SABATO 14 VEGLIA DI PENTECOSTE IN CATTEDRALE

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Sabato 14 maggio, alle ore 21 in Cattedrale, Mons. Vescovo presiederà la Solenne Veglia di Pentecoste durante la quale amministrerà anche la Confermazione degli adulti.

Per introdurci in questo giorno di festa incontriamo il diacono Federico Coppini dell’Ufficio Liturgico diocesano.

Quali sono le origini di questa festa?
A Pentecoste si celebra la discesa dello Spirito Santo su Maria e gli apostoli riuniti insieme nel Cenacolo.
La Chiesa, in questa solennità vede il suo vero atto di nascita, considerandola insieme alla Pasqua, la festa più solenne di tutto il calendario cristiano.
Presso gli Ebrei la festa della Pentecoste era inizialmente una gioiosa festa agricola chiamata “festa della mietitura” (Es 23,16) o “festa dei primi frutti” (Nm 28,26). Si celebrava il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua e indicava l’inizio della mietitura del grano.
In altri passi dell’Antico Testamento la troviamo citata anche come “festa dello Shavuot” (“festa delle Settimane” vedi Es 34, 22; Dt 16,10; 2Cr 8,13), poiché cadeva sette settimane dopo la Pasqua. Nella lingua greca, utilizzata dagli Ebrei che non abitavano in Palestina, la festa dello Shavuot veniva tradotta con la parola Pentecoste che significa appunto 50ª giornata. Il termine Pentecoste, riferendosi alla “festa delle Settimane”, lo troviamo citato in Tobia 2,1 e 2 Maccabei, 12,31-32.
Lo scopo originario di questa ricorrenza era il ringraziamento a Dio per i frutti della terra, cui si aggiunse più tardi, il ricordo del più grande dono fatto da Dio al popolo ebraico, cioè la promulgazione della Legge mosaica sul Monte Sinai. Secondo il rituale ebraico, la festa comportava il pellegrinaggio di tutti gli uomini a Gerusalemme, l’astensione totale da qualsiasi lavoro, un’adunanza sacra e particolari sacrifici. Era una delle tre feste di pellegrinaggio (Pasqua, Capanne, Pentecoste), che ogni devoto ebreo era invitato a celebrare a Gerusalemme.
Come per la Pasqua, un gran numero di Ebrei provenienti da tutte le parti del mondo raggiungevano Gerusalemme per partecipare alla festa. Ed è in questo contesto che si colloca la prima Pentecoste cristiana in cui si celebra la discesa dello Spirito Santo che raduna nella Chiesa tutti i popoli.
Al capitolo 2 degli Atti degli Apostoli si narra l’episodio biblico della venuta dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste. Gli apostoli insieme a Maria, la madre di Gesù, erano riuniti a Gerusalemme nel Cenacolo, dove presero poi a radunarsi abitualmente quando erano in città. «Mentre stava per compiersi il giorno di Pentecoste», si legge, «si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere d’esprimersi»[…] «ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua.»
I cristiani, inizialmente, chiamarono Pentecoste il periodo di cinquanta giorni dopo la Pasqua. A quanto sembra, fu Tertulliano (155-220), il primo a parlarne come di una festa particolare in onore dello Spirito Santo. Alla fine del IV secolo, la Pentecoste era una festa solenne, durante la quale era conferito il Battesimo a chi non aveva potuto riceverlo durante la veglia pasquale.

Il legame con la Pasqua è stato sottolineato con la riforma liturgica post-conciliare. Corrispondentemente, infatti, secondo le Norme Generali per l’ordinamento dell’anno liturgico e del calendario (1969) “I cinquanta giorni che si succedono dalla domenica di Risurrezione alla domenica di Pentecoste si celebrano nell’esultanza e nella gioia come un solo giorno di festa, anzi come «la grande domenica” (n. 22). Espressione simbolica di quest’ininterrotta gioia festiva è la prescrizione di lasciare il cero pasquale come simbolo del Signore risorto, durante i 50 giorni, davanti all’assemblea, in prossimità dell’altare, e di accenderlo durante le celebrazioni.

Quale significato diocesano riveste la celebrazione?
Ogni momento che vede come luogo di preghiera ed incontro la chiesa Cattedrale ha sempre un altissimo significato.
Realizza e concretizza l’idea di Chiesa riunita con il Vescovo attorno al Signore Gesù per ascoltare la sua Parola.
La celebrazione del 14 maggio avrà un significato più marcato.
Abbiamo detto prima – ricordando le origini di questa Solennità – come lo Spirito Santo con la sua discesa sugli Apostoli e Maria ha completato l’opera dell’Incarnazione di Dio: al momento della sua prima discesa, lo Spirito Santo aveva compiuto nella santa Vergine l’Incarnazione del Verbo, permettendo che il Verbo divenisse, il Dio-Uomo, per esserlo nell’eternità. Al momento della sua seconda venuta, durante la Pentecoste, lo Spirito Santo discende per dimorare nel suo corpo che è la Chiesa.
Non di meno l’azione dello Spirito si contrappone alla babele dei popoli prodotta dalla superbia e dall’orgoglio umano (ciascuno li sentiva parlare nella propria lingua). Nella Chiesa, per puro dono divino, l’uomo ritrova l’unità in se stesso e con gli altri. Lo Spirito, dono del Vivente, ricompone nell’armonia la dispersione causata dal peccato.
Il ritrovarsi tutti insieme (provenienti dalle varie zone della Diocesi, dai vari cammini di approfondimento del messaggio di Gesù, dalle varie esperienze di vicinanza a chi soffre) per celebrare la Pentecoste con il Vescovo equivale a raccogliere i diversi percorsi di parrocchie, comunità religiose, aggregazioni laicali, singoli, gruppi e famiglie in un momento di unità e di incontro che evidenzia, e insieme costruisce, il nostro essere Chiesa attorno al Signore.

Alla Veglia sono invitati a partecipare anche i movimenti ecclesiali?
Usando le parole di Papa Francesco: “In particolare, i movimenti e le comunità sono chiamati a collaborare per contribuire a curare le ferite prodotte da una mentalità globalizzata che mette al centro il consumo, dimenticando Dio e i valori essenziali dell’esistenza”. (22/11/2014)
Quale valore è più essenziale oggi di sentirsi Comunità? Comunità umana, comunità religiosa, Gruppo di individui sulla barca del mondo contro l’individualismo dilagante e l’affermazione della libertà del singolo?
I Movimenti, le Associazioni, le Aggregazioni Laicali sono “i fiori della Pentecoste”.
Tra i due avvenimenti dell’Incarnazione e della Pentecoste si svolge tutta l’economia salvifica, una e indivisibile: lo Spirito Santo discende sull’intero corpo della Chiesa per dimorarvi completamente nella vita ecclesiale. Potremmo dire che la Chiesa si trova costantemente nel “giorno dello Spirito Santo”: lo Spirito Santo è infatti perennemente presente in essa, in quanto forza vivificante e immortale, ed è Lui a discendere continuamente sui cristiani. Esso discende attraverso i Sacramenti, attraverso la preghiera ed è fondamento del condividere la stessa esperienza di Fede

Il Papa, rivolgendosi ancora ai Responsabili dei Movimenti ecclesiali, dice:“Occorre tornare sempre alle sorgenti dei carismi e ritroverete lo slancio per affrontare le sfide. Voi non avete fatto una scuola di spiritualità così; non avete fatto una istituzione di spiritualità così! non avete un gruppetto… No! Movimento! Sempre sulla strada, sempre in movimento, sempre aperto alle sorprese di Dio, che vengono in sintonia con la prima chiamata del movimento, quel carisma fondamentale.”
Quindi per tutti – ma soprattutto per i Gruppi, i Movimenti, le Associazioni, le Aggregazioni Laicali – lo Spirito Santo è la sorgente di ogni Carisma e la Pentecoste la fonte di ogni attività (Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito : 1Cor 12,4).

Durante la Veglia di Pentecoste il Vescovo amministrerà il Sacramento della Confermazione agli adulti. Quanti sono gli adulti che riceveranno la Cresima?
Beh, ancora il numero preciso preciso non è definito. I Parroci ed i Catechisti della varie Zone della Diocesi stanno ultimando l’invio degli elenchi dei nominativi.
Gli anni scorsi – suddiviso nelle varie Celebrazioni in cui il Sacramento della Cresima veniva amministrato in Cattedrale– si raggiungeva il numero di circa un centinaio.

Che tipo di cammino di conversione e approfondimento della fede è proposto ai cresimandi?
La preparazione dei Cresimandi adulti dovrebbe avvenire di norma nelle Parrocchie o nelle varie zone della Diocesi che poi li presentano al Vescovo in Cattedrale nella Celebrazione della Veglia di Pentecoste.
L’Ufficio Catechistico già da anni organizza al centro Diocesi un itinerario di fede per coloro che chiedono il Sacramento della Cresima in età adulta. È il sacramento che completa il cammino di iniziazione cristiana e conferma il battesimo ricevuto nell’infanzia.
Per tante persone questo percorso permette di riscoprire il valore della fede nella vita e di prendere coscienza con maggiore responsabilità del dono del Battesimo. Riscoprire un “mondo” che ormai sembrerebbe lontano; ricominciare uno stile di vita abbandonato negli archivi dell’adolescenza.
A volte si ha “necessità di fare la Cresima” quando ci si deve sposare o quando si viene scelti come padrino o madrina per altri Sacramenti, ma questa può trasformarsi in una preziosa occasione per scoprire, o riscoprire, un Padre che ci ama.
Il cammino che viene proposto cerca di approfondire i temi principali della nostra fede cristiana, di riprendere familiarità con il Vangelo e con la vita della comunità cristiana che, magari, si è interrotta, per i più diversi motivi, al tempo della preparazione alla Prima Comunione.
Obiettivo dunque non è solo dare informazione religiosa, ma offrire con semplicità motivazioni per riprendere in mano la propria vita di credenti ed orientarla verso Dio.
(Per un ulteriore approfondimento sull’argomento si può far riferimento al sito della Diocesi)

A conclusione dell’itinerario di avvicinamento al Sacramento, quest’anno, tutti i Cresimandi adulti sono stati invitati ad un incontro che si è svolto in Cattedrale il 9 maggio alle ore 21,00 con l’intervento, oltre che di Don Timothee Bushishi Ntibibuka che li ha seguiti in questi mesi per conto dell’Ufficio Catechistico, anche di don Luca Carlesi, Direttore dell’Ufficio Liturgico Diocesano, per un approfondimento sul Rito della Confermazione.

Daniela Raspollini