In Brasile per leggere il mondo con occhi nuovi

Maximilien Baldi, seminarista della nostra diocesi, racconta la sua esperienza missionaria a Salvador de Bahia e nella regione del Minas Gerais

 

Il 18 di luglio scorso sono sbarcato assieme a Luca (seminarista di Firenze) a Salvador terza città più grande del Brasile e capitale dello stato della Bahia situato nel nord est. Abbiamo iniziato la nostra esperienza vivendo nella parrocchia di Nossa Senhora da Piedade a Massaranduba (quartiere di Salvador), qui dal 2007 è presente una missione della diocesi di Firenze e attualmente vi sono due sacerdoti: don Marco Paglicci e don Paolo Sbolci. Vivere con loro a stretto contatto per circa tre settimane è stato un dono prezioso in cui il Signore, come Padre buono, mi ha mostrato quanto l’uomo da Lui creato sia meraviglioso ai suoi occhi.

La situazione in Massaranduba, e un po’ di tutta Salvador, ad oggi presenta una realtà molto difficile, fatta di povertà materiale che si lega con la mancanza di istruzione, sanità e molto altro. Ad esempio la mancanza di lavoro, che purtroppo porta i giovani a compiere scelte sbagliate e il bisogno di avere il necessario per vivere li porta molto spesso a scontrarsi con “l’opportunità” di fare soldi in maniera facile e di entrare nel tunnel terribile della droga, in cui lo spaccio e l’uso personale fanno sì che questi ragazzi perdano ogni regola o limite imposto dal buon senso. Si scatena così una violenza inaudita che poi si ripercuote sempre sui più deboli, come donne, bambini e ragazzi.

In questo clima, tuttavia, ho potuto scorgere bagliori di luce inimmaginabili anche dove le tenebre apparivano più fitte, segni tangibili e potentissimi della presenza di Dio; ho visto con i miei occhi fiori sbocciati nel deserto. Il lavoro quotidiano di questi due padri ne è un esempio, la loro attività pastorale è esattamente la stessa che compie ogni giorno un parroco qui da noi come ad esempio andare a trovare le vedove, i malati, gli anziani nelle case di riposo, e poi la messa, il catechismo e tanto altro. L’unica differenza, ma non da poco, sono le condizioni in cui si trovano a svolgere le loro attività pastorali, poiché l’approccio alle persone è completamente diverso. Lì tutti sono “credenti”, ma non tutti sono cattolici, anzi, vi è un miscuglio incredibile di chiese protestanti o di sette ad ogni angolo della strada e ciò porta confusione nella popolazione anche sulla propria identità religiosa. Un altro esempio è il Candoblè, religione di origine africana portata ai tempi della schiavitù: il risultato è un intreccio afrobrasiliano -ai nostri occhi quasi incomprensibile- che riprende anche il culto dei nostri santi come altri aspetti della cultura cattolica.

Nell’accompagnare i padri nelle varie realtà della parrocchia ripenso con grande commozione alla visita agli anziani nelle case di riposo. In particolare ricordo che una di esse aveva una grande stanza completamente piena di letti e condizioni igieniche tutt’altro che accettabili. In quel momento se solo avessi potuto li avrei portati via tutti da quel posto, come avrei fatto la stessa cosa nei tantissimi incontri avvenuti nelle case dei parrocchiani; purtroppo la realtà mi diceva chiaramente che non era possibile. Tante sono state le scene di dolore e sofferenza che istintivamente non riuscivo ad accettare, eppure in quel momento ho capito che è vero che io non posso cambiare il mondo, ho compreso però, che un mare è veramente un insieme di tantissime gocce e questo pensiero mi ha immediatamente permesso di guardare alla realtà che mi circondava con uno sguardo diverso, anzi redento! Ho capito che il Signore mi invitava a guardare a tutte le realtà che mi circondavano con questo sguardo nuovo, intriso di vita proprio dove davanti a me c’era la morte, di gioia dove c’era dolore e di speranza dove c’era disperazione. Mi spronava a guardare tutte le realtà in questo modo, sia in Brasile così come a Pistoia, proprio come Egli volle far vedere al suo amato san Francesco.

Ho visto progetti meravigliosi che danno speranza ai piccoli; il progetto guidato dal professor Mauro Barsi che si chiama Agata Smeralda ne è un esempio lampante, perché un’adozione a distanza che per noi sembra una sciocchezza (1 euro al giorno) a loro cambia la vita: i bambini possono studiare, ricevere un educazione, mangiare in modo decente e anche giocare. Sì, giocare, perché per loro giocare a casa è pericoloso e hanno paura della violenza che li circonda. Ho visto altri progetti che hanno dell’incredibile, ad esempio uno nello stato del Minas Gerais (1400km più a sud) che si chiama APAC ed è un progetto cristiano di reintegrazione sociale per detenuti, in parole povere un carcere senza polizia. Il presidente di questa associazione mi ha detto una frase che non dimenticherò mai: «questo progetto è sgorgato direttamente dal cuore ferito di Gesù Cristo». In queste carceri ho visto persone che sono letteralmente risorte, pienamente consapevoli dei loro errori e scontano la loro pena con grande coscienza, anzi, riescono ad amarla perché comprendono che proprio da lì Cristo entra nella loro storia.

Ho conosciuto tantissime persone sante, missionarie e tutte con un unico comune denominatore; una passione smisurata per il Signore Gesù che si riversa come un fiume sull’uomo come creatura del suo Dio e lo ama come un fratello vero. Da loro ho compreso che l’altro è una parte di me ed io non posso far finta di niente, siamo legati tutti da un filo invisibile, l’amore del Padre che ci ha donato il Suo Unico Figlio perché avessimo la vita in pienezza ed abbondanza e non come l’uomo crede, ma come Dio sogna per ognuno di noi.

Con questa esperienza torno nella mia Pistoia col cuore spalancato, ricolmo di gioia e gratitudine per l’esperienza compiuta e con un desiderio immenso di poter amare tutto ciò che mi circonda. Ho compreso che per me non esiste Brasile o Italia: sono chiamato ad amare qui, adesso, in seminario, in parrocchia e ovunque io vada, perché c’è un solo luogo in cui c’è la vera giustizia, equità e si chiama Gesù. Noi, chiamati a far parte del suo corpo che è la nostra Chiesa Cattolica, abbiamo in ogni istante l’opportunità di amare gli altri come Lui per primo ci ama, possiamo imparare ad essere dono per il prossimo se mettiamo da parte i nostri egoismi e se sbagliamo è sempre ‘adesso’ il momento giusto per perdonare e ricominciare. Se ognuno di noi non dona tutto l’amore di cui è capace, quello che ci circonda sarà senz’altro un mondo più povero.

Maximilien Baldi