Il cammino dell’anno è alla luce dell’Esodo

Il vescovo suggerisce alla Diocesi la lettura dell’Esodo. Il libro biblico sarà il testo di riferimento per i gruppi di ascolto del Vangelo, una lettura che aiuta a «fondare sulla roccia» la vita di fede personale e comunitaria

 

Il nuovo anno pastorale, che avrà il suo centro nella celebrazione dell’anno santo iacobeo, chiama a riflettere sul tema del cammino, non solo quello dei pellegrini iacobei, dei viandanti dello Spirito e degli appassionati di turismo religioso, ma anche – e soprattutto – sul cammino fondante della fede, di Israele prima e della fede cristiana poi, narrato nel libro dell’Esodo. Nella sua lettera pastorale «Alla scuola dell’apostolo San Jacopo», il vescovo invita tutti a leggere e meditare i primi 15 capitoli di questo libro biblico.

Anche quest’anno l’Ufficio catechistico ha realizzato un nuovo sussidio che accompagna la lettura e suggerisce spunti di riflessione. Nel libretto però, alle pagine dell’Esodo è premessa un’altra icona biblica, il brano evangelico dedicato alla “casa costruita sulla roccia” che monsignor Tardelli ha inserito e proposto come spunto di riflessione nella sua lettera pastorale. «Il brano di Vangelo (Mt 7,21–29) — scrive don Cristiano D’Angelo in apertura del sussidio — fa ben da introduzione alla lettura del libro dell’Esodo che narra come Dio ha «costruito» la casa della sua relazione con il popolo, per renderla solida. Si può infatti leggere la storia dell’Esodo, senza eccessive forzature, come la storia dell’impegno di Dio a fare della casa del suo popolo, una casa stabile e sicura».

«La parola “esodo” — scrive don Cristiano — significa “uscita”, e il libro narra l’uscita di Israele dall’Egitto, la liberazione da una situazione di schiavitù. L’evento fondante della fede di Israele non è un’idea di Dio o una formula teologica, ma un fatto, un’azione di Dio nella storia». «Dio — continua don D’Angelo – non è un principio astratto, Dio è una persona, un nome, quello che Egli rivela a Mosè nel rovento ardente “Io sono colui che sono”. Così Dio si serve di Mosè per parlare, sostenere, lottare con il suo popolo e accompagnarlo nel faticoso e mai scontato cammino di liberazione». «Nella prima parte del libro dell’Esodo Dio opera per liberare Israele dal potere dell’Egitto (Es 1,1– 1,21), nella seconda (Es 15,22–18,27) per liberare Israele dalle sue catene interiori, quelle che lo porterebbero a desiderare di tornare indietro, di nuovo schiavo, pur di avere un po’ di sicurezza e di tranquillità. Il cammino verso la terra promessa rivela la fragilità del cuore dell’uomo mettendolo in condizione di purificarlo tramite la parola di Dio che Egli ora dona sul Sinai come luce e sapienza per il cammino, per imparare a rimanere liberi (Es 19–40). Infine l’Esodo narra la costruzione del santuario mobile, una tenda che si sposta con Israele nel deserto (Es 25– 31; Es 35–40), dove sono custodite le tavole della legge e dove Dio scende per incontrare Mosè. Dio accompagna sempre il suo popolo; il suo nome è anche il suo programma di vita, “essere con”. È questo il senso complessivo del libro dell’Esodo e che aiuta a comprendere la trama del libro di cui quest’anno leggeremo i primi quindici capitoli».

 

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(u.f.)