Natale 2020: gli orari in Cattedrale e nel centro

Le celebrazioni con il vescovo e in città. Anticipate le messe della Vigilia

Le restrizioni dovute alla pandemia chiedono di celebrare le sante Messe di Natale in modo tale da garantire il rientro entro le 22. Per questa ragione, come nel resto del paese, il vescovo Tardelli celebrerà in Cattedrale la santa messa della Notte giovedì 24 dicembre alle 20.

Il giorno di Natale alle 9, sarà alla casa circondariale di Santa Caterina in Brana per celebrare l’eucarestia con i detenuti. Nel pomeriggio è invece prevista alle 18 la messa pontificale in Cattedrale che si concluderà con la benedizione papale con l’indulgenza plenaria.

La fine dell’anno sarà invece accompagnata dalla tradizionale messa pontificale con il canto del Te Deum alle 18 giovedì 31 dicembre. Il 1 gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, nella 54ª giornata mondiale della Pace, la messa solenne è alle 18. Lo stesso orario anche per l’Epifania. Ricordiamo che in Cattedrale sono disponibili circa 150 posti. Non è prevista la prenotazione, ma i volontari saranno sempre a disposizione per accogliere e accompagnare i fedeli.

Nel centro storico le messe della Vigilia di Natale sono tutte anticipate. La prima, secondo il formulario della messa vigiliare, è alle 16 alla chiesa di San Giovanni Decollato al Tempio e in Cattedrale. Dalle 17 scatta la messa della notte alla Madonna dell’Umiltà, alle 18 altre messe dalle Clarisse, ancora in Cattedrale dove sarà presieduta dall’arciprete e a Sant’Ignazio, alle 18.30 a San Bartolomeo. Alle 19 a San Paolo, alle 20 a Sant’Andrea e di nuovo a Sant’Ignazio.

Per prepararsi al Natale sono previste anche due liturgie penitenziali: domani lunedì 21 a San Bartolomeo alle 12 e giovedì 24 all’Umiltà alle 16. In Cattedrale, invece, le confessioni si svolgono tutti i giorni dalle 9.30 alle 12 e dalle 16.30 alle 17.30.




Se ne va il Napoleone della nostra montagna

Il ricordo dello storico parroco di Lizzano e Spignana

Se n’è andato don Napoleone Toccafondi. Aveva 94 anni. Storico parroco di Lizzano e Spignana sulla montagna pistoiese era nato il 13 febbraio 1926 a Quarrata. Dopo la formazione in Seminario a Pistoia fu ordinato sacerdote il 29 giugno 1949.

Durante la guerra, raccontava, aveva quasi pensato di lasciare il Seminario, poi di ritorno a Pistoia durante il passaggio del fronte si salvò per miracolo dall’esplosione di una bomba. Un episodio che aveva interpretato come un segno e che lo aveva fatto ricredere e proseguire nel cammino verso il sacerdozio. Per un breve periodo fu cappellano a Carmignano, quindi a Limite sull’Arno fino al 1951. Da qui, per fraintendimenti legati più alla politica che alle esigenze pastorali, era stato trasferito a Lizzano (1952) e Spignana (di cui divenne parroco nel 1967).

Dalla montagna non si è più mosso, ormai pienamente inserito in queste due realtà che aveva imparato ad amare e far conoscere. Lo stesso Napoleone infatti ha dedicato alle sue parrocchie uno studio storico, poi pubblicato online sul suo pionieristico sito web (www.massalizanum.it). «La coscienza e la memoria del proprio passato, — scriveva — anche da parte delle piccole comunità, facilitano il compito del cammino comune da percorrere per procedere verso il futuro». Nelle ricerche di don Toccafondi confluivano vicende antiche legate agli albori del primo millennio e alla nascita di quei borghi, ma anche altre assai recenti, come le tragiche pagine della seconda guerra mondiale.

Don Napoleone aveva anche una grande passione per la musica, sostenuto da una voce forte e possente, che ancora amici e parrocchiani ricordano con affetto. Personalità forte e dinamica, amante dei viaggi, ricordava spesso un suo avventuroso passaggio in nord Africa con il Maggiolino Volkswagen. Grazie a lui Lizzano si è arricchita di murales e opere d’arte realizzate da artisti contemporanei, mentre Spignana, grazie al suo generoso intervento, ha visto restaurata la chiesa e la canoni ca di San Lorenzo.

Nel 2014 Mansueto Bianchi lo aveva nominato Monsignore, mentre tre anni più tardi il vescovo Tardelli lo aveva insignito del titolo di canonico onorario della Basilica Cattedrale. In seguito a una brutta caduta, una decina di giorni fa, era stato ricoverato a Pistoia al San Jacopo. Fino all’ultimo aveva mantenuto l’incarico di parroco di Spignana pur ricevendo aiuto pastorale da don Adamo Tabiszewski, parroco di Popiglio.

I funerali, presieduti dal vescovo Tardelli, si sono svolti lunedì 14 dicembre alle 10.30 nella chiesa di Spignana. Adesso Napoleone riposa nel cimitero del suo amato paese.

Portò Lizzano a Washington

Un evento in particolare ha segnato la vita di don Toccafondi. «A Lizzano Pistoiese — scriveva — nel gennaio del 1945, il sergente dell’esercito statunitense John Murphy aveva trovato la sua vocazione sacerdotale. Vi ritornò nell’agosto del 1985 per ringraziare colui che aveva favorito questa vocazione, il parroco del tempo, Don Mario Frati ormai scomparso». L’occasione suggerì a don Napoleone una serie di memorabili iniziative, culminate il 4 giugno 1988, quando a Lizzano fu organizzata una giornata della memoria dedicata ai caduti della X divisione americana, con una significativa presenza di autorità militari e istituzionali. L’anno successivo mons. Murphy ricambiò l’accoglienza ricevuta ospitando don Napoleone e una delegazione di parrocchiani a Washington con la partecipazione e collaborazione di alte autorità del Congresso e della Casa Bianca




In Cattedrale per la Solennità dell’Immacolata

Pontificale con il vescovo martedì 8 dicembre ore 18

Martedì 8 dicembre è la solennità dell’Immacolata Concezione. Il vescovo Fausto Tardelli celebrerà la Messa pontificale in Cattedrale alle 18. Una Messa speciale per il nostro vescovo che in questa ricorrenza festeggia il 6° anniversario del suo ingresso in diocesi.

La celebrazione avrà un tono più sobrio a causa della pandemia, ma sarà comunque possibile partecipare secondo il numero di presenti consentito per la Cattedrale.

In questo giorno tutta la diocesi è chiamata a pregare per il vescovo Tardelli. La sera dell’Immacolata alle 21, la Cei invita tutti i fedeli a pregare il Santo Rosario in un’unità di intenti per la cessazione della pandemia. «La comunità italiana – si legge in un comunicato – chiederà l’intercessione della Vergine Maria, Colei che ha custodito nel suo cuore ogni cosa e ha saputo abbandonarsi con fiducia all’abbraccio del Padre. A Lei verranno affidate, in particolare, le donne e le mamme, pilastri nelle famiglie e grembo di futuro».




Chiusura Uffici Curia

Avviso al pubblico.

Da lunedì 16 novembre gli uffici di Curia resteranno chiusi per tutto il protrarsi della Zona rossa.

Per informazioni scrivere a: info@diocesipistoia.it – 0573 359610 (feriali dalle 9 alle 12.30).

Ci scusiamo per il disagio.




Mansueto racconta “i volti” del Vangelo di Giovanni

In uscita il 4 novembre, data di nascita del vescovo Bianchi, le catechesi ai giovani di un grande predicatore. Con l’acquisto del libro è anche possibile scaricare audio e video degli incontri.

Il 4 novembre Mansueto Bianchi avrebbe compiuto 71 anni. Quattro anni dopo la sua morte resta ancora vivo in Diocesi il ricordo e l’affetto di molti. Il carisma del vescovo Mansueto, indimenticato esegeta e “servo” della Parola è oggi ben illustrato da un nuovo libro pubblicato dalla Diocesi di Pistoia.

La pubblicazione, intitolata Volti incontro a Gesù. Il Vangelo di Giovanni (Edizioni San Jacopo, pp. 184, euro 7) segue il volume dedicato al Vangelo di Matteo (Matteo, la storia di uno sguardo, Edizioni San Jacopo) edito appena un anno fa. Questo nuovo libro, riporta la trascrizione di un’altra stagione della Scuola della Parola e riporta il titolo scelto dal vescovo Bianchi per le catechesi ai giovani proposte nell’anno pastorale 2008- 2009.

Il volume propone dieci capitoli dedicati a diversi personaggi del Vangelo di Giovanni: da Nicodemo alla Samaritana, da Lazzaro a Giuda, dalla Madonna a San Pietro. Una carrellata di volti che Mansueto Bianchi ha saputo tratteggiare in profondità ma anche con grande facilità di ascolto e oggi di lettura. «Quei volti — esordiva il vescovo Mansueto — sono i nostri, quei volti siamo noi, ritrovati, ripercorsi, riconfigurati attraverso alcuni personaggi di un Vangelo nuovo (….) forse, se così si può dire, il più bello dei Vangeli, il Vangelo di Giovanni».

«Nelle parole del vescovo — riporta la breve prefazione al testo — si percepiva la solennità e l’affabilità di chi annuncia una Verità che ti oltrepassa; e ti coinvolge; e ti rimette in cammino verso un di più ed un oltre, che sperimentavamo non essere miraggio ma promessa di compimento».

Questo nuovo libro è impreziosito dalla possibilità di scaricare gli audio e i video di quelle catechesi. Gli incontri infatti furono in quell’anno tutti registrati e trasmessi in televisione dall’emittente Tvl. In terza di copertina saranno disponibili le istruzioni per scaricare in files formato mp3 ed mp4 con un codice personalizzato.

«Il contenuto di queste pagine — scrive nell’Introduzione il Vescovo Fausto Tardelli, amico di una vita di Mansueto — è veramente ricco, prezioso, gustoso, nutriente. Penso che farà un gran bene a tutti coloro che le leggeranno. È come una fonte di acqua fresca che zampilla e disseta».

Mercoledì 4 novembre alle 21 il libro sarà presentato in diretta streaming sul canale YouTube diocesano e per l’occasione sarà anche riproposto il video di una catechesi di Mansueto. Da Mercoledì Volti incontro a Gesù sarà comunque in vendita alla Libreria San Jacopo di Pistoia (via Puccini, 36).




Lutto in Diocesi: è morto don Carlo Goffredi

Giovedì 29 ottobre, è morto don Carlo Goffredi, già parroco di Sant’Alessio e Germinaia. Da qualche giorno si trovava in Ospedale per le conseguenze di un infarto e per un quadro clinico già compromesso da altre patologie.

Un nuovo lutto che addolora la Diocesi ma che invitiamo a vivere alla luce della fede in Cristo risorto. Esprimiamo il più sincero cordoglio alla famiglia, ai fedeli che ha accompagnato in questi anni, come ad amici e conoscenti che hanno potuto apprezzare le sue qualità, il suo impegno e la sua fedeltà al Vangelo.

Dal primo pomeriggio di venerdì 30 sarà esposto nella chiesa di Sant’Alessio, dove saranno anche celebrate le esequie, presiedute dal vescovo Tardelli, sabato 31 alle ore 10.

Don Carlo Goffredi era nato il 9 dicembre 1942 a Villa d’Adige, presso Rovigo. Formatosi nel Seminario Diocesano era stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1967. Prete novello fu vicario alla Ferruccia, poi cappellano a Montemurlo tra il 1968 il 1970. Successivamente è stato parroco di Saturnana fino al 1977, anno in cui ricevette l’incarico di parroco per la parrocchia di Sant’Alessio, dove ha svolto il suo ministero sacerdotale per oltre quarant’anni. In questo ultimo anno, per l’aggravarsi delle sue condizioni, era stato ospitato in Seminario a Pistoia.

Recentemente era tornato nella Casa di Accoglienza il Granello di Senape, da lui fondata a Collegigliato per l’accoglienza per minori con disagio. Don Carlo aveva anche desiderato spendere il proprio ministero in missione in Brasile, ma a causa delle sue condizioni di salute dovette rinunciare a questo progetto.




L’anno pastorale parte tra i timori e le speranze

Le nuove indicazioni per la Diocesi nell’incertezza per la ripresa dei contagi

La recrudescenza della pandemia di Covid–19 sta mostrando il suo volto più duro. Con l’esplosione del numero di contagiati anche la Chiesa di Pistoia, in via precauzionale, ha indicato ai sacerdoti e ai fedeli una serie di chiarimenti e limitazioni delle attività pastorali in presenza.

In particolare il vescovo ha condiviso con tutta la Diocesi una serie di sottolineature.

Riguardo la catechesi dei fanciulli e dei ragazzi (6–17 anni) al momento si svolgerà in modalità a distanza, attraverso i mezzi web e le piattaforme online. L’ufficio catechistico diocesano predisporrà materiali e indicazioni. La catechesi in presenza riprenderà nei mesi estivi, a partire dalla settimana dell’Ascensione (sabato 15 maggio 2021).

La preparazione e la celebrazione delle cresime e delle prime comunioni previste per questo ottobre e novembre 2020 è consentita, anche se la Diocesi sottolinea che viene lasciata ai genitori la possibilità di scegliere se fare ora il sacramento o rimandarlo successivamente.

Riguardo la catechesi degli adulti, è preferibile e consigliato spostare online le attività. Nel caso in cui si decidesse di continuare a fare in presenza gli incontri degli adulti, si abbia cura di applicare scrupolosamente le raccomandazioni e le norme dei protocolli governo – Cei, le indicazioni dell’ufficio giuridico della Cei e quelle del vescovo come indicato in una sua ultima comunicazione ai parroci del 18 ottobre scorso.

La celebrazione dell’eucarestia e delle altre forme liturgiche continua regolarmente nelle modalità attualmente in essere e previste dal protocollo governo–Cei e secondo le indicazioni diocesane.

«Purtroppo stanno tornando giorni difficili – afferma Tardelli – Se da una parte non possiamo perdere la speranza e anzi dobbiamo cercare di incoraggiare e sostenere nella prova la nostra gente, come deve fare un buon pastore, dall’altra occorre renderci conto che bisogna fare molta attenzione.

Per molti versi – aggiunge – oggi la situazione è peggiore che a marzo e aprile. A settembre, avevamo pensato di poter riavviare le nostre attività, ripartendo proprio dalla celebrazione di prime comunioni e cresime. Rimaniamo per ora con queste indicazioni».

L’invito, per la celebrazione delle messe, è quello di agire con la massima attenzione e seguire le norme di sicurezza: evitare la partecipazione ai riti se si manifestano sintomi influenzali, anche senza febbre, rispettare il limite di presenze segnalato per ogni chiesa, igienizzarsi le mani, indossare sempre la mascherina, mantenere le distanze in entrata e uscita dalla chiesa, ricevere la comunione solo sulla mano, procedere alla sanificazione dopo l’uso degli ambienti.

Il mandato del Vescovo a Catechisti e operatori pastorali

 




Don Vannelli muore in un tragico incidente

Grave lutto in Diocesi

Nella notte di Domenica 18 ottobre, alle ore 21 circa, in un tragico incidente automobilistico è morto don Piero Vannelli (83 anni), parroco di San Biagio in Cascheri a Pistoia.
Nell’incidente è stata coinvolta un’altra automobile, il cui conducente è morto sul colpo. Altri due i feriti.

La Diocesi accompagna con la preghiera entrambe le vittime e i due feriti coinvolti in questa terribile circostanza ed esprime un sincero messaggio di condoglianze a familiari, amici e conoscenti.

Le esequie di Don Piero Vannelli saranno celebrate lunedì 26 alle 10 nella chiesa di San Biagio in Cascheri.
Sarà possibile dare un estremo saluto a don Vannelli a partire da sabato in tarda mattinata nella vecchia chiesa di San Biagio.
Causa Covid, la partecipazione sia dei sacerdoti che dei fedeli dovrà essere molto limitata e sottoposta alle regole sanitarie di questo momento. Si consiglia pertanto di valutare la possibilità di restare a casa e di unirsi spiritualmente alle esequie.

«Sono profondamente addolorato – riferisce il Vescovo di Pistoia Mons. Fausto Tardelli — per la scomparsa di don Piero, un uomo buono e mite, di cui ho potuto apprezzare le qualità umane e sacerdotali. Ai parrocchiani rivolgo il mio più sentito cordoglio e la mia paterna vicinanza. Una preghiera particolare, poi, per l’altra vittima dell’incidente e quanti vi sono rimasti coinvolti».

La Chiesa di Pistoia è in lutto per la perdita di questo sacerdote, molto conosciuto e apprezzato.
Nato il 28 maggio 1937 a Pistoia don Piero si era formato presso il Seminario vescovile di Pistoia ed era stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1962. Il suo primo incarico fu quello di cappellano presso la parrocchia di San Bartolomeo, dove prestò servizio per due anni, dal 1962 al 1964; successivamente è stato parroco a Pianosinatico dal 1964 al 1967, quindi a Sarripoli dal 1967 al 1974, poi a Canapale dal 1974 al 1982. In quell’anno fu spostato presso la parrocchia di San Biagio in Cascheri dove svolgeva tuttora servizio. Accanto all’ufficio di Parroco don Piero ha svolto anche l’insegnamento della religione cattolica nella scuola media. Dal 2011 era assistente ecclesiastico dei Coltivatori diretti. Tra gli altri incarichi è stato anche amministratore del Seminario Vescovile e direttore dell’Ufficio Pellegrinaggi diocesano.

(comunicato UCS)




Il vescovo Scatizzi: un pastore accanto alla gente

Nel decimo anniversario della morte le testimonianze di chi lo ha accompagnato nell’amicizia e nel suo lungo servizio alla Chiesa di Pistoia

Guidò la diocesi dal 1981 al 2006. Uomo di gran cuore, si occupò sempre delle sfide culturali, dei drammi dei poveri e delle famiglie.

 

a cura di Daniela Raspollini

Giovedì 27 agosto il vescovo Tardelli ha presieduto in Cattedrale un messa in suffragio del vescovo Scatizzi a 10 anni dalla sua scomparsa.

«Sarebbe un grave torto al Signore, trascurare la preghiera per chi ha servito e amato la Diocesi di Pistoia», ha ricordato mons. Tardelli nell’omelia per il decennale della morte del vescovo Scatizzi.

L’esigenza di ricordare nella preghiera i vescovi della chiesa di Pistoia e il valore della successione apostolica – il segno del legame diretto con Gesù e la chiesa di oggi – sono i due punti su cui si è soffermato mons. Vescovo nell’omelia, lasciando a don Patrizio Fabbri, vicario generale, un ricordo del vescovo Scatizzi al termine della celebrazione.

La commemorazione di Mons. Patrizio Fabbri, vicario generale

La forte vicinanza nelle vicende delle famiglie frantumate, e la sofferenza sperimentata nella condizione della malattia e della disabilità (OAMI) furono ricordate da monsignor Betori nel giorno delle sue esequie e costituiscono i tratti più conosciuti di Simone Scatizzi vescovo.

L’attenzione alle nuove povertà lo rese sollecito nel cercare soluzioni coraggiose ed innovative nell’ambito dei servizi sociali lasciando una serie di opere e centri operativi che ancora oggi riconosciamo come valida testimonianza di una Chiesa pistoiese profondamente radicata nel tessuto della società.

Non possiamo neppure dimenticare il suo incessante lavoro nel promuovere forme di nuova evangelizzazione valorizzando i ministeri laicali e come appassionato formatore e promotore del diaconato permanente.

Il rischio che corriamo in questo anniversario è quello di elencare le numerose cose da lui iniziate col pericolo di dimenticarne qualcuna.

Credo invece sia per tutti noi motivo di attenta riflessione l’eredità che ci ha lasciato Mons. Scatizzi. Dobbiamo ammetterlo: a volte fatichiamo a portarla avanti o a farla fruttificare in modo che diventi patrimonio di tutti.

Le tante opere nell’ambito caritativo più che un peso sono un continuo stimolo per rimanere attenti alle nuove e vecchie povertà; una sfida per non accontentarsi del compimento del semplice dovere ma sempre svegli e attenti ai segni dei tempi che ci inquietano e che ci spingono a trovare risposte di condivisione e di prossimità.

Il riconoscimento di cittadino onorario deliberato dal Consiglio Comunale di Pistoia nel maggio 2001 attesta questo impegno di collaborazione che Mons. Scatizzi seppe costruire nel rispetto e nel dialogo tra le istituzioni.

Due esempi tratti dalla sua vita accanto alle persone.

Il vescovo Scatizzi diceva spesso: «un proverbio africano ricorda che per crescere un figlio occorre un villaggio, ma io aggiungo che per crescere un figlio occorre una famiglia. La Chiesa ha difficoltà a capire questo e impegna tante forze per educare i giovani in età catechetica, ma non spende molte energie per la famiglia che è alle radici di questa educazione». Prima di morire il suo messaggio è stato «non abbandonate le famiglie. La Chiesa non se ne accorge, ma ha tanto bisogno dei coniugi e della “piccola chiesa” che solo per mezzo di loro può vivere».

Vorrei anche lasciare un piccolo ricordo personale. Averlo conosciuto come il Vescovo che mi ha odinato e mi ha affidato i primi incarichi nel ministero conserva sempre un certo fascino e anche un rapporto di figlio e padre nella fede.

Quando era ricoverato in ospedale poche settimane prima di morire, Milena, la moglie di Adolfo (il suo segretario) organizzò dei turni di assistenza e chiamando anche noi preti, una notte toccò a me. Lui era sempre lucido e nel pieno possesso delle sue capacità mentali.

Ebbi la forza di ringraziarlo per un fatto lontano del mio cammino. In un tempo in cui la mia ricerca vocazionale faceva fatica a procedere e mostrava delle lacune lui ebbe tanta pazienza con me. Incoraggiandomi e sostenendomi seppe aspettare tempi migliori che poi arrivarono come approdo nella scelta di entrare in Seminario.

Volli ringraziarlo per la pazienza che aveva avuto in un tempo in cui forse non la meritavo. Mons Scatizzi sapeva fermarsi accanto alle persone nei loro momenti bui, comunicando fiducia nel Signore che non abbandona.

Attraverso di lui, come è stato per tanti altri, posso dire di aver sperimentato la verità del salmo: «Tu mi hai dato il tuo scudo di salvezza, la tua destra mi ha sostenuto, la tua bontà mi ha fatto crescere» (Salmo 18,36-37).

L’eredità e la memoria del vescovo Simone

Tanti ricordi per rileggere un lungo e fecondo episcopato

 

È incredibile come il tempo abbia una doppia valenza: è lungo sulle brevi distanze, è breve sulle lunghe distanze. Un’ora, una giornata sembra non passare mai. Poi uno si volge indietro e ha l’impressione che 10 anni siano passati in un soffio. È sempre viva nella memoria quella notte in cui don Simone si è abbandonato nel tenero abbraccio del Padre, del suo Amato. «… Stai certo: non mi stancherò di morire, stanco come sono di vivere lontano da Te, MIO AMATO». Questo recita una strofa di una poesia del suo libro: Abitare la vita. Abitare l’amore.

Si potrebbe scrivere un libro sulla sua vita, forse non basterebbe, e chissà che un giorno non lo faremo, per descrivere la forza e la grandezza di questa persona, dare un senso alla grande eredità morale e spirituale che ci ha lasciato. Un libro che ci possa aiutare a capire il significato profondo delle sue opere e qual è stato il motore che lo ha spinto a questa assoluta attenzione per gli ultimi, gli emarginati, coloro che soffrono di qualsiasi pena sia fisica che morale. Un uomo che in qualche modo aveva incontrato Dio e lo aveva accolto dentro di sé. Ma facciamo un passo alla volta. Intanto, prossimamente, proprio in occasione di questo 10 anniversario daremo alle stampe un testo che raccoglierà otto lezioni, tenute a Giaccherino nel lontano 1989, sulla preghiera. Cassette registrate e custodite gelosamente dalle suore Clarisse che a quel tempo abitavano il convento. Le abbiamo sbobinate e trascritte, con non poca difficoltà, e ora sono pronte per essere concretizzate in un libro di grande utilità per chi vuole approfondire il significato della preghiera.

Raccogliamo volentieri alcune considerazioni spontanee e sgorgate dal cuore che vogliono ricordarci questo grande vescovo che per 25 anni ( dal 1981 al 2006 ) ha guidato la nostra diocesi e che senza alcun dubbio sotto la sua guida è stata un cantiere sempre attivo di iniziative. Basta ricordare: gli anziani, i portatori di handicap, i bambini, i poveri, il lavoro, gli immigrati, le donne giovani madri in difficoltà, le coppie separate e divorziate e sopra ogni cosa, la famiglia.

Guido e Franca Sardi

 

Monsignor Simone Scatizzi è stato nostro fratello, cognato, zio ….attento, affettuoso, si meravigliava davanti alle piccole cose e ci faceva meravigliare, sempre disponibile senza risparmio, accogliente, pronto ad ascoltare, si spendeva totalmente in quello in cui credeva dando sempre il meglio di se stesso agli altri, coerente tra quello che diceva e quello che faceva. Davvero il suo stile di vita e la sua preziosa eredità! Tutto ciò pervaso comunque dal rigore con cui sosteneva le sue verità di fede, il valore della persona, degli ultimi, della vita, della responsabilità sociale in alternativa ad una deriva egoistica; questo davvero spesso lo preoccupava! È stato un testimone anche per tutti noi familiari, con la sua scelta di povertà fino agli ultimi giorni come un discepolo e con la sua serenità di fronte alla morte.

Famiglia Scatizzi

 

Parlare di Mons. Scatizzi vuol dire per me ritornare agli anni in cui, impegnata nell’Azione Cattolica prima e nel Centro Famiglia dopo, ero da lui guidata, illuminata,stimolata. Quando arrivò a Pistoia ed ero in procinto di lasciare ogni incarico per consegnare ad altri, più giovani e più preparati, le varie mansioni fui invece da lui spinta a confermare il mio servizio alla Diocesi con consapevolezza e senso di responsabilità. Così proseguii il mio cammino.

Mons. Scatizzi era un vero Pastore, dedito alla cura quotidiana delle sue “pecore”, tralasciando (e questo era per me un atteggiamento nuovo, dati i tempi) ogni tipo di autoritarismo e di distanza perché concepiva il suo ministero come una dedizione continua agli altri e come una ricerca continua di iniziative adatte alle nuove esigenze. Per questo si aprì con intenso zelo ai problemi della famiglia, spesso non privi di criticità, per questo volle aprire un Centro dedicato, nelle diverse sfaccettature, alla situazione della vita familiare. Era sempre pronto ad aiutare la soluzione di ogni problema; nei vari interventi e negli incontri di spiritualità sapeva “tradurre” il messaggio evangelico, che pur richiederebbe “parole alte” in espressioni comprensibili a tutti. “ Il Signore è padrone anche dell’impossibile” diceva di fronte a certi scoraggiamenti e “Dio sa scrivere diritto anche sulle righe storte” se avvertiva sgomento e preoccupazione.

Indubbiamente la sua presenza a Pistoia ha segnato un nuovo stile di adesione alla vita cristiana e aperto significative prospettive di lavoro.

Tommasina Caselli Mandorli

 

Non sappiamo se Mons. Simone Scatizzi avesse letto A Study of History, la grandiosa teodicea del pensiero religioso cristiano, di Arnold J. Toynbee. Ma ne conosceva certamente la tesi fondamentale: ossia che la religione è il campo più importante di qualsiasi altro nell’intera serie della vita umana. Essa ha profondamente forgiato la civiltà occidentale, al punto che anche un filosofo laico come Benedetto Croce rivendicava a se stesso il nome di cristiano (Perché non possiamo non dirci “cristiani”). E, sulla sua scia, pensatori laici di oggi possono rivendicare come proprio valore il primato dell’essere sull’avere, dei beni spirituali in confronto ai beni materiali. Ci suggerisce questa considerazione il fatto che in un giorno di fine maggio del 1982, Mons. Simone Scatizzi prese l’iniziativa di organizzare a Villa Rospigliosi il primo di una serie d’incontri con gli uomini di cultura della città. Si rivolgeva a quel mondo, che egli supponeva pervaso dalla ricerca della verità, con lo scopo di riportare la Chiesa pistoiese al centro del dibattito culturale cittadino. Intendeva con ciò dibattere con gli intellettuali il collegamento tra fede e cultura, la connessione evidente tra le manifestazioni del pensiero di una civiltà e la sua fede, attraverso la consapevolezza della trascendenza. La volontà di Mons. Scatizzi era quella di riaffermare con forza la consonanza tra fede e ragione. Ciò testimonia la Sua lungimiranza e la Sua apertura culturale. Ma c’è un altro aspetto della complessa personalità di Monsignore che ci preme sottolineare ed è la profonda e delicata sensibilità, quella sensibilità che lo ha portato ad esprimere la fede con forza appassionata, nelle forme ispirate e commosse della poesia. Molte le citazioni dei suoi versi che potremmo fare. Ci limitiamo ad una che rappresenta tutta la passione e la forza anelante della creatura verso il suo Creatore: «Signore, mio Eterno,/mio Unico, mio Santo,/mia ricercata Salvezza/soltanto la tua parola,/ dipana la mia aggrovigliata esistenza;/ la tua sola Sapienza/può liberarmi dall’angoscia/delle mie tenebre».

A questi versi rispondiamo, in segno di omaggio, con quelli di un poeta che presenta nella sua poetica aspetti simili a quelli di Monsignore, Francis Jammes, appartenente alla luminosa pleiade degli scrittori cattolici francesi: «Eccomi. Sono soltanto un uomo. Io guardo/Sei Tu che rischiari la notte nei miei occhi/ e senza di Te ogni cosa è insana e disperata./ L’anima grida. Ha la nostalgia dei Cieli».

Giorgio e Piera Petracchi

 

Nel 1987 Mons. Scatizzi manifestò il desiderio di dare vita ad un Centro di Coordinamento dei servizi per la famiglia già esistenti in Diocesi (Consulenza familiare e Centro di aiuto alla vita) che ne organizzasse anche di nuovi in un orizzonte più ampio. Grazie alle favorevoli circostanze della disponibilità di locali delle suore Figlie della Carità, l’impegno di un gruppo di laici, l’aiuto della Cassa di Risparmio prima e della Fondazione poi, nacque il Centro Famiglia S.Anna. Luogo dove la pastorale familiare si concretizzava in una serie di uffici e iniziative per stare accanto alle famiglie in difficoltà dai vari punti di vista del vivere quotidiano: problemi di coppia, educazione dei figli, scuola e famiglia, anziani, bambini e ragazzi problematici, aiuto e sostegno alla vita, sostegno alle mamme perché potessero portare a termine maternità difficili o contestate.

Il Centro famiglia iniziò la sua attività nel maggio del 1988 grazie a persone disposte al volontariato e provviste di titoli professionali qualificati come ginecologi, psicologi, pedagogisti, consulenti familiari, avvocati , giuristi, insegnanti … persone giovani e meno giovani disposte a fornire alle famiglie un supporto concreto e scientificamente valido. In quegli anni poche Diocesi in Italia erano in grado di offrire qualcosa di simile! Era un’idea all’avanguardia e come ebbe a dire Mons. Scatizzi nel ventennale del Centro «seguendo in particolare le indicazioni che ci giungevano da Giovanni Paolo II, le intenzioni erano proprio queste, partendo dai Misteri dell’Incarnazione e della Resurrezione: rendere un servizio cristianamente ispirato a chiunque lo richiedesse o ne avesse bisogno, essere come Chiesa, inserita nella vita e nella storia, soprattutto delle persone più fragili; esprimere in armonia con i tempi e la cultura, l’Amore del Padre per ogni essere umano. L’intenzione era non tanto di fare un servizio sociale anonimo , ma un atto di carità che giungesse al cuore delle persone nella concretezza del loro vissuto».

All’inizio il Centro comprendeva la Consulenza Familiare, il servizio Psico-Pedagogico e il Centro di aiuto alla vita, nacque poi il Telefono Amico per far fronte a solitudini e disagi, e il Servizio giovani. Ogni domanda ha avuto la sua risposta, indipendentemente dal quadro culturale di appartenenza, anche indirizzando, quando necessario, alle risorse presenti sul territorio. Nel corso degli anni si è sentita l’esigenza, da parte della pastorale diocesana, di convogliare al Centro anche la sede della Pastorale familiare, della Pastorale degli Anziani, le associazioni legate alla famiglia AGe , AGESC, Associazione per l’Accoglienza, Associazione per i Diritti della Famiglia. Tutte queste associazioni hanno collaborato nel corso degli anni anche alla realizzazione dei convegni annuali promossi dal Centro su tematiche inerenti la vita e i compiti familiari. Oltre a ciò, in particolare l’Associazione per i diritti delle famiglie, ampliando i propri compiti istituzionali, ha offerto e offre, tramite i suoi soci avvocati, consulenza legale gratuita con cadenza quindicinale.

Le coppie separate e in corso di separazione, che Mons. Scatizzi aveva particolarmente a cuore, e per le quali in altra sede forniva momenti di riflessione e di spiritualità, trovano al Centro già da diversi anni un aiuto attraverso percorsi di Mediazione familiare per i genitori e Gruppi di Parola per i loro figli. Al lavoro di counseling e di orientamento il Centro affianca anche azioni con funzione formativa, preventiva e di accompagnamento: incontri con adolescenti, corsi per genitori, corsi di preparazione al matrimonio , incontri per anziani, incontri di spiritualità, tenuti al centro stesso o presso Parrocchie, Scuole e varie istituzioni che ne fanno richiesta. Queste azioni, come nelle intenzioni del fondatore, hanno la funzione fondamentale di sostenere la famiglia in tutte le sue età e manifestazioni. I Convegni, le Tavole rotonde e le Ricerche sulla famiglia, anche grazie all’attività del Centro studi sulla famiglia, (anch’esso voluto da Scatizzi), sono state promosse negli anni dal Centro S.Anna per analizzare i bisogni delle famiglie e del contesto in cui si opera, per tener vivo il dibattito e stimolare una progettualità aderente alle reali necessità.

L’ opera di Mons. Scatizzi prosegue ancora ed è ancor più necessaria perché sono aumentate le richieste di sostegno da parte di persone appartenenti a ogni categoria e status , dati i tempi in cui viviamo così complessi e contraddittori, tempi nei quali la fragilità umana è più tangibile e messa alla prova. Monsignore era stato lungimirante nella sua scelta di occuparsi della famiglia, che negli ultimi anni attraversa pericolose fasi di disgregazione, e il Centro Famiglia continuerà a rappresentare e difendere con coraggio e amore ciò che il vescovo aveva a cuore.

Centro Famiglia Sant’Anna

 

Ricordare Monsignor Scatizzi è innanzitutto l’onore ed il privilegio di averlo conosciuto,anche se come paziente. Ed è stato però proprio grazie a questo che ho potuto conoscere l’uomo, la profondità e la forza di quell’animo che si identificava totalmente con la sua missione. Ricordo quando mi diceva senza perifrasi che affrontava con naturalezza la fine della vita perché aveva vissuto come voleva. Talvolta toglieva l’imbarazzo dalle mie labbra precedendomi con la disamina del suo stato di salute, talvolta mi parlava della bellezza, la bellezza del mondo che egli cercava di fermare nelle sue pagine scritte, quella bellezza che ci avrebbe salvato (citava Dostoevskij). Talvolta mi chiedeva, sofferente ma sempre dignitosissimo, di non agire più perché era impaziente, era curioso di vedere al di là… lui sentiva che lo aspettavano.

Grazie, Monsignor Scatizzi, di questa superba lezione di vita.

Carla Breschi

 

Prima dell’ordinazione episcopale Monsignor Scatizzi era vicario generale della Diocesi di Prato ed assistente diocesano dell’Ac. In tale veste è stato più volte invitato nel nostro gruppo, formato da nove coppie di sposi, a trattare temi di spiritualità famigliare di cui era particolarmente competente ed appassionato. L’amicizia e la stima reciproca che si è creata in quegli anni è proseguita anche durante il suo episcopato a Pistoia. A riprova di quanto sopra ricordiamo che agli incontri con il vescovo organizzava mensilmente a Giaccherino per le famiglie, la presenza dei “pratesi” era assidua e consistente.

In occasione del 25° del gruppo, arricchitosi nel frattempo di un bel numero di figli e figlie, monsignor Simone ci accolse alla Villa Rospigliosi e trascorse con noi una proficua e gioiosa giornata, accettando più che volentieri di comparire nella foto ricordo. A distanza di 10 anni dalla morte, lo ricordiamo con affetto e tanta riconoscenza.

Famiglia Gori

 

Non potremo mai dimenticare quanto Monsignor Scatizzi ha fatto per noi donne del Movimento Italiano Casalinghe di Pistoia.

Non solo ci ha seguite con attenzione ed affetto sin dalla nascita dell’associazione a Pistoia ma ci ha anche costantemente incoraggiate e aiutate nella nostra attività, fino a metterci a disposizione due sale del palazzo Rospigliosi perché potessimo allestire il museo del ricamo, centro fondamentale per valorizzare le nostre conoscenze e le nostre capacità tradizionali, attraverso corsi di ricamo, esposizioni ed occasioni di riflessione a cui è sempre stato presente, sostenendoci anche nel nostro percorso di fede.i sembra quindi prezioso per tutti trascrivere qui un breve brano tratto da una delle numerose che ci ha inviato, perché testimonia, assai meglio di quanto potrei fare io, la sua sensibilità e attenzione verso una realtà femminile assai poco valorizzata: «In questo contesto culturale, in cui la famiglia, e di conseguenza il ruolo della donna all’interno della casa, è sottovalutata se non addirittura denigrata e rifiutata da più parti, la vostra azione controcorrente è opportuna e necessaria e quindi da sostenere con tutti i mezzi convenienti. Mi auguro che la società, anche mediante la vostra azione, sappia ricuperare non solo dignità alla casalinga ma anche riconoscerne i diritti».

Anna Maria Michelon Palchetti

Fare memoria di mons. Simone Scatizzi è un dovere morale.

Per la sua fede, testimoniata con coerenza per tutta la vita, per la sua speranza, che l’ha animato anche nei momenti più difficili e complessi, per la sua carità, che gli è stata compagna nei suoi costanti incontri con i poveri e gli emarginati, con gli ultimi. Desideriamo ricordarlo, in particolare, per quanto da lui fatto per la pastorale familiare, in anni nei quali la famiglia è stata (ed è ancor più oggi) gravata di compiti e responsabilità e costituisce il patrimonio al quale la società, e spesso anche la Chiesa, attingono, dimenticando che essa non è una risorsa infinita, ma soggetta ad esaurirsi se non adeguatamente sostenuta, anche, e forse soprattutto, dal punto di vista morale e spirituale. Da questa consapevolezza è nato l’impegno di mons. Scatizzi per la pastorale dei divorziati e delle coppie lacerate da momenti di crisi, di difficoltà o da separazioni.

Partendo dalla Familiaris consortio e da tutto il magistero di San Giovanni Paolo II, mons. Scatizzi ha dato vita a più gruppi di spiritualità familiare che hanno coinvolto decine di coppie di sposi che si riunivano una volta al mese per pregare, ascoltare la sua riflessione, profonda ed avvincente, e scambiarsi, poi, le esperienze con sincerità di cuore, per concludere la serata con un momento di convivialità non meno importante degli altri, lui diceva, per creare il senso di appartenenza e rafforzare la condivisione. Chi ha partecipato ha vissuto momenti di chiesa domestica, che, per certi aspetti, come amava dire mons. Scatizzi, percorrevano la strada che aveva permesso alla Chiesa primitiva di svilupparsi, passando di casa in casa, crescendo di esperienza in esperienza.

A distanza di tempo, molte coppie oggi ricordano con commozione quei momenti, che fanno parte della loro crescita spirituale di coppia, che sono stati un intenso scambio di esperienze, che hanno permesso di conoscere meglio se stessi e il “noi” della coppia. Per la pastorale dei separati e divorziati, mons. Scatizzi desiderò costituire un gruppo di coppie, appositamente formate, che collaborasse attivamente con lui perché, diceva, le coppie in crisi o chi ha sperimentato il dolore di una separazione, ha sì bisogno di una guida spirituale per affrontare un percorso di riflessione, ma ha altresì bisogno di farlo con altre coppie per condividere e non sentirsi ai margini della Chiesa. L’esperienza raccolse subito un buon successo di persone provenienti anche da altre diocesi: gli incontri si articolavano attraverso le catechesi e le riflessioni di mons. Scatizzi, ispirate alla parola di Dio, al magistero e ai documenti della Chiesa, e poi si aprivano alla condivisione.

Mons. Scatizzi ascoltava con attenzione, con rispetto profondo, consigliava, esortava, era partecipe ed invitava tutti all’empatia nei confronti di fratelli o sorelle lacerati da errori commessi, da ingiustizie subite, da incomprensioni, da tradimenti. Aveva sempre una parola di conforto non scontata e capace di suscitare speranza. Desideriamo ricordarlo così, profondamente uomo, ma soprattutto profondamente uomo di fede.

Paolo e Luciana Bellezza

 

Ricordo che andai a trovarlo, in ospedale, subito prima di partire per una vacanza: restammo che ci saremmo visti, per una certa cosa, a fine agosto. Ricordo le parole scambiate, in quella cameretta. Rivedersi non fu possibile.
Ricordo la corsa folle, in auto, da lontano, per poter essere a Pistoia in tempo per l’ora del funerale del vescovo Simone.
Ricordo il suo impegno nel sociale, nel politico, nel prepolitico. Ricordo la fiducia che mi dette e mantenne per la direzione dell’ufficio comunicazioni sociali.
Ricordo quella ingiusta polemica che lo investì, anche sui grandi giornali, dopo la franchezza di alcune sue parole male interpretate e forse pure male espresse.
Ricordo l’allegria mista a tristezza durante quel pranzo, su in montagna, quando finì il suo mandato. Ricordo la sua capacità di usare il linguaggio della poesia. Ricordo, e conservo, i suoi ricordi scritti su tanti parroci passati a miglior vita.
Ricordo il suo stare nella Chiesa conciliare. Ricordo certe polemiche, certe divisioni, certe situazioni difficili, certi suoi dolori che – ero fra i delegati al convegno di Verona – accelerarono l’arrivo di un nuovo vescovo, scelto con un nome emblematico per affrontare una situazione complessa.
Spesso, durante la Messa, quando il celebrante cita il nome del vescovo oggi in attività, ricordo (portato … dell’età) quando il celebrante diceva “il nostro vescovo Mario” e poi “Simone” e dopo “Mansueto”.
Mauro Banchini



Messa in Cattedrale per il vescovo Scatizzi

Giovedì 27 ricorrono i dieci anni dalla morte. Per 25 anni ha guidato la diocesi di Pistoia.

Il Vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, e tutta la Chiesa della Diocesi, insieme ai parenti, agli amici ed a coloro che l’hanno conosciuto, faranno memoria con profondo affetto, stima e gratitudine, nel decimo anniversario del suo dies natalis, di

MONS. SIMONE ALFIERO SCATIZZI
Vescovo di Pistoia

durante la santa messa che sarà celebrata nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia giovedì 27 Agosto 2020 alle ore 18.

Nato a Prato il 26 maggio 1931 Simone Alfiero Scatizzi è stato ordinato presbitero il 29 giugno 1954. Eletto alla sede vescovile di Fiesole l’1° agosto 1977 fu ordinato vescovo l’8 settembre 1977 e trasferito a Pistoia il 27 maggio 1981. Divenuto emerito il 16 dicembre 2006 è tornato alla casa del Padre il 27 Agosto 2010.