RIVESTIRSI DI LUCE. LE PAROLE DEL VESCOVO PER LA SOLENNITÀ DELL’EPIFANIA

Nella solennità dell’Epifania il vescovo Tardelli ha istituito ministri tre giovani della Diocesi che si preparano al sacerdozio: Alessio Bartolini e Eusebiu Farcas hanno ricevuto il ministero dell’accolitato, mentre Fratel Antonio Bendetto della Fraternità apostolica di Gerusalemme ha accolto il ministero del lettorato. Un momento di festa nel giorno dell’Epifania in cui il vescovo ha invitato a guardare Gesù Cristo, il Dio che «si è fatto uomo per attrarre tutti a sé e condurre tutti nella comunione piena con Lui».
Epifania è manifestazione. E la manifestazione di Gesù si esprime nell’universalità della chiamata alla conversione, nella possibilità di conoscere, amare e adorare il Dio che si fa come noi: «perché ogni uomo, di qualunque razza e colore, di qualunque lingua e paese della terra, lo potesse incontrare e, liberato dal peccato, avere salvezza eterna».

Epifania è anche festa di luce che rischiara ogni oscurità: “Dalla grotta di Bethleem si irradia una luce interiore e vittoriosa sulle tenebre maligne del mondo, che attira ogni uomo e ogni popolo verso la fonte dell’amore e della vita che è Dio”.

Epifania è invito alla testimonianza, a «rivestirsi di luce». «”Alzati, rivestiti di luce”, dice Dio. Bellissimo davvero questo invito che Dio rivolge a ciascuno di noi stamani, forse ancora troppe volte ripiegati su noi stessi, a piangerci addosso, intenti a leccarci le ferite della vita oppure spenti e chiusi nel nostro tran tran quotidiano, tristi e fiacchi per le nostre miserie e per come vanno le cose del mondo.

«“Alzati, rivestiti di luce!”». Un invito, ha ripetuto il vescovo Tardelli che diventa motivo di gioia e speranza: Rivestirsi di luce è una espressione, straordinaria. (…) essere rivestiti di luce sta a indicare una luce che ci ricopre completamente, dando alla nostra persona una lucentezza, una luminosità che si diffonde, che rallegra, che attrae».

Epifania è contemplazione di una profezia che si è compiuta, perché invita a considerare l’universalità raggiunta dall’annuncio cristiano: «In ogni parte della terra – ha aggiunto il vescovo – è diffuso il popolo di Dio e – nonostante il peccato – la chiesa splende della luce di Cristo, anche attraverso il martirio, la testimonianza condotta fino al versamento del sangue».
I re magi sono segno eloquente dell’universalità del messaggio cristiano. La loro storia è «riconoscimento della forza attrattiva di Cristo su tutti gli uomini e invito a camminare anche noi, tra le tenebre del mondo, verso la luce di Cristo; anzi, a lasciarci illuminare da Lui nella fede, nella speranza e nella carità, facendoci addirittura rivestire di luce, per essere araldi e testimoni del suo amore nel mondo».
Un invito alla missione che «non possiamo non raccogliere», «mettendo al servizio di Dio la nostra vita per la diffusione del suo Regno».
È la strada percorsa dai tre nuovi ministri «l’uno lettore per custodire e curare il servizio della parola di Dio contenuta nelle Scritture Sante; gli altri accoliti, per servire all’altare il mistero dell’amore di Dio che si svela in ogni eucaristia».
Tre giovani che «udita la chiamata del Signore (…) Hanno cominciato a farsi “rivestire di luce” e di questo, tutti noi siamo particolarmente felici».

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