Settimana Santa: le Celebrazioni in Cattedrale

Gli appuntamenti con il vescovo e le dirette TV

Rendiamo noti gli orari delle celebrazioni in Cattedrale per la Settimana Santa.  Segnaliamo che La Messa delle Palme, la celebrazione della Passione del venerdì Santo e la Veglia pasquale saranno trasmesse in diretta su TVL TV Libera (canale 11 del dgt).

 

27 Sabato

18.00 – Benedizione delle Palme e dell’Olivo – Messa presieduta dal Vescovo (Diretta TVL)

1 Giovedì Santo  

18.00 – Messa “in cœna domini” presieduta dal Vescovo

2 Venerdì Santo

10.00 –  Ufficio delle Letture e Lodi

18.00 –  Celebrazione della Passione del Signore presieduta dal Vescovo (Diretta TVL)

3 Sabato Santo

10.00 – Ufficio delle Letture e Lodi

19.00 – Veglia Pasquale presieduta dal Vescovo (Diretta TVL)

4 Domenica. Pasqua di Resurrezione

11.00 –  Messa Pontificale presieduta dal Vescovo e Benedizione Papale con Indulgenza Plenaria

17.00 – Vespri Battesimali solenni

18.00 – Messa (di orario)




Indicazioni per i riti della Settimana Santa

Le indicazioni del Vescovo Tardelli per vivere la Settimana Santa in tempo di Pandemia con senso di responsabilità e gioia pasquale

 

Ci apprestiamo a celebrare i riti della Settimana Santa, fulcro di tutto l’anno liturgico e della vita cristiana. Il tempo della pandemia è pesante e faticoso e ci invita a un grande senso di responsabilità ma non ci può far sminuire la gioia che nasce nel cuore di chi crede nella resurrezione di Cristo. Anzi, questa fede ci deve spingere proprio in questo tempo, secondo le parole di San Pietro, ad essere pronti sempre a rispondere a chiunque ci domandi ragione della speranza che è in noi (1Pt 3,15).

Quest’anno, a differenza dell’altr’anno quando celebrammo a porte chiuse, ci è dato di poter celebrare insieme ai nostri fedeli. Pur con un numero contingentato di presenze e con tutte le cautele del caso, abbiamo questa bella opportunità di cui dobbiamo esser grati al Signore. Da vivere però con grande senso di responsabilità.

Mi preme innanzitutto ricordare quanto sia importante attenerci scrupolosamente alle indicazioni igienico sanitarie emesse dalle autorità. Facciamolo di buon grado, per quella carità che ci obbliga a porre attenzione alla salute degli altri oltre che alla nostra e anche per dare buon esempio ai fedeli che potrebbero essere tentati di abbassare la guardia, quando invece occorre tenerla molto alta. Nello stesso tempo, cerchiamo di celebrare e vivere i riti della Settima Santa con gioia, con letizia di cuore, partecipi della morte in Croce del Signore ma anche della sua gloriosa Risurrezione, in modo che tutti coloro che parteciperanno ai sacri riti, nonostante tutte le attenzioni e ristrettezze, ne siano edificati e arricchiti spiritualmente.

Non occorre che mi dilunghi sulle attenzioni da porre, perché le regole generali sono poche ed essenziali e da voi ben conosciute:

  1. Evitare assolutamente ogni tipo di assembramento;
  2. Mantenere la distanza tra le persone, anche più di un metro possibilmente;
  3. Rispettare in modo rigoroso il numero di presenze consentito per la chiesa;
  4. Indossare sempre le mascherine;
  5. Igienizzarsi spesso le mani evitando di portarle alla bocca, al nasco e agli occhi;
  6. Igienizzare più volte le chiese e gli oggetti per la celebrazione;
  7. Richiamare sovente al fatto che chi ha sintomi Covid eviti di venire in chiesa.

A seguito di quanto indicato dalla Conferenza Episcopale Toscana e dalla stessa Conferenza Episcopale Italiana in ordine alla Settimana Santa, nonché dalla Santa Sede, vi comunico ora quanto ho stabilito per la nostra Diocesi in merito e che tutti sono tenuti ad osservare.

Domenica delle Palme

La “Commemorazione dell’Ingresso del Signore in Gerusalemme” dovrà essere celebrata all’interno della chiesa (o dello spazio esterno adibito solitamente alla celebrazione Eucaristica). Pur con le dovute cautele, la benedizione dei rami d’ulivo o di palma può essere ripetuta ad ogni celebrazione eucaristica.

Ci si avvalga della “seconda forma: ingresso solenne” prevista dal Messale Romano (pag. 123) tenendo presenti i seguenti adattamenti:

I Fedeli siano già ordinati ai loro posti (nel numero e con gli accorgimenti attuati negli ultimi mesi) e NON si muovano dal loro posto.

All’ora stabilita, SOLO Celebrante/i e Ministri si recano all’ingresso della chiesa (o dello spazio adibito alla celebrazione). Qui si fa la benedizione dei rami e la proclamazione del Vangelo dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme come indicato nel Messale.

Dopo la proclamazione del Vangelo la Processione sia limitata, dall’ingresso al presbiterio, ai soli celebranti e ministranti.

Qualora ciò non sia possibile per la conformazione del luogo sacro o altre ragioni oggettive, si utilizzi la “terza forma: ingresso semplice” (pag. 123 MR).

Non è permesso in nessun caso l’uso della “prima forma: processione”, che comporta un tragitto a partire dall’esterno dell’edificio sacro.

Un problema particolare è dato dai rami di olivo o di palma che si usano nella celebrazione. Le soluzioni possibili sono 3. Tutte però richiedono particolare attenzione:

1. Ognuno porta con sé da casa il proprio personale rametto di ulivo o di palma;

2. Il rametto è fatto trovare già disposto dagli inservienti in ciascuna seduta, facendo attenzione a sanificarli preventivamente;

3. I rametti sono distribuiti singolarmente – sempre preventivamente sanificati – all’ingresso da volontari (debitamente formati a questo servizio) che indossino mascherina e che abbiamo preventivamente e manifestatamente sanificato le proprie mani e che le sanifichino frequentemente, evitando accuratamente di entrare in contatto con le mani dei fedeli; IN QUESTA TERZA MODALITA’ OCCORRE FARE MOLTA ATTENZIONE A CHE NON SI CREINO ASSEMBRAMENTI ALL’INGRESSO DELLA CHIESA.

E’ DA ESCLUDERE in modo categorico che si lascino a disposizione in chiesa, o fuori di essa, rametti che possano essere poi presi personalmente dai fedeli.

Messa Crismale

La partecipazione dei sacerdoti e dei diaconi sarebbe garantita, mediante autocertificazione, in quanto attività inerente alla loro funzione; la partecipazione dei fedeli invece sarebbe limitata in base alla facoltà o meno di spostamento tra comuni a seconda della “zona” sanitaria e in base alla capienza di posti nella Cattedrale.

Considerati questi impedimenti a una significativa rappresentanza di pastori, ministri e fedeli, e anche la malaugurata possibilità che anche solo un Presbitero, un Diacono o un Ministro che abbia partecipato possa, successivamente, risultare positivo costringendo tutti gli altri confratelli alla quarantena fiduciaria, con i relativi problemi di cura pastorale nelle Parrocchie proprio in concomitanza con le solennità pasquali, e vista la facoltà concessa ai vescovi di spostare ad altra data detta Messa crismale, ho deciso che nella nostra Diocesi la Messa Crismale sia celebrata giovedì 13 maggio alle ore 18 in cattedrale. Fino ad allora sarà necessario conservare e utilizzare gli Olii confezionati nel 2020. Ricordo però l’obbligo di sostituirli appena possibile con quelli nuovi.

Data la situazione, la distribuzione degli Oli santi non avverrà al termine della Celebrazione bensì successivamente, il sabato 16 e 22 maggio mattina NEL PARCHEGGIO DEL SEMINARIO.

Sarà premura dell’Ufficio liturgico diocesano farvi giungere per tempo le indicazioni dettagliate sia per la celebrazione della Messa Crismale che per la distribuzione degli oli santi.

Giovedì Santo

Sappiamo che in questo giorno si celebra di norma una sola S.Messa in Coena Domini. Date però le attuali circostanze, laddove si prevedesse una notevole presenza di fedeli eccedente il numero stabilito per quella chiesa parrocchiale, dopo aver valutato la cosa con me e quindi con mia licenza, si potrà prevedere una seconda Celebrazione Eucaristica in Coena Domini.

La lavanda dei piedi si omette.

Al termine della Celebrazione, l’Eucaristia potrà essere portata all’Altare della Reposizione per l’Adorazione. Si avrà comunque cura, con fraterna sollecitudine, di mettervi termine e di chiudere la chiesa in tempo affinché i fedeli possano rientrare nelle proprie case prima delle 22.

I fedeli che intendessero, sempre entro la fascia oraria di protezione, pregare in adorazione davanti all’Altare della Reposizione, lo facciano sostando in una sola chiesa, evitando di passare, secondo diffusa tradizione, da una chiesa all’altra. Non è consentito, né per singoli fedeli né per Associazioni o Movimenti, il tradizionale giro “delle sette chiese”.

Venerdì Santo

Riprendendo quanto scritto nel Messale Romano e su indicazione della Santa Sede, nella Preghiera Universale si aggiunga un’ultima intenzione “Per chi si trova in situazione di smarrimento, i malati, i defunti” così formulata:

XI. PER CHI SI TROVA IN SITUAZIONE DI SMARRIMENTO, I MALATI, I DEFUNTI

Preghiamo, fratelli e sorelle,
Dio padre onnipotente
per coloro che, particolarmente in questo tempo,
si trovano in situazione di smarrimento,
per i malati e i defunti.

Preghiera in silenzio; poi il sacerdote dice

Signore allontana la pandemia,
scaccia la fame,
dona la pace,
estingui l’odio e la violenza,
concedi salute agli ammalati,
forza e sostegno agli operatori sanitari,
speranza e conforto alle famiglie,
salvezza eterna a coloro che sono morti.
Per Cristo nostro Signore.
R. Amen

Al momento dell’Adorazione della Croce solo chi presiede può baciarla, “gli altri invece faranno solo una genuflessione o un inchino profondo, restando al proprio posto senza muoversi”.

Sabato Santo. Veglia Pasquale

Per quanto riguarda il Sabato Santo, è bene ricordare che la situazione è assai diversa rispetto al Natale, quando potemmo celebrare diverse SS. Messe a partire dal primo pomeriggio. La Pasqua invece non prevede SS. Messe vigilari e non si danno SS. Messe prefestive. L’unica celebrazione possibile è la Veglia pasquale che, per sua natura deve avere attinenza con la notte. Quindi si faccia molta attenzione a quanto vi scrivo:

La Veglia pasquale è unica e se ne può celebrare una sola nella stessa chiesa.

Per rispettarne il carattere notturno, essa deve per lo meno terminare nella notte ad un’ora che comunque permetta ai partecipanti di rientrare nelle proprie case prima dell’inizio della fascia oraria di protezione. L’orario di inizio della Veglia si scelga dunque con cura, in modo che, considerato l’insieme della celebrazione, essa termini nella notte, prima delle ore 22.

I parroci con più chiese parrocchiali celebreranno un’unica Veglia pasquale, scegliendo la chiesa che può contenere più persone, tenuto conto del distanziamento richiesto.

La Veglia può essere celebrata in tutte le sue parti, ma si valuti l’opportunità di omettere il rito del fuoco, qualora esso non possa svolgersi con sicurezza all’interno della chiesa nei pressi dell’ingresso. Si valuti pure l’opportunità, considerata la lunghezza della celebrazione, di omettere la liturgia battesimale, limitandosi alla benedizione dell’acqua lustrale e al rinnovo delle promesse battesimali, a cui far seguire l’aspersione dei fedeli da parte del celebrante.

Sia che si compia il rito del fuoco nuovo, sia che si faccia solo il “lucernario” con l’accensione del cero pasquale, la processione verso l’altare sarà solo del celebrante coi ministri. Non ci sia alcun movimento di fedeli, i quali si collocheranno fin dall’inizio della celebrazione al proprio posto.

Le candeline da utilizzare per il “Lucernario” e poi nella “Liturgia battesimale” potranno essere già disposte dagli inservienti in ciascuna seduta o consegnate a ciascun fedele all’ingresso, avendo cura che siano preventivamente sanificate e consegnate con mani igienizzate e senza contatto fisico.

SI EVITI comunque anche in questo caso DI CREARE, fuori e dentro la Chiesa o dello spazio adibito alla celebrazione, occasioni di ASSEMBRAMENTO DI PERSONE o di scambio di oggetti da mano a mano.

Per le Letture della Veglia, si faccia riferimento alle norme liturgiche (vedi MR pag. 177 n. 20). Non si tralasci mai la lettura dell’Esodo sul passaggio del Mar Rosso col relativo cantico. L’Ufficio Liturgico Diocesano suggerisce una scelta di almeno tre letture:

PRIMA LETTURA: Dal libro della Gènesi 1, 1 – 2, 2
(o forma breve 1, 1.26-31) con relativo Salmo 103(104)
SECONDA LETTURA: Dal libro dell’Èsodo 14, 15 – 15, 1
(forma unica) con relativo Salmo (Es 15, 1-18)
TERZA LETTURA: Dal libro del profeta Ezechièle 36, 16-17a.18-28 1, 1 – 2, 2
con relativo Salmo (41-42)
(poi, naturalmente, EPISTOLA, SALMO e VANGELO)

Pasqua di Resurrezione

Per dare la possibilità al massimo numero di persone di partecipare all’Eucaristia del giorno di Pasqua, i Parroci sono invitati a programmare diverse celebrazioni incrementandone, per l’occasione, anche il numero, sia al mattino che alla sera, come pure eventualmente in tarda serata, sempre da concludersi in tempo per il rientro a casa dei fedeli alle 22.

Si valuti l’opportunità, considerate le restrizioni circa la Veglia, di iniziare le celebrazioni pasquali con una S. Messa “valde mane”, al mattino presto e cioè dal momento della cessazione della fascia oraria di protezione, alle ore 5.

La celebrazione del sacramento della Riconciliazione

La Pasqua è tempo doverosamente dedicato alla Riconciliazione dei penitenti. Vi invito pertanto a disporre tempi adeguati in cui essere disponibili per le confessioni individuali dandone tempestiva comunicazione ai fedeli. Per favorire l’incontro sacramentale con il perdono divino da parte del maggior numero possibile di fedeli.

A quanti dovessero incontrare difficoltà ad accedere alla confessione individuale si ricordi che, in caso di necessità, l’atto di dolore perfetto, accompagnato dall’intenzione di accostarsi non appena possibile al sacramento della Penitenza nella forma della confessione individuale, comporta per sé stesso la riconciliazione con Dio dai peccati, anche gravi.

Per venire incontro alle necessità spirituali dei fedeli, concedo la facoltà della Assoluzione generale, sempre però con l’obbligo della confessione individuale dei peccati appena possibile, impegno da richiamare con insistenza ai fedeli, in quelle celebrazioni comunitarie della Riconciliazione che si era soliti fare nell’approssimarsi della Pasqua con la partecipazione di più confessori o anche che si intendano predisporre quest’anno in occasione della Pasqua. I parroci che adotteranno questa facoltà sono pregati di comunicarlo alla mia segreteria.

Indicazioni varie

I fedeli che non possono essere presenti fisicamente alle celebrazioni, siano invitati a seguire i riti della Settimana Santa presiedute dal Santo Padre ed eventualmente dal Vescovo diocesano, trasmesse in diretta dai mezzi di comunicazione sociale.

Le celebrazioni della Via Crucis o di altri atti di pietà che si svolgono all’interno della chiesa, o nello spazio adibito a luogo sacro anche all’aperto, vanno organizzate in modo che i fedeli non si muovano dal posto loro assegnato, riservando eventuali movimenti al celebrante e ai ministri. Vanno evitate processioni all’esterno.

La tradizionale benedizione pasquale delle uova avvenga al termine delle celebrazioni, rimanendo però ciascuno al proprio posto e tenendo con sé le uova.

Dato a Pistoia, il 19 marzo 2021.

 

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La storia e il culto di San Giuseppe

Accanto a Maria Vergine è umile e silenziosa figura che accompagna e protegge Gesù e la Chiesa Anche in diocesi non mancano tracce del suo premuroso patrocinio

Venerdì 19 marzo, per la solennità di San Giuseppe il vescovo Tardelli celebrerà alle ore 18 la santa Messa in Cattedrale. La messa sarà offerta in suffragio di don Italo Taddei, a un mese di distanza dalla sua morte.

di Maria Valbonesi

L’8 dicembre 1870 – circa tre mesi dopo la breccia di Porta Pia – Pio IX proclamò san Giuseppe patrono della Chiesa cattolica, fissandone al 19 di marzo la solenne ricorrenza festiva. In uno dei momenti più critici della sua storia, la custodia della Chiesa veniva così affidata a colui che era stato il paterno custode di Gesù – per quanto tempo è impossibile dire, certo fin dopo il dodicesimo anno di età. Infatti i Vangeli sinottici ricordano per l’ultima volta Giuseppe nelle parole che Maria rivolge a Gesù dopo averlo finalmente ritrovato a Gerusalemme fra i dottori del Tempio: «Ecco, tuo padre ed io ti cercavamo, stando in gran pena».

«Tuo padre ed io»: sembrano una cosa sola, mentre invece sono separati dall’abisso del più profondo mistero – l’Incarnazione del Verbo – e tuttavia legati insieme alla custodia del Verbo Incarnato. Ma è possibile per Giuseppe vivere in una simile contraddizione? È possibile, perché Giuseppe «era un uomo giusto», che quando seppe che la sua promessa sposa aspettava un bambino, non volendo «esporla a infamia, decise di licenziarla segretamente»; e, proprio perché giusto, era anche un uomo capace di sognare i sogni di Dio, in seguito ai quali prima «prese con sé la sua sposa», poi «prese di notte il bambino e sua madre e fuggì in Egitto», infine, dopo la morte di Erode, li ricondusse in Israele – sempre senza far parte del loro mistero eppure essendo ad esso indispensabile. Così procedette sul filo impercettibile dove esclusione e presenza coincidevano senza toccarsi; e così, santo nella sua “giustizia”, lo troviamo raffigurato infinite volte insieme a Maria e Gesù: perché la Madre può stare sola col Figlio – ma senza Giuseppe non ci sarebbe la Famiglia, che è simbolo e modello di tutte le famiglie cristiane.

Ora poi, davanti alla minaccia di tante forze – e debolezze – disgregatrici, esterne e interne, si carica di significato il fatto che alla festa di San Giuseppe sia stata associata quella non del Padre – che è un Altro – ma del Babbo. E in questo senso familiarmente paterno san Giuseppe è stato anche proclamato patrono, dal granduca Cosimo III, della Toscana; da Leone XIII e da Pio XII, dei lavoratori; e da Francesco di questo 2021, perché «il mondo ha bisogno di padri».

Quanto si è detto finora a proposito della iconografia di san Giuseppe non toglie che se ne trovino immagini singole e che ci siano chiese e oratori, Ordini e Opere (come le suore giuseppine o la Pia Unione del Transito di san Giuseppe) a lui intitolati e miracoli a lui attribuiti. Per esempio, agli inizi dell’ 800, mentre tutti i monasteri di clausura della montagna pistoiese venivano – per la seconda volta, dopo Scipione de’ Ricci – arbitrariamente soppressi dal governo napoleonico, di fronte a questa sacrilega violenza le monache di Lizzano presentarono una formale richiesta di soccorso, firmata da ciascuna di loro, alla miracolosa immagine di san Giuseppe che tenevano in chiesa. Ed è comunque un fatto che, senza alcun motivo apparente, fra tutte le monache della montagna soltanto a quelle di Lizzano il governo napoleonico permise di restare nella clausura del loro monastero.

(dal settimanale diocesano La Vita, del 14/03/2021)

 

Per vivere l’anno santo dedicato a San Giuseppe

Fino all’8 dicembre 2021, grazie allo speciale Anno di San Giuseppe indetto da Papa Francesco, i fedeli di ogni parte del mondo potranno ricevere l’indulgenza plenaria.
Confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre sono le consuete condizioni richieste per lucrare l’indulgenza, in vista della quale la Penitenzieria apostolica – nel decreto che accompagna la lettera apostolica “Patris Corde” – ha disposto modalità precise.

Si concede l’indulgenza plenaria, nel dettaglio:

  • a quanti mediteranno per almeno 30 minuti la preghiera del Padre Nostro, oppure prenderanno parte a un ritiro spirituale di almeno una giornata che preveda una meditazione su San Giuseppe;
  • a coloro i quali, sull’esempio di San Giuseppe, compiranno un’opera di misericordia corporale o spirituale;
  • a quanti reciteranno il Rosario, nelle famiglie e tra fidanzati;
  • a “chiunque affiderà quotidianamente la propria attività alla protezione di San Giuseppe e ogni fedele che invocherà con preghiere l’intercessione dell’Artigiano di Nazareth, affinché chi è in cerca di lavoro possa trovare un’occupazione e il lavoro di tutti sia più dignitoso”;
  • ai fedeli che reciteranno le Litanie a San Giuseppe (per la tradizione latina), oppure l’Akathistos a San Giuseppe, per intero o almeno qualche sua parte (per la tradizione bizantina), oppure qualche altra preghiera a San Giuseppe, propria alle altre tradizioni liturgiche, “a favore della Chiesa perseguitata ad intra e ad extra e per il sollievo di tutti i cristiani che patiscono ogni forma di persecuzione”. (fonte Sir)



Quaresima: un cammino al profondo di noi stessi

Le parole del vescovo per il Mercoledì delle Ceneri. Alcuni passaggi dall’omelia pronunciata in Cattedrale

 

«Siamo fragili, siamo deboli, il risultato di qualcosa che si è consumato». Questo ci ricorda il segno delle Ceneri all’inizio della Quaresima. «C’è una debolezza intrinseca alla nostra umanità» ha ricordato mons. Tardelli nell’omelia per il Mercoledì della Ceneri, che la pandemia ci ha fatto comprendere bene.

«Però — ha aggiunto il vescovo — «Il riconoscimento della nostra fragilità, debolezza e impotenza non basta. Bisogna riconoscere qualcosa di più profondo: il nostro peccato. Il peccato personale e quello della nostra società. Che ci prende, distrugge e rovina».

«Ci sono peccati evidenti in questa società», realtà di male, ha spiegato il vescovo, che diventano “strutture di peccato”: «laddove c’è ingiustizia, laddove si scartano le persone o si fanno differenze, laddove si vive nella violenza, dove si sperimenta ancora la guerra e l’offesa di popolazioni inermi. È la nostra società ad essere malata di fragilità e di peccato».

«Non ci sono fragilità e debolezza, non ci sono solo reati. Ma ci sono peccati». E realtà di male — ha aggiunto Tardelli – che la pandemia ha evidenziato, perché, ad esempio, «la pandemia ci ha fatto capire quanto siamo ostili nei confronti degli altri o che la guarigione rischia di essere solo per qualcuno».

«La Quaresima — ha proseguito il vescovo — ci invita a fare anche la confessione delle nostre colpe individuali. Abbiamo peccato per le nostre colpe, in pensieri, parole, opere e omissioni. Per questo diventa importante il richiamo arrivato dalle letture : «“ritornate a me con tutto il cuore!”: un appello pressante a tornare al Signore si legge nella prima lettura del profeta Gioele. E anche nella seconda lettura l’invito di San Paolo è: «fratelli, vi supplichiamo: lasciatevi riconciliare con Dio. È questo il giorno favorevole. È questo il giorno della salvezza». Nella raccomandazione di Paolo, ha poi spiegato Tardelli, emerge il fatto che è Dio che vuole riconciliarsi con noi, perché l’iniziativa è sempre di Dio.

«Il Vangelo — ha concluso — ci richiama a un cammino di conversione che non sia fatto di esteriorità e apparenza. Un cammino di conversione profondo che riguardi la nostra anima, il nostro io profondo», un invito «a camminare al profondo di noi stessi per arrivare alla Pasqua davvero rinnovati, ricreati dall’amore di Dio».

 

Scarica il sussidio della CEI per vivere la Quaresima in famiglia.




Mercoledì delle Ceneri con il vescovo e in città

Mercoledì 17 febbraio inizia la Quaresima, il periodo di quaranta giorni che precede la Pasqua, in cui si è invitati particolarmente alla conversione. Il mercoledì delle Ceneri è rimasto come giorno principale di digiuno e astinenza dalle carni assieme al Venerdì Santo; un giorno di penitenza per ricentrare l’anima e il corpo sull’essenziale e avviare un percorso di approfondimento della propria vita cristiana.

 

Papa Francesco invita a vivere questo tempo come un’occasione «per rinnovare fede, speranza e carità». Nel suo messaggio per la Quaresima ha infatti ricordato che «il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa».

«Ogni tappa della vita — conclude il Papa — è un tempo per credere, sperare e amare. Questo appello a vivere la Quaresima come percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni, ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l’amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre».

 

Il vescovo Tardelli presiederà la santa messa con il rito dell’imposizione delle Ceneri in Cattedrale alle 9.30. Sempre in Cattedrale sarà possibile ricevere le ceneri anche alla messa delle ore 18.

Orari delle messe delle Ceneri nelle chiese del Centro Storico

Cattedrale di San Zeno
9.30 (Presieduta dal vescovo Tardelli)
18.00

Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola 
9.00

Chiesa di San Paolo
8.00 – 19.00

Basilica della Madonna dell’Umiltà
10.30

Chiesa di San Bartolomeo
18.30

Chiesa di San Francesco
8.30 – 18.00

Chiesa di San Benedetto
7.30 – 17.30




Giubileo dei Malati e visita vescovo in Ospedale

Domenica 7 febbraio è in programma la seconda importante tappa del cammino del giubileo.

In piazza duomo si svolgerà infatti il Giubileo dei malati e degli operatori sanitari. I malati, con i propri accompagnatori, si ritroveranno per il passaggio attraverso la porta Santa alle 15.30. In Cattedrale è prevista la recita del Santo Rosario accompagnato dalle riflessioni e citazioni di Papa Francesco.

Seguirà la Santa Messa presieduta dal vescovo Tardelli che si concluderà, dopo un breve momento di adorazione, con la benedizione eucaristica.

Giovedì 11 febbraio inoltre, nella memoria della Madonna di Lourdes, il vescovo sarà in visita all’Ospedale San Jacopo di Pistoia, dove alle 15.30 celebrerà la Messa, visitando alcuni reparti. La celebrazione, aperta a volontari e operatori sanitari, sarà un momento di prossimità spirituale del vescovo e della Chiesa di Pistoia ai sofferenti, medici e infermieri.

 

Mercoledì 10 febbraio, dalle 16 alle 17, in tutte le cappellanie Ospedaliere d’Italia sarà esposto il SS. Sacramento per un’ora di ringraziamento e preghiera per tutti coloro che si sono presi cura dei malati di Covid in questo anno così difficile. Anche nella cappella dell’Ospedale di San Jacopo i sacerdoti e i volontari si raccoglieranno in preghiera per questo momento che unisce l’Italia.




Morti sul lavoro. Il Vescovo Tardelli: «La sicurezza e la dignità al primo posto»

Il Vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, esprime la sua vicinanza alla famiglia del giovane di 22 anni morto sul lavoro a Montale e riporta l’attenzione sul drammatico e attuale tema delle morti sul lavoro:

«In un momento come questo di difficoltà sanitaria e sociale, le morti sul lavoro diventano una tragedia nella tragedia. La sicurezza sul posto di lavoro deve essere garantita ovunque per tutelare la vita di chi fa tanti sacrifici per poter sostenere se stesso o la propria famiglia.

Quanto successo a Montale, ma negli ultimi giorni anche a Montecatini ed a Castelfranco di Sotto, non può passare sotto silenzio ed essere trascurato solo perché sono in corso altre emergenze. Esprimo la mia vicinanza e quella di tutta la comunità che rappresento alle famiglie coinvolte da questi lutti».

Pistoia, 03/02/2021




Il vescovo apre l’anno santo iacobeo

Il vescovo Tardelli ha aperto la Porta Santa. Un tempo di grazie per la Chiesa di Pistoia

Prende il via l’anno santo iacobeo!

Così il vescovo nell’omelia della santa messa.

«Nel giorno in cui si ricorda il Battesimo del Signore nelle acque del Giordano, diamo inizio all’anno santo in memoria dell’apostolo San Giacomo il Maggiore, di cui, fin dal 1145 si conserva in questa Cattedrale una reliquia del suo corpo, proveniente direttamente da Santiago di Compostela in Spagna, dono prezioso del vescovo del tempo di quella città al Santo Vescovo Atto di Pistoia. Apertosi a Santiago, come da tradizione, il 31 dicembre, in comunione con quella Chiesa, per concessione del Santo Padre Francesco, abbiamo anche noi in questa città, questa sera, dato avvio a quest’anno di grazia, con il suggestivo e significativo rito dell’apertura della porta santa: segno della misericordia, la porta si apre ad accogliere chiunque cerchi ristoro per la sua vita, sollievo per la sua anima, energia per ricominciare a sperare, forza per continuare a lottare per la giustizia e la pace, riprendere il cammino della vita verso la patria eterna del cielo.

Davanti ai nostri occhi questa sera è la scena di Gesù che si presenta a Giovanni Battista per essere battezzato. E’ insieme a tutti coloro che, mossi dall’invito alla penitenza del Battista, sono in. Attesa di essere immersi nelle acque del fiume Giordano. Gesù è insieme agli altri, insieme ai peccatori. E’ venuto nel mondo per servire, non per essere servito. Egli è l’agnello innocente che porta su di sé il peccato degli uomini. Con divide la sorte dei peccatori. Non si distingue in niente da essi e come un peccatore, nonostante la riluttanza di Giovanni il Battista, si fa battezzare, compiendo un gesto che indica il caricarsi sulle spalle di tutti i peccati degli uomini. Dal cielo una voce n misteriosa conferma che quello è il Figlio unigenito del Padre inviato proprio per riscattare i prigionieri dalle catene del male, rinnovare la vita, a dare speranza all’umanità, infondere amore laddove regna spesso l’odio e il rancore.

Le acque del giordano ricevono il Cristo, Colui che è senza peccato e ricevono in quel momento la forza per santificare gli uomini e farli nuovi. Esse prefigurano le acque del battesimo che fanno rinascere gli uomini alla vita divina di figli di Dio.

Gesù da così inizio alla sua missione redentrice, condividendo la sorte dei peccatori e aprendo un cammino di speranza e di vita nuova per coloro che si affidano a lui.

Poco dopo, Giacomo insieme ad altri uomini, sarà chiamato a seguire il Signore, ad iniziare un cammino dietro di lui verso una vita nuova. Sarà chiamato ad essere pescatore di uomini insieme al fratello Giovanni, ad assumere cioè la stessa missione del Figlio di Dio, manifestatosi nelle acque del Giordano.

L’anno santo che abbiamo aperto stasera lo celebriamo nella memoria proprio di lui. L’apostolo San Giacomo il maggiore è un nostro fratello e amico. In lui abbiamo un grande testimone della fede, fino all’effusione del sangue. Egli fu infatti il primo degli apostoli a subire il martirio, ucciso di spada per le mani del re Erode, come ci dice il libro degli Atti. Fratello di Giovanni l’evangelista, fu pronto a lasciare le reti quando il Signore Gesù lo chiamò sulle rive del lago di Tiberiade per divenire pescatore di uomini. Spesso fu con Gesù nei momenti salienti della vita del salvatore e imparò da Lui, la via dell’umiltà e del servizio. Un’antica tradizione dice che sia andato fino in Spagna a portare il Vangelo, secondo il mandato apostolico ricevuto da Gesù di andare fino ai confini della terra.

Discepolo fedele di Cristo, membro del collegio apostolico, evangelizzatore, testimone di amore con il dono della propria vita: sono tanti i motivi per sentirci onorati di avere un così nobile e grande patrono. Non va dimenticato poi il forte richiamo alla carità che il culto iacobeo porta con sé: infatti, dopo il ritrovamento dei resti mortali dell’apostolo a Compostela, si sviluppò un vasto movimento di pellegrini che portò a quella singolare pratica dell’ospitalità e dell’accoglienza che fece fiorire ospizi, ospedali e luoghi di servizio e carità un po’ dovunque, lungo le antiche vie di comunicazione. La nostra città si onora di averlo da secoli come speciale patrono.

L’anno Santo jacobeo si celebra in un tempo davvero particolare e molto critico. La pandemia è stata la sorpresa di questo tempo. Ci ha costretto e ci costringe a ridimensionare i progetti, anzi direi quasi ad azzerarli. Dovremo per forza di cose ridurre le manifestazioni esterne. Ciononostante, proprio di questi tempi, credo che celebrare un anno santo sia qualcosa di provvidenziale. Con la pandemia siamo stati messi di fonte al dolore, alla morte, alla nostra umana impotenza e insieme grandezza; siamo spinti a guardare alle sorti del mondo e al futuro che vorremmo. Tutto questo ci costringe ad entrare più in profondità nelle cose, a guardare dentro noi stessi, a ripensare a tutta la nostra vita. E forse è proprio questo il senso di un anno santo.

Questo anno può essere allora davvero un tempo di ripensamento interiore; un tempo cioè di conversione; per riporsi le domande di fondo sulla vita; un tempo anche di potatura sicuramente, per buttar via il superfluo e tutte quelle incrostazioni che le nostre debolezze e i nostri peccati ci lasciano addosso; un tempo anche per riscoprire il valore del prossimo e per comprendere sempre di più che è solo nell’amore che si salva il mondo, imparando a prenderci concreta cura l’uno dell’altro e insieme, della casa comune; un tempo infine anche per imparare a condividere le tante sofferenze che questa pandemia ha portato e sta portando alla luce.

Per la chiesa di Pistoia, si tratta di una grande occasione per rimettersi in cammino. Non ci siamo fermati in questi anni, però ora è giunto il momento di fare il punto per ripartire con un nuovo impegno e la speranza nel cuore. Un anno santo dunque per rinnovare il nostro rapporto col Signore nell’ascolto più attento della sua Parola, con una preghiera più vera e autentica. Un anno per ripensare tante cose della vita delle nostre comunità, per radicarci sull’essenziale e diventare sempre più una chiesa che è lievito di speranza dentro la pasta del mondo.

Per la città di Pistoia, credo sia l’occasione per riscoprire le proprie radici, quelle che hanno segnato la sua storia, conoscere quindi più se stessa e scoprire la bellezza di una maggiore coesione per affrontare i problemi economici e sociali dell’oggi. Un anno anche per riprendersi e ritrovare fiducia.

Con San Giacomo dunque ci mettiamo in cammino. Egli il primo apostolo a dare la vita per Cristo, ci richiama alla fedeltà e al coraggio nel seguire Cristo, via, verità e vita e in Cristo la giustizia e la verità. Come apostolo, andato in missione, forse anche in Spagna, secondo un’antica tradizione, muovendosi dalla sua terra, può insegnare all’uomo di oggi a non aver paura dell’ignoto ma ad avere il coraggio di cercare, di andare e di non arrendersi mai anche di fronte alle situazioni più difficili della vita. Come culto concretizzatosi nei secoli, la figura di San Giacomo ci parla di cammino, del camminare, dell’essere pellegrini. E quanto è importante per l’uomo di oggi riconoscersi come un pellegrino e un viandante! E quanto è importante per ognuno di noi aprirsi all’accoglienza degli altri, viandanti e pellegrini come noi su questa terra!

Quest’anno vogliamo dunque compiere davvero un cammino. Non solo esteriore ma soprattutto interiore che, alla scuola dell’apostolo Sant’Jacopo ci faccia “pregare, ripensare e continuare ad amare”. Che ci faccia innanzitutto pregare di più e più intensamente, ascoltando con maggiore attenzione la parola di Dio e invocando con convinzione il dono dello Spirito Santo; che ci faccia anche ripensare a tutta la nostra vita e al nostro modo essere e di rapportarci con Dio, con gli altri, col mondo e con noi stessi; infine che ci permetta di continuare ed approfondire il nostro amore per il prossimo, spingendoci alla intercessione per i fratelli e le sorelle del mondo e al servizio generoso e disinteressato del nostro prossimo.

Allora, carissimi fratelli ed amici: ultreya! “Più avanti”, “sempre oltre”. Con l’antico e caratteristico grido dei pellegrini di San Jacopo, camminiamo insieme e andiamo avanti nella via della giustizia, della verità e dell’amore».




Anno Santo Iacobeo, La proposta di un cammino: le parole del vescovo Fausto

Una lettera pastorale per spiegare le ragioni e le urgenze profonde che stanno alla base dell’attesa per l’Anno Santo e un cammino di sette tappe – anche interiori – verso il punto di arrivo per la nostra fede: l’incontro con Gesù.

 

In vista dell’anno santo iacobeo che avrà inizio il prossimo 9 gennaio il vescovo Fausto Tardelli ha pubblicato una nuova lettera pastorale intitolata “La proposta di un cammino“. Un cammino che la pandemia chiederà di vivere più interiormente che fisicamente, ma comunque in profondità.

Se l’emergenza sanitaria impone limitazioni ai pellegrinaggi e al movimento dei fedeli l’anno santo resta un’occasione di conversione per tutti. Anzi, afferma il vescovo Tardelli, da questo tempo «siamo spinti a guardare alle sorti del mondo e al futuro che vorremmo. Tutto questo ci costringe ad entrare più in profondità nelle cose, a guardare dentro noi stessi, a ripensare a tutta la nostra vita. E forse è proprio qui che sta il senso di un anno santo.

Questo può essere davvero un tempo di ripensamento interiore; un tempo cioè di conversione; per riporsi le domande di fondo sulla vita».

Un tempo di conversione e rinnovamento che vuole incidere nel cammino della Chiesa pistoiese: «Vedo sempre più urgente ritrovare una fede viva, sentita, personale, gioiosa e missionaria – scrive il vescovo –. È necessario rivitalizzare le comunità parrocchiali perchè siano meno burocratiche e più calde di fraternità e di corresponsabilità; perché ci siano più spazi di familiarità aperta all’accoglienza fraterna. Vedo inoltre la necessità di una maggiore attenzione ai problemi del territorio, al mondo del lavoro, della cultura, dei giovani, al mondo del disagio e della sofferenza; in sostanza, di un dialogo più attento con la società, anche in chiave missionaria e di annuncio della novità del regno di Dio. Infine, mi pare necessario imparare a camminare insieme. La diocesi è fatta di popoli e territori diversi e fa fatica a pensarsi come un insieme, anche a motivo di una accentuata tendenza all’individualismo delle parti».

Continua ancora Tardelli: «Vedo ancora – potrei dire sogno – una chiesa che si radica sull’essenziale. Che seppur si dovesse ridurre nei numeri, acquistasse in capacità attrattiva per la gioia e l’amore che vi si respira.

Una chiesa più missionaria, composta da persone che sanno essere lievito di speranza in mezzo agli altri e non smettono di annunciare il vangelo con le parole e con le azioni, sull’esempio dell’apostolo Giacomo. Tutti questi sono alla fine i frutti che ci dobbiamo attendere da questo anno santo».

Il vescovo poi continua nel suggerire un cammino personale e di riflessione che si snoda in 7 tappe. «Il “cammino” che propongo si può compiere anche in famiglia o nel chiuso della propria camera – afferma – ogni tappa può collegarsi ad un luogo sacro diverso oppure muoversi per le strade di Pistoia, seguendo un percorso che va da una chiesa all’altra per concludersi in Cattedrale davanti all’altare di San Giacomo. Un cammino interiore che, alla scuola dell’apostolo Jacopo ci faccia “pregare, ripensare e continuare ad amare”. Che ci faccia innanzitutto pregare di più e più intensamente, ascoltando con maggiore attenzione la parola di Dio e invocando con convinzione il dono dello Spirito Santo; che ci faccia anche ripensare a tutta la nostra vita e al nostro modo essere e di rapportarci con Dio, con gli altri, col mondo e con noi stessi; infine che ci permetta di continuare ed approfondire il nostro amore per il prossimo, spingendoci alla intercessione per i fratelli e le sorelle del mondo e al servizio generoso e disinteressato del nostro prossimo».




Indizione solenne dell’Anno Santo

PISTOIA 27/12/2020 – Ancora una tappa di avvicinamento al 9 gennaio.  Il 27 dicembre il vescovo ha pubblicato l’indizione solenne dell’ Anno Santo dando mandato ai sacerdoti di leggere la sua lettera:

«Ho ritenuto cosa buona per la nostra Comunità Diocesana, unirsi a questo evento e ciò al fine di un profondo rinnovamento della nostra vita cristiana e della Chiesa pistoiese nel suo insieme – afferma il vescovo -. Questa, composta da persone che sappiano essere accanto a ogni uomo e donna feriti dalla vita e dal peccato come lievito di speranza, annunciando in parole ed opere il vangelo, ha bisogno di radicarsi maggiormente nel Signore, di essere più fraterna e missionaria e quindi più attrattiva per la gioia e l’amore che vi si respira.

Lo stesso triste tempo che stiamo vivendo a causa dalla pandemia, domanda un più di energia spirituale per reagire alla durezza del presente e orientarci al futuro con speranza. Anche per questo, l’Anno Santo viene a proposito».

Nel testo sono contenute le indicazioni descritte nel decreto di concessione inviato dalla Santa Sede: «Tramite la Penitenzieria Apostolica, Il Santo Padre Francesco ci ha con- cesso di celebrare l’Anno Giubilare Compostellano, dal 9 di gennaio al 27 dicembre del 2021, permettendo ai fedeli di poter ricevere in questa occasione l’indulgenza plenaria, alle consuete e note condizioni (Confessione sacramentale, comunione Eucaristica e preghiera per il Sommo Pontefice) e conformemente ai Riti Giubilari e le disposizioni date da me, che prevedono il passaggio attraverso la Porta Santa della chiesa Cattedrale, col compimento di un pellegrinaggio anche soltanto simbolico, per venerare l’apostolo San Jacopo».

«Durante tutto questo tempo di grazia che è l’Anno Santo, ognuno di noi è invitato a pregare più intensamente meditando spesso il Vangelo e le altre Sacre Scritture; a ripensare alla sua vita e a quella della comunità cristiana perché siano più conformi alla volontà di Dio e infine a continuare ad amare, servendo gli altri, in specie gli ultimi, con vera dedizione, ponendosi alla scuola dell’apostolo San Jacopo e chiedendo la sua intercessione».