: “Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli”.

Associazione Maria Madre Nostra – Pistoia




IN PREGHIERA PER IL PICCOLO ALFIE

In merito alla vicenda del piccolo Alfie Evans l’Ufficio per la Pastorale con la famiglia invita a raccogliersi in preghiera per scongiurare un tragico epilogo.

Per Alfie, 23 mesi, la Corte suprema britannica ha confermato, contro la volontà dei genitori, la decisione di sospendere cure e trattamenti. Nonostante il tentativo disperato di trasferirlo in Italia presso l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma non sembrano emergere, al momento, novità significative. Anche Papa Francesco si è mobilitato invocando preghiere: «Vorrei ribadire e confermare – ha affermato al termine dell’udienza di mercoledì 18 aprile u.s.– che l’unico padrone della vita dall’inizio alla fine è Dio, è nostro dovere e fare di tutto per custodire la vita. Pensiamo in silenzio e preghiamo perché sia rispettata la vita di tutte le persone».

Preghiera per Alfie

Maria Santissima, madre di Dio e nostra madre,
ti preghiamo affinché la vita del piccolo Alfie sia salvata.

Converti i cuori di coloro che si ergono a giudici della vita,
sana le menti di coloro che non riconoscono il mistero dell’umanità ferita,
fa’ che risplenda in loro la luce della Verità.

Ti affidiamo anche i suoi giovani genitori,
custodiscili e sorreggili con la tua forza di madre che hai vissuto il dolore della croce del figlio ucciso.

Ufficio Pastorale con la Famiglia