GIUBILEO DEI DISABILI E DEGLI AMMALATI. IL RACCONTO DI UN’ESPERIENZA DAVVERO SPECIALE

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Dal 10 al 12 giugno si è svolto a Roma il Giubileo dei disabili e degli ammalati. Il programma, articolato attraverso catechesi, momenti di preghiera, il passaggio attraverso la Porta Santa, ma anche occasioni di festa, è culminato Domenica 12 con la Messa in piazza San Pietro celebrata da Papa Francesco.

Tra i partecipanti, in questo speciale appuntamento giubilare, erano presenti circa 90 pellegrini tra disabili, familiari e amici del Centro di riabilitazione MAiC di Pistoia. Tra loro anche Serena Alessandri, una ragazza di 25 anni che ha potuto rivolgere alcune domande a Papa Francesco in occasione di un convegno CEI dedicato alla disabilità svoltosi in coincidenza con questo particolare evento.
Così Serena racconta la sua esperienza:

Nei giorni appena trascorsi ho avuto la grazia di partecipare al “Giubileo degli ammalati e delle persone disabili” svoltosi a Roma dal 10 al 12 Giugno. Sono stati molti gli eventi che hanno animato queste giornate, tra cui anche un importante convegno nell’aula Paolo VI dedicato alla catechesi delle persone con handicap, che ho presentato insieme ad altri due conduttori (“…e tu mangerai sempre alla mia tavola!” Sam 9, 1-13, promosso dal Settore per la Catechesi delle persone disabili dell’Ufficio Catechistico Nazionale). È stato molto emozionante svolgere un ruolo del genere: una bella prova, ma anche una elettrizzante novità. Inoltre a me sta molto a cuore il tema della partecipazione dei disabili ai Santi Sacramenti e alla vita parrocchiale.

Molti sono stati gli interventi che si sono susseguiti nella mattinata del convegno, accompagnati da canti e piccole coreografie che hanno visto come protagonisti ragazzi con varie tipologie di disabilità. Tutto questo per dire basta alla discriminazione e all’isolamento, ancora oggi troppo comuni. Come ha detto Papa Francesco siamo tutti figli di Dio, e abbiamo tutti la stessa Mamma, Maria.

Chi può dire, inoltre, di capire fino in fondo i Santi Sacramenti; un mistero così affascinante, e umanamente inspiegabile? Solo lo Spirito Santo, che dimora in ogni cuore, può farlo. Che importa se sei cieco, sordo, muto…in te c’è una scintilla di Dio! Da qui il titolo della seconda parte del convegno: “…tu mangerai sempre alla mia tavola”. Una tavola speciale, che rompe gli schemi dominanti, dove gli ultimi saranno i primi.

A fine mattinata Papa Francesco è venuto a salutarci, ed io ho potuto incontrarlo. È così semplice e sorridente che quasi ci si dimentica chi si ha davanti. Il suo sguardo sembra rivolgersi a te personalmente e dirti: “Sei bello, o bella, così come sei”, trasmettendoti pace e serenità.

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Il giorno seguente, aspettando la messa domenicale, sono state molte, ancora una volta, le testimonianze di fede. In particolare mi ha colpito quella di un sacerdote inglese, il redentorista padre Cyril Axerold, che pur essendo sordo, muto e cieco porta il Vangelo nel mondo. Che forza! È proprio vero che talvolta i limiti ce li creiamo da soli! Mi ha impressionato molto anche la storia di Chiara Corbella che per mettere al mondo il suo bambino ha rinunciato alla chemioterapia.

Personalmente sono rimasta anche molto colpita da alcuni segni che ho colto durante la mattinata. Quando siamo arrivati in piazza San Pietro stava piovendo, poi la perturbazione è passata ed ha lasciato il posto al sole proprio nel momento del banchetto eucaristico. Allora ho pensato: “Ecco, con la dolcezza di un Padre, il Signore ha accolto noi figli con lacrime di gioia e poi, con un meraviglioso sorriso fatto di luce e calore, ci ha accolto alla Sua tavola!”

Troppo spesso ci dimentichiamo di Lui, distratti, presi dalla quotidianità, ma il Suo Amore per noi non viene mai meno. Infine ringrazio Don Diego Pancaldo e Suor Veronica Amata Donatello, responsabile del Settore per la Catechesi delle persone disabili dell’Ufficio catechistico nazionale Cei, perché mi hanno permesso di partecipare al giubileo e al convegno.

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Nel suo intervento a conclusione del Convegno CEI Papa Francesco ha risposto ad alcune domande rivolte anche da Serena:

Serena mi mette in difficoltà, perché se io dico quello che penso… Ha parlato poco, tre/quattro righe, ma le ha dette con forza! Serena ha parlato di una delle cose più brutte che ci sono fra noi: la discriminazione. È una cosa bruttissima! “Tu non sei come me, tu vai di là e io di qua”. “Ma, io vorrei fare la catechesi…” – “In questa parrocchia no. Questa parrocchia è per quelli che si assomigliano, non ci sono differenze…”. Questa parrocchia è buona o no? [Aula: Nooo!] Che cosa deve fare, il parroco?… Convertirsi? È vero che se tu vuoi fare la comunione, devi avere una preparazione; e se tu non capisci questa lingua, per esempio se sei sordo, devi avere la possibilità in quella parrocchia di prepararti con il linguaggio dei sordi. Ecco, questo è importante! Se sei diverso, anche tu hai la possibilità di essere il migliore, questo è vero.

La diversità non dice che chi ha i cinque sensi che funzionano bene sia migliore di chi – per esempio – è sordomuto. No! Questo non è vero! Tutti abbiamo la stessa possibilità di crescere, di andare avanti, di amare il Signore, di fare cose buone, di capire la dottrina cristiana, e tutti abbiamo la stessa possibilità di ricevere i sacramenti. Capito?

Quando, tanti anni fa – cento anni fa, o di più – il Papa Pio X disse che si doveva dare la comunione ai bambini, tanti si sono scandalizzati. “Ma quel bambino non capisce, è diverso, non capisce bene…”. “Date la comunione ai bambini”, ha detto il Papa, e ha fatto di una diversità una uguaglianza, perché lui sapeva che il bambino capisce in un altro modo. Quando ci sono diversità fra noi, si capisce in un altro modo. Anche a scuola, nel quartiere, ognuno ha la sua ricchezza, è diverso, è come se parlasse un’altra lingua. È diverso, perché si esprime in un modo diverso. E questo fatto è una ricchezza. Quello che ha detto Serena succede, tante volte; succede tante volte ed è una delle cose più brutte, più brutte delle nostre città, della nostra vita: la discriminazione. Con parole offensive, anche. Non si può essere discriminati.

Ognuno di noi ha un modo di conoscere le cose che è diverso: uno conosce in una maniera, uno conosce in un’altra, ma tutti possono conoscere Dio. [Una bambina si avvicina al Papa] Vieni, vieni… Questa è coraggiosa! Vieni… Questa non ha paura, questa rischia, sa che le diversità sono una ricchezza; rischia, e ci ha dato una lezione. Questa mai sarà discriminata, sa difendersi da sola! Ecco. Serena, non so se ho risposto alla tua domanda. Nella parrocchia, nella Messa, nei Sacramenti, tutti sono uguali, perché tutti hanno lo stesso Signore: Gesù, e la stessa mamma: la Madonna. Capito?