Giubilei sacerdotali. L’entusiasmo e la gioia che resistono al tempo

Riprendiamo da “La Vita” del 28 giugno 2020 il seguente servizio dedicato agli anniversari sacerdotali

di Daniela Raspollini

«Anche se cambiano le situazioni e le persone è rimasto sempre lo stesso entusiasmo e la stessa convinzione nel vivere il sacerdozio». Don Giovanni Scremin (92 anni) non ha dubbi, dopo tanti anni da prete le certezze di una volta non si spengono. Ed è un bel modo per festeggiare il proprio anniversario di vita sacerdotale.

L’occasione è la solennità dei SS. Pietro e Paolo, che quest’anno vede cinque festeggiati: don Leonardo Giacomelli che ricorda una ricorrenza davvero singolare: 70anni di sacerdozio; seguono don Giovanni Scremin e don Renzo Aiardi, entrambi con 65 anni di messa. Si ricordano quindi il 50esimo di don Marino Marino e i 25 anni di don Timoteo Bushishi.

Don Leonardo, il più anziano, è anche tra i più lucidi e arzilli. Da pochi anni ha lasciato la sua parrocchia “storica” di Candeglia. Altrettanto “storica” la presenza di don Renzo Aiardi a Casalguidi dove abita tuttora e dove ha svolto il suo ministero per oltre quarant’anni.

Don Giovanni Scremin ha invece un passato da missionario. Originario di Valdagno, in provincia di Vicenza, custodisce ancora l’accento veneto nonostante il suo lungo viaggiare per il Vangelo. Già religioso dell’istituto dei padri comboniani fu ordinato il 29 giugno 1955 da quel Battista Montini che divenne poi Papa Paolo VI. Inviato missionario in Brasile gli fu affidata una parrocchia nella diocesi di Balsas dove visse per 25 anni. Il vescovo locale, che allora era il pistoiese Rino Carlesi, lo presentò a mons. Longo Dorni per offrirgli un’esperienza fuori dalla missione. Avviò così la sua presenza in diocesi di Pistoia, pur tornando in missione a più riprese.

Don Marino Marini, attuale parroco di Tizzana e Catena non si è invece spostato di molto. «Ricordo con affetto — ci spiega — tutti coloro che ho incontrato nel mio ministero sacerdotale, come cappellano nelle parrocchie di Montale e di Montemurlo, poi come parroco a Tobbiana, Vignole e Oste e ora di Tizzana e Catena».

Arriva da Goma, in Congo, don Timoteo Bushishi. Qui ha svolto diversi incarichi. «Dall’Africa — ricorda Timoteo — mi sono successivamente trasferito in Italia a Roma per studiare teologia dogmatica. Nel 2006 poi, sono stato accolto dal vescovo Scatizzi che mi ha permesso di concludere il dottorato e mi ha affidato la parrocchia di San Pierino in Vincio. Dal mese di luglio 2016 ad oggi sono parroco di San Benedetto e San Vitale».

Vite sacerdotali molto diverse com’è originale ogni vocazione. Don Renzo Aiardi entrò in seminario giovanissimo: «la sua vocazione al sacerdozio — ci racconta Aldo Pellegrini — è nata fin da bambino. Cresciuto in Piazza S.Lorenzo a Pistoia è entrato a 9 anni in seminario». Per don Marino la vocazione è arrivata da piccolo nel modo più ordinario possibile «favorita dall’esempio della famiglia e del parroco». La vera svolta avvenne più avanti frequentando Carlo Carretto e la comunità dei Piccoli Fratelli del Vangelo di Spello dove — racconta — ho preso la decisione definitiva di diventare prete».

Don Renzo Aiardi

Casalguidi si stringe attorno al suo pastore

Don Aiardi «è stato ordinato il 29 giugno 1955. All’inizio del suo ministero è stato a Baggio e poi a Tobbiana. Don Renzo però è un’istituzione per Casalguidi. Oggi, allo scoccare dei suoi 65 anni di sacerdozio «la comunità parrocchiale — scrive l’amico Aldo Pellegrini — si stringe a lui esprimendo la sua gratitudine e il proprio affetto e un grazie per aver donato la sua vita al Vangelo e per essersi speso in questi lunghi anni nel generare Gesù Cristo nel cuore di coloro che lo hanno incontrato. In questi anni del suo ministero si è prodigato per rinnovare la Chiesa. È stato promotore di tanti movimenti ecclesiali che ha accolto nella sua parrocchia. In questi anni di sacerdozio si è fatto amico fratello e compagno di viaggio nel cammino della fede, condividendo con noi fatiche le attese le speranze di ogni giorno».

Don Marino Marini

Figlio del Concilio e testimone del servizio

Non ho avuto particolari carismi— ammette umilmente don Marino Marini —, però ho cercato di operare in spirito di servizio». «Ho sempre cercato di ricordare che non si deve far prevalere le nostre visioni personali, ma che, con umiltà, dobbiamo tenere come punto di riferimento la Parola di Dio, il Concilio Vaticano II, e il programma pastorale della Diocesi. In me c’è sempre stato sempre il desiderio di non escludere nessuno, e di accogliere, come dono del Signore, tutti coloro che desideravano partecipare alla vita della comunità parrocchiale». «La mia gioia più grande è stata quella di trovare nel Presbiterio e nella comunità parrocchiale altri fratelli e sorelle con cui fare insieme un cammino di fede e di comunione fraterna».

Don Timoteo Bushishi

«Grato a Dio per la Sua misericordia»

Nella ricorrenza del mio anniversario vorrei prima di tutto ringraziare il Signore che mi ha fatto sentire la sua presenza, la sua tenerezza, la sua misericordia». «Sono stato battezzato all’età di 12 anni — racconta Timoteo — e ho cominciato a frequentare la Chiesa come chierichetto a Goma in Congo». «La mia vocazione al sacerdozio è nata grazie alla testimonianza di un prete anziano dal nome Don Celedonio, un prete spagnolo carmelitano. È stato grazie a lui che poi ho deciso di entrare nel seminario minore. Mio padre purtroppo si oppose a questa mia decisione». Ma la vocazione era più forte e, dopo aver chiesto di proseguire la formazione al seminario maggiore «sono diventato sacerdote a 29 anni il 10 agosto 1995 a Goma».

Con settant’anni di sacerdozio don Leo è un prete da record

Una lunga esistenza in gran parte a Candeglia dove ha accompagnato generazioni di fedeli nella vita di fede ma anche la passione di girare il mondo

Classe 1926 don Leonardo Giacomelli è tra i preti più anziani della diocesi. Il primato spetta al centenario don Italo Taddei e di qualche mese lo precede don Napoleone Toccafondi, ma don Leonardo, che oggi vive in Seminario, conserva il suo vivace temperamento e una salute discreta.

La sua famiglia, molto numerosa – 8 fratelli – era anche molto religiosa: da parte di madre c’era lo zio don Luigi Marini, canonico e parroco di Campiglio, da parte di padre lo zio Oreste Forestieri parroco di Valenzatico, al quale Leonardo era molto affezionato e che lo ha accompagnato nel cammino vocazionale. «Sono entrato in Seminario nel ’38» ricorda don Leonardo che dopo 12 anni di formazione fu ordinato prete con don Grazzini, don Frosini, don Meriggi e don Batignani. «Ho dei bei ricordi del rettore Mario Spinelli e del vice rettore Dario Giovannini».

Il 29 giugno 1950 giunse l’ordinazione presbiterale. Una volta prete, fino al 1954 «sono stato cappellano a Vignole dove era parroco lo zio don Forestieri. Lo portavo a visitare i malati con la Topolino. Prestavo servizio anche a Campiglio dove c’era l’altro zio don Luigi, quindi sono stato cappellano a Capraia dove c’era un parroco cieco.

Poi, nel gennaio 1961 sono arrivato a Candeglia». Qui don Leonardo ha passato la vita, guidando questa comunità fino al 2017. «Ho trovato un parroco anziano e ho dovuto realizzare diversi lavori alla chiesa e alla canonica. Per due anni ho celebrato la messa in casa, ma la popolazione ha molto aiutato». Don Leonardo non ha fatto solo il parroco: «ho insegnato per 20 anni religione alla scuola media Leonardo da Vinci frequentata anche da ragazzi di Candeglia». Dopo tanti anni cosa resta impresso nella memoria di don Leonardo? «Il contatto con la gente, soprattutto con le famiglie e con i giovani con i quali andavo spesso ai campi estivi. Abbiamo organizzato una squadra di calcio che partecipava al campionato locale ed ero per loro un punto di riferimento. Nelle relazioni con i parrocchiani mi ha aiutato molto il fatto di aver visitato molti paesi del mondo. Essendo una zona “rossa” molte volte le persone credevano più a quello che leggevano sul giornale che a quanto veniva detto in chiesa. Ma io portavo la mia esperienza, quella che avevo fatto conoscendo persone culture e religioni diverse e così si arrivava a un dialogo e si costruiva un’amicizia».

Da ultimo don Giacomelli offre anche qualche consiglio per i giovani preti: «gli direi di prepararsi bene. Questo per poter comunicare con le persone che non si accontentano di risposte vaghe e imprecise. Comunque di relazionarsi in modo spontaneo e colloquiale e costruire rapporti di amicizia e stare vicino ai fedeli. Soprattutto li inviterei a stare con i giovani nel periodo dell’adolescenza quando cominciano a formare il carattere in modo che possano aprirsi alla fede».(A.B.)