Apre a Pistoia “Scholas Occurrentes”, la scuola del Papa

Martedì 10 dicembre ha avuto luogo la presentazione ufficiale della sede all’interno del Monastero delle Benedettine di Pistoia della scuola di voluta da Papa Francesco, che porterà in Toscana le nuove metodologie educative testate negli oltre 190 paesi dove è presente Scholas.

PISTOIA – Chitarra, canti, sorrisi, abbracci e mate. Neanche te ne accorgi e già l’intesa ha preso quota. Tra i giovani presenti e gli animatori di Scholas il contatto è più naturale che mai, fuori da ogni paludamento e scaletta prefissata. C’è un calore tutto latino che nell’aula magna del Seminario di Pistoia, avvolge i presenti, dal direttore mondiale Corral al mons. Tardelli per la presentazione ufficiale della sede pistoiese di Scholas Occurrentes.

«Una bella giornata: un segno bello e gioioso per tutti. Pistoia –afferma il vescovo Tardelli – è una città che merita attenzione e che può diventare un punto di riferimento. Sono contento perché ci si occupa di giovani. Mi stanno a cuore. E mi preoccupa che li facciamo esprimere, perché ognuno può dire molto. L’impostazione educativa di Scholas li porterà ad esprimersi in tutte le loro potenzialità. E poi sono contento perché ci sarà modo di incontrarci a livello mondiale: giovani da tutte le parti del mondo arriveranno a Pistoia». E sarà un mondo globale, “fatto di comunicazione e relazioni. Sono grato a Jose Maria del Corral. Inizia un’avventura tutta da definire ma sicuramente bella”.

«Questa esperienza – commenta Edoardo Baroncelli – direttore dell’ufficio per la pastorale scolastica, chiamato a coordinare i rapporti tra Scholas e Diocesi – cerca di tradurre una proposta educativa in linguaggi che siano i loro – quelli dei giovani – e non i nostri. E i linguaggi con cui si può arrivare al cuore dei ragazzi sono anche questi. La diocesi di Pistoia e l’attenzione del suo vescovo ai giovani raccoglie l’invito del Santo Padre perché Pistoia possa essere luce, segno di speranza, e insieme si possa fare qualcosa di significativo per i nostri giovani».

Il direttore mondiale di Scholas Josè Maria Corral, racconta la sua storia che nasce dalla passione educativa. «Trent’anni fa mi sentivo in mezzo tra i giovani e un sistema educativo che non mi sembrava raggiungerli. C’era un sacerdote, Jorge Bergoglio, che conosceva la gente, un prete “futbolero” (che gli piaceva il calcio), che però aveva visto come la crisi Argentina stava portandosi via i giovani. “La politica non serve a niente””diceva la gente e i giovani non sapevano cosa fare. Restavano spersi in un paese nella crisi. Una domenica pomeriggio ho incontrato don Bergoglio. «Possiamo contare sui giovani per fare un cambiamento?» Mi domandò questo. Ho pensato di mettere insieme un gruppo di giovani cattolici, ebrei, musulmani, hanno cominciato a parlare, cantare, dipingere e hanno iniziato a condividere le loro differenze. Tradizioni, abitudini diverse..all’inizio si guardavano tra loro. Si sono iniziati a rompere i pregiudizi. E in sei mesi questi giovani hanno portato al parlamento argentino un progetto di legge per i giovani. Un mese dopo il congresso l’ha votata all’unanimità. Sapete cosa chiedevano questi giovani? Un’educazione che avesse a vedere con la vita. Non ne potevano più di studiare qualcosa in cui non trovavano senso. Volevano un’educazione che servisse alla vita. Volevano imparare a vivere. Erano pazzi?».

Diocesi e Scholas hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per confermare l’impegno nell’educazione dei giovani. Scholas porterà a Pistoia una scuola per formatori, ma anche progetti di alternanza scuola lavoro, percorsi che diano senso, portino la presenza di questa proposta in mezzo ai giovani.




Un’altra opportunità

L’augurio per il nuovo anno scolastico dell’Ufficio per la pastorale della Scuola e dell’Educazione.

Un nuovo anno scolastico è ormai all’inizio. Ci sentiamo di rivolgere agli studenti, alle loro famiglie, agli insegnanti, ai dirigenti, a tutto il personale della scuola di ogni ordine i nostri più sinceri auguri.

Ogni inizio porta con sé un carico di attese, di programmi, ma anche di questioni irrisolte. Ogni inizio è una opportunità. Cerchiamo di non perderla.

Agli studenti auguriamo di trovare nella scuola il meglio che per loro essa possa rappresentare. La vita dei nostri ragazzi è meno semplice che nel passato, sta dentro la complessità. A loro auguriamo di trovare amicizie di quelle che durano una vita intera. Di trovare un tessuto relazionale accogliente che li metta in salvo da situazioni difficili, tese, arrabbiate, violente in cui sono costretti a vivere. Auguriamo a qualcuno di incontrare il primo sguardo buono, a qualcuno di incontrare il primo sguardo esigente, senza uno dei quali restiamo miseri ed irrisolti. Auguriamo a tutti gli studenti di cogliere in questo anno scolastico l’occasione di capire che la fragilità è un diritto ma non deve diventare un alibi; che non essere perfetti è un male comune, che la felicità è fatta di momenti, che la vita ha sapore solo se ci liberiamo dalla paura di sbagliare, dall’ansia di comperare, di possedere cose, di avere un’immagine. Auguriamo di capire che capita a tutti quelli con un cuore di sentirsi soli, inadeguati, non all’altezza del compito. Che il successo è sempre temporaneo, che il fallimento non è mai definitivo.

Agli insegnati auguriamo di avere un anno pieno di “senso”, di avere almeno una occasione in cui sentirsi significativi nella vita di qualcuno. Auguriamo di non essere e di non avere colleghi ambiziosi, pettegoli, smaniosi di incarichi. Auguriamo di percepire la stima almeno di qualcuno; di costruire e operare in un clima sereno. Auguriamo di non cedere alla tentazione (a volte fondata) di pensare che non faccia nessuna differenza e che a nessuno interessi se si fa il proprio dovere bene oppure no. Auguriamo di sentire che la scuola è sostanza e non solo forma. Auguriamo il coraggio di fare autocritica, di mettersi in discussione, di non sentirsi perfetti, di non pensare di avere una risposta per tutto, di saper perdere. Auguriamo di sentire l’importanza del proprio ruolo, anche se da molti e da molte cose screditato. Auguriamo di sentire che fare l’insegnante è, nonostante tutto, nonostante tutti, il mestiere più bello del mondo e non un modo qualsiasi di guadagnare uno stipendio; che insegnare è generare, non accomodare sé; che insegnare è servire, non trovare visibilità e piccolo potere. Auguriamo di percepire che possiamo essere punti di riferimento per la vita di qualcuno, anche quando scegliamo cosa indossare, anche quando siamo sulla Sala, anche quando scriviamo su Facebook, su Instagram, ovunque. Di capire che solo chi non ama nessuno può fare come gli pare. Di trovare il coraggio di dire agli studenti che siamo tutti, tutti, tutti, degli esseri umani, e cioè fallibili, e cioè imperfetti, e che l’unica forza che abbiamo è ammettere le nostre debolezze ed essere gli uni per gli altri palmo di mano accogliente e tenero in cui riversare le nostre paure, le nostre insicurezze, le nostre fragilità. Auguriamo di non dimenticare che siamo lì per insegnare, che l’ignoranza è un danno irreversibile nella vita degli studenti; di non mollare, di non indietreggiare, di tenere alta l’asticella per il bene dei ragazzi, anche di fronte alle pressioni spesso sconsiderate dei loro genitori, anche di fronte alle battute e ai pettegolezzi da lavatoio dei colleghi, anche di fronte alle disapprovazioni sottili dei dirigenti.

Ai genitori auguriamo di avere fiducia nella scuola, di riuscire a comprendere gli insegnanti e le loro scelte. Auguriamo di imbattersi in insegnanti esigenti, che non fanno sconti, che non si accucciano e che tenacemente stanno dalla parte del futuro dei loro figli. Auguriamo di trovare un clima sereno, accogliente, di non incontrare insegnanti torturatori, frustrati, infelici di sè, psicologicamente a pezzi, in competizione coi colleghi. O menefreghisti, assuefatti a tutto, incapaci di autorevolezza. Auguriamo di ascoltare dai loro figli racconti di episodi, di spiegazioni, di vicende scolastiche carichi di cultura e di saggezza. Auguriamo di avere la forza di protestare per pretendere per i loro figli una preparazione più seria e più vera, ed ore di lezione che non siano ore di ricreazione. Auguriamo di sentire come ortica sulla loro pelle i voti regalati, le interrogazioni facilitate, le materie abbonate, le facilitazioni ottenute o concesse. E di fuggire da tutto questo come si fugge da un pozzo avvelenato.

Ai dirigenti auguriamo di sentirsi stimati dai loro insegnanti e dai loro studenti. Auguriamo di percepire l’utilità dei loro sforzi. Auguriamo il coraggio delle scelte buone e giuste, quale che sia il costo. Auguriamo la tenacia per resistere, senza perdersi, là, in cima, sulla guglia. Auguriamo di saper riconoscere in tempo gli adulatori, i rabdomanti di incarichi, i cercatori di visibilità, i valvassini. Auguriamo di non dover sperimentare la solitudine che spesso accompagna ogni posto di potere: ossequiati, ma nessuno che ti dice la verità. Auguriamo di avere la forza di apprezzare chi, con rispetto e franchezza, sa dissentire. Auguriamo la capacità di ascolto. Auguriamo il discernimento sulle persone e sulle cose. Auguriamo di sentire che il potere ci è dato da chi sta più in alto di noi esattamente per-fare-il-bene. Auguriamo di non barcamenarsi, di non avere l’ossessione dei tatticismi e degli equilibri felpati da mantenere, di non cedere alla tentazione di insabbiare. Auguriamo di sentire che la scuola è a servizio anzitutto degli studenti, e che loro hanno diritto ad avere insegnanti seri, preparati, accoglienti, capaci di tenere le classi. Auguriamo di non soffocare di progetti, di attività, di slogan. Auguriamo di non dimenticare che la scuola serve anche ad imparare; che la mancanza di solide basi, di cultura è una mutilazione nella vita degli studenti per la quale non c’è protesi; che in questa epoca di ignoranze dilaganti insegnare torna ad essere il primario compito della scuola, imparare il primario dovere degli studenti, determinare ciò la primaria responsabilità di insegnanti e dirigenti. Auguriamo di avere la tenacia per non morire di carte, di burocrazie. Auguriamo di incontrare meno insegnanti assurdi e meno genitori pretenziosi e arroganti che sia possibile. Auguriamo di essere accoglienti, di saper ascoltare, di restare sempre appassionati cercatori della verità, a qualsiasi costo. Perché la verità ne ha sempre uno.

Al personale della scuola auguriamo di sentirsi famiglia. Di sentire che tutto, in modo invisibile e non sempre adeguatamente conosciuto, poggia su di loro. Auguriamo di sentire che disponibilità, generosità, compostezza, serietà di comportamento sono le cose che danno valore al loro operato. Auguriamo di non arrendersi mai a credere, anche quando sembrerà così, che nessuno veda, riconosca il valore, apprezzi un lavoro ben svolto. Che la scuola non è uno stipendificio, è una vocazione.

A tutti, buon anno scolastico.

Edoardo Baroncelli

Direttore della Pastorale per l’Educazione, la Scuola e l’Università




Un “sentiero di bambini colorati” …per ritrovare la scuola che vogliamo

Ho sorriso ieri, quando ho accolto l’invito di partecipazione all’evento, dal nome già suggestivo Il sentiero dei bambini colorati, organizzato dalla Fism provinciale con la collaborazione del CSI. Trecento bambini con le loro famiglie, provenienti dalle scuole cattoliche di tutta la nostra Diocesi (ad alcune anche da fuori diocesi) hanno attraversato il centro della nostra città per un momento di festa e di ritrovo. Alla loro vista non si poteva che allargare un sorriso nel cuore di chiunque.

Voglio porgere un vivo ringraziamento agli organizzatori, a tutti coloro che hanno dato una mano (dal servizio d’ordine alle merende, dall’animazione all’allestimento) all’ottima riuscita dell’evento.

Cosa ci univa? Che ruolo ha oggi la scuola cattolica? Come aiutarla a mantenersi o a ritrovare se stessa? Come valorizzarne le specificità e i molti punti di forza? Come sostenerne la fragilità? Domande significative che l’incontro di ieri ha in qualche modo riportato all’attenzione dell’Ufficio per la Pastorale dell’Educazione della Scuola e dell’Università e che non intendiamo eludere.

Sicuramente al centro di tutti quei passi colorati c’era un’idea forte ma non pretenziosa di scuola, di famiglia, di insegnamento. Questa idea va oggi colta di nuovo e ridetta ad alta voce, con forza. La giornata di ieri è una delle tante belle notizie che riguardano la Scuola e che rischiano di non fare rumore. I media (salvo rarissime ed isolate eccezioni) si interessano di scuola, di insegnanti, di rapporto con le famiglie solo in negativo. Voglio a questo proposito ringraziare l’emittente TVL per lo spazio dato a questo sorriso collettivo nel cuore della città.

L’importanza di quei passi non può essere trascurata: erano il suono della voglia che la scuola sia comunità educante.

Abbiamo idee precise sulla scuola, sul rapporto con gli studenti e con le loro famiglie, sul compito e i doveri degli insegnanti e dei dirigenti. È il tempo di ridirle queste idee. Con lo stile che ci ha insegnato il grande Paolo VI. “La Chiesa deve venire a dialogo col mondo in cui si trova a vivere. La Chiesa si fa parola; la Chiesa si fa messaggio; la Chiesa si fa colloquio.” (Ecclesiam Suam, 67)

Grazie davvero quindi agli organizzatori. E un augurio alla città: che essa riconosca il tempo in cui è stata visitata.

Edoardo Baroncelli

Direttore dell’Ufficio per la Pastorale dell’Educazione, della Scuola, dell’Università




Insieme per amore della scuola. La gratitudine degli insegnanti al vescovo

Sono le 17 del 23 novembre. Affollata di persone, la sala del seminario. Il vescovo Fausto incontra gli insegnanti della diocesi.

È un fatto nuovo. E profuma di nuovo, di quel nuovo che “sa di buono” e di bello, anche la “lettera agli insegnanti della diocesi di Pistoia” che il Vescovo ha promulgato, elaborata con l’Ufficio per la Pastorale dell’Educazione e della Scuola, all’inizio del corrente anno scolastico. Una novità di cui c’era e c’è grande bisogno.

Le parole del Vescovo sono semplici, dirette, franche, fendono il freddo di questo piovoso pomeriggio novembrino con una doppia lama calda che penetra subito il cuore con queste due frasi: «Cari insegnanti, io vi ammiro. Grazie per quello che fate».

È il messaggio già scritto nella Lettera, e Mons.Tardelli lo ribadisce: «Ammiro l’impegno con cui vi adoperate con senso di responsabilità e amore per i ragazzi, i nostri tesori più grandi. Ma non vorrei che la mia iniziativa vi apparisse come una indebita invasione di campo». Gli risponde, tra gli altri, un dirigente, con intense e spontanee parole, che faccio mie: non solo non ci infastidisce, ma noi desideriamo questa “invasione di campo”; abbiamo bisogno di avere chi si interessi, con noi, della scuola e dei nostri ragazzi, mentre molti, troppi, preferiscono “guardare dagli spalti” la partita che si gioca nel terreno del nostro bel lavoro, e criticarne gli schemi, puntare solo il dito, attribuire responsabilità. Seguono altri interventi, gli insegnanti hanno voglia di ringraziare, per questa porta aperta dalla chiesa pistoiese al dialogo sul loro lavoro, e di condividere le loro esperienze: quello che ne emerge è un clima bellissimo di scambio autentico e libero, di arricchimento reciproco e dialogo, su un “comune denominatore” che ci coinvolge tutti: l’amore per la scuola, il pensarla e volerla comunità educante, capace di «aprire la persona a costruirsi come soggetto, come singolarità unica e irripetibile» come si legge nella Lettera, con insegnanti desiderosi di «portare i giovani alle radici e nel cuore dei problemi della nostra società e dei nostri giorni fornendo loro gli strumenti per chiavi di lettura libere e personali, per tracciati forti di riflessione capaci di scendere in profondità».

Il pomeriggio scorre veloce, in questo dialogare pieno di gratitudine. La gratitudine di ricevere la certezza, con la lettera del Vescovo prima, con questo incontro poi, che non siamo soli, mentre svolgiamo il nostro lavoro nella scuola, che il nostro Vescovo prega per noi e ci sostiene, ci cammina accanto in questo mestiere bellissimo, affascinante, ma faticoso, di insegnanti. Abbiamo bisogno di non essere soli. Di camminare insieme ad altri che condividano o semplicemente capiscano le nostre fatiche e le nostre gioie. Di chi ci ricordi a quale bellezza siamo chiamati a volgere lo sguardo per poterla indicare anche ai nostri ragazzi. Di vedere nello sguardo di chi ci cammina a fianco su quali orizzonti vasti far spaziare la mente e dilatare il cuore quando dovessimo esser troppo stanchi per rammentarcelo da soli. Perciò un grazie sentito al nostro Vescovo per aver creato questa preziosa occasione, che è solo l’inizio di un dialogo che resta aperto, e cerca e vuole altre occasioni ancora per viversi. Chiunque ami la scuola, abbia a cuore il prezioso lavoro dell’insegnamento, non può restare indifferente. La Chiesa e la Scuola hanno bisogno di volti in cui riconoscersi entrambe.

Prof.ssa Francesca Vannucci

Ufficio per la pastorale della Scuola, dell’Educazione, dell’Università




Il vescovo Tardelli incontra gli insegnanti di Pistoia

Continua il dialogo con l’universo della scuola iniziato lo scorso settembre con la lettera del vescovo agli insegnanti

PISTOIA – Un incontro con gli insegnanti di Pistoia per parlare di scuola e della sfida educativa: questa è l’iniziativa dell’ufficio per la pastorale scolastica e dell’università e l’ufficio per l’insegnamento della religione cattolica. L’incontro, in programma venerdì 23 novembre alle 17 nel seminario vescovile, segue la lettera agli insegnanti dello scorso settembre e rappresenta un ulteriore apertura al dialogo con il mondo della scuola e con gli insegnanti.

«La scuola vive un tempo di difficilissima mediazione tra esigenze diverse – afferma Edoardo Baroncelli, direttore dell’ufficio pastorale scolastica e tra i promotori dell’iniziativa –. Da un lato deve essere inclusiva verso le sempre più marcate e più diverse fragilità e quindi accogliere ed accompagnare chiunque, a qualunque prezzo, anche a rischio di dover se non abbassare almeno modulare le esigenze, le regole, le necessità didattiche». Dall’altro lato oggi più che mai, oggi più di sempre, essa deve essere rigorosamente formativa – continua Baroncelli – per attrezzare i ragazzi alle sfide importanti di un mondo complesso, per educarli al valore sempre più appannato dell’impegno, del sacrificio, dell’importanza delle regole per la civile convivenza degli uomini tra loro. Una mediazione difficilissima rispetto alla quale la scuola, come ogni altra istituzione formativa incluso la famiglia, rischia di non riuscire a trovare il giusto equilibrio e deragliare tra un buonismo gregario e senza regole o un formalismo freddo e incapace di incidere minimamente nella vita dei ragazzi».

(comunicato ucs)




UFFICIO SCUOLA: UN SOGNO PER IL PRIMO GIORNO DI SCUOLA

Cosa avrei voluto sentirmi dire dai miei insegnanti
o cosa vorrei che i miei insegnanti mi dicessero.

Il racconto delle vacanze? No.
Quelle dei miei compagni? No. Saprei già tutto.
“Devi studiare? Sarà difficile? Bisognerà impegnarsi di più?”. No, no grazie. Lo so.
Per questo sto qui e, poi, dall’orecchio dei doveri non ci sento.
Ditemi qualcosa di diverso, di nuovo, perché io non cominci ad annoiarmi da subito, ma mi venga almeno un po’ di voglia di cominciarlo quest’anno scolastico!
Dall’orecchio della passione ci sento benissimo!

Dimostratemi che vale la pena stare qui per un anno intero ad ascoltarvi.
Ditemi, per favore, che tutto questo c’entra con la vita di tutti i giorni, che mi aiuterà a capire meglio il mondo e me stesso, che, insomma, ne vale la pena di stare qua.
Dimostratemi, soprattutto con le vostre vite, che lo sforzo che devo fare potrebbe riempire la mia vita come riempie la vostra.
Avete dedicato studi, sforzi e sogni per insegnarmi la vostra disciplina, bene, ora dimostratemi che è tutto vero, che voi siete mediatori di qualcosa di desiderabile e indispensabile e che voi possedete e volete regalarmi.
Dimostratemi che perdete il sonno per insegnarmi quelle cose che – dite – valgono i miei sforzi.
Voglio guardarli bene i vostri occhi e, se non brillano, mi annoierò e, state sicuri – ve lo dico prima – farò altro.
Non potete mentirmi. Se non ci credete voi, perché dovrei farlo io?
E non mi parlate del vostro stipendio, del sindacato, del ministro della Pubblica Istruzione, delle vostre beghe familiari e sentimentali, dei vostri fallimenti e delle vostre ossessioni. No.

Parlatemi di quanto amate la forza del sole che brucia da 5 miliardi anni e trasforma il suo idrogeno in luce, vita, energia. Ditemi come accade questo miracolo che durerà almeno altri 5 miliardi di anni.
Ditemi perché la luna mi darà sempre la stessa faccia, e insegnatemi a interrogarla come il pastore errante di Leopardi.
Ditemi com’è possibile che la rosa abbia i petali disposti secondo una proporzione divina infallibile, e perché il cuore è un muscolo che batte involontariamente, e come fa l’occhio a trasformare la luce in immagini.
Ci sono così tante cose in questo mondo che non so e che voi potreste spiegarmi, con gli occhi che vi brillano, perché solo lo stupore conosce.

E ditemi il mistero dell’uomo; ditemi come hanno fatto i Greci a costruire i loro templi da sembrarti essere a colloquio con gli dei, e come hanno fatto i Romani a unire bellezza e utilità come nessun altro.
E ditemi il segreto dell’uomo che crea bellezza e costringe tutti a migliorarsi al solo respirarla.
Ditemi come ha fatto Dante, come ha fatto Leonardo.
Ditemi il segreto di Einstein, di Gaudì e di Mozart, di Madre Teresa, di don Milani. Se lo sapete, ditemelo!

Ditemi come faccio a decidere su cosa fare della mia vita, se non conosco quella degli altri.
Ditemi come fare a trovare la mia storia, se non ho un briciolo di passione per quelle che hanno lasciato il segno?
Ditemi per che cosa posso mettere in gioco la mia vita. Anzi no, non me lo dite, perché voglio decidere io. Voi fatemi vedere il ventaglio di possibilità. Aiutatemi a scoprire i miei talenti, le mie passioni e i miei sogni. Ricordatevi: ci riuscirete soltanto se li avete anche voi i vostri sogni, i progetti, le passioni. Altrimenti, come farò a credervi?

Ricordatemi che la mia vita è una vita irripetibile, fatta di grandezza; e aiutatemi a non accontentarmi di consumare piccoli piaceri reali e virtuali che, sul momento, mi soddisfano, ma, sotto sotto, mi annoiano …
Fatemi capire che la diversità fra le persone è un valore, un’opportunità e una ricchezza, e non un difetto o la fonte di incomprensione.
Aiutatemi a costruire ponti su cui possano incontrarsi persone che portano culture, religioni, modi di vivere ‘altri’.
Sfidatemi! Mettete alla prova le mie qualità migliori. Segnatevele su un registro, insieme a quei voti che, poi, rimangono sempre gli stessi.

Aiutatemi a non illudermi, a non vivere di sogni campati in aria o preconfezionati; nello stesso tempo, insegnatemi a sognare e ad acquisire la pazienza per realizzarli, quei sogni, facendoli diventare ‘progetti’.
Insegnatemi a ragionare, perché non prenda le mie idee dai luoghi comuni, dagli stereotipi, dal pensiero dominante, dal pensiero non pensato.
Aiutatemi ad essere libera e libero.

Ricordatemi l’unità del sapere e non solo l’unità d’Italia, ma siate uniti voi insegnanti dello stesso consiglio di classe: non parlate male l’uno dell’altro, vi prego.
Ricordatemelo quanto è bello questo nostro Paese, parlatemene, fatemi venire la voglia di scoprire tutto quello che nasconde, prima ancora di desiderare una vacanza a Miami.
Insegnatemi i luoghi prima dei “non-luoghi”.
E per favore, un ultimo favore, tenete ben chiuso il cinismo nei girone dei traditori.
Non nascondetemi le battaglie, ma rendetemi forte per poterle affrontare e non avvelenate le mie speranze, prima ancora che le abbia concepite.

Per questo giorno, vi ricorderò.
(a cura dell’Ufficio Scuola Diocesano)




AL VIA LE VISITE GUIDATE DAGLI STUDENTI NELLE CHIESE DEL CENTRO DI PISTOIA

PISTOIA – “Chiese Aperte” nel centro di Pistoia con i ragazzi delle scuole che faranno da guida ai turisti e ai cittadini che vorranno godere del patrimonio di arte e fede delle Chiese di Pistoia. A partire da martedì 13 giugno prende il via il ciclo di visite gestite direttamente dagli studenti che hanno partecipato al percorso di formazione ideato nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro. Saranno 82 gli studenti provenienti dal Liceo Scientefico “Amedeo di Savoia”, dal Liceo Statale “Forteguerri” e il Liceo Scientifico e Scienze applicate delle “Mantellate”che animeranno le visite nelle chiese.

«Dopo una formazione durata diversi mesi, i nostri ragazzi stanno per raggiungere l’obbiettivo: saranno le ‘piccole guide’ delle nostre belle Chiese – spiega la prof.ssa Edi Natali, coordinatrice del progetto –. L’invito è rivolto a ogni cittadino perché nei giorni di apertura si senta spinto ad entrare nelle chiese e a domandare ai nostri giovani indicazioni, scoprendo e riscoprendo tesori, curiosità e aneddoti sul nostro patrimonio artistico. Un grazie di cuore a tutti i docenti che gratuitamente hanno dato il loro contributo – continua Natali – e alla diocesi, in specifico, nella persona del Vescovo e della dottoressa Lucia Cecchi, senza l’aiuto della quale il progetto non si sarebbe potuto realizzare concretamente; infine grazie ai sacerdoti che ospiteranno i ragazzi e che lasceranno aperte alcune delle Chiese del centro storico».
Ecco le chiese e gli orari delle visite alle Chiese interessate dal progetto:
Cattedrale di San Zeno
Dal lunedì al venerdì, ore 10 – 13, fino al 14 luglio
Ogni i giovedì, dalle 20.30 al 23.30, fino al 14 luglio
Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas
Dal lunedì a venerdì, ore 9 – 12, fino al 21 luglio

Chiesa di San Paolo
Dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 13, fino al 5 luglio
Ogni i giovedì, dalle 20.30 al 23.30, fino al 29 giugno

Basilica della Madonna dell’Umilità
Dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle 13, fino al 14 luglio
Chiesa del Carmine Dal martedì al venerdì, dalle 10 alle 13 per tutto il mese giugno

Chiesa di Sant’Ignazio
Dal lunedì al venerdì, dalle ore 10 alle 13, fino al 12 luglio
Chiesa di Sant’Andrea
Dal lunedì al venerdì, ore 10 – 13, fino al 14 luglio
Ogni i giovedì, dalle 20.30 al 23.30, fino al 14 luglio




GLI AUGURI DEL VESCOVO PER IL NUOVO ANNO SCOLASTICO

L’allegro vociare di bimbi e ragazzi per la strada vicino a casa, mi ha mandato ieri un chiaro segnale: è iniziato il nuovo anno scolastico. Si tratta di un lungo tempo che vede coinvolte tante persone. Studenti, insegnanti, genitori, personale scolastico, tutti impegnati per qualcosa che è di fondamentale importanza per la crescita delle nuove generazioni ma più in generale per lo sviluppo dell’intera società. Credo non sfugga ad alcuno il valore della scuola. Per questo, essa dovrebbe essere al centro dell’attenzione di tutti, in primo luogo di chi ha la responsabilità di fare le leggi e governare il nostro paese.

Spendere per la scuola non è buttar via risorse, ma investimento vero che porta innumerevoli frutti positivi. Non è però solo un problema di risorse: è anche impegno di tutti e di ciascuno per fare ognuno la propria parte in modo che la scuola sia migliore e sia davvero una buona scuola.

Vorrei a questo punto formulare i miei auguri più sinceri: agli studenti, prima di tutto, grandi e piccini, perché vivano quest’anno scolastico come una nuova, grande opportunità di accrescere le proprie conoscenze, capire di più il mondo, imparare la ricchezza della cultura del proprio paese come di quella degli altri paesi.

Poi il mio augurio va agli insegnati perché, nonostante le ristrettezze economiche e nella giusta rivendicazione dei propri diritti, sentano sempre la passione di collaborare alla maturazione delle giovani generazioni.

Ai genitori auguro di interessarsi positivamente alla vita della scuola e di sentire la propria responsabilità educativa come qualcosa di irrinunciabile e di determinante nell’offerta formativa scolastica.

A chi ha responsabilità politiche e amministrative, il mio augurio è che mettano la scuola tra gli obiettivi principali del proprio impegno a favore della collettività.

+Fausto Tardelli




H2ORO: IL DIRITTO ALL’ACQUA IN SCENA A SAN FRANCESCO

Il gruppo Nuovi Stili di Vita della Diocesi (Ufficio Scuola, Caritas e Pastorale sociale e del lavoro) propone lo spettacolo H2Oro per ricordare a tutti che l’acqua è un diritto dell’Umanità. Lo spettacolò andrà in scena mercoledi 16 marzo presso la Chiesa di San Francesco la mattina alle ore 9 per le scuole e alle 21 per tutti.

Con alle spalle una grande esperienza (oltre 300 repliche in tutta Italia), la Compagnia teatrale Itineraria sarà a Pistoia per proporre la nuova edizione di H2Oro per ribadire l’importanza dell’acqua. Si tratta di uno spettacolo di teatro Civile per sostenere il diritto all’acqua per tutti, per riflettere sui paradossi e gli sprechi del Bel paese “per passare dalla presa di coscienza a nuovi comportamenti”.

L’acqua non può diventare “l’oro blu” del XXI secolo, dopo che il petrolio è stato l’oro nero del secolo scorso, ma deve invece essere considerata come bene comune, patrimonio dell’umanità. L’accesso all’acqua potabile è un diritto umano e sociale imprescindibile che deve essere garantito a tutti gli esseri umani.

Attraverso una documentazione rigorosa si affrontano i temi della privatizzazione dell’acqua, delle multinazionali, del contratto mondiale sull’acqua, delle guerre e delle dighe, degli sprechi e dei paradossi nella gestione dell’acqua in Italia, del cosa fare noi qui ora, della necessità di contrastare e invertire l’indirizzo di mercificazione e privatizzazione. Uno spettacolo per affermare che un altro mondo è possibile: non all’insegna del denaro, ma della dignità umana.

Lo spettacolo è stato premiato nel 2006 con una targa d’argento dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Realizzato con il patrocinio del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Aqua e del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano, ha ricevuto in seguito il Patrocinio del Ministero delle politiche agricole e forestali, del Ministero della Pubblica Istruzione Università e Ricerca, della Presidenza della Regione Lombardia e della Provincia di Lodi

Ercole Ongaro e Fabrizio De Giovanni sono gli autori del testo, la regia è di Emiliano Viscardi, gli allestimenti tecnici e la scenografia di Maria Chiara Di Marco; le musiche di Augusto Ripari.

Per l’ingresso è richiesto un piccolo biglietto: 2 euro per le scuole e 5 euro per tutti gli altri. Il ricavato verrà devoluto alla Caritas di Pistoia.

Daniela Raspollini




INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA: TEMPO DI SCELTE..

PERCHÉ SCELGO DI AVVALERMI DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA (IRC)?

La domanda religiosa è un insopprimibile esigenza della persona umana e l’I.R.C. intende aiutare a impostare nel modo migliore tali domande, nel rispetto della libertà di coscienza di ciascuno, che rimane il principale valore da tutelare e promuovere”.
Questo mi sembra il nucleo centrale del messaggio che la Presidenza della CEI ha inviato in vista della scelta di avvalersi dell’IRC nell’a.s. 2016-2017.

Quest’anno il periodo per le iscrizioni scolastiche va dal 22 gennaio al 22 febbraio 2016. E questo è anche il periodo per le famiglie e gli studenti di scegliere se avvalersi dell’Insegnamento della Religione Cattolica.

La domanda di sempre è: Perché avvalersi dell’IRC?
Voglio sintetizzare la risposta di questo Ufficio Scuola della Diocesi di Pistoia in alcuni richiami di fondo e in tre proposte orientative.

Avvalersi dell’IRC a scuola:

  1. Permette una piena formazione della persona, evidenziando la sua dimensione insopprimibile della religiosità.
  2. Svolge un ruolo costruttivo per la convivenza civile nel confronto fra la religione cristiana di confessione cattolica e culture e religioni differenti.
  3. È parte costitutiva del patrimonio storico-culturale e umano della società italiana.
  4. Favorisce e accompagna l’approfondimento critico delle questioni di fondo della vita.
  5. È opportunità di conoscenza offerta a tutti, credenti e non, come espressione della laicità dello Stato.
  6. È un insegnamento di cui ci si avvale nel rispetto della libertà di coscienza di ciascuno.

Si sceglie di avvalersi dell’IRC:

1. PER RICERCARE INSIEME IL VERO, IL BUONO E IL BELLO.

> L’ora di religione è un “laboratorio di ricerca”, in dialogo con le altre discipline e nel confronto sereno tra insegnante e alunni e alunni fra loro. “Dio ha creato tutte le cose perché tutti possano goderne”, dice papa Francesco. E aggiunge: “La Terra è la nostra casa comune … e tutti chiamati a preoccuparci per la costruzione di un mondo migliore” (Ev. Gaudium, 182-183). In modo più pressante interroga la coscienza di ciascuno: “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crfescendo? (…) A quale scopo passiamo da questo mondo? (…) Perché questa terra ha bisogno di noi?” Laudato si’, n. 160).

> Avvalersi dell’IRC a scuola è una scelta educativa per imparare insieme a scegliere il bene, il buono e il bello.

2. PER ANDARE ALL’ESSENZIALE.

> L’essenziale è saper riconoscere i segni della presenza del divino nel creato, nella storia dell’umanità e nella vita di Gesù.

> Le ore di religione mostrano che “la vera fede non è intransigente ma cresce nella convivenza che rispetta l’altro”, come insegna papa Francesco.

3. PER CONOSCERE E RISPETTARSI

> L’IRC aiuta tutti, cristiani e non cristiani, a riconoscere il proprio “credo” religioso, a rispettarsi e a costruire percorsi di pace.

> Le differenti religioni devono essere conosciute per non essere causa di guerre e conflitti, ma occasione di dialogo e di incontro.

> L’IRC promuove la conoscenza, il confronto e il dialogo fra tutti, e fa conoscere la storia e le radici culturali del popolo italiano.

Per una opportuna conoscenza, ecco in sintesi le percentuale di quanti hanno scelto di avvalersi dell’IRC negli ultimi cinque anni.

tabella

I 26.918 studenti dell’a.s. 2014-2015, credenti e non, che hanno scelto di avvalersi dell’IRC nella Diocesi di Pistoia, hanno mostrato di apprezzare questa disciplina. Possiamo dire che questo è stato possibile grazie al lavoro accurato, professionalmente puntuale degli Insegnanti di Religione, i quali hanno sentito forte l’impegno di offrire agli studenti un solido orizzonte culturale per vivere nella nostra società complessa, in una prospettiva di rispetto e di libertà, di giustizia e di pace.

Gli studenti che si sono avvalsi dell’IRC hanno mostrato che la dimensione religiosa è imprescindibile per una corretta lettura e comprensione dell’identità culturale propria e altrui, e hanno così dimostrato che avvalersi dell’IRC a scuola è accettare la sfida dell’aspetto culturale di questa disciplina.

In conclusione, è importante poter riflettere le parole rivolte da papa Francesco al mondo della scuola:
Auguro a tutti voi, genitori, insegnanti, persone che lavorano nella scuola, studenti, una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue, che una persona matura deve saper parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma, armoniosamente, cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti. Le tre lingue, armoniosamente e insieme”.

Armando Bartolini
direttore USD-Servizio per l’IRC


Messaggio della Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana

in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica
nell’anno scolastico 2016-2017

Cari studenti e cari genitori,
in queste settimane si stanno svolgendo le iscrizioni on-line al primo anno dei percorsi scolastici che avete scelto.
Insieme alla scelta della scuola e dell’indirizzo di studio, dovrà essere effettuata anche la scelta se avvalersi o non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. È proprio su quest’ultima decisione che richiamiamo la vostra attenzione, perché si tratta di un’occasione formativa importante che vi viene offerta per conoscere le radici cristiane della nostra cultura.

Sono ormai trascorsi trent’anni da quando il nuovo insegnamento della religione cattolica, ridefinito istituzionalmente dall’Accordo di revisione del Concordato nel 1984, è entrato nelle scuole italiane confermandosi nel tempo come una presenza significativa, condivisa dalla stragrande maggioranza di famiglie e studenti.

In questi ultimi anni, questa disciplina scolastica ha continuato a rispondere in maniera adeguata e apprezzata ai grandi cambiamenti culturali e sociali che coinvolgono tutti i territori del nostro bel Paese.
Anche quest’anno, perciò, desideriamo invitarvi a rivolgervi con fiducia a questa importante opportunità educativa che vi viene proposta.

I contenuti dell’insegnamento sono stati recentemente aggiornati con specifiche Indicazioni didattiche che cercano di rispondere efficacemente alle domande degli alunni di ogni età, dalla scuola dell’infanzia alla secondaria di secondo grado. La domanda religiosa è un insopprimibile esigenza della persona umana e l’insegnamento della religione cattolica intende aiutare a impostare nel modo migliore tali domande, nel rispetto più assoluto della libertà di coscienza di ciascuno, che rimane il principale valore da tutelare e promuovere.

Migliaia di insegnanti di religione cattolica ogni giorno lavorano con passione e generosità nelle scuole italiane, sia statali che paritarie, sostenuti da un lato dal rigore degli studi compiuti e dall’altro dalla stima dei colleghi e delle famiglie che ad essi affidano i loro figli.

In un contesto scolastico in continua evoluzione, l’insegnamento della religione cattolica può essere un modo eccellente per completare la propria formazione personale e trovare un autorevole punto di riferimento sulle più delicate questioni di senso, sui problemi del mondo in cui viviamo, sull’interpretazione della realtà religiosa sempre più segnata dal pluralismo e dalla necessità di un confronto aperto, continuo e consapevole delle rispettive posizioni e tradizioni.

Per tutti questi motivi, desideriamo rinnovare l’invito ad avvalervi dell’insegnamento della religione cattolica, sicuri che durante queste lezioni potrete trovare docenti e compagni di classe che vi sapranno accompagnare lungo un percorso di crescita umana e culturale molto importante anche per il resto della vostra vita.

Roma, 25 gennaio 2016
LA PRESIDENZA
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA