Insieme per la salvaguardia del creato

Un cammino comune e una sosta nelle diverse chiese cristiane per pregare e riflettere sulla difesa del creato. Un impegno condiviso, sottoscritto in Battistero, per tutelare la nostra casa comune e promuovere nuovi stili di vita.

Una camminata tra le vie della città di Pistoia per testimoniare l’impegno delle chiese cristiane nella difesa del creato. L’iniziativa, promossa dall’Ufficio per la pastorale sociale della Diocesi di Pistoia in collaborazione con don Roberto Breschi, delegato per l’ecumenismo, ha preso il via da piazza san Francesco, da dove un corteo silenzioso -ma lieto di esserci- ha fatto tappa nei diversi luoghi di culto delle confessioni cristiane.

La prima sosta è stata alla chiesa di Santa Maria a Ripalta, officiata dalla comunità ortodossa russa. Qui, nella suggestione di un edificio secolare, affollato di icone e immerso nella penombra, la comunità guidata dall’igumeno Andreas Wade -alla luce delle candele- ha recitato alcuni salmi e intonato un antico inno di San Giovanni Crisostomo composto per l’inizio dell’anno liturgico e particolarmente adatto a celebrare la bellezza della creazione.

La camminata è poi proseguita verso via san Marco, presso l’aula della chiesa evangelica di Pistoia. In una «comunione nella comunione» tra chiesa battista e chiesa valdese della quale è pastora, Letizia Tommassone ha offerto una riflessione sul tema della casa comune sottolineando l’impegno delle chiese evangeliche e riformate in questo ambito, specialmente tramite ECEN (la rete delle chiese ecumeniche per l’ambiente), individuando quattro punti di riflessione e azione comune: 1. Il dialogo con la scienza, «perché è arrivato il tempo di lasciarci insegnare dagli esperti perché sta cambiando il pianeta»; 2. L’opzione per un’economia sostenibile e la giustizia climatica (alla ricerca delle cause che determinano milioni di profughi climatici); 3. Il nostro stile di vita, improntato ad un consumo consapevole ed ecosostenibile; 4. La condivisione, che è parte della comune identità cristiana.
«L’incidenza delle chiese cristiane su questi temi è forse poca cosa», eppure il Signore – ha concluso la pastora- chiede di offrire il proprio contributo e di «sostenerlo con un annuncio colmo di speranza, senza evidenziare soltanto la paura e il dramma di quanto sta succedendo al creato».

Nella Chiesa ortodossa romena, ospitata nell’oratorio di Santa Maria Liberata a due passi da san Bartolomeo, è stata invece recitata in romeno e italiano una preghiera per la nostra terra: «una realtà che non ci appartiene – come ha ricordato padre Gabriel Dumitru– ma che abbiamo ricevuto in prestito».

Infine il corteo è arrivato nel Battistero di San Giovanni in Corte, in piazza del duomo, per una chiusura nel segno del battesimo che tutti ci unisce. «Un piccolo seme – ha commentato il vescovo Tardelli – che abbiamo gettato nella fede e nell’amore perché fiorisca, diventa grande e abbondante per la città».

La serata si è conclusa con la sottoscrizione di un impegno comune delle diverse chiese cristiane, i cui rappresentanti hanno significativamente firmato sull’orlo del fonte battesimale. Un impegno per la salvaguardia del creato rivolto ai fedeli, ma anche alla città intera per un cambiamento di rotta comune.
Erano insieme, accompagnati da tanti credenti e cittadini, padre Gabriel Dumitru della chiesa ortodossa romena, Letizia Tomassone di quella valdese, Manoel Florencio Filho per la chiesa battista, l’igumeno p. Andreas Wade per la chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, monsignor Fausto Tardelli per la Chiesa cattolica di Pistoia.

u.f.

DICHIARAZIONE DELLE CHIESE CRISTIANE A PISTOIA

«Quanto sono grandi le tue opere,Signore! Le hai fatte tutte con sapienza;/ la terra è piena delle tue creature./ Tu mandi il tuo Spirito e sono creati, e tu rinnovi la faccia della terra» (Salmo 103(104), vv. 24-30).
Dio ha creato tutte le cose mediante la sua Sapienza, nella forza del suo Spirito con il quale egli costituisce la comunione tra le creature.
«Dio il Signore prese dunque l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo lavorasse e lo custodisse»
(Genesi 2,15).
«Quanto a me, ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e con i vostri discendenti dopo di voi, con ogni essere vivente che è con voi, uccelli, bestiame e animali selvatici, con tutti gli animali che sono usciti dall’arca, con tutti gli animali della terra» (Genesi 9, 9-10).

Fin dall’inizio ci è stata data la responsabilità di aver cura del Creato. Dio ci chiama ad amare il nostro prossimo come amiamo noi stessi e a Convertirci facendoci custodi della terra e della biodiversità che la abita.
Questa chiamata ci incoraggia ad unirci in un pellegrinaggio per una vita sobria e ci spinge a cambiare il nostro modo di vivere nel rispetto del clima e dell’ambiente e a reintegrarci nel Patto con Dio e il creato impegnandoci a:

• Promuovere interventi per preservare la biodiversità su scala globale
• Incoraggiare il ritorno ad una agricoltura ecologica
• Rivendicare per tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’ acqua
• Evitare ogni spreco energetico e ridurre il consumo di energia da fonti fossili
• Ridurre l’uso della plastica e incentivare prodotti riusabili o riciclati
• Rinunciare al superfluo riscoprendo l’importanza ed il valore della condivisione e donando ciò che non ci è necessario
• Stimolare la riparazione per quanto possibile dei danni inflitti dall’uomo a ciò che Dio ha creato

Come seguaci di Cristo per mezzo del quale tutte le cose furono create (Giovanni 1,3) abbiamo un ulteriore motivo per portare avanti questi impegni e farcene promotori verso tutti.

Pistoia, 15 settembre 2019

+ Fausto Tardelli, vescovo diocesi di Pistoia
Manoel Florengio, pastore chiesa cristiana evangelica battista di Pistoia
Letizia Tomassone, pastora chiesa evangelica valdese di Firenze
Igumeno Andrea, parrocchia ortodossa del patriarcato di Mosca a Pistoia
Padre Gabriel, parrocchia ortodossa del patriarcato rumeno a Pistoia




«Credo?» A ottobre la terza edizione dei linguaggi del divino

Il festival di teologia, che si svolgerà il prossimo ottobre in città, avrà per tema la domanda cruciale: “Credo?”

«Credo. Aiutami nella mia incredulità». Questa affermazione fragile ma colma di attesa, fiduciosa e consapevole allo stesso tempo, dà il titolo all’edizione 2019 de “i linguaggi del divino”, un evento giunto ormai alla sua terza edizione e che si configura come un vero e proprio festival di teologia.

La proposta di questa nuova edizione dei Linguaggi del divino offre l’opportunità di approfondire il tema del credere oggi con l’aiuto di figure di primo piano della riflessione teologica italiana. L’apertura del programma, prevista per il 5 ottobre alle 17, è affidata a monsignor Rino Fisichella, presidente del pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, che tratterà il tema “credere oggi”. La stessa sera, alle 20.30, Andrea Gambetta, produttore cinematografico, racconterà della sua esperienza a fianco di Wim Wenders, nella produzione del docufilm «Papa Francesco. Un uomo di parola» (Pope Francis – A Man of His Word, 2018).

Ricordiamo, tra i relatori la prof.ssa Cecilia Costa (10 ottobre ore 21) sociologa, nominata recentemente da papa Francesco consultore della segreteria generale del sinodo dei vescovi; don Luigi Maria Epicoco (venerdì 11 ottobre ore 17), lo scrittore Davide Rondoni (sabato 19 ottobre ore 10.30).

«Parlare del “credere” oggi – afferma il vescovo Tardelli – a dispetto di quanto sembrava dominare il pensiero qualche decennio fa, non significa affatto affrontare un tema marginale o del tutto secondario. Nel mondo plurale di oggi le dinamiche “credenti” custodiscono una evidente vivacità, non soltanto per le tensioni –purtroppo anche drammatiche – che hanno animato l’inizio del nuovo millennio, ma anche per le diverse “credenze” diffuse oggi: da quelle legate alle fake news, a quelle di una politica manipolatoria; da quanto si lega a temi più o meno attuali (ad esempio la polemica sui vaccini) ai diversi tipi di dieta (vegetarianesimo, veganesimo), fino agli orizzonti più incredibili (terrapiattisti, teorici del sospetto). Insomma, “credere” appartiene, forse anche nella sua forma più secolarizzata, all’uomo contemporaneo. Oggi il vero nemico del credere non è più l’ateismo militante o l’ideologia, ma l’indifferenza. Papa Francesco aggiungerebbe “la tristezza individualista” dell’uomo immerso nel mondo dei consumi, la “coscienza isolata” di chi resta sulla superficie delle realtà e delle relazioni».

Anche quest’anno gli eventi saranno ospitati in alcuni – unici – ambienti ecclesiali della città di Pistoia: la chiesa romanica di San Bartolomeo in Pantano, l’ex refettorio del convento di San Domenico con la sua splendida galleria di affreschi, la sala capitolare tardogotica del convento di San Francesco.

A fianco degli eventi ordinari è in programma lo spettacolo “Oltre me”, una performance completamente ideata e prodotta da un gruppo di giovani che “andrà in scena” il 19 e 20 ottobre nella suggestiva cornice del battistero di San Giovanni in Corte.

I dettagli del programma, le riflessioni, i materiali informativi dei singoli eventi saranno disponibili sul sito diocesano (ww.diocesipistoia.it) e sui nostri canali social.

(foto di Mariangela Montanari)

 

Documentazione

i linguaggi del divino 2019 booklet

volantino linguaggi 2019




Un’altra opportunità

L’augurio per il nuovo anno scolastico dell’Ufficio per la pastorale della Scuola e dell’Educazione.

Un nuovo anno scolastico è ormai all’inizio. Ci sentiamo di rivolgere agli studenti, alle loro famiglie, agli insegnanti, ai dirigenti, a tutto il personale della scuola di ogni ordine i nostri più sinceri auguri.

Ogni inizio porta con sé un carico di attese, di programmi, ma anche di questioni irrisolte. Ogni inizio è una opportunità. Cerchiamo di non perderla.

Agli studenti auguriamo di trovare nella scuola il meglio che per loro essa possa rappresentare. La vita dei nostri ragazzi è meno semplice che nel passato, sta dentro la complessità. A loro auguriamo di trovare amicizie di quelle che durano una vita intera. Di trovare un tessuto relazionale accogliente che li metta in salvo da situazioni difficili, tese, arrabbiate, violente in cui sono costretti a vivere. Auguriamo a qualcuno di incontrare il primo sguardo buono, a qualcuno di incontrare il primo sguardo esigente, senza uno dei quali restiamo miseri ed irrisolti. Auguriamo a tutti gli studenti di cogliere in questo anno scolastico l’occasione di capire che la fragilità è un diritto ma non deve diventare un alibi; che non essere perfetti è un male comune, che la felicità è fatta di momenti, che la vita ha sapore solo se ci liberiamo dalla paura di sbagliare, dall’ansia di comperare, di possedere cose, di avere un’immagine. Auguriamo di capire che capita a tutti quelli con un cuore di sentirsi soli, inadeguati, non all’altezza del compito. Che il successo è sempre temporaneo, che il fallimento non è mai definitivo.

Agli insegnati auguriamo di avere un anno pieno di “senso”, di avere almeno una occasione in cui sentirsi significativi nella vita di qualcuno. Auguriamo di non essere e di non avere colleghi ambiziosi, pettegoli, smaniosi di incarichi. Auguriamo di percepire la stima almeno di qualcuno; di costruire e operare in un clima sereno. Auguriamo di non cedere alla tentazione (a volte fondata) di pensare che non faccia nessuna differenza e che a nessuno interessi se si fa il proprio dovere bene oppure no. Auguriamo di sentire che la scuola è sostanza e non solo forma. Auguriamo il coraggio di fare autocritica, di mettersi in discussione, di non sentirsi perfetti, di non pensare di avere una risposta per tutto, di saper perdere. Auguriamo di sentire l’importanza del proprio ruolo, anche se da molti e da molte cose screditato. Auguriamo di sentire che fare l’insegnante è, nonostante tutto, nonostante tutti, il mestiere più bello del mondo e non un modo qualsiasi di guadagnare uno stipendio; che insegnare è generare, non accomodare sé; che insegnare è servire, non trovare visibilità e piccolo potere. Auguriamo di percepire che possiamo essere punti di riferimento per la vita di qualcuno, anche quando scegliamo cosa indossare, anche quando siamo sulla Sala, anche quando scriviamo su Facebook, su Instagram, ovunque. Di capire che solo chi non ama nessuno può fare come gli pare. Di trovare il coraggio di dire agli studenti che siamo tutti, tutti, tutti, degli esseri umani, e cioè fallibili, e cioè imperfetti, e che l’unica forza che abbiamo è ammettere le nostre debolezze ed essere gli uni per gli altri palmo di mano accogliente e tenero in cui riversare le nostre paure, le nostre insicurezze, le nostre fragilità. Auguriamo di non dimenticare che siamo lì per insegnare, che l’ignoranza è un danno irreversibile nella vita degli studenti; di non mollare, di non indietreggiare, di tenere alta l’asticella per il bene dei ragazzi, anche di fronte alle pressioni spesso sconsiderate dei loro genitori, anche di fronte alle battute e ai pettegolezzi da lavatoio dei colleghi, anche di fronte alle disapprovazioni sottili dei dirigenti.

Ai genitori auguriamo di avere fiducia nella scuola, di riuscire a comprendere gli insegnanti e le loro scelte. Auguriamo di imbattersi in insegnanti esigenti, che non fanno sconti, che non si accucciano e che tenacemente stanno dalla parte del futuro dei loro figli. Auguriamo di trovare un clima sereno, accogliente, di non incontrare insegnanti torturatori, frustrati, infelici di sè, psicologicamente a pezzi, in competizione coi colleghi. O menefreghisti, assuefatti a tutto, incapaci di autorevolezza. Auguriamo di ascoltare dai loro figli racconti di episodi, di spiegazioni, di vicende scolastiche carichi di cultura e di saggezza. Auguriamo di avere la forza di protestare per pretendere per i loro figli una preparazione più seria e più vera, ed ore di lezione che non siano ore di ricreazione. Auguriamo di sentire come ortica sulla loro pelle i voti regalati, le interrogazioni facilitate, le materie abbonate, le facilitazioni ottenute o concesse. E di fuggire da tutto questo come si fugge da un pozzo avvelenato.

Ai dirigenti auguriamo di sentirsi stimati dai loro insegnanti e dai loro studenti. Auguriamo di percepire l’utilità dei loro sforzi. Auguriamo il coraggio delle scelte buone e giuste, quale che sia il costo. Auguriamo la tenacia per resistere, senza perdersi, là, in cima, sulla guglia. Auguriamo di saper riconoscere in tempo gli adulatori, i rabdomanti di incarichi, i cercatori di visibilità, i valvassini. Auguriamo di non dover sperimentare la solitudine che spesso accompagna ogni posto di potere: ossequiati, ma nessuno che ti dice la verità. Auguriamo di avere la forza di apprezzare chi, con rispetto e franchezza, sa dissentire. Auguriamo la capacità di ascolto. Auguriamo il discernimento sulle persone e sulle cose. Auguriamo di sentire che il potere ci è dato da chi sta più in alto di noi esattamente per-fare-il-bene. Auguriamo di non barcamenarsi, di non avere l’ossessione dei tatticismi e degli equilibri felpati da mantenere, di non cedere alla tentazione di insabbiare. Auguriamo di sentire che la scuola è a servizio anzitutto degli studenti, e che loro hanno diritto ad avere insegnanti seri, preparati, accoglienti, capaci di tenere le classi. Auguriamo di non soffocare di progetti, di attività, di slogan. Auguriamo di non dimenticare che la scuola serve anche ad imparare; che la mancanza di solide basi, di cultura è una mutilazione nella vita degli studenti per la quale non c’è protesi; che in questa epoca di ignoranze dilaganti insegnare torna ad essere il primario compito della scuola, imparare il primario dovere degli studenti, determinare ciò la primaria responsabilità di insegnanti e dirigenti. Auguriamo di avere la tenacia per non morire di carte, di burocrazie. Auguriamo di incontrare meno insegnanti assurdi e meno genitori pretenziosi e arroganti che sia possibile. Auguriamo di essere accoglienti, di saper ascoltare, di restare sempre appassionati cercatori della verità, a qualsiasi costo. Perché la verità ne ha sempre uno.

Al personale della scuola auguriamo di sentirsi famiglia. Di sentire che tutto, in modo invisibile e non sempre adeguatamente conosciuto, poggia su di loro. Auguriamo di sentire che disponibilità, generosità, compostezza, serietà di comportamento sono le cose che danno valore al loro operato. Auguriamo di non arrendersi mai a credere, anche quando sembrerà così, che nessuno veda, riconosca il valore, apprezzi un lavoro ben svolto. Che la scuola non è uno stipendificio, è una vocazione.

A tutti, buon anno scolastico.

Edoardo Baroncelli

Direttore della Pastorale per l’Educazione, la Scuola e l’Università




Camminare insieme per la nostra casa comune

Domenica 15 si svolgerà la camminata ecumenica di preghiera per il creato

Una tratto di strada assieme per scoprire che quello che ci unisce è più che quello che ci divide, e che la della cura nostra bella terra è sicuramente un tema che accomuna tutta l’umanità.
L’idea della camminata ecumenica, in programma per la domenica 15 settembre alle 21 è nata dall’Ufficio per la pastorale sociale e del lavoro della Diocesi di Pistoia, che ha intravisto in questa proposta una modalità inedita per trovarsi insieme e farlo pubblicamente, nel desiderio di uscire, andare insieme, aprirsi.
Tutti possono infatti partecipare, perché la difesa del pianeta, che è anche la nostra casa comune, coinvolge trasversalmente tutta l’umanità.

La camminata ecumenica è il risultato di un altro cammino, fatto di incontri e di amicizia, che ha visto – uno accanto all’altro, i rappresentanti delle diverse chiese cristiane presenti a Pistoia. Padre Gabriel Dumitru della chiesa ortodossa romena, Valdo Pasqui di quella valdese, Manoel Florencio Filho per la chiesa Battista, l’igumeno p. Andreas Wade per la chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, don Roberto Breschi e Selma Ferrali per la diocesi di Pistoia, hanno preparato insieme l’organizzazione della serata, condividendone le motivazioni e stilando un documento che sarà letto e sottoscritto da tutti al termine della camminata di Domenica 15.

L’appuntamento è alle 21 in piazza San Francesco; da lì i presenti si sposteranno, attraverso le vie del centro verso i diversi luoghi di culto cristiani della città. Da credenti i rappresentanti della diverse chiese alterneranno il cammino alla preghiera e in ogni luogo di culto sarà tenuta una preghiera secondo le diverse tradizioni spirituali. Alla fine, dopo la preghiera cattolica nel Battistero di San Giovanni, i rappresentanti delle diverse chiese leggeranno insieme un documento nel quale sono indicati alcuni impegni che riguardano la sensibilità e la cura per la casa comune.

All’appuntamento saranno presenti il vescovo di Pistoia monsignor Tardelli e, tra le autorità civili, il sindaco di Pistoia Alessandro Tomasi.




L’addio a un vero maestro. Il vescovo ricorda mons. Frosini

Non ho conosciuto don Frosini che in questi ultimi tempi, quando ormai gli anni si facevano sentire senza però riuscire ad intaccare la sua mente, sempre pronta e vigile nel domandare e domandarsi, curiosa e incline a questionare e a combattere, fino all’ultimo. Mente e cuore coinvolti insieme, intelligenza acuta e passione, risvolti di fanciullo e profondità di pensiero. Un mix originale e indubbiamente oltre la banalità della mediocrità.

Come il cavaliere del “Settimo sigillo” di Bergman, da sempre si è confrontato col mistero della morte e lo ha fatto ogni giorno di più con l’avanzare degli anni e dell’infermità, in una lotta dura che era nello stesso tempo combattimento e abbraccio, rispetto a quella che era percepita come una minaccia ma insieme come il necessario passaggio per il compimento in pienezza della vita in Dio.

Avevo letto di lui soprattutto le prime opere dedicate alla teologia delle realtà terrestri e ne avevo apprezzato la chiarezza, la lucidità e l’impostazione apertamente conciliare. È stato sicuramente uno dei maestri che ha segnato anche la mia formazione, quella di chi troppo giovane nei giorni del Concilio, ha avuto però modo di approfondire il mistero cristiano e la testimonianza della chiesa nel mondo in quello straordinario e complesso tempo che fu il post concilio. E proprio del Concilio don Frosini è stato un appassionato cultore, un instancabile comunicatore, direi quasi bruciato interiormente dal desiderio di vederne fluire le intuizioni nella vita della chiesa e della sua diocesi; amareggiato ma mai rassegnato quando, secondo il suo giudizio, ne vedeva ostacolata la sua attuazione o tradita l’ispirazione. E l’altra sua grande passione è stata indubbiamente l’insegnamento, al quale ha dedicato una vita insieme allo studio continuato nel tempo fino in fondo. Molti lo hanno avuto come maestro e sicuramente lo è stato, anche per i discepoli che hanno poi preso la loro strada, segno distintivo questo del vero maestro.

Chiamato a servire la chiesa di Pistoia come vescovo, solo a quel punto ho avuto modo di incontrare don Frosini di persona e di riconoscerne così lo spessore umano e teologico che ne ha fatto un protagonista di primo piano della vita della chiesa pistoiese. Ho incontrato un uomo ancora ferocemente giovane, attaccato alla vita, mai domo o rassegnato, anche se duramente provato e attraversato da qualche tristezza e sconforto. E’ stato sicuramente un grande e lascia una traccia profonda e indelebile nella nostra chiesa. Un uomo inquieto e pensoso, sognatore e concreto al tempo stesso, testardo e orgoglioso ma con un cuore di bambino e una profonda e timorosa nostalgia di Dio, alla ricerca continua del suo volto pieno di misericordia. Questo Dio ora lo accolga nelle sue braccia, mentre per noi sarà eredità tutto il bene che egli è riuscito a seminare.

+ Fausto Tardelli, vescovo




Mons. Giordano Frosini è tornato alla casa del Padre

Mons. Giordano Frosini è tornato alla casa del Padre nel pomeriggio del 2 settembre 2019, circondato dall’affetto dei suoi amici e collaboratori, nella sua abitazione all’interno del seminario vescovile di Pistoia.

Nato a Casalguidi  il 4 giugno 1927, don Giordano entra in seminario a Pistoia e viene ordinato sacerdote dal vescovo Debernardi il 29 giugno del 1950. Frequenta in seguito la facoltà di filosofia alla Pontificia Università Gregoriana, dove consegue la laurea in Teologia.

Apprezzato teologo, saggista e giornalista, mons. Frosini ha ricoperto molti incarichi di rilievo in  diocesi. A partire dal 1953 inizia ad insegnare filosofia in seminario e dal 1957 assume l’incarico di prefetto degli studi del liceo ginnasio del seminario. Nel 1963 diventa rettore del seminario di Pistoia. Dal 1965 entra a far parte del capitolo dei canonici della Cattedrale di Pistoia e nel 1968 è chiamato ad insegnare Teologia Canonico nel seminario interdiocesano di Firenze.

Nel 1975 viene nominato vicario per la pastorale. Dal 1982 al 2008 è stato Vicario Generale. Dal 1998 al 2015 è anche Proposto del Capitolo della Cattedrale.

Molte le sue collaborazioni giornalistiche, da Famiglia Cristiana ad Avvenire a Radio Rai, mons. Frosini ha diretto anche il settimanale La Vita, dal 1986 ad oggi.

Fondamentale anche il suo contributo culturale alla chiesa di Pistoia: sua l’intuizione di puntare sulla formazione permanente del clero e dei laici che si realizzerà con la fondazione della scuola di formazione teologica e delle “settimana teologiche” giunte, quest’anno, alla 32ma edizione.

L’ultimo saluto a mons. Frosini è fissato per il 4 settembre alle ore 16 nella Cattedrale di Pistoia. La salma è esposta presso la chiesa di Santa Chiara all’interno del Seminario Vescovile di Pistoia. La chiesa sarà aperta stasera fino alle ore 22.30. Domani, martedì 3 settembre, tutto il giorno dalle ore 9.00 alle 22.30. Mercoledì dalle ore 9.00 fino alle 15.30.




Ufficio Catechistico: gli appuntamenti per il nuovo anno pastorale

Suor Giovanna Cheli, direttrice dell’Ufficio Catechistico presenta il calendario delle principali attività

L’inizio dell’anno pastorale 2019-2020 è il momento di presentare il calendario degli incontri diocesani: alcuni riuniscono tutta la chiesa diocesana di cui i catechisti, gli animatori della Parola, coloro che aiutano la preparazione del battesimo e altri operatori pastorali sono parte integrante. Questi incontri esprimono il senso di questi preziosi servizi: non esistono catechisti per hobby, né per fare volontariato, ma perché inviati dalla Chiesa a compiere un servizio unico di trasmissione del vangelo alle nuove generazioni e alle famiglie.

I principali appuntamenti per tutti sono: la presentazione della lettera pastorale del vescovo per il 2019-2020, il pellegrinaggio ad Assisi per l’offerta dell’olio della lampada collocata di fronte alla tomba del santo e il mandato ai catechisti.

Ci sono anche degli incontri che sono rivolti più specificatamente ai catechisti. Prima di tutto la formazione rivolta a tutti per rivisitare alcuni punti fondamentali di questo compito. Tutti possono trovare motivi sufficienti per partecipare: chi fa la catechesi da anni ha bisogno di confrontarsi per rinnovare il metodo e lo slancio, chi inizia trova le prime indicazioni di base, anche chi si trova già avviato può rinforzarsi e rimotivarsi. Trattandosi di un ciclo di incontri tutti sono invitati a parteciparvi in modo continuo.

I catechisti troveranno poi occasioni specifiche di incontro, ad esempio per chi conclude il ciclo della catechesi e si trova a dover accompagnare i ragazzi al tempo dopo la Cresima. Si tratta di una novità sperimentata l’anno scorso che è sfociata nella giornata dei cresimati (W la vita!), ribattezzata dal vescovo «Confirmed day» e che quest’anno viene riproposta rivolgendosi in modo più stretto a tutti i ragazzi che hanno fatto la cresima nel 2019 (se nei gruppi vi fosse qualche altro ragazzo che ha fatto la cresima precedentemente non va certo escluso). All’inizio del 2020 è poi previsto un momento per i catechisti della cresima per accompagnarli nella preparazione prossima del sacramento e all’incontro con il vescovo; così per i catechisti della prima comunione a cui l’Ufficio intende offrire un sostegno per la preparazione prossima alla celebrazione del sacramento.

Gli anni intermedi di catechesi non vanno interrotti e durante gli incontri di formazione sarà possibile parlarne e  confrontarsi su particolari esigenze. Il vescovo nella sua visita pastorale ha insistito sul fatto che il ciclo della catechesi deve svolgersi senza interruzioni da una fase iniziale di precatechesi alla cresima post-cresima, accompagnando i ragazzi nel cammino della vita fino alle soglie della preadolescenza.

I gruppi di ascolto del Vangelo andranno rilanciati e i catechisti sono invitati, laddove è possibile, ad individuare famiglie che vogliono fare questa bella esperienza che genera il tessuto della vita parrocchiale. L’ufficio catechistico presenta anche il cammino di formazione per gli adulti che devono ricevere il sacramento della Cresima, di cui sono indicate di seguito le date.

Già da ora ci preme ricordare i primi appuntamenti per tutti, animatori dei Gruppi di Ascolto del Vangelo,  catechisti e operatori pastorali:

Lunedì 23 Settembre 2019 alle ore 21, in seminario, l’incontro di formazione nel quale sarà presentata la lettera pastorale del vescovo alla diocesi dedicata al tema: «E di me sarete testimoni» e il nuovo Sussidio per i gruppi di ascolto sull’ultima parte degli Atti degli Apostoli (At 21-28).

L’apertura dell’anno pastorale con il mandato ai catechisti e agli operatori pastorali venerdì 18 ottobre 2019 alle ore 21 in cattedrale.

Suor Giovanna Cheli

CALENDARIO ANNUALE 2019/2020




Custodire la casa comune a partire dalla fraternità

In occasione della 14° giornata nazionale del creato la CEI invita a coltivare la ricchezza della biodiversità. A Pistoia il 15 settembre una camminata ecumenica per testimoniare insieme, tra cristiani, l’importanza della custodia del creato.

La conferenza episcopale italiana, in sintonia con le altre comunità ecclesiali europee, anche quest’anno -come ormai da 14 anni-, ha invitato a celebrare il 1° settembre la «giornata dedicata a riaffermare l’importanza e la responsabilità dei credenti chiamati ad essere custodi del creato e a operare per salvaguardarlo e proteggerlo».

I vescovi delle due commissioni interessate – quella per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e quella dell’ecumenismo e il dialogo-, hanno individuato il tema specifico dal titolo “«Quante sono le tue opere, Signore» (Sal 104,24), Coltivare la biodiversità”, lasciando alle singole diocesi l’iniziativa di sviluppare attività locali durante tutto il mese.

I nostri vescovi ci invitano, dunque, ad imparare a guardare alla biodiversità per prendercene cura: è uno dei richiami dell’enciclica Laudato Si’ di papa Francesco: (nn. 32-42): «Poiché tutte le creature sono connesse tra loro, di ognuna dev’essere riconosciuto il valore con affetto e ammirazione, e tutti noi esseri creati abbiamo bisogno gli uni degli altri». La Giornata per la Custodia del Creato diventa allora quest’anno per la Chiesa italiana un’occasione per conoscere e comprendere quella realtà fragile e preziosa della biodiversità di cui anche la nostra terra è così ricca. Proprio il territorio italiano, infatti, è caratterizzato da una varietà di organismi e di specie viventi acquatici e terrestri: un disegno di ecosistemi che si estendono dagli splendidi boschi delle Alpi – le montagne più alte d’Europa – fino al calore del Mediterraneo.

Tale messaggio è diventato, purtroppo, di grandissima attualità proprio in questi giorni in cui la cronaca ci vede, sgomenti e attoniti, davanti allo smisurato disastro della foresta amazzonica in fiamme: si fa dunque davvero profetica la sollecitudine della Chiesa non solo per la Giornata del creato, ma anche il documento preparatorio per il sinodo che nel prossimo mese di ottobre sarà dedicato all’Amazzonia, una regione che è «un polmone del pianeta e uno dei luoghi in cui si trova la maggior diversità nel mondo» (“Amazzonia: nuovi cammini per la Chiesa e per un’Ecologia Integrale”, n.9).

Come ci ricordano i vescovi nel messaggio indirizzato alla Chiesa italiana in occasione della giornata per il creato di quest’anno occorre, come credenti, assumere uno «sguardo contemplativo rivolto ad alcune aree chiave del pianeta: – dal bacino del Congo, alle barriere coralline, fino alla foresta dell’Amazzonia – sedi di una vita lussureggiante e differenziata, componente fondamentale dell’ecosistema terrestre».

Che fare allora? La stessa Laudato Sì’ ricorda che «siamo chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre, perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace bellezza e pienezza» (n. 53). Siamo chiamati, dunque, a convertirci, facendoci custodi della terra e della biodiversità che la abita.
La lettera ai Romani (8,19) ci ricorda che «la creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio»: attende cioè, che finalmente gli esseri umani manifestino la loro realtà profonda di figli, anche in comportamenti di amore e di cura per la ricchezza della vita. «Solo un’umanità così rinnovata- prosegue il messaggio dei vescovi- sarà all’altezza della sfida posta dalla crisi socio-ambientale. Che lo Spirito creatore guidi ogni uomo e ogni donna ad un’autentica conversione ecologica, secondo la prospettiva dell’ecologia integrale della Laudato Si’, perché – nel dialogo e nella pace tra le diverse fedi e culture – la famiglia umana
possa vivere sostenibilmente sulla terra che ci è stata donata».

Nella nostra diocesi ha preso avvio da alcuni mesi, sui temi della custodia del creato, l’idea di dare corso ad un’iniziativa che coinvolga tutti i cristiani appartenenti alle varie confessioni religiose presenti ed attive sul territorio diocesano: è così che è stata “costruita” l’idea di “camminare insieme” per le strade di Pistoia pregando per la terra, per il nostro pianeta. L’idea è quella di farlo tutti insieme, (cattolici, evangelici battisti, evangelici valdesi, ortodossi del Patriarcato di Mosca, ortodossi del Patriarcato rumeno), nella consapevolezza di riconoscersi figli dello stesso Creatore, riconoscenti per quanto di bello e meraviglioso ha operato per noi e, al tempo stesso, per essere di stimolo alla tutela e alla salvaguardia del creato. Per questo domenica 15 settembre alle ore 21, partendo da Piazza S. Francesco, la “camminata ecumenica” attraverserà via di Ripalta, via Porta san Marco e via s. Bartolomeo, per raggiungere il Battistero in piazza Duomo, “visitando e toccando” tutti i luoghi in cui, da cristiani, esercitiamo e professiamo il nostro culto.

L’evento è promosso da: (in ordine alfabetico) Chiesa cattolica diocesi di Pistoia, Chiesa cristiana evangelica battista di Pistoia, Chiesa evangelica valdese di Firenze, parrocchia ortodossa del Patriarcato di Mosca a Pistoia, parrocchia ortodossa del Patriarcato rumeno a Pistoia.
Ci preme dunque invitare la popolazione a questo appuntamento di fraternità e sensibilizzazione verso la nostra casa comune.

Quest’anno, inoltre, nella nostra diocesi, tramite il vicario per la pastorale don Cristiano d’Angelo, sono state invitate alle singole parrocchie alcune brevi riflessioni sul tema proposto dalla Cei, unite al testo di alcune intenzioni di preghiera da usare nella messa domenicale del 1° settembre, curate dalla rete interdiocesana “nuovi stili di vita”.

Selma Ferrali

 

Intenzioni di preghiera per la custodia del Creato

1 settembre CUSTODIA CREATO 2019 (pdf)




Quel che non si può raccontare

Il pellegrinaggio diocesano in Terra Santa nelle parole di una giovanissima pellegrina

Sono passati circa una ventina di giorni dalla conclusione del pellegrinaggio in Terra Santa, iniziato la sera del 25 luglio e terminato con il rientro a Pistoia all’imbrunire del 2 agosto, al quale hanno partecipato ben 90 giovani tra studenti e ragazzi disabili guidati dal vescovo Tardelli.

Per chiunque di questi ragazzi venisse interrogato sull’esperienza, non è difficile immaginare la risposta. Collocherebbe l’evento all’interno di uno spazio e di un tempo ben definito. Si sforzerebbe di ricordare la data esatta del ritorno, controllerebbe la data odierna e dopo un rapido calcolo risponderebbe, con più o meno precisione, in base a quanta voglia ha di sforzare i neuroni storditi dal caldo di agosto e dalle ore piccole. Poi comincerebbe a ripercorrere mentalmente, con uno sforzo ancora maggiore, tutte le tappe, omettendo i luoghi di cui non si ricorda il nome o che non saprebbe ricollocare con precisione nella geografia del luogo. E infine quella frase da protocollo, detta con un sorriso a trentadue denti e lo sguardo fisso: «che bella esperienza…». Non è ipocrisia. Neanche falsità. È solo che il tempo esiste solo se si ha la pretesa di misurarlo, che la memoria fallisce e che i giudizi cambiano insieme a noi continuamente. E allora ci aggrappiamo a una rete fatta di nomi, date e frasi fatte.

Ma la verità è che il nostro cervello funziona in un altro modo: dei migliaia di momenti e immagini che lo bombardano costantemente, lui sa perfettamente cosa conservare e cosa no, scegliendo con cura e facendosi sempre più selettivo di giorno in giorno, finchè a rimanere non è altro che una sequenza sconnessa di immagini e sensazioni che acquista significato solo per noi stessi. Sarebbe complicato parlare a qualcuno della Terra Santa cominciando col dire che per strada a Nazareth hai incrociato lo sguardo del bambino con gli occhi più neri e fondi che tu abbia mai visto, col raccontare come la bocca si impastava del sapore dolcissimo dei datteri mentre quelle rocce color ocra che ti circondavano ardevano sotto al sole o col ricordare il senso di oppressione al petto di fronte a quel maledetto muro grigio tra Palestina e Israele. Come potresti parlargli del suono delle mani che battevano a tempo insieme al ritmo dei canti, della luce dorata del tramonto che illuminava la facciata della Basilica dell’Annunciazione, del vento che increspava la superficie del lago di Tiberiade? E ancora, come glielo spieghi il valore dei sorrisi dei ragazzi disabili, l’amore disinteressato nei loro sguardi e la consapevolezza di come abbiamo tanto da imparare dal loro modo di prendere la vita?

Nei luoghi che i 90 pellegrini hanno visitato c’è qualcosa che va aldilà di tutto ciò che può essere raccontato. Non si tratta di giorni, chilometri, nomi o eventi storici: in Terra Santa, le ore possono trasformarsi in attimi e gli attimi in ore, le salite diventare piani, il rumore mutare in silenzio, il passato diventare presente. Nessuna foto potrà mai cogliere la sua bellezza: le luci di Betlemme la sera, il contrasto tra il bianco dei tetti e l’oro che ricopre la cupola della moschea a Gerusalemme, l’allegra confusione nel mercato lungo la Via Dolorosa cambiano di volta in volta in base a chi osserva.

Tantomeno alcuna testimonianza potrà considerarsi fedele: luoghi come la mangiatoia in cui è stato deposto Gesù, l’orto degli ulivi o il Santo Sepolcro non sono mai uguali agli occhi del cuore. Infine, nessun giudizio sarebbe davvero sincero, perchè la Terra Santa, una volta che l’hai visitata, non la lasci laggiù dove l’hai trovata. Te la porti con te, attraverso i giorni, i mesi e gli anni. Ti segue in ufficio, a scuola, in palestra. Si sveglia insieme a te al mattino, si siede accanto a te a tavola e si corica con te alla sera. Ogni giorno è come tornare: la visiti di nuovo, la respiri di nuovo, la vivi di nuovo. Cambia insieme a te. E anche quando i ricordi diventeranno sbiaditi e lontani, Lei tornerà a galla sgomitando dolcemente tra i pensieri: magari passerà solo un attimo prima che affondi di nuovo sul fondale scuro della nostra memoria. Ma sarà lì, indelebile, a ricordarci quanto possa farsi piccola la distanza tra terra e cielo, se lo si vuole.

Alice Peloni




Novità per le parrocchie del comune di Lamporecchio

In data 16 agosto, Mons. Vescovo ha nominato parroco di S.Stefano in Lamporecchio e coordinatore pastorale di tutte le parrocchie del comune di Lamporecchio (Mastromarco, San Baronto, Orbignano e Porciano) il rev. don Mattia Klimek, trasferendolo in pari tempo dalle parrocchie di Pracchia e Lagacci.

In pari data ha anche confermato quali vicari parrocchiali e suoi collaboratori nel ministero parrocchiale i rev.di don Barnabé TchedJi e don Julien Zadji.

Mattia Klimek è presbitero di origine polacca incardinato nella diocesi di Pistoia. Ha iniziato il suo cammino verso il presbiterato in Polonia all’interno di una esperienza di vita monastica, ed è stato ordinato 27 anni fa a Cracovia. Presso la Pontificia Accademia di Teologia di questa città ha anche conseguito la laurea di dottorato in teologia spirituale. Successivamente è stato inviato in Italia dalla sua congregazione. Qualche anno dopo l’arrivo nel nostro paese è passato alla diocesi di Pistoia, dove gli sono state affidate le comunità di Pavana e Bacchereto. Successivamente don Mattia ha trascorso un lungo periodo in Sardegna nella diocesi di Tempio Ampurias. Dal 2016 era parroco delle parrocchie Pracchia, Lagacci e Frassignoni.

(comunicato)