L’addio a un vero maestro. Il vescovo ricorda mons. Frosini

Non ho conosciuto don Frosini che in questi ultimi tempi, quando ormai gli anni si facevano sentire senza però riuscire ad intaccare la sua mente, sempre pronta e vigile nel domandare e domandarsi, curiosa e incline a questionare e a combattere, fino all’ultimo. Mente e cuore coinvolti insieme, intelligenza acuta e passione, risvolti di fanciullo e profondità di pensiero. Un mix originale e indubbiamente oltre la banalità della mediocrità.

Come il cavaliere del “Settimo sigillo” di Bergman, da sempre si è confrontato col mistero della morte e lo ha fatto ogni giorno di più con l’avanzare degli anni e dell’infermità, in una lotta dura che era nello stesso tempo combattimento e abbraccio, rispetto a quella che era percepita come una minaccia ma insieme come il necessario passaggio per il compimento in pienezza della vita in Dio.

Avevo letto di lui soprattutto le prime opere dedicate alla teologia delle realtà terrestri e ne avevo apprezzato la chiarezza, la lucidità e l’impostazione apertamente conciliare. È stato sicuramente uno dei maestri che ha segnato anche la mia formazione, quella di chi troppo giovane nei giorni del Concilio, ha avuto però modo di approfondire il mistero cristiano e la testimonianza della chiesa nel mondo in quello straordinario e complesso tempo che fu il post concilio. E proprio del Concilio don Frosini è stato un appassionato cultore, un instancabile comunicatore, direi quasi bruciato interiormente dal desiderio di vederne fluire le intuizioni nella vita della chiesa e della sua diocesi; amareggiato ma mai rassegnato quando, secondo il suo giudizio, ne vedeva ostacolata la sua attuazione o tradita l’ispirazione. E l’altra sua grande passione è stata indubbiamente l’insegnamento, al quale ha dedicato una vita insieme allo studio continuato nel tempo fino in fondo. Molti lo hanno avuto come maestro e sicuramente lo è stato, anche per i discepoli che hanno poi preso la loro strada, segno distintivo questo del vero maestro.

Chiamato a servire la chiesa di Pistoia come vescovo, solo a quel punto ho avuto modo di incontrare don Frosini di persona e di riconoscerne così lo spessore umano e teologico che ne ha fatto un protagonista di primo piano della vita della chiesa pistoiese. Ho incontrato un uomo ancora ferocemente giovane, attaccato alla vita, mai domo o rassegnato, anche se duramente provato e attraversato da qualche tristezza e sconforto. E’ stato sicuramente un grande e lascia una traccia profonda e indelebile nella nostra chiesa. Un uomo inquieto e pensoso, sognatore e concreto al tempo stesso, testardo e orgoglioso ma con un cuore di bambino e una profonda e timorosa nostalgia di Dio, alla ricerca continua del suo volto pieno di misericordia. Questo Dio ora lo accolga nelle sue braccia, mentre per noi sarà eredità tutto il bene che egli è riuscito a seminare.

+ Fausto Tardelli, vescovo