La Chiesa di Pistoia in uscita per incontrare i lontani

Dalla Segreteria del Sinodo diocesano idee e suggerimenti per aprirsi a quanti non frequentano

Il cammino del Sinodo è aperto a tutti. La Diocesi, su indicazione del vescovo Tardelli intende promuovere occasioni di ascolto anche per quanti non frequentano abitualmente parrocchie e realtà associative. In questi giorni una nota a cura della Segreteria del Sinodo diocesano ha tracciato un piccolo “Vademecum” per l’ascolto dei “lontani. «Per un vero percorso di ascolto del “popolo di Dio”, quale deve essere quello sinodale, è significativo — si legge nel testo — l’ascolto di coloro che definiamo i “lontani”, ma che, proprio in virtù del Battesimo, sono anch’essi parte della comunità ecclesiale».

Nella sua ultima lettera pastorale (Alla ricerca della gioia del Vangelo) il vescovo Tardelli aveva invitato la Diocesi a percorrere con decisione e creatività questa pista di ascolto: «Vogliamo ascoltare i bisogni e le attese delle persone che sono fuori dal tessuto ecclesiale; le loro paure, le loro angosce, le loro speranze e delusioni. Questo è l’ascolto che dobbiamo cercare di fare. Sapendo che oggi raramente si trova chi si mette con attenzione ad ascoltare gli altri». 

«Riuscire ad “ascoltare” i lontani – precisa la nota della Segreteria del Sinodo -, dovrà essere un obiettivo da privilegiare nell’insieme del “lavoro” sinodale: per raggiungerlo si potrà partire costituendo in ogni vicariato un gruppo operativo vicariale fra i Parroci, gli animatori e i segretari dei gruppi sinodali dei gruppi sinodali». 

La nota segnala anche alcune “premesse fondamentali”, come la consapevolezza di dover mettersi «in uscita» e aprire al «contatto persona», «costituire piccoli gruppi, diffusi sul territorio». «Presupposto fondamentale dovrebbe essere quello di attivare la “dinamica del noi”, cioè usare le diversità non come limiti ma come risorse nell’obiettivo del bene comune nel quale da prospettive e posizioni diverse (scuola, politica, volontariato, cittadinanza) ci riconosciamo». 

Per partire sarà indispensabile guardarsi intorno, individuando, ad esempio, «le attività di volontariato, quelle sportive, politiche, culturali, ricreative, scolastiche presenti sul territorio parrocchiale». Forse non sarà necessario guardare neppure troppo lontano, ma partire da quanti stanno «sulla soglia della parrocchia», spesso i genitori che arrivano in parrocchia per la celebrazione di un sacramento ma non vivono, di fatto, la vita ordinaria della comunità di fede. Sarà poi necessario individuare i tempi e i luoghi più opportuni per l’incontro e l’ascolto, nel desiderio di far «capire che la storia di ognuno ci preme, ci interessa che vogliamo riaprire un confronto, che vogliamo cercare un dialogo con quanti si sentono esclusi dalla comunità credente». 

Infine l’ascolto dei lontani chiede una profonda motivazione personale: «Gli operatori parrocchiali che si attiveranno per svolgere questa che è una vera e propria missione, dovranno essere ben motivati e dovranno fare un vero e proprio “lavoro” su sé stessi, dovranno infatti riapprofondire le proprie motivazioni, muoversi con atteggiamenti appropriati e avere ben chiaro perché si va in strada». 

Occorre però evitare un rischio: trasformare cioè l’oggetto degli incontri in una sorta di “sondaggio” o “indice di gradimento” sulla Chiesa. «Il tema dei primi incontri non dovrà essere “cosa ne pensi della Chiesa o che cosa la Chiesa dovrebbe fare” ma l’attenzione alla persona, al gruppo in cui è inserita, perché le differenze che ci racconteranno non saranno limiti, ma spazi di incontro da coltivare.

Tutto questo potrebbe suscitare la curiosità o l’interesse da parte delle persone a partecipare attivamente in un gruppo sinodale, oppure lasciare la traccia di una Chiesa in uscita che va ed interroga con gentilezza perché è interessata alla comunità, oppure semplicemente un tentativo che meritava di essere fatto nella speranza che non tutti i semi producono frutti nelle stessa stagione».

Ugo Feraci