MESSA CRISMALE: L’OMELIA DEL VESCOVO

S. Messa crismale 2016

La Celebrazione di stasera è detta giustamente del Crisma o degli oli. Infatti in essa benediciamo l’olio per il sacramento degli infermi, l’olio per il Battesimo, il sacro Crisma per il sacramento della Confermazione e il Presbiterato.

L’olio è dunque il protagonista di questa nostra celebrazione, non però inteso in senso alimentare com’è consuetudine ormai per noi, bensì come unzione che fortifica, che dà bellezza, che fa splendere il corpo ed è balsamo, medicina per le ferite. Gli oli santi infatti sono destinati all’unzione del capo e della fronte, del petto e delle mani.

Sia la prima lettura che il racconto evangelico, parlano di unzione con l’olio come di una consacrazione che, attraverso la potenza dello Spirito Santo, trasforma e abilita alla missione, una missione di salvezza e di misericordia.

La seconda lettura dal libro dell’Apocalisse, per parte sua ci parla di Gesù il Cristo, il Messia, Unto del Signore, l’alfa e l’omega della storia, Colui che è, che era e che viene e che ci ha consacrati a nostra volta come popolo sacerdotale a gloria del Padre e salvezza dell’umanità.

L’olio dunque. Segno fondamentalmente di due cose: di consacrazione e della missione.
Di consacrazione innanzitutto. Segno cioè dell’assorbimento pieno della persona nell’amore del Signore per il servizio del Regno. L’olio impregna, macchia, come si dice, in un modo tutto particolare, perché per la sua struttura riesce a penetrare nei pori delle cose e della pelle. Non solo ricopre ma penetra, impregna e possiamo ben dire che trasforma l’oggetto, mescolandosi con esso. In questo senso significa la consacrazione della persona, la totale assegnazione della persona a Dio per il compimento della missione.

L’olio, in questo primo significato ci ricorda che la nostra vita appartiene a Dio, il quale col suo amore misericordioso ci è venuto incontro, ci ha perdonato e continua a perdonarci, facendoci entrare nella condizione di suoi figli amatissimi. Ciò è vero per ogni cristiano in forza del Battesimo e della Santa Cresima. Per noi sacerdoti e vescovi in modo particolare per il Sacramento dell’Ordine ricevuto.

Ricordarci questa nostra santa unzione, vuol dire allora ricordarsi dell’amore senza limiti di Dio nei confronti di ciascuno di noi e sentirsi fasciati dalla sua misericordia. Grati al Signore per questo, vogliamo però pregare perché ancora scenda su di noi ogni giorno l’olio della misericordia di Dio, per esserne completamente conquistati, perché non possiamo più fare a meno di Lui, da quando è ormai è entrato nella nostra pelle.

Segno di consacrazione, dicevo, ma anche segno della missione. E’ questo l’olio. Ci fa pensare a ciò che il Signore ci ha affidato: una missione di tenerezza e misericordia. L’olio ha questa proprietà: di togliere ruvidità alle cose, di rendere agevole l’articolazione dei meccanismi, permettendo il superamento dell’attrito. Possiamo dunque dire di essere stati inviati a “ungere” con l’olio della letizia che è Cristo Signore, affinchè ogni uomo conosca l’amore vero e sia in grado a sua volta di amare. L’unzione che siamo chiamati a compiere rappresenta la missione della chiesa e del cristiano nel mondo. Essa consiste nell’ “ungere” di Cristo il mondo, nell’ “ungere” con la santa unzione tutti i nostri fratelli, facendo scendere abbondante l’olio della misericordia e della consolazione dentro la società di oggi, in questo nostro contesto sociale, perché esso si rinnovi e diventi fraternità. Questo è il nostro compito, il nostro impegno, la nostra preoccupazione.

Carissimi amici e fratelli, viviamo in una società violenta e terribile. Gli animi sono accesi, imbarbariti, impauriti a tal punto da reagire di scatto e senza controllo al più piccolo segnale di pericolo, seppur solo immaginato. La crisi economica e l’incertezza del futuro mettono a dura prova la tenuta nervosa di molti. L’ingiustizia sociale, l’instabilità affettiva e la provvisorietà dei generi e degli amori, rende tutti più insicuri e rabbiosi. Il terrorismo, così atroce e imprevedibile, ci mette dentro un’ansia che spinge a guardare con sospetto ogni diverso da noi. Il martellante, continuo, asfissiante circuito mediatico, unitamente all’incessante presentazione di una felicità a buon mercato, ci riempiono di menzogne e di desideri fasulli e illusori. Aumentano perciò frustrazione e risentimento, mentre cresce – specie nelle nuove generazioni – la voglia di spaccare ogni cosa.

In questi nostri giorni aspri e amari, basta davvero poco perché deflagri la violenza e scoppi la guerra. Anzi, per certi versi essa è già in atto. Basta poco, davvero poco, per mandare tutto all’aria.

Dentro questa società, dentro questo mondo lacerato da dissidi e contese, da prepotenze e ingiustizie, noi siamo chiamati, amici miei carissimi, a versare l’olio della compassione e della misericordia, l’olio della tenerezza e della mansuetudine.

Sì carissimi. E’ la nostra missione in questo momento; ed è questa la vera profezia, di questi tempi: versare olio di letizia.
L’olio della operosità silenziosa.
L’olio della comprensione piena di simpatia per gli altri.
L’olio della umiltà e della mitezza.
L’olio del perdono.
L’olio della preghiera per l’altro.
L’olio del sorriso, del dialogo e della disponibilità semplice e quotidiana.
L’olio del senso di responsabilità per ogni parola che si dice e ogni gesto che si compie.
L’olio infine perché no, anche di un sano senso dell’umorismo e del non prendersi troppo sul serio.

E tutto questo, carissimi amici, ci è chiesto di farlo a partire da noi preti, tra di noi. Papa Francesco, tante volte purtroppo citato a sproposito dai mezzi di comunicazione, ha detto l’altro giorno durante l’ordinazione di alcuni vescovi – e lo ha sottolineato insistendovi – che per un vescovo il primo prossimo sono i sacerdoti. E io mi permetto di aggiungere – nella stessa linea – che il primo prossimo per un prete è proprio il suo confratello.

Carissimi, la benedizione dei tre oli santi ben ci ricorda questo nostro ministero di “unzione” che ci è stato affidato a vantaggio reciproco e di tutto il popolo. Con l’olio per gli infermi siamo chiamati a portare conforto a quanti sono malati nel corpo, nell’anima e nello spirito, perchè siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore. Con l’olio dei catecumeni dobbiamo essere vicini a ogni uomo che cerca la verità perché comprenda più profondamente il Vangelo di Cristo; conosca la bellezza della vita cristiana e la gioia di rinascere e vivere nella tua Chiesa. Con l’olio santo del Crisma siamo chiamati a far si che ogni discepolo di Cristo, spanda il profumo di una vita santa e si compia in lui il disegno del Padre e la sua vita integra e pura sia in tutto conforme alla grande dignità che lo riveste come re, sacerdote e profeta.

Compiti sacerdotali, questi, a noi affidati in modo particolare e ai quali ci dobbiamo dedicare con generosità; ma a tutti, all’intero popolo di Dio, presbiteri, laici, religiosi e religiose, a tutti noi consacrati dall’unico Spirito, è affidato il compito di ungere i nostri fratelli con l’unzione dell’amore di Cristo. Cerchiamo allora per davvero, tutti quanti insieme, chiesa di Pistoia, di impegnarci a fondo a portare il lieto annuncio ai miseri, 
a fasciare le piaghe dei cuori spezzati,

consolare tutti gli afflitti,
 dare agli afflitti di Sion 
una corona invece della cenere,
 olio di letizia invece dell’abito da lutto,
veste di lode invece di uno spirito mesto.

+ Fausto Tardelli