Dossier Caritas 2022. Uno scenario di crisi

Superata per la prima volta quota 2000 assistiti solo nel I semestre 2022. Il 60% degli accessi ai Centri è costituito da donne, età media in aumento. Per l’immediato futuro preoccupano le condizioni abitative

Accessi ai centri Caritas diocesani in ascesa dal 2019, in aumento di oltre il 20% nell’ultimo triennio confrontando i primi semestri, con il 2022 che – secondo le ultime stime – potrebbe diventare in assoluto l’anno con il maggior numero di persone assistite.
Questo uno dei principali dati che emerge dall’annuale Dossier Caritas presentato alla cittadinanza ed alla stampa dal Vescovo di Pistoia, mons. Fausto Tardelli, dal direttore della Caritas diocesana di Pistoia, Marcello Suppressa, dalla vice direttrice Caritas, Francesca Meoni, dal responsabile dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse di Caritas, Giovanni Cerri, con l’intervento di Mauro Banchini, referente dell’iniziativa “Pistoia nessuno si salva da solo”, che con i suoi oltre 80 aderenti ha contribuito con una somma totale di oltre 95 mila euro alle attività della Caritas diocesana, andando a supportare oltre 280 famiglie.

“La pubblicazione del dossier è un grido di dolore – evidenzia il Vescovo di Pistoia, mons. Fausto Tardelli – È chiaramente il segno che la nostra società non va bene e deve cambiare. Un mondo che produce “scarti” umani è un mondo ingiusto e violento; la cosa che più inquieta e che più di ogni altra chiede risposte è la mancanza di lavoro e di un lavoro che permetta di vivere dignitosamente. Davanti ai risultati del dossier annuale della Caritas ognuno di noi, come anche la politica e le varie Istituzioni o realtà sociali, si deve semplicemente chiedere: cosa posso fare, cosa devo fare perché le cose cambino?”.

“Il nostro Dossier – sottolinea il direttore della Caritas, Marcello Suppressa – è presentato quest’anno in un contesto generale di estrema precarietà, con un senso di forte incertezza del futuro e paura di non riuscire a farcela nel quotidiano. Questo sentimento è presente in molte, in quasi la totalità di coloro che abbiamo ascoltato. Come Caritas Diocesana abbiamo messo a disposizione tutte le risorse possibili per sostenere e stare accanto a quante più persone e ciò è stato possibile solo con l’aiuto di tanti volontari, istituzioni e cittadini. Da questa situazione ne possiamo uscire solo tutti insieme. Questo tempo che stiamo vivendo ha prodotto forti disuguaglianze che rischiano di provocare tensioni sociali molto forti. C’è bisogno di rimettere al centro le persone e i loro bisogni, non gli interessi di pochi.”

Pandemia e crisi energetica spingono l’aumento degli accessi: oltre 2.000 assistiti nel primo semestre 2022, +25,8% rispetto allo stesso periodo del 2019

La pandemia da Covid-19 è stata un evento che ha radicalmente cambiato il lavoro dei Centri della rete di Caritas Pistoia, e non solo. Oltre a lasciare tutta una serie di precauzioni e timori che mai erano stati ravvisati in passato, la pandemia lascia in carico a Caritas un numero di famiglie sempre maggiore. Nel primo semestre 2022 la rete dei Centri della Caritas diocesana di Pistoia ha assistito ben 2.012 individui/famiglie, superando per la prima volta il tetto dei 2.000 assistiti nel primo semestre, aumentando del 2% rispetto all’anno precedente (1.970).
Per contestualizzare meglio questo valore si consideri come nel primo semestre 2019 gli assistiti fossero 1.599 mentre quelli dell’intero anno fossero 2.137.

Richieste in aumento da parte delle donne, superato il 60%

Un’ulteriore dato, che prima della pandemia si stava assottigliando, è la forbice della richiesta tra donne ed uomini. Le prime sono sempre state la maggioranza nei Centri della rete Caritas pistoiese, tuttavia la differenza registrata nel primo semestre del 2022 porta le donne al 60,5% (39,5% gli uomini) delle persone incontrate da Caritas, in aumento del 6% rispetto a due anni fa.

L’andamento delle provenienze straniere: al 3,7% l’Ucraina

Una tendenza che invece si conferma per il primo semestre 2022 è l’aumento percentuale degli stranieri, ormai costante dal 2018. Parte dell’aumento è ascrivibile alla crescita di presenza di ucraini, a causa del conflitto bellico, ma il dato si consolida su molte altre provenienze. Sono oltre 60 i paesi di provenienza dell’utenza straniera dei centri Caritas diocesani, con – in termine assoluto – Albania e Marocco le più rappresentate (rispettivamente 24,9% e 23,9%), seguite a distanza dalla Nigeria (13,1%), Romania (5,6%) e da Ucraina e Gambia (3,7% per entrambe).

Età media in aumento, titolo di studio medio basso nel 75% dei casi e condizione abitativa come elemento di maggiore criticità nel prossimo futuro

In leggero aumento il dato dell’età media dei richiedenti, che torna su valori simili a quelli pre-pandemia. L’età media generale delle persone incontrate nel primo semestre 2022 è di 47,5 anni, con l’innalzamento dovuto a causa della presenza di cittadini italiani, mediamente sempre più anziani degli stranieri, che quest’anno superano i 55 anni. Anche gli stranieri raggiungono un’età media piuttosto alta rispetto a quanto rilevato nel recente passato, arrivando a sfiorare i 42 anni di età. Una differenza così netta è dovuta anche al fatto che la quasi totalità degli over 75 sia italiano, così come sono italiani oltre l’80% degli over 65.
Situazione critica, in ottica di reinserimento lavorativo, per quanto riguarda la rilevazione dei titoli di studio. Il 75% degli intervistati ha un titolo pari o inferiore alla licenza media, con un 25% di richiedenti con la licenza elementare e con il 5% di analfabeti (dato identico a quello dei laureati). La richiesta dell’informazione del titolo di studio diventa strategica per poter operare un reinserimento lavorativo e costruire progettualità di lungo periodo per la piena integrazione sociale.

Il disagio legato all’abitazione è tra i problemi più urgenti rilevati. Se pure è vero che buona parte delle persone assistite nel primo semestre del 2022 può usufruire di una abitazione stabile, la maggioranza, oltre la metà, vive sempre in casa in affitto sul mercato privato (52,1%). Questa condizione abitativa espone le persone ad un rischio potenzialmente alto: su una così alta percentuale di richiedenti in affitto, sono ben pochi quelli che riuscirebbero a ritrovare un’abitazione temporanea sul mercato privato oggigiorno qualora ne avessero la necessità. Il costo medio dei canoni di locazione sul nostro territorio (in particolare nelle zone urbane), le sempre maggiori garanzie economiche richieste (spesso uno stipendio non è sufficiente e ne vengono richiesti due full time a tempo indeterminato, talvolta vengono richieste fideiussioni bancarie o addirittura il pagamento in anticipo di 1 anno di affitto), e la forte diffidenza nei confronti di alcune categorie di persone, ritenute appunto non affidabili, in primo luogo gli stranieri, in particolare gli africani, ma in generale qualunque persona si presenti con aiuti di Caritas, dei servizi sociali o di altre realtà del territorio.