L’apertura solenne del Sinodo Diocesano

Sabato 25 marzo la Celebrazione in Cattedrale con il Vescovo Tardelli e i Sinodali.

La cronaca di una serata memorabile con alcuni passaggi dell’omelia e della relazione del Vicario Generale don Cristiano D’Angelo

 

È l’ora di alzarsi: per la Chiesa di Pistoia si apre ufficialmente un nuovo capitolo, una tappa che chiede di fare i conti con la propria identità di Chiesa locale, radicata in una storia e in un territorio, ma dentro un “cambiamento d’epoca” che invita alla missione. «Con il Sinodo diocesano – ha infatti affermato il vescovo Tardelli nell’omelia – Dio ci dice di alzarci, di risorgere a vita nuova, di intraprendere con coraggio la vita nella testimonianza del suo amore».

In tanti si sono “alzati” e ritrovati insieme in occasione della Messa di Apertura di sabato 25 marzo: i quasi 400 sinodali, il Presbiterio quasi al completo, numerosi fedeli dalle parrocchie e dal mondo delle aggregazioni laicali, insieme alla presenza dei sindaci del territorio e di altre autorità civili e militari. Una celebrazione del respiro corale, con momenti di grande intensità.

La liturgia è avviata in Battistero, da dove – al canto delle litanie – si è snodato processionalmente il corteo formato dai sinodali e seguito dai presbiteri, i canonici e il Vescovo Tardelli. La Messa ha seguito la liturgia della V domenica di Quaresima con la proclamazione del Vangelo di Giovanni e l’episodio della Resurrezione di Lazzaro. A partire da quel brano e concentrandosi sul grido con cui Gesù richiama alla vita l’amico dal sepolcro, Monsignor Tardelli ha commentato: «Il grido di Gesù, carissimi amici e fratelli, questa sera è rivolto a ciascuno di noi e alla nostra Chiesa. Gesù ci vede bisognosi di salvezza. Bisognosi di uscire fuori dalle nostre paure e chiusure».

Il Sinodo – ha poi aggiunto – «è un dono d’amore innanzitutto perché ci riunisce insieme, noi così tante volte dispersi e frantumati; perchè ci fa essere un corpo solo che voi sinodali ben rappresentate, investiti stasera dal soffio dello Spirito, per vivere giorni indimenticabili di unità e di speranza»; «un dono d’amore» perché insegna ad essere una Chiesa «che cammina insieme e insieme testimonia l’amore del Signore»,  perché «invita a guardare avanti, verso gli altri, verso tutti gli uomini e le donne del nostro tempo e dei nostri territori, ai quali siamo inviati come debitori di amore e come testimoni che rispondono alle attese di Vangelo presenti nel cuore di tutti e della società».

Al centro del presbiterio un grande leggio su cui era aperto l’Evangeliario ha manifestato a tutti la centralità del Vangelo e il riferimento imprescindibile alla Parola di Dio. Al termine dell’Omelia del Vescovo i padri e le madri sinodali hanno pronunciato insieme la professione di fede che accompagna l’impegno di assumersi responsabilmente il proprio «ufficio di Sinodale» nell’adesione alle verità della Fede e al Magistero della Chiesa. Ognuno dei sinodali ha quindi firmato personalmente, toccando con una mano il libro dei Vangeli in segno di giuramento solenne, un grande foglio steso sull’altare. Uno dopo l’altro, in una lunga ma intensa processione, i sinodali hanno posto il proprio nome nella storia del XX Sinodo diocesano della Chiesa di Pistoia; per ultimo ha firmato il Vescovo Tardelli.

La Messa è quindi proseguita con la liturgia eucaristica. Al termine è intervenuto il Vicario Generale don Cristiano D’Angelo che ha rivolto al vescovo e ai presenti la sua Relazione in apertura del Sinodo.

«Perché facciamo un Sinodo?. Senza dubbio – ha affermato il Vicario Generale — perché il magistero di Papa Francesco ha rimesso al centro della Chiesa la questione della sinodalità». «Rimettere al centro della Chiesa la sinodalità – ha spiegato – è riaffermare il sacerdozio battesimale dei credenti, la realtà del popolo di Dio che, animato dallo Spirito, è tutto insieme chiamato a cercare di capire cosa ci chiede oggi Dio, a discernere quali sono “i segni dei tempi”, cioè le esperienze umane, gli eventi, fuori e dentro la Chiesa, attraverso i quali Egli ci parla e ci invita a conversione».

«Invitandoci a domandarci quali sono “le attese di Vangelo” di oggi, — ha spiegato don D’Angelo – il nostro vescovo Fausto ha voluto porci in uno stato di ascolto, invitarci all’attenzione, per riconoscere tra i bisogni e le attese del nostro tempo quelle che hanno bisogno della buona notizia dell’amore, della speranza della risurrezione, della giustizia, della pace, della fraternità, cioè di quelli che sono i valori evangelici e che noi crediamo essere un balsamo per l’animo, un lievito di bene per la società, un farmaco di giustizia per il mondo. Non è scontato questo invito. Si ricordino le parole del Signore: “Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?” (Lc 12,56)».

Don Cristiano D’Angelo ha anche brevemente illustrato i prossimi passaggi del Sinodo e le principali tematiche contenute nell’Instrumentum laboris «emerse nel lavoro dei gruppi sinodali che saranno oggetto del Sinodo a partire dalla prima Assemblea generale di venerdì 14 Aprile a Valdibrana». «Nella seconda sessione del Sinodo, quella dell’anno prossimo, — ha spiegato — avremo modo di tradurre la fecondità dell’ascolto nel coraggio di nuove scelte pastorali»; «il frutto del Sinodo sarà offerto alla fine delle due sessioni sinodali al Vescovo per un ulteriore e decisivo discernimento evangelico che il Vescovo è chiamato ad operare in forza del carisma apostolico che gli è affidato, garanzia della evangelicità e cattolicità della Chiesa».

Prima della Benedizione finale tutti i sinodali hanno recitato insieme la preghiera “Adsumus”, la preghiera che i padri conciliari proclamavano ad ogni sessione del Concilio Vaticano II, che tradotta suona “siamo qui davanti”: un “eccoci” rivolto a Dio ma anche a tutta la Chiesa di Pistoia per invocare il dono dello Spirito all’aprirsi del cammino sinodale.

Ugo Feraci