Un nuovo pastore per la chiesa sorella di Balsas

Dopo la morte del vescovo Angelo Enemésio Lazzaris, la Diocesi di Balsas, nello Stato del Maranhão in Brasile, ha un nuovo pastore nella persone di P. Valentim Fagundes de Meneses, M.S.C.

Alla Diocesi di Balsas la Chiesa di Pistoia ha donato per più di 30 anni il vescovo Rino Carlesi (originario di Masiano) e per 14 anni la dedizione e il lavoro pastorale e umano-sociale di don Umberto Guidotti e Nadia Vettori. Entrambi hanno conosciuto e apprezzato il lavoro e l’umanità di Mons. Lazzaris durante il loro impegno missionario.

 

S.E. Mons. Valentim Fagundes Meneses, M.S.C., è nato il 22 luglio 1953 ad Agualva, nell’Isola di Açores, Diocesi di Angra (Portogallo). Ha compiuto gli studi di Filosofia nella Pontificia Università Cattolica di Campinas e quelli di Teologia nella Pontificia Facoltà di Teologia Nossa Senhora da Assunção a São Paulo.

Il 2 febbraio 1979 ha emesso la Professione Religiosa nella Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù e il 2 luglio 1982 è stato ordinato sacerdote.

Nel corso del suo ministero ha ricoperto i seguenti incarichi: Vicario Parrocchiale (1983-1985) e poi Parroco (1986-1988) di Pai Eterno e São José nel quartiere Cidade de Deus a Rio de Janeiro-RJ; Parroco a El Salvador (1989-1991); Parroco di Imaculada Conceição a Nova Iguaçu-RJ (1992-1996); Parroco di Nossa Senhora das Dores a Floresta do Araguaia-PA (1997-2001); Parroco di Buen Pastor de Turubamba a Quito, Ecuador (2002-2007); Vicario Parrocchiale di Nossa Senhora do Sagrado Coração a Contagem-MG (2008); Parroco di Nossa Senhora da Ajuda a Monte Formoso-MG (2009-2011); Parroco di Nossa Senhora do Sagrado Coração a Praça Seca-RJ (2012-2014).

All’interno della sua Congregazione è stato Formatore degli studenti di Filosofia a Belford Roxo-RJ (1992-1996) e nel Seminario Minore a Santíssima Conceição do Araguaia-PA (1997-2001), Vice-Provinciale (2012-2014) e poi Provinciale (2014-2020) della Provincia di Rio de Janeiro.

Inoltre, è stato Assessore della Conferenza dei Religiosi del Brasile a Brasília-DF (1984-1988) e Professore di Teologia Pastorale presso l’Istituto Filosofico e Teologico Paulo VI a Nova Iguaçu-RJ (1992-1996).

Al presente è Superiore Provinciale dei Missionari del Sacro Cuore della Provincia di Rio de Janeiro, con sede a Juiz de Fora-MG.

(fonte: bollettino stampa Santa Sede del 29/07/2020)




Invito alla preghiera per la morte del vescovo Lazzaris

Ci giunge notizia della morte di Monsignor Enemésio Lazzaris, vescovo della diocesi di Balsas (Brasile), da tanti anni legata a quella di Pistoia per progetti di cooperazione missionaria. Da molti mesi duramente provato da una grave malattia il vescovo Enemésio è morto nella notte del 2 febbraio nella città di Araguaina. Le esequie e la sepoltura saranno celebrate nella cattedrale del Sacro Cuore di Gesù a Balsas.

Monsignor Tardelli, unendosi al cordoglio della diocesi di Balsas, invita tutti alla preghiera. «Lo ricordiamo con sincero affetto e preghiamo che il Signore doni la ricompensa dei giusti a questo suo servo, buono e umile. Invito a elevare preghiere per il vescovo Enemésio e per la sua diocesi di Balsas».

Monsignor Enemésio Angelo Lazzaris, era nato a Siderópolis, nello Stato di Santa Caterina, nel sud del Brasile il 19 dicembre 1948.  Apparteneva alla congregazione dei figli della Provvidenza, noti anche come “orionini” dal loro fondatore don Luigi Orione. Presso questo istituto aveva fatto la sua professione perpetua nel 1974 e l’anno seguente era stato ordinato sacerdote.  Nominato vescovo di Balsas il 12 dicembre del 2007 da papa Benedetto XVI è stato consacrato il 29 marzo 2008 nella cattedrale di Balsas.  Nel settembre del 2017 monsignor Lazzaris era stato anche a Pistoia, dove aveva incontrato il vescovo Tardelli e raccontato la propria esperienza pubblicamente, nell’ottica di rafforzare il rapporto tra la chiesa di Pistoia e quella di Balsas.




Battezzati e inviati: la veglia missionaria al tempo del sinodo

Dal papa un appello a vivere in maniera “integrale” la missione della chiesa. A Pistoia sarà occasione di riflessione e preghiera la veglia diocesana di mercoledì 23 ottobre.

L’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione pan amazzonica, che si sta svolgendo in questi giorni (dal 6 al 27 ottobre) a Roma, fissa l’attenzione su una porzione di mondo unica: 7,8 milioni di kmq suddivisi tra Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Guyana francese, Perù, Suriname e Venezuela per un totale di 34 milioni di abitanti, 3 dei quali indigeni appartenenti a 390 popoli diversi con 240 lingue. Il documento preparatorio del Sinodo, frutto del consiglio presinodale e di un’ampia consultazione tra le comunità amazzoniche che ha coinvolto circa centomila persone, riassume le questioni che il Sinodo dovrà affrontare.

Sono molte le questioni da affrontare e la presenza di delegati appartenenti ai popoli indigeni non rappresenta una nota di colore, bensì esprime la consapevolezza che i popoli amazzonici hanno molto da insegnarci: per migliaia di anni si sono presi cura della loro terra, dell’acqua, della foresta, e sono riusciti a preservarli fino ad oggi affinché l’umanità potesse beneficiare della gioia dei doni gratuiti della creazione di Dio.

Papa Francesco, che non finisce mai di sorprenderci, ha voluto che questo Sinodo si svolgesse durante il mese di ottobre, tradizionalmente dedicato alla missione e definendolo straordinario proprio per sottolineare come la missione della Chiesa, per essere completa, deve necessariamente abbracciare il creato nella sua totalità, indicando come strada maestra la scelta preferenziale dei poveri.

Sulla scia dell’enciclica Laudato si’ -che ricordiamo non è semplicemente un documento di carattere ambientalista ma piuttosto un’enciclica “sociale”, come più volte sottolineato dallo stesso Papa Francesco- i lavori sinodali metteranno al centro della discussione dei partecipanti il concetto di ecologia integrale, un discorso cioè in cui la difesa della natura e della biodiversità includerà, ovviamente, anche un discorso sull’uomo e del suo diritto fondamentale ad una vita piena e dignitosa: non è più accettabile che quando si parla dell’uomo e del suo ambiente vitale si possa prescindere dall’affrontare quelli che sono i suoi diritti fondamentali: il diritto ad un lavoro dignitoso e rispettoso della propria cultura, diritto alla libertà di espressione, diritti politici, e via dicendo.

Quello che sta accadendo in Amazzonia è paradigmatico e riassume in sé tutte le ingiustizie del mondo: la distruzione delle foreste, in favore di pochi e a danno di intere popolazioni inermi, per sete di profitto e di dominio che alcune multinazionali (purtroppo anche italiane) che operano nel campo degli idrocarburi, nell’industria mineraria o nelle piantagioni intensive e monocolturali che, come conseguenza, provocano, oltre allo sfruttamento disumano di uomini, donne e bambini impiegati in queste attività, anche la distruzione dell’ambiente, inquinamento del suolo e impoverimento dei nativi. Una situazione che dovrebbe farci riflettere e spingerci a cercare canali di impegno per promuovere una sensibilità nuova sul tema dell’ecologia integrale, senza dimenticare che la distruzione dell’ambiente non riguarda solo l’Amazzonia ma anche le grandi foreste dell’Asia e dell’Africa ed è quindi un problema che interessa tutto il nostro pianeta. Accanto a questo impegno è necessario promuovere anche nuovi stili di vita che combattano lo spreco che non migliora certo la nostra esistenza, piuttosto provoca maggiore inquinamento e sottrae risorse ai più poveri.

In chiusura il centro missionario diocesano, dà appuntamento a tutte le donne e gli uomini di buona volontà, in particolare ai giovani, alla veglia di preghiera per la giornata missionaria mondiale, nella chiesa di San Benedetto a Pistoia, alle ore 21 di mercoledì 23 ottobre 2019. Il tema della veglia sarà: «Battezzati e inviati: la Chiesa di Cristo in missione nel mondo».

I “martiri” dell’Amazzonia

Ecco chi ha perso la vita per difendere i diritti dei nativi e proteggere i più deboli

A partire dai primi anni cinquanta dello scorso secolo la chiesa latino americana si è impegnata a fianco dei popoli nativi per difendere i loro diritti, e questo impegno, che continua ancora oggi, ha prodotto molti martiri. Vogliamo ricordarne alcuni:
– A Mecuri nello stato del Mato Grosso Brasile, nel 1976, fu ucciso il salesiano tedesco Rodolfo Lunkenbei, insieme al laico Simao Cristino Koge Kudugudutu, dai coloni bianchi che volevano cacciare gli indios dalle loro terre;
– nel 1976 morì per un colpo di pistola sparatogli da un poliziotto nel commissariato di Ribeiraro Cascalheira nel Mato Grosso, Joao Bosco Penido Burnier, gesuita brasiliano, dove si era recato, con Dom Pedro Casaldaliga a chiedere il rilascio di due contadine incarcerate ingiustamente;
Adelaide Molinari, religiosa delle figlie dell’Amore divino, fu assassinata, nel 1986, da sicari assoldati da latifondisti a Eldorado dos Carajas nello stato brasiliano del Parà;
Cleusa Rody Coelho, religiosa agostiniana brasiliana, dopo aver lavorato con ciechi e lebbrosi, si dedicò alla difesa degli indios, venendo per questo uccisa di 1985, a Lebrea nello stato Amazonas, da un sicario assoldato dai commercianti di noci del Brasile.
Josimo Moraes Tavares, prete brasiliano coordinatore della Commissione Pastorale delle terra della Diocesi di Imperatriz nel Maranhao, fu assassinato, nel 1986 su mandato degli allevatori locali per la sua difesa dei braccianti;
Ezechiele Ramin, missionario comboniano italiano, impegnato nella difesa degli indios Cacoal, nello stato brasiliano di Rondonia, fu assassinato, nel 1986, da sicari al soldo degli agrari in un’imboscata a Aripuanà;
Vicente Canas gesuita spagnolo, che per 10 anni ha vissuto con diverse popolazioni autoctone nello stato del Mato Grosso, condividendone i costumi, fu ucciso nel 1987 da latifondisti che volevano impadronirsi delle terre indigene;
Alejandro Labaka, cappuccino spagnolo e vescovo di Aguarico, in Ecuador, e Ines Arango, cappuccina colombiana, furono uccisi, nel 1987, da un gruppo di indios Tagairi che volevano proteggere la loro terra dall’imminente arrivo degli uomini della compagnia petrolifera a Petrobras;
Chico Mendes, sindacalista dei raccoglitori di caucciù, promotore della lotta per la tutela della foresta e per la riforma agraria, membro del gruppo fondatore del Partito dei Lavoratori, fu assassinato nel 1988 a Anapu, nello stato brasiliano di Acre, dai latifondisti;
Doroty Stang, religiosa statunitense delle suore di Notre Dame di Namur, impegnata in progetti di sviluppo sostenibile che garantissero la difesa della foresta e dei diritti degli indios, fu assassinata, nel 2005, ad Anapu, nello stato brasiliano del Parà da sicari assoldati da allevatori e latifondisti.




Un mese missionario straordinario

Papa Francesco ha indetto per l’ottobre 2019 un mese Missionario straordinario con la seguente motivazione: “ho chiesto a tutta la chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud del papa Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica lungimiranza della sua proposta apostolica mi ha confermato su quanto sia ancora oggi importante rinnovare l’impegno missionario della chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto”.

Il centro missionario della Toscana, con la partecipazione dei vari centri missionari diocesani regionali, ha organizzato alcune manifestazioni pubbliche che qui si riassumono:

  • domenica 6 ottobre a Lucca, dove verrà sviluppato il tema: “baluardi di speranza, testimonianze di fede e di missione” il ritrovo è alle 15 alla Porta S. Maria per spostarsi in 3 chiese vicine dove sono previste 3 testimonianze improntate sulla campagna Chiudiamo la forbice (disuguaglianze legate ai conflitti, al cibo e alla mobilità umana), lungo il percorso sono previste postazioni significative. Il vescovo di Lucca presenterà l’evento in conferenza stampa per diffonderlo.
  • domenica 13 ottobre a Livorno, che sarà l’evento centrale e che svilupperà il tema: Camminando con i popoli, tappe di conoscenza per costruire insieme il futuro. Il ritrovo sarà alle ore13,30 in Piazza Duomo fino al porto della Città: sarà una camminata importante animata da vari gruppi con la partecipazione dei Vescovi della Toscana. È importante la partecipazione di gruppi, associazioni. Si pensa di terminare più o meno per le 17.30.
  • venerdì 18 ottobre alle ore 21: veglia Missionaria a Firenze, chiesa di S. Miniato al Monte.
  • domenica 27 ottobre a Poggibonsi (Siena) ritrovo alle ore 9 presso la parrocchia di S. Maria Assunta. Tema: Festa dei popoli- “Missione globale: noi nel mondo e il mondo tra noi” La partecipazione a questi eventi è aperta a tutti, tutti quindi siamo invitati, nessuno escluso.

Un’altro importantissimo evento di livello nazionale che vogliamo segnalare è “Il sinodo per l’Amazzonia” che si svolgerà dal 6 al 27 ottobre presso la chiesa di S. Maria in Trasportina, via della conciliazione – Roma. Il calendario degli eventi può essere consultato su: www.amazonia-casacomun.org

Il centro missionario di Pistoia invita tutti a partecipare anche alla Veglia di preghiera per la 93° Giornata missionaria mondiale 2019 che, nell’ambito del mese missionario straordinario indetto da papa Francesco si svolgerà nella nostra diocesi presso la parrocchia di San Benedetto mercoledì 23 ottobre 2019 alle ore 21 alla presenza del nostro vescovo monsignor Fausto Tardelli.

Lucia Fedi




In preghiera per i missionari martiri

Una veglia in Cattedrale sabato 23 marzo ricorderà i missionari uccisi nel corso del 2018. A Pistoia anche un sacerdote siriano di Aiuto alla Chiesa che Soffre per non dimenticare la tragedia di un sanguinoso e interminabile conflitto. Lucia Fedi, del Centro Missionario Diocesano ci presenta questa iniziativa.

A cura di Daniela Raspollini

Sono molti i sacerdoti Fidei donum e i laici che partendo da Pistoia hanno svolto il loro servizio in terra di missione; tra questi don Umberto Guidotti, a lungo attivo in Brasile e la nostra missionaria laica Nadia Vettori. Chi è rimasto adesso in terra di missione?

A questo elenco vorrei doverosamente aggiungere altri nominativi come: don Enzo Benesperi, don Giovanni Scremin che hanno operato a Manaus, mons. Rino Carlesi, comboniano, per tanti anni vescovo di Manaus in Brasile, mons. Paolo Andreotti, domenicano, missionario per 47 anni in Pakistan, dove è stato ordinato vescovo di Faisalabad, padre Vittorio Agostini, comboniano, padre Romualdo De Poli, deceduto nel gennaio 2018 in Ecuador e tanti altri vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici.
Attualmente abbiamo soltanto un sacerdote fidei donum, don Marcello Tronchin, che si trova a Esmeraldas in Ecuador. Vorrei anche ricordare alcune congregazioni religiose strettamente pistoiesi, come le Mantellate, le Suore Minime del sacro cuore di Poggio a Caiano, le Domenicane Ancelle del Signore, che hanno svariate missioni in Asia, Africa, America Latina.

Quest’anno la Veglia in memoria dei missionari martiri vede la collaborazione della pastorale giovanile e delle aggregazioni laicali: come è nata questa idea di condividere e promuovere questo appuntamento?

Quest’anno il responsabile italiano della fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre ci ha proposto una collaborazione, rendendosi disponibile a far partecipare alla veglia diocesana un testimone diretto delle atrocità perpetrate contro i cristiani, ma anche contro la popolazione civile in genere durante la guerra civile che insanguina “l’amata Siria” (come la chiama Papa Francesco). A questo scopo sarà infatti presente e porterà la sua testimonianza don Ihab Alrachid, sacerdote della Diocesi greco melchita di Damasco. La sua presenza ci ha suggerito di coinvolgere nell’organizzazione e nello svolgimento di questa XXVII Veglia di preghiera in memoria di San Oscar Arnulfo Romero, vescovo di San Salvador e dei numerosi vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici uccisi durante l’anno 2018, alcune associazioni che fanno parte della consulta delle aggregazioni laicali diocesane, ma anche la pastorale giovanile ed il coro della Cattedrale.

L’ufficio missionario sensibilizza le comunità e i fedeli sull’importanza e il sostegno della Missione ad gentes. Questa quaresima missionaria si propone dei concreti progetti di carità?

La campagna della quaresima missionaria è un’iniziativa tipicamente pistoiese, nata nei primi anni settanta del secolo scorso su iniziativa di don Dino Lucchesi, allora direttore dell’Ufficio Missionario della nostra Diocesi. Don Dino intendeva far conoscere e amare la Missio ad Gentes e, nello stesso tempo, sostenere concretamente i missionari pistoiesi e non solo senza il contributo di altri soggetti se non le parrocchie. La campagna di quest’anno sarà a sostegno della “Casa della Comunità” costruita da Nadia Vettori nella periferia di Tresidela Nova della Città di Balsas in Brasile con la quale la collaborazione continua anche se Nadia è ormai rientrata in modo definitivo in Diocesi. Il Centro Missionario Diocesano continuerà a sostenere questo progetto, molto caro anche al nostro vescovo monsignor Fausto Tardelli.
Le offerte raccolte saranno destinate anche al nostro sacerdote fidei donum don Marcello Tronchin, che opera in Ecuador nella Diocesi di Esmeraldas, in contesti problematici, dove povertà e sfruttamento sono esperienze drammatiche di vita quotidiana.
Un’altra parte delle offerte raccolte sarà invece destinata alla Fondazione di diritto pontificio Aiuto Alla Chiesa che Soffre, che alla Veglia di preghiera porterà la sua testimonianza attraverso don Ihab Alrachid.
A sostegno di questi progetti facciamo appello alle nostre parrocchie, affinché tutte rispondano alla richiesta che vogliamo rivolgere in favore dei nostri missionari, anzi, i nostri mandati, perché a nessuno di essi manchi l’affetto e la preghiera ed il contributo di tutta la comunità diocesana.

«Per amore del mio popolo non tacerò»; questo è il tema della Veglia proposto a livello nazionale che richiama immediatamente la vicenda di mons. Oscar Romero…

Direi che si tratta di un richiamo doveroso: San Oscar Arnulfo Romero, ucciso mentre stava celebrando la Santa Messa a San Salvador, è diventato l’icona del martire che si è speso fino all’effusione del sangue per il popolo salvadoregno, in particolare per i poveri e gli oppressi vittime dell’ingiustizia umana e della sete di potere.

Dove si svolgerà e chi sarà presente?

Quest’anno la Veglia di Preghiera si svolgerà sabato 23 marzo 2019 alle ore 21 nella Chiesa cattedrale di Pistoia: presiederà la veglia il nostro vescovo mons. Fausto Tardelli.

Qual è l’originalità di questa edizione?

Sicuramente il fatto che siamo riusciti, sia nell’organizzazione e poi nello svolgimento della Veglia stessa, a coinvolgere altre realtà diocesane. È doveroso ringraziare per la disponibilità dimostrata, augurandoci che questa esperienza possa essere replicata in altre circostanze perché sembra proprio un bell’esempio di comunione fraterna.


I missionari uccisi nell’anno 2018

Nel corso dell’anno 2018 sono stati uccisi nel mondo 40 missionari, quasi il doppio rispetto ai 23 dell’anno precedente, e si tratta per la maggior parte di sacerdoti: 35. Dopo otto anni consecutivi in cui il numero più elevato di missionari uccisi era stato registrato in America, nel 2018 è l’Africa ad essere al primo posto di questa tragica classifica. Secondo i dati raccolti dall’Agenzia Fides, nel 2018 sono stati uccisi 40 missionari: 35 sacerdoti, 1 seminarista, 4 laici. In Africa sono stati uccisi 19 sacerdoti, 1 seminarista e 1 laica (21); in America sono stati uccisi 12 sacerdoti e 3 laici (15); in Asia sono stati uccisi 3 sacerdoti (3); in Europa è stato ucciso 1 sacerdote (1).
Usiamo il termine “missionario” per tutti i battezzati, consapevoli che “in virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario. Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione” (EG 120). Del resto l’elenco annuale di Fides ormai da tempo non riguarda solo i missionari ad gentes in senso stretto, ma cerca di registrare tutti i battezzati impegnati nella vita della Chiesa morti in modo violento, non espressamente “in odio alla fede”. Per questo si preferisce non utilizzare il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro.
(Agenzia Fides)




Pistoia Blues: Evangelizzazione di strada e preghiera in città

Anche quest’anno torna la Missione Blues! La missione, organizzata dalla Fraternità Apostolica di Gerusalemme, si terrà tra il 13 e il 14 luglio nel centro storico di Pistoia, in occasione dei principali concerti del Festival Blues.

Il programma seguirà lo schema ormai tradizionale: venerdì 13 sarà celebrata la messa di apertura; sarà il momento di lancio, che aprirà con la preghiera l’esperienza di tanti giovani “missionari”. Le attività dei volontari sono quelle ormai consuete: durante le serate di evangelizzazione, a partire dalle ore 21, ci sarà chi rimane in preghiera davanti al Santissimo, chi animerà l’adorazione e chi, invece, si dedicherà all’accoglienza, consegnando i lumini e una preghiera da leggere davanti all’eucarestia; poi ci saranno i volontari che andranno in giro per le vie del centro e che daranno anche vita a un inedito flash mob. Per i volontari è prevista un’occasione di un confronto sull’esperienza vissuta e alcuni momenti di formazione.

Durante le serate di Missione, il venerdì 13 e il sabato 14 luglio dalle 22.00 alle 24.00 , 4 chiese saranno aperte con l’adorazione eucaristica: san Filippo, san Vitale, Madonna del Carmine e san Paolo.

Domenica 15 la chiusura della missione sarà affidata a una messa di conclusione alle ore 10 a San Paolo e a una preghiera di ringraziamento animata da Rinnovamento nello Spirito alle ore 21.30.

Domenica 8 luglio alle ore 21.30, sempre a San Paolo, è prevista una preghiera di adorazione in preparazione della missione animata da Rinnovamento dello Spirito.

Chi invece fosse interessato ad animare le serate con il canto è invitato alle prove del coro martedì 10 alle ore 21.15 presso la sacrestia di San Paolo.

La missione, che quest’anno avrà per tema «“disconnect your phone”: connetti la tua vita al Signore», è aperta a tutta la diocesi e oltre.
L’intento, ancora una volta, è quello di realizzare quanto ripete papa Francesco: essere una Chiesa in uscita. Lo scopo della missione è principalmente quello di incontrare le persone, parlare con loro, far sentire che i cristiani sono attenti alle attese del nostro tempo. È un’occasione per farsi vicini alla gente, senza fare proselitismo o voler convincere qualcuno, ma per testimoniare la bellezza dell’incontro con Cristo. Il Signore invita tutti, non solo consacrati o preti, ma anche laici a testimoniare la bellezza della vita con Lui. Per iscrizione e informazioni: Suor Daniela 380 377 7154.

Daniela Raspollini




QUARANTANNI IN BRASILE, DOVE SCOPRIRE GESÙ

Nadia Vettori, missionaria laica della Diocesi di Pistoia racconta la sua esperienza a servizio degli ultimi

 

Nadia Vettori è da poco rientrata in Italiana dal Brasile, con alle spalle la sua ricca esperienza di oltre quarantanni vissuti in Brasile. Stavolta non non si tratta però di un periodo di riposo, ma di un addio definitivo alla sua terra di missione. Abbiamo voluto incontrarla per parlare di questo suo importante impegno speso per la chiesa brasiliana.

Come ci si sente una volta tornata a casa con alle spalle 43 anni di esperienza missionaria?

«Questi miei 43 anni sono stati una ..vita intera piena di tante esperienze. Da Paricatuba (Manaus) con gli Hanseniani (cioè i lebbrosi) e le comunità sulle rive dei grandi fiumi, agli anni con i giovani, le donne e la Pastorale dei bambini; e poi tanti anni a Balsas nello Stato del Maranhão, nel Bairro Nuova Tresidela con le famiglie che vivono ai margini della discarica, con i giovani e bambini. Esperienze che mi hanno dato tanto e che mi hanno cambiata, fatta crescere in tutto. Al solo ricordarle mi fanno sentire felicissima e grata al Signore».

Ci puoi raccontare come sei arrivata alla decisione di tornare a casa definitivamente?

«Nella mia vita le partenze e i ritorni sono sempre stati momenti decisivi. Momenti in cui Dio, con la sua grazia, mi ha fatto riconoscere che quello era il tempo opportuno per cambiare, il momento giusto che Lui mi offriva per andare avanti, raggiungere gli altri e crescere! E ora, ancora una volta, il Signore mi ha fatto capire che era giunto il momento opportuno per cambiare; questa volta per tornare alla Chiesa che mi ha inviato. Era il arrivato il tempo di tornare alla mia famiglia di sangue, anche se porterò sempre dentro di me, tutte le famiglie del cuore e dei sogni che ho costruito in Brasile».

Con quali modalità o atteggiamenti hai portato Cristo nella realtà di quella gente?

«Papa Francesco nella sua ultima Esortazione Apostolica “Gaudete et Exultate” al n. 135 ci dice: «Gesù ci precede nel cuore di quel fratello, nella sua carne ferita, nella sua vita oppressa, nella sua anima ottenebrata. Lui è già lì». Io non ho portato Gesù in quelle realtà. Lui era già lì!
Era già li a Rio de Janeiro, nel novembre del 1974, quando arrivai in Brasile, a braccia aperte ad aspettarmi, non sul Corcovado, ma sopra un marciapiede, morto, circondato di candele e coperto con giornali.
Lui era li! A Manaus, in Amazzonia, nell’umanità e nella carne ferita dei lebbrosi di Paricatuba e nel pregiudizio millenario della società verso queste persone. Era li! Nel corpo malnutrito e maltrattato dei bambini delle favelas e di quelli che abitavano lungo le rive dei grandi fiumi. Era già li! Nel cuore e nell’anima di tante donne stanche della loro vita oppressa dai mariti e dalla società, stanche e di essere ridotte a oggetto di consumo e sfruttamento.
Anche a Balsas, nel Maranhão, Gesù mi ha sempre preceduta. Quando sono arrivata, Gesù era già li! L’ho riconosciuto negli esclusi del Bairro Nuova Tresidela (luogo di sbandati e criminali, come tutti dicevano), che sentivano su di sé come un marchio indelebile. Lui era nella discarica comunale, nella periferia umana e sociale degradata. Era in un’umanità degradata nella dignità, nella salute, nelle relazioni umane, segnata da liti, furti e dalle violenze dei Boss che trafficano droga e alcol). Lui era li! Nel corpo e nell’anima di tante donne ferite dalla brutalità e dalla violenza del marito. Era nel dolore di famiglie distrutte dall’alcol e dalla droga. Gesù era già lì alla Nuova Tresidela, anche nella religiosità popolare, semplice e sincera di questa gente. Io ho vissuto per e con tutte queste persone, per aiutarle a conoscere meglio quel Gesù che era lì con loro, presente nella loro sofferenza per aiutarle a uscirne. Sono stata con loro, nella solidarietà e nell’amicizia, per aiutarle a conquistare la dignità di figli di Dio, dare loro speranza e permettere al Regno di Dio di realizzarsi in quelle realtà».

Ci puoi raccontare quali sono state le emozioni che hai provato la prima volta che hai toccato la tua terra di missione?

«Tante le emozioni che si accavallavano dentro di me: gioia, gratitudine, stupore e curiosità verso la nuova realtà; tristezza e molti ‘perché’ davanti alla povertà e soprattutto davanti alle tante contraddizioni presenti ovunque».

Sei vissuta come missionaria per la chiesa brasiliana: quali sono stati i momenti più forti che hai vissuto e che ci vuoi raccontare?

«Sono vissuta come Missionaria, inviata e a nome della mia Diocesi di Pistoia, nella Chiesa di Manaus e di Balsas, in due Stati, in realtà e in momenti differenti e distanti negli anni.
Il primo momento più forte è stato quando il vescovo Mario Longo Dorni nella Cattedrale di Pistoia nel novembre 1974, mi ha conferito il mandato missionario per la Chiesa sorella di Manaus. Il Brasile del ‘74 viveva una dura repressione militare e la Chiesa, soffrendo con i poveri, i perseguitati e le tante persone uccise e scomparse, viveva la teologia della liberazione. Era un momento forte e doloroso segnato dalla morte di catechisti, sacerdoti, suore e persone che difendevano i diritti umani.
Un altro momento forte fu la prima Messa celebrata a Paricatuba con i lebbrosi che porgevano “il resto delle loro mani” per ricevere quel Gesù che era già lì con loro, sofferente nella loro sofferenza e mutilato nelle loro mutilazioni.
A Manaus momenti forti sono stati gli incontri con le persone delle comunità sparse lungo le rive dei grandi fiumi (Rio Negro e Rio Solimões), le riunioni, le celebrazioni con loro. Ci sono poi stati i momenti di spiritualità e le celebrazioni con i “lideres” della Pastorale di bambini.
A Balsas non posso dimenticare la prima visita al Bairro Nuova Tresidela e alla discarica comunale; il primo Natale celebrato nel Bairro Nuova Tresidela, in una capanna di paglia e con un Gesù Bambino nato da due giorni; la celebrazione nella quale fu posta la prima pietra della Casa della Comunitá. E poi le celebrazioni di religiosita popolare con i “Benditos” cantati dalle “matriarche” della Comunitá, la festa del “Divino”, la festa dei “Santi Re Magi”; la festa di San Lazzaro con la cena per i cani.
Ma ci sono stati tanti momenti forti, ogni volta che mi incontravo con le persone, i più poveri, i malati».

Sei stata coordinatrice di tanti progetti come il Progetto Tresidela Nova. Come si è sviluppato nel tempo e quali difficoltà hai dovuto affrontare?

«Il Progetto Tresidela Nova, da piccolo che è nato…ora è diventato grande.
Le difficoltà erano tante: la situazione socio economica del Bairro, delle famiglie, dei bambini e adolescenti lasciati a sé stessi e per strada. La situazione economica per portarlo avanti, farlo crescere e far fronte alle tante necessità. La realtà pesante della droga e della violenza familiare; l’analfabetismo nella quasi totalità delle persone.
Nel tempo e con la nostra presenza è cresciuta, il progetto, volto all’accoglienza e all’accompagnamento di bambini e adolescenti, si è fatto conoscere ed è stato riconosciuto dalla società Balsense. Oggi molti amici di Balsas lo sostengono materialmente e economicamente e si sentono partecipi del Progetto. La Biblioteca, nata timidamente con circa 100 volumi usati ricevuti in regalo, oggi conta un’ampia sala di lettura e quasi 4 mila volumi. Lo sviluppo della Biblioteca è stato così grande che abbiamo ‘osato’ realizzare, per la prima volta in Balsas, la Fiera del Libro. Nel 2017 abbiamo realizzato la terza edizione di questa iniziativa con la cooperazione e la partecipazione del Comune, delle scuole e di tantissime altre persone.
Molti ragazzi, che sono stati accolti dal nostro progetto oggi sono educatori. Una di loro si è già laureata in lettere, l’altra in Pedagogia, altri stanno frequentando l’Università. Anche il Bairro è migliorato. La strada è asfaltata, acqua e luce sono in tutte le case, i bambini vanno a scuola e vengono al Progetto nel resto della giornata. Anche la città vede il Bairro Nuova Tresidela con occhi differenti. Non è più un luogo di sbandati e drogati. Nessuno ha più paura di andarci».

Durante i tuoi lunghi anni in Brasile ha lavorato a tanti i progetti e campagne per la difesa dell’ambiente e della dignità umana. Quali obbiettivi ti senti di avere raggiunto?

«Alla fine, non siamo riusciti a realizzare sempre tutto, ma penso a Paricatuba e al lavoro con gli hanseniani (quelli che siamo abituati a chiamare, con un certo disprezzo “lebbrosi” ndr). Certamente non abbiamo debellato la malattia e l’isolamento, ma abbiamo ridato loro quella dignità umana e di figli di Dio che gli era stata tolta e li abbiamo fatti sentire di nuovo amati.
Il mio lavoro nella Pastorale dei bambini aveva come obiettivo principale salvare i bambini dalla morte prematura, insegnando alle mamme come prevenirla. Le mamme hanno collaborato e di bambini ne abbiamo salvati tanti.
A Balsas, il Progetto Tresidela Nova, è ancora in atto, ma certamente ha raggiunto una parte dei suoi obiettivi. Adolescenti e Giovani che attraverso l’arte hanno imparato e imparano a sognare e desiderare una vita differente. Alcuni di loro già hanno cambiato vita, altri la stanno cambiando adesso, studiando e laureandosi. Alcuni dei bambini e adolescenti che io ho trovato all’inizio del progetto e sono stati oggetto delle nostre attenzioni oggi sono educatori per lo stesso progetto.

Molti progetti e campagne le ho vissute in prima linea, non da sola, ma con l’aiuto e il contributo di tanti altri amici. Gli obiettivi raggiunti? Piccoli, puntuali, localizzati. Forse non sempre realizzati. Ma importante è porsi il problema, farlo presente agli altri e lottare perché, in qualche modo, le cose cambino».

In questi anni hai vissuto accanto ai poveri nella periferia della città. Ci puoi raccontare cosa ha significato per te questa esperienza di vita?

«Vivere e andare alle periferie urbane e esistenziali non è un’esperienza di vita, ma una “lezione di vita e per la vita intera”. I poveri, senza saperlo e volerlo, ci insegnano e ci condannano, ci fanno scoprire e sentire la nostra colpa. Ci insegnano la sobrietà, a vivere con l’essenziale e ci mostrano come per vivere degnamente non servono nè molte, nè grandi cose. Per questo il loro vivere ci condanna per tutto il superfluo di cui ci circondiamo, per lo spreco continuo che alimenta il nostro stile di vita, per i bisogni inutili che vogliamo soddisfare.
La fede, per loro, non ha bisogno di tanta esteriorità e mi ha sempre lasciato ammirata, la loro semplicità nell’esprimerla, il loro relazionarsi con Dio, con la Madonna e i tanti Santi loro protettori, ai quali sono devotissimi e che tengono negli “oratori” in un angolo privilegiato della casa. Non posso dimenticare le loro feste, i loro “benditos” cantati dalle matriarche della comunità fino a notte fonda senza stancarsi.
Con Don Tonino Bello mi viene da dire: “vivere con gli ultimi, significa lasciarsi coinvolgere dalla loro vita. Prendere la polvere sollevata dai loro passi. Guardare le cose dalla loro parte”. Tutto questo, cambia la vita; ha cambiato la mia vita».

Quanto è stato importante il legame con i sacerdoti fidei donum della nostra diocesi, tra i quali Don Umberto Guidotti?

«Questo legame è stato importantissimo, perché non si può stare e lavorare insieme se non c’è qualcosa che ci accomuna, qualcosa che ci lega, ci fa sognare un futuro differente per tutti. Eravamo a Manaus non per noi stessi, ma per gli altri!
Il Progetto proposto dalla Diocesi di Manaus alla Diocesi di Pistoia nel lontano 1974, richiedeva l’invio di Sacerdoti e laici per accompagnare le comunità abbandonate e sparse sulle rive dei grandi fiumi, nei laghi e lungo gli “igarape” (bracci di fiume che entrano nella foresta). Siamo partiti in due: io e Don Guidotti. A Manaus ci aspettava padre Cesare de Florio e la comunità del Beco do Macedo. A Cacau Pirera ci aspettava una piccola comunità e due suore: Suor Bruna Coderni (Italia) e suore Gabrielle Cogels (Belgio). Un anno più tardi ci ha raggiunti Don Enzo Benesperi e dopo i laici Berta Cavicchi, Grazia e Stefano Salvatori. Alcuni anni dopo è arrivato don Carlo Goffredi che è rimasto con noi un anno. Un lavoro come quello a noi affidato, in un’area vastissima, con tante e diverse necessità e problemi chiedeva l’impegno di tutti: laici, suore, sacerdoti. Ognuno aveva il suo compito specifico e allo stesso tempo le nostre azioni si univano e si fondevano perche non si può scindere il sacro dall’umano, lo spirituale dal corporale e l’obiettivo, il sogno, era comune per tutti.
Anni di lotte, successi e insuccessi. Anni belli, di tante cose viste, imparate, vissute.
Don Umberto Guidotti è sempre stato per tutti noi un punto di riferimento per la sua grande e vasta conoscenza e per la sua capacità di sintesi e di far capire le cose e i problemi».

Quanto è cambiato il Brasile in questi 40 anni? Che paese ti sei lasciata alle spalle?

«In questi 43 anni il Brasile ha subito cambiamenti enormi, nel bene e nel male.
In campo politico è passato dalla Dittatura Militare con tutte le sue aberrazioni, alle elezioni dirette, a un governo di sinistra con un metalmeccanico come Presidente (Lula) che ha cambiato, in meglio, la vita del paese e di milioni di Brasiliani.
Oggi, come tutti sappiamo, il Brasile è governato da un presidente di destra, frutto di un ‘golpe’ politico che ha destituito la presidente eletta Dilma Rousseff, e che ha fatto mettere in prigione l’ex Presidente Lula. Per questo oggi il paese sta vivendo un periodo molto confuso e difficile, con dinamiche che vanno a scapito dei più poveri, con spettri che tornano in scena, come fame, miseria dilagante. È un momento con tante ingiustizie, contraddizioni e contrasti. Nemmeno oso immaginare cosa può succedere da qui a ottobre quando ci saranno le elezioni presidenziali.

Nel campo ecclesiale, dal tempo bello e entusiasta del dopo Concilio, con Medellin, la Teologia della Liberazione, le Comunità Ecclesiali di Base, con vescovi e cardinali che, senza timore e come buoni pastori e profeti, vivevano per il loro “gregge”, lo difendevano e alzavano la voce contro i lupi della Dittatura e i soprusi da loro realizzati, siamo passati oggi all’assenza di vescovi e cardinali profeti, alla nascita di innumerevoli movimenti e gruppi “intimistici”, che poco intercettano le esigenze del popolo e i suoi problemi. Assistiamo alla nascita di nuove “congregazioni” femminili e maschili in stile francescano, ma anche al ritorno anti-conciliare dell’esteriorità nelle vesti e nella liturgia. Questo è il Brasile che ho lasciato; mi sembra, però, che molti aspetti siano presenti anche qui in Italia e a Pistoia».

Il tuo è stato anche un grande ruolo di educatrice. Penso all’albero delle farfalle che hai realizzato lì a Balsas. Quanti dei giovani che hai incontrato hanno preso il volo verso una vita libera, bella e buona?

«Ci siamo educati a vicenda. È stato questo amore profondo per il mondo e le persone che ci ha sempre dato il coraggio di impegnarci gli uni per gli altri. Se tanti giovani sono cambiati e hanno “preso il volo” anch’io sono cambiata, non sono più la stessa grazie a Dio e a tutto questo. Quando lavori, semini, cerchi di educare e educarti, non pensi mai quanti e quali saranno i frutti. Lavori, semini, vivi con loro, ami e…basta. Molti frutti non li vedremo mai e il successo appartiene solo a Dio.
Importante, anzi, direi l’unica cosa che conta è che il mio lavoro, il mio farmi prossima, il mio vivere con loro e per loro, abbia fatto bene a qualcosa e qualcuno, al punto di suscitare sogno e desiderio di trasformazione, che abbia lasciato un’impronta buona, segno, sogno e speranza di un altro mondo possibile».

Daniela Raspollini




“CHIAMATI ALLA VITA”. GIOVEDÌ 22 LA VEGLIA PER I MISSIONARI MARTIRI

Giovedì 22 marzo a Montemurlo si celebra in Diocesi la ventiseiesima Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri.

Nella nostra diocesi la veglia di preghiera, presieduta dal vescovo Tardelli si svolgerà in data 22 marzo alle ore 21 nella parrocchia di Montemurlo.

Il tema di quest’anno è: “Chiamati alla Vita”. Durante la celebrazione, infatti, saranno ricordati i 23 – fra sacerdoti, religiosi, religiose, laici e laiche- che sono stati uccisi in odio alla fede e che quindi la Chiesa ha riconosciuto martiri, chiamati “a vita nuova” in Cristo.

In questi giorni la nostra Missionaria Nadia Vettori è tornata dal Brasile. Si conclude così la sua esperienza missionaria svolta per oltre 43 anni in Brasile. Per alcuni anni è stata a Manaus insieme a Don Enzo Benesperi e Don Umberto Guidotti, mentre dal 2004 era a Balsas, dove ha costruito la “casa della Comunità”, una struttura polivalente dedicata alla promozione sociale della popolazione a cominciare dai bambini, dai giovani e dalle donne con attività che spaziano in vari campi, dalle attività ludiche, al sostegno scolastico dei ragazzi e dei bambini, alla promozione del lavoro femminile, all’educazione religiosa e civile della popolazione.

Da sempre il Centro Missionario Diocesano ha dedicato la raccolta della quaresima missionaria al sostegno dei missionari fidei donum diocesani. I progetti sostenuti sono sempre stati legati alla loro attività: la raccolta 2018 verrà dunque destinata, sostanzialmente a due progetti:

– al sostegno di Don Marcello Tronchin, l’ultimo sacerdote fidei donum della nostra Diocesi, che opera in Ecuador in una parrocchia periferica della Città di Esmeraldas, in un contesto di forte degrado economico ed esistenziale. Don Marcello, pur essendo quasi ottantenne e con qualche problema di salute, continua la sua attività missionaria in favore di quella popolazione, in particolare di ragazzi problematici.

– Al sostegno del progetto di fraterna cooperazione fra la Diocesi di Pistoia e quella di Balsas, legata alla nostra anche dal ricordo di Mons. Rino Carlesi, nostro concittadino, che è stato per lunghi anni Vescovo amatissimo di Balsas nonché grande amico del Centro Missionario Diocesano.

Daniela Raspollini

 




È MORTO PADRE ROMUALDO DE POLI, SACERDOTE ‘FIDEI DONUM’ IN ECUADOR

Sabato 19 gennaio, nella città di Bellavista (Ecuador) è morto P. Romualdo de Poli, sacerdote fidei donum incardinato nella Diocesi di Pistoia e già missionario comboniano.

Padre De Poli, era nato a Padova il 7 marzo 1932. Ordinato sacerdote nel 1958 dall’Arcivescovo di Milano, Card. Giovanni Montini, fu inviato dopo pochi mesi in Ecuador.

Qui, e in particolare nella diocesi di Santo Domingo, ha sempre svolto il suo impegno pastorale con una particolare attenzione alle necessità dei più poveri. Nel 1990 lasciò i Comboniani e si incardinò nella Diocesi di Pistoia continuando a svolgere il suo servizio. Le esequie di Padre Romualdo sono state celebrate il 20 gennaio nella cattedrale di Santo Domingo de los Colorados dove è stato anche sepolto.

Il vescovo di Santo Domingo in Ecuador ha inviato la seguente lettera di condoglianze.