Centro Giovani: si ricomincia!

Il Centro Giovani diocesano riparte dopo la pausa estiva!

Martedì 25 settembre riapre il Centro Giovani, presso i locali della parrocchia di San Francesco. Come lo scorso anno, il centro si propone come spazio aperto a tutti i ragazzi dai 14 anni in su. I giorni di apertura saranno il martedì e il venerdì dalle ore 14:30 alle ore 18:30. Le attività che il Centro offre sono quelle del sostegno scolastico gratuito (in particolar modo il venerdì pomeriggio), un ampio spazio in cui poter fare i compiti, una sala ricreativa e una sala di musica dove poter cantare e suonare il pianoforte o la chitarra.

L’anima del centro è senza dubbio l’accoglienza e la possibilità per ogni ragazzo di potersi esprimere al meglio nelle proprie qualità, sentendosi sostenuto e incoraggiato. La realtà del Centro Giovani abbraccia in pieno quelli che sono i desideri e le indicazioni espresse da Papa Francesco, il quale si prepara, proprio nel mese corrente di ottobre a celebrare il Sinodo sui giovani, momento di particolare importanza, all’interno del quale il Papa vuole proprio porre al centro dell’attenzione l’ascolto verso i giovani.

Il progetto del centro giovani diocesano si delinea quindi come una porta aperta, pronta ad accogliere le necessità, le aspettative e i desideri che i ragazzi portano nel proprio cuore.




Giovani toscani verso Roma: i giorni dell’accoglienza

Venerdì 9 e sabato 10 agosto si è svolta a Pistoia l’accoglienza dei giovani toscani verso l’appuntamento dei giovani italiani con Papa Francesco. «Pistoia infatti – ricorda Mons. Tardelli – è una città che accoglieva e accoglie i pellegrini perché custodisce una reliquia importante dell’apostolo San Giacomo. Con questo appuntamento – prosegue il vescovo – si rinnova l’antica tradizione del pellegrinaggio. Oggi è bello vedere questi giovani in cammino. Il loro è un cammino faticoso, che impegna, ma da anche senso alla vita. Sono giovani in cammino verso Roma, ma soprattutto verso la pienezza della vita».

Suor Daniela, della fraternità apostolica di Gerusalemme, fa parte dell’equipe di pastorale giovanile diocesana che ha organizzato l’accoglienza dei pellegrini toscani a Pistoia. «Giovedì 9 agosto, – racconta suor Daniela – abbiamo accolto un gruppo di Vicenza che ha percorso il tracciato della Romea Strata, dall’appennino Modenese fino alla Croce Arcana e di lì, per varie tappe fino a Pistoia. Il loro gruppo, formato da 40 ragazzi, ha celebrato la messa in cattedrale, quindi i giovani pellegrini sono stati accolti a San Paolo mentre le ragazze, con alcune Suore che le accompagnavano, sono state alloggiate a casa nostra alla Basilica della Madonna dell’Umiltà. L’indomani mattina ho accompagnato tutto il gruppo alla scoperta del centro storico e delle sue meravigliose chiese».
Venerdì si sono aggiunti ai giovani di Vicenza anche gli altri 320 ragazzi provenienti da diverse diocesi toscane. «Con loro – prosegue suor Daniela – ci siamo ritrovati alla messa a San Francesco alle 11.30 presieduta dal vescovo di Pistoia (leggi qui l’omelia del vescovo Tardelli) e concelebrata dal vescovo di Montepulciano Chiusi Pienza Stefano Manetti e da vescovo di San Miniato Andrea Migliavacca.

Il pomeriggio di venerdì 10 è stato dedicato alla scoperta della città di Pistoia e a un momento di preghiera davanti alla reliquia di San Giacomo apostolo in Cattedrale. «Un vero e proprio ‘tour jacopeo’ che a partire dalla Cattedrale si è sviluppato in altre sette tappe: il Battistero, San Giovanni Fuorcivitas, San Paolo, la Basilica della Madonna dell’Umiltà, Sant’Andrea, l’ospedale del Ceppo e San Bartolomeo. In ogni luogo un giovane volontario ha atteso i pellegrini suddivisi in cinque gruppi, in una sorta di “caccia al Tesoro” che li ha aiutati a riconoscersi pellegrini sui passi di Cristo».

La conclusione della serata è stata affidata al concerto del gruppo di rock cristiano i Reale in piazza San Francesco. Al termine del concerto c’è stato anche un inedito momento di preghiera di adorazione eucaristica: «un momento forte e bellissimo con tutti i giovani in silenzio adoranti davanti a Gesù! Indimenticabile e toccante!».

La mattina di sabato 11, dopo un momento di preghiera guidato dal vescovo Manetti, tutti i pellegrini sono ripartiti alla volta di Roma per la veglia al Circo Massimo con Papa Francesco e la Messa in Piazza San Pietro.

Nella nostra Diocesi anche la parrocchia di Valenzatico è stata impegnata nell’accoglienza di tanti giovani in cammino verso Roma. «È stato un momento forte di condivisione e di gioia – racconta Don Roberto Razzoli-; hanno bussato alla nostra porta giovani pellegrini con i loro rispettivi parroci provenienti da San Giovanni Valdarno e Grosseto. Ci hanno chiesto ospitalità e noi li abbiamo accolti volentieri. Sono arrivati a Valenzatico 42 giovani pellegrini stremati. Appena arrivati li abbiamo ricevuti con un grande abbraccio di fraternità da parte della nostra comunità che ha fatto trovare loro subito una cena a base di Pizza. È stato un momento forte di condivisione. I parrocchiani si sono prodigati per fare accoglienza, nel preparare loro la cena e la colazione. Dopo cena abbiamo si è celebrata la messa, abbiamo quindi letto e condiviso il Vangelo vivendo un momento di riflessione nella piazzetta della parrocchia. Al mattino li abbiamo accompagnati a piedi da Valenzatico a Pistoia. È stata una bella esperienza – conclude don Roberto – un momento forte di condivisione e di gioia».

Tra i volontari che si sono attivati nell’accoglienza dei giovani pellegrini abbiamo raccolto una breve testimonianza di chi ha collaborato a distribuire la cena nel convento di San Francesco a Pistoia. «È stato un bel momento di chiesa. Nei giovani, nonostante la fatica ed i piedi piagati, si percepiva la gioia di essersi ritrovati tutti insieme con altri ragazzi di altre diocesi per essere Chiesa. Questo è il sentimento forte che scaturiva dalla loro gioia di condividere anche con fatica un cammino. È stata indubbiamente una bella esperienza di Chiesa».

«Mi sembra giusto esprimere un ringraziamento a tutti i componenti del servizio diocesano di Pastorale Giovanile guidati da don Fulvio e don Marius». Alessio Bartolini, seminarista della nostra diocesi che ha collaborato con l’equipe di pastorale giovanile per l’organizzazione dell’evento, intende ricordare quanti si sono impegnati per la riuscita dell’evento: «Un caloroso ringraziamento va alla curia diocesana per il prezioso supporto amministrativo e al Comune di Pistoia che ha fatto la sua parte supportando l’organizzazione dell’evento e concedendo spazi e attrezzature. Un grande grazie va infine a tutti i volontari giovani e meno giovani che ci hanno aiutato con il loro lavoro silenzioso e discreto e ci hanno fatto vivere la bellezza della fraternità. Un grazie particolare anche ai volontari del CISOM e della Polizia in congedo. Un doveroso ringraziamento va ad alcune imprese del territorio che ci hanno sostenuto con la loro generosità e con la donazione di acqua e generi alimentari: la CONAD di Pistoia e gli stabilimenti ACQUA SILVA».

Daniela Raspollini




Giovani in cerca di annunciatori credibili

Daniele Masciotra è animatore dell’oratorio parrocchiale di Oste (Montemurlo). Da anni è impegnato in parrocchia nella Caritas e nella catechesi. A lui abbiamo rivolto alcune domande sulla realtà giovanile.

Quali sono, a tuo avviso, le problematiche più diffuse legate al mondo dei giovani?

Il mondo giovanile è una realtà molto importante sulla quale le comunità civili e religiose, a mio avviso, devono investire sempre di più cercando di collaborare insieme per garantire una crescita ed una formazione adeguate alle nuove generazioni.

Spesso, purtroppo, i giovani di oggi sono sfiduciati nei confronti del loro avvenire, oppure vivono alla giornata senza nutrire sogni e progetti per il futuro.

È proprio vero, in riferimento ad un recente libro dedicato ai giovani, che..”piccoli atei crescono”?

Dal punto di vista spirituale, la sempre più scarsa frequenza al catechismo e ai gruppi giovanili, e la scelta di non seguire più l’ora di religione a scuola, è indice di come la componente religiosa nei giovani sia sempre meno diffusa. In questo ritengo che un ruolo fondamentale lo ricopra la famiglia che dovrebbe incoraggiare i ragazzi a fare esperienza di fede nei gruppi parrocchiali; invece spesso ci troviamo davanti ragazzi che vivono disagi, fragilità, rabbia perché spesso sono le prime vittime di situazioni familiari difficili, di emarginazione fra gli amici e a scuola…

Che cosa hai imparato dopo tanti anni di attività oratoriale in parrocchia?

Nella mia ventennale esperienza con i giovani in parrocchia, sia nei gruppi giovanili, che nell’attività oratoriale durante l’estate, ho imparato quanto siano importanti la presenza di figure che stiano con loro; i giovani hanno bisogno di modelli concreti e non virtuali, hanno bisogno di scoprire che al giorno d’oggi il reale è più bello del virtuale, hanno bisogno di qualcuno che si occupi di loro anche al di fuori della famiglia e della scuola; e questo spesso nelle parrocchie è possibile grazie alla presenza di educatori, animatori, catechisti che dedicano con generosità ed amore il proprio tempo al servizio dei ragazzi, mettendosi in gioco per loro, talvolta anche arrabbiandosi o correndo il rischi di essere defusi, ma senza smettere mai di amarli. I giovani hanno bisogno di esempi sani, di punti di riferimento. È importante saperli ascoltare, senza banalizzare i loro problemi, ma aiutarli a vedere la vita da più punti di vista. I giovani hanno bisogno di incontrare Gesù, di conoscerlo, di farne esperienza, di saperlo riconoscere nella vita quotidiana.

Ci sono delle figure alle quali oggi i giovani possano far riferimento?

La società di oggi spesso presenta ai ragazzi figure di riferimento non sempre positive; io negli ultimi tempi ne ho conosciuta una, ed è il servo di Dio Carlo Acutis, un giovane morto nel 2007 a 15 anni che nella sua breve vita ha saputo essere un testimone di Gesù per tutti coloro che lo hanno conosciuto, pur vivendo la vita di un normale ragazzo del suo tempo. L’eredita spirituale che il giovane Carlo ha lasciato, ne fa tutt’oggi un modello da seguire per giovani ed adulti. Per Carlo Acutis è già iniziato il processo di beatificazione. Inoltre voglio suggerire anche la figura di don Bosco che è sicuramente una di quelle da cui gli animatori di oggi possono attingere per vivere il loro servizio nei confronti dei giovani.

Che cosa ti sentiresti di consigliare a chi si trova a lavorare con i giovani?

Stare con i giovani è una scuola che non finisce mai; non si smette mai di imparare e di ricevere; richiedono tanta energia, la capacità di aggiornarti sempre per parlare con i loro linguaggi, ma sanno anche darti tanto.

Secondo me, l’importante è seminare; non è detto che saremo noi a raccogliere i frutti, ma l’importante è continuare a seminare.

Preghiamo affinchè il prossimo sinodo dei giovani sia una buona occasione guidarci come Chiesa nel dialogo con le nuove generazioni, e ci renda credibili annunciatori e testimoni della Buona Novella.

Daniela Raspollini




Azione Cattolica: tempo di campi estivi

Mercoledì 20 giugno un incontro in seminario aperto alle famiglie e a chi volesse saperne di più

È finalmente arrivata l’estate e per tutte le bambine, i bambini, i ragazzi e le ragazze dai 6 ai 18 anni che hanno preso parte ai cammini di Azione Cattolica, ma anche per tutti quelli che ancora non la conoscono, sta per iniziare un momento molto importante: il tempo dei campi estivi!

Non a caso l’Azione Cattolica ha deciso di chiamare il periodo delle vacanze “tempo dell’Estate Eccezionale!” perché, a contrario di quello che si può pensare, vista la pausa dalle attività di catechesi, sia parrocchiali che diocesane, per tutti gli aderenti all’associazione è proprio in estate che è possibile vivere l’esperienza di incontro, condivisione, riflessione e preghiera più profonda di tutto l’anno.

I campi estivi sono infatti delle settimane di convivenza scandite da momenti di preghiera, catechesi di gruppo, scoperta dell’altro attraverso il pensiero e il gioco; sono esperienze di conoscenza profonda del Vangelo proprio attraverso la modalità educativa evangelica per eccellenza… il vivere insieme quotidianamente.

Per permettere a tutte le famiglie una consapevolezza maggiore su quello che l’Azione Cattolica di Pistoia propone per i campi estivi 2018 è stata organizzata una serata di incontro e introduzione, nella quale sarà possibile chiedere informazioni dettagliate, conoscere tutti gli educatori e comprendere ancora meglio quali siano le attività che i partecipanti avranno modo di vivere.

Tutti coloro che sono interessati a conoscere la proposta estiva dell’Azione Cattolica di Pistoia possono venire mercoledì 20 Giugno alle 21 in Seminario (entrata Via Bindi, cancello del Giardino della casa dell’Anziano, poi procedere fino al parcheggio sul retro del giardino).

L’incontro è aperto naturalmente a tutti i genitori che vogliono iscrivere i figli ai campi, ma anche a tutte le famiglie che non hanno ancora avuto un’esperienza diretta con l’Azione Cattolica e che desiderano scoprirla. Sarà un modo per iniziare insieme questo tempo estivo e renderlo veramente eccezionale!

Calendario dei campi estivi dell’Azione cattolica di Pistoia 2018

26 Agosto – 1 Settembre Azione Cattolica Ragazzi (6-11 anni)
Località Torsoli, Greve in Chianti (FI)

30 Luglio -5 Agosto Azione Cattolica Ragazzi (12-14 anni)
Loc. Pian Degli Ontani, Cutigliano (PT)

30 Luglio -5 Agosto Azione Cattolica Giovanissimi (15-18 anni)
Loc. Pelago (FI)

Per informazioni: ac.pistoia@gmail.com




X mille strade siamo qui! I giovani toscani a Pistoia

Venerdì 15 giugno un incontro di preparazione in San Francesco

Tra il 10 e l’11 agosto Pistoia accoglierà i giovani toscani diretti a Roma per l’incontro con il Papa.
Il cammino dei giovani italiani verso l’incontro con Papa Francesco l’11 e il 12 agosto ha preso ormai quota. Il 10 agosto a Pistoia ci sarà una giornata regionale di festa e preghiera a cui si uniranno i giovani pellegrini di diverse diocesi toscane. Tra loro anche un piccolo gruppo proveniente da Venezia e i giovani della diocesi Vicenza che percorreranno a piedi alcuni tratti del tracciato della Romea Strata. Da Pistoia sabato 11 agosto i giovani partiranno insieme per Roma, per una veglia di preghiera al Circo Massimo e una notte bianca nel cuore della città eterna con musica, spettacoli e incontri. Domenica 12 è invece prevista la Santa Messa con il Papa.

La nostra diocesi sarà impegnata nell’accoglienza, recuperando l’antica vocazione della città di San Jacopo, mèta secolare di pellegrinaggi. Dalla Toscana si daranno appuntamento a Pistoia i giovani delle diocesi di Firenze, Fiesole e Grosseto, Montepulciano-Chiusi-Pienza, Lucca, Livorno e San Miniato. I pellegrini, che saranno ospitati in alcune palestre della città, avranno l’opportunità di partecipare a momenti di preghiera e visita del patrimonio di arte e fede del centro storico. Venerdì 10 agosto, alle ore 21 è previsto un grande concerto con i Reale: gruppo di Christian Rock italiano. Il concerto è gratuito e aperto alla partecipazione di tutti!

I Reale sono un Rock band di Christian Music italiana, una delle poche realtà musicali in Italia in grado di coniugare ottime produzione musicali, live travolgenti e fede, proponendo testi esplicitamente cristiani con sonorità Rock. I Reale sono nati da Alessandro Gallo (voce) e Francesca Cadorin (voce) marito e moglie. Entrambi si sono conosciuti nella Comunità Cenacolo di Madre Elvira, dopo anni di tossicodipendenza. Tutti e due hanno alle spalle percorsi musicali che riscoprono però in comunità davanti all’unica “Terapia” che il Cenacolo propone loro: Dio! Un’occasione da non perdere, dunque, per vivere un momento di preghiera e testimonianza cristiana insieme a tanti giovani.

Venerdì 15 giugno alle ore 21 nel convento di San Francesco a Pistoia sono chiamati a raccolta tutti i giovani che si dedicheranno all’accoglienza dei pellegrini per un incontro informativo e di preparazione spirituale. La diocesi ha ancora bisogno di volontari per assicurare l’accoglienza dei giovani pellegrini: per offrire la tua disponibilità o chiedere informazione contatta: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it oppure chiama o manda sms a: 320 3216658 (Suor Claudia).

Dopo i due giorni di accoglienza anche i giovani pistoiesi saranno presenti a Roma per l’incontro con il papa dell’11 e 12 agosto. Chi fosse interessato a partecipare, anche soltanto al viaggio a Roma, è invitato a contattare quanto prima i responsabili dell’Ufficio di Pastorale Giovanile.

Redazione

 




PARROCCHIA E AC: QUALE LEGAME POSSIBILE?

A San Miniato l’incontro regionale per i presbiteri con l’Assistente nazionale di Azione Cattolica

Qual è l’originalità di Azione Cattolica? Come rilanciare l’associazione e inserirla nell’azione pastorale delle parrocchie? Quali sono le sfide e le tentazioni del momento presente?

Tanti interrogativi sull’identità e la missione dell’Azione Cattolica al centro dell’incontro organizzato a San Miniato mercoledì 3 maggio, in occasione dell’incontro regionale per i presbiteri con l’Assistente nazionale di Azione Cattolica Mons. Gualtiero Sigismondi. Un’occasione importante per far conoscere l’associazione ai sacerdoti delle diocesi toscane e riflettere sulla sua presenza nella realtà parrocchiale.

ll vescovo di Pistoia Fausto Tardelli, delegato CET per le aggregazioni laicali, portando i suoi saluti, ha confermato la fiducia e l’attenzione dei vescovi toscani nei confronti dell’associazione, che svolge un ruolo importante anche nel lavoro della consulta regionale delle aggregazioni laicali. La riflessione è stata quindi affidata a Mons. Gualtiero Sigismondi, assistente nazionale AC e successore del compianto vescovo Mons. Mansueto Bianchi.

L’AC, ha affermato Sigismondi è un «scuola di sinodalità e una scuola di formazione permanente per il clero». Ad oggi il testo di riferimento per Azione Cattolica, «l’icona più completa» per indirizzarne l’azione è sicuramente Evangelii Gaudium di Papa Francesco. A partire un breve riferimento al libro degli Atti degli Apostoli Mons. Sigismondi ha indicato quattro tensioni della Chiesa di oggi: il pericolo di mettere da parte la parola di Dio; l’incapacità di non essere segno di contraddizione, la tentazione di chiudersi in compartimenti stagni, il rischio di disgiungere dottrina e pastorale.

La missione di Azione Cattolica può risultare importante per affrontare queste quattro tensioni e superarle. AC, infatti, educa a lavorare in squadra: «l’Azione Cattolica – ha affermato Sigismondi – è scuola di sinodalità in cui si impara l’agilità pastorale».

Se l’AC è una palestra ecclesiale è anche perché la sua funzione, «il suo scopo non è che quello proprio della Chiesa». Uno scopo che raccomanda di «evitare le iniziative prive di iniziativa che ingolfano l’opera dell’associazione e della Chiesa», ma che chiede anche di prendere sul serio l’appello alla conversione pastorale richiesta da Papa Francesco. Mons. Sigismondi ha indicato alcuni precisi “passaggi” pastorali necessari alla vita di Azione Cattolica. Ha infatti invitato a:

passare a una pastorale dedicata a guidare la formazione di laici impegnati;

passare dalla rete pastorale delle parrocchie alla pastorale a rete delle parrocchie in alleanza in cui i diversi assistenti sono chiamati a imparare un lavoro condiviso;

passare dalla pastorale del campanile a quella del campanello, perché sia sviluppata una vera e propria «pastorale dell’orecchio»; una pastorale che opera «a goccia e non a pioggia», in cui assume importanza la direzione spirituale;

passare dai corsi di preparazione del sacramento del matrimonio a cammini di accompagnamento degli sposi novelli, nella consapevolezza che occorre ripartire dalla famiglia;

passare da una pastorale quasi esclusivamente concentrata nella iniziazione cristiana che vede i genitori latitanti ad una che li coinvolga, perché Azione Cattolica sa bene che non ci si può concentrare solo su i ragazzi;

passare da una pastorale giovanile ormeggiata al molo dei grandi eventi ad un discorso attento al discernimento vocazionale, alla decifrazione dei linguaggi dei giovani. In AC non può esserci principalmente pastorale dei grandi eventi, ma un cammino quotidiano che dice cura della vita interiore;

passare dal reclutamento dei catechisti a una formazione seria. Per questo un parroco può scommettere sull’Azione Cattolica;

passare dalla trincea della ritrosia di fronte a un mondo che cambia, alla presenza anche nei media digitali;

passare da un laicato che compie opera di manovalanza, ad essere cristiani che partecipano attivamente alla vita sociale del nostro paese, vincendo ogni forma di silenzio e reticenza: «meno sacrestani e più cristiani» diceva Bachelet.

Di fronte alla sfida proposta da questi numerosi, ma decisivi passaggi, l’Azione Cattolica è chiamata a prendersi cura della coscienza delle persone. AC è davvero una grande scuola di libertà, illumina e favorisce la maturazione di coscienze libere seminando la Parola senza stancarsi; avviando processi senza forzature, riconoscendo che ogni anima ha la sua pienezza nel tempo. «Soltanto un accompagnamento pastorale mirato – ha continuato Sigismondi – sa raggiungere tutti, per imparare a coinvolgere senza farsi travolgere. Un buon educatore sa mantenere le distanze della sicurezza e inquietare senza irritare, ma anche avere l’audacia di favorire il dialogo, incoraggiare senza fermare. Un po’ come si fa in famiglia. E Proprio a questo rimanda «la più bella definizione di AC», quella formulata da Mons. Bianchi: «una famiglia bella e grande».

Sigismondi ha concluso il suo intervento segnalando, con acutezza, le dodici tentazioni di un assistente AC:

  1. dimenticare che si è preti nell’AC e non dell’AC e che esiste una continua circolarità tra sacerdozio comune e sacerdozio ministeriale;
  2. dimenticare di amare la Chiesa. L’AC non si lamenta della Chiesa, ma la ama;
  3. sottovalutare che gli assistenti formano un collegio, che sono chiamati a coordinarsi con il vescovo;
  4. ignorare le regole della partecipazione democratica alla vita associativa e non ricordarsi di stare ognuno al proprio posto;
  5. abdicare alla pastorale dell’orecchio. All’assistente è chiesto principalmente di dirigere le coscienze e confessare;
  6. scordare che come c’è un’arte di celebrare, ce n’è una di accompagnare;
  7. rinunciare a tenere sotto controllo la febbre degli eventi;
  8. resistere a portare avanti una pastorale integrata tra i vari settori;
  9. perdere il carattere asimmetrico della relazione educativa, coinvolgendosi senza lasciarsi travolgere. In una società senza padri, infatti, il rischio è che l’assistente faccia da ‘babbo’ e non da ‘padre’.
  10. appiattire l’AC sulla parrocchia; essere cristiani non è un abito da vestire in privato;
  11. snobbare gli appuntamenti associativi;
  12. rileggere la storia dell’Azione Cattolica senza impegnarsi a scrivere la parabola del buon seminatore, cioè senza impegnarsi in un lavoro chiamato a seminare con generosità.

u.f.




PER UN ORATORIO A “PORTE APERTE”

La proposta ANSPI per Oraestate, il corso di formazione per oratori parrocchiali

 La pastorale Giovanile come ogni anno promuove  Oraestate, un percorso di formazione  per gli animatori degli oratori estivi parrocchiali.  Stavolta ha condotto questo itinerario di formazione Anspi Toscana. Abbiamo colto l’occasione per rivolgere alcune domande a Alessandro Ventura, delegato regionale per la formazioni di Anspi Toscana, che è anche uno degli educatori che hanno guidato il corso formativo per la Pastorale giovanile di Pistoia.

Quali progetti state portando avanti per l’imminente tempo di estate?

Due sono i progetti che come ogni anno cercano di arricchire il periodo estivo sia per i ragazzi e allo stesso tempo per gli animatori: il progetto del sussidio estivo con la sua storia tratta da un romanzo per i ragazzi e poi la festa degli oratori che ormai è tappa consolidata per tutti quei oratori affiliati all’ANSPI che si tiene come ogni anno nel comune di Bellaria Igea Marina (RN)

Anche quest’anno sarà consegnato il nuovo sussidio per gli oratori. Su quale argomento è incentrato?

Nella diocesi di Pistoia come in tutte le diocesi d’Italia il tema che l’ANSPI propone per questa estate 2018 è «Gulliver: ogni uomo non è un isola».

il tema è tratto dal famoso romanzo di Jonathan Swift “viaggi di Gulliver”. In modo particolare l’attenzione cadrà su tre tematiche con la quale i ragazzi si confronteranno attraverso le attività, i giochi, i laboratori e la preghiera (proposte presenti nel sussidio che l’anspi mette a disposizione gratuitamente scaricando il file pdf http://gulliver.anspi.it ): Viaggio, diversità e cittadinanza.

Viaggio: ogni vita è un viaggio, un cammino che ci aiuta a crescere e comprendere la bellezza di vivere in modo pieno la felicità che Dio progetta su ciascuno di noi.

Diversità: mai come quest’anno si sente l’esigenza di affrontare una tematica così importante per la nostra società Italia. Chi è il diverso? ognuno di noi può essere “diverso” perché custode di esperienze che condivide con l’altro. Ma il diverso è anche chi vive una cultura diversa dalla mia e di cui noi diventiamo i custodi. Il servo di Dio don Tonino Bello amava dire che la Chiesa deve diventare il luogo dove si vivi la convivialità delle differenze. Un tavolo dove ogni cultura, ogni religione può sedersi e parlare.

Cittadinanza (il bene comune): il magistero di papa Francesco è un continuo invito a essere Chiesa in uscita. Ogni ragazzo, ogni animatore, deve scoprire e riconoscere che la sua fede lo porta a essere testimone e missionario. Essere missionario significa avere cura innanzitutto del proprio territorio, essere un faro che testimonia negli ambienti in cui si vive una bellezza che è concreta attraverso il rispetto del bene comune, nel denunciare coraggiosamente le ingiustizie, nell’aver cura dell’ambiente.

Quali caratteristiche dovrebbe avere l’animatore di oratorio?

Direi: Ascolta i ragazzi; cammina assieme ai ragazzi; parla con i ragazzi; condivide con i ragazzi. Sorride e questo diventa il dono più grande che i ragazzi ricevono e ricordano.

Quale modello educativo a tutt’oggi può essere valido tra Don Bosco, Filippo Neri, Don Milani, ecc..

Sono onesto: a mio parere non esiste un modello più valido. Padre Filippo Neri, don Giovanni Bosco, don Lorenzo Milani avevano un unico modello che è l’unico valido: seguire Gesù e il suo Vangelo. Ecco il modello sempre valido e che non passa mai.

Secondo la tua esperienza cosa è importante comunicare ai giovani?

L’incontro con Gesù. I ragazzi e i giovani di oggi hanno semplicemente bisogni di modelli credibili. Don Lorenzo Milani diceva ai ragazzi di Barbiana: I care, io ho cura di voi, mi interesso, non ci  “dormo la notte”. I giovani hanno bisogno di sentirsi custoditi e amati.

Cosa non può mancare in un Oratorio parrocchiale?

Risposta diretta: la porta aperta! Un oratorio che ha sempre la porta aperta significa che accoglie, che vive per i ragazzi e i giovani che lo frequentano. Che è a disposizione di ogni loro esigenza, insomma la “porta sempre aperta” è sinonimo di famiglia, di casa che è abitata.

Daniela Raspollini

(per info: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it )




PER UN ‘IDENTIKIT’ DEL BULLO

Giulia Vendramini, psicologa collaboratrice del Centro Famiglia Sant’Anna ci aiuta a comprendere il fenomeno del bullismo

Qual è l’identikit del bullo? Cosa si nasconde dietro il suo comportamento?

Spesso alla base del comportamento aggressivo c’è una personalità piuttosto fragile. Alle spalle di un bullo, ciò che di frequente manca, è un nucleo familiare in grado di dialogare, ascoltare ed educare ponendo le dovute regole. Tutto questo comporta instabilità emotiva e una perdita totale di punti di riferimento. Il comportamento del bullo non è correlato all’estrazione sociale della famiglia, spesso infatti, si tratta di ragazzi che provengono da famiglie di ceto sociale elevato, in cui i bambini vengono eccessivamente compensati e coccolati.

Purtroppo viviamo in una società dove quello che più conta è il mostrare e il fare piuttosto che l’essere. I ragazzi sono abituati ad ottenere tutto quello che vogliono. Tra i miei giovani pazienti è all’ordine del giorno preoccuparsi di cosa farsi regalare da babbo o mamma per una qualsiasi festività o anche solo per un bel voto e i regali in alcuni casi sono anche economicamente consistenti come smartphone e vacanze.

Quello che noto dalla mia esperienza è che molti giovani non sono abituati a faticare e sacrificarsi per raggiungere un obiettivo e godere del proprio successo e dell’avercela fatta da soli. Non tollerano neanche la frustrazione di eventuali imprevisti o difficoltà che nella vita inevitabilmente accadono e che servono a mettere alla prova la persona e a stimolare la ricerca di soluzioni alternative. Al mio studio arrivano sempre più ragazzi insicuri, con una autostima estremamente bassa, che non provano neanche ad affrontare una minima difficoltà perché danno per scontato di non farcela, puntano il dito verso l’altro attribuendogli tutta la colpa e aspettano che qualcuno risolva la situazione per loro.

I ragazzi passano giornate intere su internet: è da lì che nasce in loro lo spirito di emulazione?

Sicuramente internet è uno strumento con una doppia faccia: da una parte, se ben usato, risulta molto utile per apprendere ed arricchirsi, dall’altra invece può diventare una fucina di pericoli e trappole subdole, in cui anche i ragazzi più preparati e informati possono cadere. Nella nostra società dell’apparire farsi un video e postarlo sui social, sperando di diventare famoso, è un comportamento all’ordine del giorno ed estremamente facile, grazie alle moderne tecnologie.

I nuovi idoli dei ragazzi sono gli influencer e i youtuber, spesso giovanissimi, che sono riusciti a diventare famosi e a guadagnare postando video e foto sui principali social network. Sembra che per essere riconosciuti come persona contino di più i “like” raccolti dai followers su internet, piuttosto che i propri pensieri, comportamenti e le relazioni vere, in carne ed ossa, che tessiamo.

Una piccola parentesi va aperta anche sui videogiochi; numerosi studi internazionali negli ultimi vent’anni hanno riscontrato un’influenza negativa dei videogiochi violenti negli adolescenti, disturbando la personalità dei ragazzi che ne fanno uso e favorendo l’aggressività fisica e l’indifferenza alla violenza. Già da bambini al giorno d’oggi si comincia a giocare con tablet, pc e cellulari di mamma e babbo, spesso a giochi violenti assolutamente non consoni all’età del giocatore. Questi giochi dove uccidere è una cosa normale e dove morire poco importa perché si può ricominciare daccapo, influiscono negativamente sul valore reale della vita vera.

Il ruolo dei genitori è importante per questi ragazzi. Purtroppo spesso manca il dialogo all’interno della famiglia..

La famiglia nella nostra società è cambiata negli ultimi decenni. Siamo passati da famiglie con tanti figli, che vivevano insieme a nonni e zii sotto lo stesso tetto o comunque vicini, a famiglie nucleari in cui spesso e volentieri entrambi i genitori devono lavorare per sopravvivere economicamente. I nonni, quando ci sono, costituiscono degli aiuti importanti, ma non sempre sono a piena disposizione dei nipoti. Alcuni lavorano ancora e hanno un tempo limitato da dedicare, inoltre non spetta a loro il ruolo educativo, quello è compito dei genitori, che talvolta dopo aver lavorato tutto il giorno non riescono a dedicare il giusto tempo ai figli. Sarebbe auspicabile, invece, riuscire a dedicare un tempo di qualità, piuttosto che di quantità ai figli, ascoltandoli, confrontandosi, facendo sentire loro la nostra vicinanza con piccoli gesti.

Il momento della cena in cui tutta la famiglia si riunisce a tavola, rappresenta un momento conviviale importantissimo in cui scambiarsi informazioni, racconti, emozioni, eppure è facile cadere vittime della televisione o degli smartphone che assorbono tutta la nostra attenzione, distogliendoci dal dialogo.

Una lamentela che mi riportano spesso i genitori di figli adolescenti è il non riuscire a comunicare con loro, visto che spesso e volentieri, parlano poco oppure si chiudono in camera. Dai comportamenti dei figli possiamo cercare di capire cosa sta succedendo, se hanno litigato con un amico o hanno concluso una storia d’amore. A volta non importano tante parole, ma gesti per dimostrare al figlio che babbo e mamma ci sono e ci saranno sempre per sostenerlo. I genitori devono essere dei buoni osservatori e notare i piccoli cambiamenti, cosa molto difficile perché richiede sforzo e attenzione.

Nel caso delle famiglie separate, purtroppo sempre in aumento, la situazione si complica, se poi la separazione è alimentata da conflitti genitoriali che usano i figli per colpirsi a vicenda, i ragazzi si trovano in una situazione ansiogena in cui si sentono manipolati piuttosto che compresi, vittime di una guerra tra adulti che non riescono a fornire punti di riferimenti ai figli. Capita poi che i genitori separati o che non riescono a dedicare tempo ai figli cerchino di ridurre il proprio senso di colpa comprando regali e cercando di rispondere a tutte le richieste materiali del figlio.

Purtroppo la famiglia che non pone i dovuti limiti ai figli, i genitori che non si assumono responsabilità educative, nuclei familiari disgregati e situazioni familiari complesse in cui possono essere presenti anche problemi economici e deprivazione culturale, possono spianare la strada a comportamenti aggressivi dei figli, che attraverso la violenza trovano una possibile strada per manifestare il loro disagio.

Non esiste più forse il coordinamento tra scuola e famiglia; un rapporto che sembrava portare buoni frutti adesso si è drammaticamente interrotto?

Qualcosa sembra essersi incrinato nel rapporto scuola-famiglia. Dopo gli ultimi casi di bullismo tra ragazzi e tra ragazzi e professori, ma anche dopo gli episodi di violenza verbale se non addirittura fisica da parte di qualche genitore nei confronti degli insegnanti, è necessario fermarsi a riflettere su cosa stia succedendo e come poter fare per ricucire un rapporto fondamentale per l’educazione e la formazione degli adulti di domani.

Purtroppo se un genitore non adempie al suo ruolo educativo e non trasmette i valori del rispetto verso gli altri e verso le regole, ma asseconda il figlio in tutto impedendogli di sbagliare e di fare i conti con la frustrazione e con eventuali conseguenze, viene meno alla sua funzione principale e rischia di crescere ragazzi incapaci di assumersi responsabilità e di diventare adulti maturi.

Mi trovo comunque sia d’accordo con la dichiarazione del presidente dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, Lauro Mengheri, il quale sottolinea l’importanza di non generalizzare e di non cadere in condanne superficiali dopo il ben noto episodio di Lucca. Personalmente ho conosciuto famiglie e professori che hanno collaborano tra loro per sostenere i ragazzi anche in momenti di difficoltà. Come esistono episodi negativi, da non sminuire e su cui riflettere, esistono anche tante realtà positive che funzionano.

Questo fenomeno di bullismo nei confronti dei docenti sta dilagando: in che modo si potrà arginare?

Credo che i professori debbano riprendersi il loro ruolo educativo, ma devono essere loro i primi ad essere consapevoli dell’importanza del loro lavoro sulla formazione degli adulti di domani. Se non credono di svolgere il lavoro fondamentale che invece ricoprono, ma pensano di insegnare solamente una materia assegnando una serie di numeri o giudizi ai ragazzi, non riusciranno a trasmettere i giusti valori e la giusta motivazione ai ragazzi. La scuola poi, come la famiglia, dovrebbe avere regole chiare e certezza delle conseguenze per chi non rispetta tali regole. Tutto questo è importante per insegnare ai ragazzi ad assumersi le proprie responsabilità.

Chiaramente con le famiglie che non svolgono a pieno la loro funzione educativa sarà più difficile trovare una piena collaborazione; in questi casi un insegnante, come i genitori, deve essere un buon osservatore, riconoscere eventuali cambiamenti nel comportamento di un ragazzo e offrirgli uno spazio di ascolto e dialogo.

Sarebbe auspicabile che anche la famiglia collaborasse con l’insegnante per aiutare il figlio, se ciò non fosse possibile la scuola dovrebbe comunque attivarsi, indirizzando anche il ragazzo ad eventuali servizi scolastici come lo sportello di ascolto psicologico, oppure inserirlo in progetti pomeridiani con altre figure educative positive.

Quale ruolo può avere la Chiesa nell’educazione dei giovani e soprattutto nei confronti di chi ha atteggiamenti sbagliati? Quale messaggio vorrebbe rivolgere agli operatori pastorali? Molto spesso i ragazzi che fanno i bulli a scuola sono anche quelli che vanno a catechismo..

La Chiesa in qualità di istituzione formativa, così come la scuola e la famiglia, rappresenta un’ulteriore opportunità educativa trasmettendo valori cristiani come: rispetto, uguaglianza, tolleranza e offrendo uno spazio di ascolto e di confronto tra ragazzi. In caso di giovani in difficoltà è necessario attivare un canale di collaborazione con la famiglia e la scuola, segnalando eventuali comportamenti a rischio e cercando insieme di sostenere il ragazzo a 360 gradi.

È fondamentale che il giovane si senta seguito e supportato il più possibile e che possa contare su più figure di riferimento e su modelli educativi positivi. Gli operatori pastorali hanno il compito di offrire ai ragazzi un’esperienza di crescita e di formazione spirituale, personale e sociale. Come gli insegnanti, anche gli operatori devono essere sempre attenti e interessati ai ragazzi e ad eventuali cambiamenti nei loro comportamenti, in modo da attivarsi il prima possibile.

Daniela Raspollini




ORATORI ESTIVI: TORNA ORAESTATE

Formazione per gli Animatori degli Oratori Estivi Parrocchiali

Come ogni anno la Pastorale Giovanile diocesana propone a tutti coloro che intendono organizzare l’esperienza dell’oratorio estivo nella propria parrocchia un corso di formazione per gli animatori.

Gli incontri, che avranno luogo presso il Seminario Vescovile di Pistoia, sono previsti nei seguenti giorni:

Domenica 6 maggio: ore 15–18

Giovedì 10 maggio: ore 21

Guideranno gli incontri alcuni formatori dell’ANSPI (ORATORIO 20.20elle).

Rifletteremo insieme sulla figura dell’animatore e saranno fornite alcune indicazioni utili per l’impostazione dell’oratorio estivo. Non mancherà la presentazione di alcune tecniche di animazione e del sussidio per quest’anno.

Vi aspettiamo!

Don Fulvio Baldi – Ufficio Pastorale Giovanile




METTITI IN CAMMINO NELLA ‘MOVIDA’ DEL CENTRO

Sabato 28 aprile una serata di evangelizzazione e preghiera a cura di Nuovi Orizzonti

«Mettiti in cammino» è la nuova iniziativa della comunità Nuovi Orizzonti. Una serata alternativa che si svolgerà nella diocesi di Pistoia sabato 28 aprile dalle ore 18 alle 22, e sarà contrassegnata da diversi appuntamenti. Ad illustrarci le tappe di questo evento Nicola Rizzello referente dell’associazione.

Come e dove si svolgerà la serata?
La serata si svolgerà in centro a Pistoia il 28 Aprile già dal primo pomeriggio, inizieremo con l’allestimento della chiesa di San Filippo Neri. Seguirà l’attività “Abbracci Gratis” che vedrà i nostri giovani missionari nelle vie del centro più frequentate, creando un vero e proprio ”abbraccio” alle vie del passeggio. Nella chiesa di San Filippo Neri alle ore 21:00 il vescovo di Pistoia S.E. Fausto Tardelli celebrerà la “Messa giovani” una liturgia con canti e animazione pensata per arrivare al cuore dei giovani. A seguire, con il mandato del Vescovo inizieremo la “Luce nella Notte”, attività di evangelizzazione di strada sostenuta dalla preghiera che, all’interno della chiesa, proseguirà alla presenza di Gesù Eucarestia proponendo ai giovani incontrati per strada un momento “intimo con Gesù”. La chiesa rimarrà aperta fino a tarda notte con la possibilità di accostarsi al sacramento della riconciliazione.

Il programma presenta anche una “messa alternativa” nella Chiesa di San Filippo. Perché “alternativa”: cosa ci possiamo aspettare? Per quale ragione ritenete che sia necessario proporre una messa “diversa dal solito”?
Alternativa perché è un termine che usano i giovani per indicare qualcosa al di fuori della quotidianità ecco perché: per usare un linguaggio appropriato a chi desideriamo raggiungere. Alternativo rispetto al vivere un sabato sera di divertimento pensato nella trasgressione volto a raggiungere un piacere effimero. Cosa ci si può aspettare sicuramente è un accompagnamento della liturgia con una modalità giovane fresca con canti e animazione scelti ad hoc.

Come avete organizzato questo momento di evangelizzazione in notturna dal titolo “E gioia sia!”?
“E gioia sia” è il nostro slogan che accompagna sempre le serate di evangelizzazione chiamate “Luce Nella Notte”. L’evangelizzazione sarà preceduta, accompagnata e seguita dalla preghiera comunitaria. È anche previsto un momento di formazione all’evangelizzazione che come sempre è un punto fermo del nostro “metterci in cammino”. Vogliamo vivere tutto questo quanto più possibile nella preghiera e nell’unità, perché già questo diventi evangelizzazione.

Quale messaggio vuoi dare per l’occasione?
Cristo è risorto e non esistono tenebre che possano imprigionare la “luce”. L’Amore vince, ha vinto il peccato, addirittura la morte è stata sconfitta. In questi anni ho visto con i miei occhi l’Amore vincere perché l’Amore fa Miracoli e Dio è Amore. Non lasciamoci vincere dalla paura, dallo scoraggiamento; non lasciamoci portare via la gioia che è costata fino all’ultima goccia di sangue di Gesù.

Daniela Raspollini