“Che gusto c’è?”: scoprilo il 2 giugno alla giornata dei giovanissimi

La Pastorale Giovanile diocesana ha organizzato per domenica 2 giugno un evento  dedicato ai giovanissimi che è una vera e propria novità.

Lo scopriamo insieme a Padre Simone Panzeri dell’equipe di di Pastorale Giovanile.

Padre Simone, cosa avete organizzato per domenica 2 giugno?

Abbiamo pensato di realizzare una giornata di incontro e festa dedicata a tutti i ragazzi del dopoCresima e agli animatori degli oratori fino ai 18 anni. La giornata prevede il ritrovo alle ore 15.00 nello spazio sul retro della chiesa di San Bartolomeo a Pistoia (la conclusione è prevista per le 18/18.30).

Papa Francesco nella sua esortazione post sinodale Christus vivit afferma l’importanza che i giovani restino “connessi con Gesù” per aprirsi agli altri..

E infatti la giornata inizierà con un incontro di preghiera animato dal vescovo sul tema della condivisione, perché prima di condividere tra noi possiamo “condividere” con il Signore Gesù. Il tema della giornata è proprio quello dello stare insieme nella fraternità, partendo dalla domanda “che gusto c’è?”. Partiremo, infatti, dal “gusto” di stare con Gesù per scoprire quello che c’è nello stare insieme tra noi. Sarà una giornata per riscoprire la bellezza e l’importanza delle relazioni, come anche suggerito dalla lettera pastorale del vescovo dedicata al tema della comunità fraterna e missionaria.

Come vivranno questa giornata i giovani? Come si svolgerà il programma?

I giovanissimi arriveranno per le 15.30 a San Bartolomeo e saranno subito divisi in squadre in modo da raggruppare giovani di diverse realtà. Quindi ascolteremo la parola del vescovo e inizieremo una caccia al tesoro a tappe che ci porterà a scoprire il valore di mettere in comune i propri doni. La conclusione, alle ore 18, sarà accompagnata da una merenda.

Le parrocchie come hanno accolto questo invito?

L’organizzazione è affidata a giovani e animatori di varie parrocchie che si sono riuniti per costruire insieme questa giornata. Al momento sono già tante le realtà che si sono attivate: l’Oratorio di San Domenico Savio di Pistoia, i gruppi giovani di san Francesco/San Benedetto, Vignole, Gello, Fornacelle, Casalguidi..; ma anche altre parrocchie si stanno organizzando.

Qual è il messaggio che vuoi rivolgere per invitare i giovani numerosi delle nostre parrocchie perché comprendano quanto sia importante partecipare all’incontro diocesano del 2 giugno?

Direi: l’unione fa la forza! La finalità di questa giornata è proprio quella di uscire dal proprio “guscio” per conoscere chi ci sta accanto, mettere insieme le nostre forze gustando la bellezza dello stare insieme. Ci auguriamo che sia anche l’occasione per imparare qualcosa di nuovo dall’esperienza degli altri gruppi per poi riportarla nella propria parrocchia e nel proprio oratorio..

…e in caso di pioggia?

…Portate l’ombrello! Speriamo che l’estate arrivi. In ogni caso l’evento si svolgerà lo stesso nei locali parrocchiali di San Bartolomeo.

E per adesioni o informazioni?

Scrivete a: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it

d.r.




Un’estate in viaggio verso «l’isola che c’è»

Presentato a Roma il nuovo sussidio per oratori estivi ANSPI. Numerosi i pistoiesi presenti.

Domenica 24 marzo è stato presentato a Roma presso il parco Cinecittà World Roma il sussidio estivo ANSPI “L’Isola che c’è”. Erano presenti anche numerosi animatori della nostra diocesi. Anche quest’anno gli animatori ANSPI saranno presenti a Pistoia per “Ora Estate”, corso di formazione per animatori di oratori parrocchiali. Ci presenta il nuovo sussidio Antonio Ferro, il delegato ANSPI per la Toscana.

Com’è andato l’incontro di Roma che ha visto la presenza di 58 animatori della diocesi di Pistoia?

L’incontro è andato molto bene e dalla diocesi di Pistoia c’è stata una risposta importante: tre oratori (Vignole, Montemurlo, San Bartolomeo – Pistoia) per un totale di 58 animatori. Partecipare a questi momenti è fondamentale perché ti mette in contatto con altre realtà e ti fa sentire parte integrante di un progetto ben più ampio.

La diocesi da tempo si avvale del talento degli educatori Anspi. Come viene elaborato il sussidio?

Il sussidio è realizzato dalla nostra equipe di formatori e da giovani che si avvicinano alla realtà. Valorizziamo le competenze dei nostri giovani. Esiste una piattaforma on line dove i nostri formatori lavorano al sussidio. Non dobbiamo dimenticare che Anspi realizza due sussidi annuali: uno per l’attività estiva e uno per quella invernale.

Quest anno viene proposta una storia avvincente ispirata a Peter Pan anche se con qualche differenza: l’isola che non c’è.. esiste davvero?

In ANSPI abbiamo trasformato “L’Isola che non c’è” in “l’Isola che c’è”: ovvero la base comune nella quale ognuno potrà trovare un pezzo dell’Isola che sognava, un approdo per fare esperienza autentica di cosa comporti l’impresa del crescere insieme.

Le parole chiave sono: 1) Sogno: è la parola più importante di questa estate. Siamo chiamati a vivere con la domanda: che adulto sogni di diventare? 2) Vocazione: diventare adulti capaci di accogliere con creatività, gratitudine e responsabilità gli imprevisti e le sfide avventurose di cui la vita ci fa dono; 3) Fantasia: ciascuno ha il proprio regno incantato nel quale rifugiarsi e vivere la bellezza delle relazioni, comprendere da quale parte schierarsi nella lotta tra il bene e il male, imparare ad affrontare le proprie paure; 4) Esistere: dare concretezza alla fantasia e ai suoi sogni, vivere pienamente ogni passaggio dell’avventura, fare esperienza di solidarietà, altruismo; 5) Libertà, essere protagonisti delle scelte della propria vita.

Come commentano gli animatori questa esperienza?

I nostri ragazzi/animatori sono sempre incuriositi dai sussidi estivi come da quelli invernali perché c’è sempre il sapore del nuovo e quello di riaprire una nuova stagione di gioco, l’occasione per stare insieme e reinventarsi sempre e di continuo. La “presa” del sussidio è sempre positiva perché offre loro il modo, oltre che di stuzzicare la fantasia, di costruire concretamente relazioni e ponti con elementi nuovi che anche in questo anno faranno parte dei nostri GREST.

Daniela Raspollini

 




S.O.S Oratori estivi

Un incontro per gli animatori in Seminario

È tempo di pensare all’oratorio! Da diversi anni ormai la nostra diocesi, attraverso il percorso di ORAESTATE, propone un itinerario di formazione per gli educatori dell’oratorio estivo.

L’Oratorio è da sempre il luogo in cui la comunità cristiana si prende cura delle nuove generazioni per formarle nella fede e condurle ad una scelta di vita cristiana, incarnata nella chiesa locale. I nostri oratori diventano così occasione di crescita umana e cristiana non solo per i ragazzi che lo frequentano, ma anche per gli educatori che si cimentano in questo prezioso servizio, imparando a mettersi in gioco, a fare esperienze di gratuità e collaborazione con piccoli e grandi.

La dimensione ludica che accompagna l’attività dei piccoli veicola quei contenuti che vogliamo trasmettere attraverso il racconto di una storia, spesso biblica, inserita in un preciso progetto educativo.

Quest’anno per pensare e programmare insieme la formazione degli animatori, vorremmo incontrare tutti i responsabili degli oratori parrocchiali della diocesi, mercoledì 27 febbraio alle ore 21.00 in Seminario.
Vi aspettiamo, non mancate!

Sr. Francesca Nannelli – Equipe di PG




Giovani e affettività

Venerdì 22 febbraio una nuova tappa del percorso proposto dalla Pastorale giovanile diocesana “Camminava con loro”. Un incontro dedicato ai giovani della diocesi seguendo le piste di riflessione del Sinodo dei Giovani.

“Gli itinerari catechistici mostrino l’intima connessione della fede con l’esperienza concreta di ogni giorno, con il mondo dei sentimenti e dei legami, con le gioie e le delusioni che si sperimentano nello studio e nel lavoro; sappiano integrare la dottrina sociale della Chiesa; siano aperti ai linguaggi della bellezza, della musica e delle diverse espressioni artistiche, e alle forme della comunicazione digitale.

Le dimensioni della corporeità, dell’affettività e della sessualità vanno tenute bene in conto, giacché c’è un intreccio profondo tra educazione alla fede e educazione all’amore.

La fede, insomma, va compresa come una pratica, ossia come una forma di abitare il mondo” (Documento finale del Sinodo sui Giovani, n. 133)

Raccogliendo questi stimoli che ci vengono dal Sinodo sui Giovani appena concluso, continuiamo il nostro cammino di riflessione con un incontro sul tema dell’affettività.

Come i giovani possono vivere la fede nel Dio-Amore nelle relazioni concrete di amore?

L’incontro si svolgerà nella sala del capitolo della chiesa di San Francesco a Pistoia, venerdì 22 febbraio alle ore 21.00. Per preparare i gruppi giovani a questa serata, l’ufficio famiglia della Diocesi ha messo a disposizione una traccia di riflessione da proporre ai singoli gruppi parrocchiali.

Spunti di riflessione tratti dal Piccolo Principe (pdf)

 




Il mio “eccomi” al Signore. Le testimonianze dei giovani pistoiesi

Venerdì 14 dicembre, in occasione della veglia organizzata dall’ufficio per la Pastorale giovanile diocesana sono state lette le testimonianze di alcuni giovani impegnati nel mondo del lavoro e del volontariato. Un’occasione per riflettere insieme sul tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Panama, che ha per tema «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

«Ci sono molti giovani, credenti o non credenti, – ha scritto il papa commentando il tema della GMG – che al termine di un periodo di studi mostrano il desiderio di aiutare gli altri, di fare qualcosa per quelli che soffrono. Questa è la forza dei giovani, la forza di tutti voi, quella che può cambiare il mondo; questa è la rivoluzione che può sconfiggere i “poteri forti” di questa terra: la “rivoluzione” del servizio.

…Maria è stata una donna felice, perché è stata generosa davanti a Dio e si è aperta al piano che aveva per lei. Le proposte di Dio per noi, come quella che ha fatto a Maria, non sono per spegnere i sogni, ma per accendere desideri; per far sì che la nostra vita porti frutto, faccia sbocciare molti sorrisi e rallegri molti cuori. Dare una risposta affermativa a Dio è il primo passo per essere felici e rendere felici molte persone.

Cari giovani, abbiate il coraggio di entrare ciascuno nel proprio intimo e chiedere a Dio: che cosa vuoi da me? Lasciate che il Signore vi parli, e vedrete la vostra vita trasformarsi e riempirsi di gioia».

Accompagniamo le parole del papa con le testimonianze dei giovani che sono state lette in occasione della veglia diocesana di venerdì 14 dicembre.

Signore, col tempo sono riuscita a capire quali sono le capacità che tu mi hai donato. La matematica è sempre stata il mio punto forte, così ho deciso di mettermi in gioco e dedicare le mie energie allo studio dell’ingegneria civile. 

Mi hai aperto la strada, io ora affido a te il mio studio e tutte le mie conoscenze, aiutami, con il tuo insegnamento, a metterli a servizio per gli altri seguendo la via dell’amore, infatti, questo solo sarà ciò che darà il migliore guadagno e la più grande ricchezza!
Eleonora

Ho domandato allora: «Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me tutti i giorni della mia vita ed io ho accettato di vivere con te. Ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia esistenza?» Ed il Signore: «Figlio mio, io ti amo e ti dissi che sarei stato con te tutta la vita e che non ti avrei lasciato solo neppure un attimo, e non ti ho lasciato… I giorni in cui hai visto solo un’orma sulla sabbia sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio». Questo dialogo è tratto da una poesia di un anonimo brasiliano intitolato: «Messaggio di tenerezza (le Orme)».
Mi ha sempre affascinato questa poesia, in quanto rispecchia un certo periodo della mia vita ma anche quello attuale. Capita molto spesso di sentirsi soli, impotenti di fronte alle situazioni della vita, qualunque esse siano, ma in un modo o nell’altro riusciamo a superarle, con tutto ciò che ne consegue: sofferenze, cicatrici. Questo brano mi fa sempre commuovere, perché descrive esattamente quello che il Signore, Gesù rappresenta per ognuno di noi: è un Padre, un amico, un fratello, che farebbe di tutto per aiutarci nelle più disparate situazioni, e che ci ama così infinitamente da prenderci in braccio o per la mano quando più siamo in difficoltà.
Perché vi dico questo? Perché è esattamente ciò che io ho provato quando ho capito che tutto quello facevo non era vivere, ma sopravvivere. Sentirsi amati così come siamo nonostante i nostri difetti, la nostra bassa autostima, i problemi, le cicatrici, non importa essere belli, alti, magri, ciò che conta è amare come Dio ci ama, e soprattutto amarsi così come siamo, perché Dio ci ha creato così e a Lui piacciamo proprio perché noi siamo quello che siamo.
L’augurio che faccio a tutti voi che leggete questo mio piccolo testo è che riusciate ad amarvi per come siete e vi sentiate amati da Dio come me e come i molti altri che hanno scelto questo cammino. Io mi sono sentito amato quando Gesù ha fissato il mio sguardo su di me, proprio come con il giovane ricco: “e allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò” (Mc 10,21). Che Maria vi prenda per mano e vi guidi verso suo Figlio proprio come ha fatto con me.
Andrea, seminarista 

Mi chiamo Elena, ho 13 anni ed una precisa, netta, chiarissima convinzione: il teatro. Recitare ..ma soprattutto studiare teatro, conoscerlo a fondo e dopodiché insegnarlo. Magari a Roma, città eterna. Comincio a divorare spettacoli teatrali alle medie e, più tardi, a recitare in una compagnia di musical.. il mio cuore decolla: non c’è nulla di frivolo o effimero nell’emozione che mi inonda quando varco la soglia di un teatro. È la mia strada!

Mi chiamo Elena, ho 19 anni e studio giurisprudenza a Pisa, città tipicamente universitaria. Mi laureerò bene ed in fretta, perché prima voglio assicurarmi di riuscire a sbarcare il lunario con degli studi seri e concreti e poi -matura e solida- coltiverò il teatro. Nel frattempo, tra una pagina e l’altra di diritto, continuo ad andare a lezione di canto, a recitare e vivere il teatro, per non perdermi.

Oggi ho 34 anni, una splendida ma tardiva laurea in giurisprudenza e mi occupo di volontariato e di quello che c’è bisogno presso un ente di riabilitazione per persone in età evolutiva o adulta con disabilità di diverso tipo e grado. Per iniziare a mettere da parte qualche soldino, ed a mantenermi da sola, accetto di entrare in questa realtà, prima di laurearmi, per sostituire una segretaria medica in maternità. Il mio “eccomi” nel lavoro dunque…qual è..?
Ho dovuto e devo modellare il mio “eccomi” secondo per secondo, spesso rivoluzionando completamente aspettative e progetti. In realtà non posso proclamare al mondo di fare il lavoro della vita. Chissà…
Ho sempre chiesto luce, ad ogni passo, per fare cose buone, cose belle, cose fruttuose e significative in qualsiasi campo mi stessi spendendo. Il mio “eccomi” è una modalità.
Ti piace Signore questa cosa? È buona ai tuoi occhi? La sto facendo con massimo impegno, con amore, con creatività e personalità? La sto facendo con gioia?
Se alla fine di una giornata lavorativa orrenda, riesco a dare un bacino a Francesca che è una piccola disabile molto grave e non parla, non si muove, non interagisce.. il cuore decolla.
Se in quella telefonata pesante sono riuscita ad usare dolcezza e mitezza.. il cuore decolla.
Se un volontario mi ringrazia per aver insistito o per averlo accolto con calore.. il cuore decolla.
Se torno a casa pensando di cambiare, staccare, mollare tutto e partire da capo, ma il giorno dopo ci riprovo per tentare di superare, rileggere, riscrivere la storia presente… il cuore beh, non decolla.. ma sarà sicuramente più forte! Non si può perennemente decollare; ci vuole tempra, struttura, solidità, esperienza sostanziosa di Vita anche “al piano terra”.
Ci vuole poi lo sguardo rivolto al Signore, in tutto. Anche mentre si fanno le fotocopie. Anche quando come adesso, mentre scrivo, mi guardo indietro e penso che d’altra parte, tutto sommato, se fosse utile -perché no?- saprei ancora cantare.

Elena

Eccoci: nella nostra impotenza abbiamo provato a esserci, a stare, a stare nei campi profughi in Macedonia, ad accompagnare la gente che rientrava in Kosovo, trovando “tabula rasa, ad accogliere i bambini soli e disorientati dalla guerra, a stare accanto a tante famiglie povere ed emarginate, agli ammalati. Uno stare semplice e allo stesso tempo faticoso, che passa dalla concretezza quotidiana. Un “eccoci” che va rinnovato ogni giorno e che ci mette alla prova, ci chiede fedeltà.
Ci proviamo, confidando nell’Eccomi di Maria, desiderando che questo Dio, che questo Dio, fatto uomo, sia in mezzo a noi, in comunione.

Buon Natale da tutta la casa di Leskoc in Kosovo




Verso la GMG 2019: veglia dei giovani a Valdibrana

Venerdì 14 dicembre una veglia di preghiera per i giovani guidata dal vescovo

Dal 22 al 27 gennaio 2019 si svolgerà a Panama la prossima Giornata Mondiale della Gioventù. Se la distanza e soprattutto la data – non felice per noi italiani, ma la migliore per il clima equatoriale di Panama – forse non facilitano la partecipazione, i giovani cattolici del mondo saranno comunque “sintonizzati” con Papa Francesco. Anzi, è già tempo di camminare con il Papa e con tanti altri giovani per accogliere e meditare le parole che il Signore, attraverso il santo Padre, vuole rivolgere alle nuove generazioni! Parole che invitano al servizio, ad una fede che diventa vita, che si apre alle grandi piste d’azione della Dottrina Sociale della Chiesa, ma che soprattutto impara a scoprire la propria strada contemplando Maria. La Madre di Dio è infatti al centro del messaggio della prossima Giornata Mondiale della Gioventù: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

L’ufficio per la pastorale Giovanile della Diocesi di Pistoia si inserisce in questo planetario cammino dei giovani con una veglia di preghiera che avrà luogo venerdì 14 dicembre alle ore 21.00 presso l’aula liturgica del nuovo Centro Mariano del Santuario della Madonna di Valdibrana.

La veglia sarà guidata dal vescovo di Pistoia mons. Fausto Tardelli. La serata, animata dal gruppo musicale di pastorale giovanile diocesana, prevede un saluto del vescovo sul tema della prossima GMG, le testimonianze di quattro giovani che vivono esperienze di volontariato, di servizio, di cammino verso il sacerdozio, di studio. Seguirà un tempo di preghiera condivisa.

Un appuntamento da non perdere rivolto in particolare ai gruppi dopocresima e gruppi giovani della Diocesi.

Per l’occasione sarà anche presentato il programma di incontri organizzato dalla pastorale giovanile diocesana per il 2019: un anno ricco di proposte e appuntamenti che culminerà con il pellegrinaggio dei giovani in Terra Santa con il vescovo Fausto.

Ecco il testo della preghiera ufficiale della prossima GMG di Panama:

Padre Misericordioso, tu ci chiami a vivere la nostra vita come un cammino di salvezza: aiutaci a guardare al passato con gratitudine, a far nostro il presente con coraggio, a costruire il futuro con speranza. Signore Gesù, amico e fratello, grazie perché ci guardi con amore. Fa’ che ascoltiamo la tua voce, che risuona nel cuore di ognuno con la forza e la luce dello Spirito Santo. Concedici la grazia di essere Chiesa in uscita, annunciando con fede viva e con volto giovane la gioia del Vangelo, per lavorare alla costruzione della società più giusta e fraterna che tutti noi sogniamo.
Te lo chiediamo per il Papa e i vescovi; per i sacerdoti e i diaconi; per la vita consacrata e per i volontari; per i giovani, per tutti coloro che parteciperanno alla prossima Giornata Mondiale della Gioventù a Panama e per coloro che si preparano ad accoglierli. Santa Maria La Antigua, Patrona di Panama, fa’ che possiamo pregare e vivere con la tua stessa generosità: «Ecco la serva del Signore; avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Amen.

Di seguito l’inno della GMG 2019: «Hágase en mí, según tu palabra»




Camminava con loro. Al via il percorso di pastorale giovanile diocesano

A Valdibrana il primo appuntamento venerdì 14 dicembre. Una veglia di preghiera con il vescovo Tardelli sul tema dalla prossima GMG di Panama.

Camminare è un’azione abituale, automatica, meccanica, come respirare, muoversi, pensare … camminare ci è necessario per vivere. Come faremmo ad alzarci al mattino, ad andare a scuola, al lavoro, ad incontrare i nostri amici, senza camminare? Sono molti i luoghi e gli spazi dei nostri cammini e non sempre il ritmo del nostro passo è lo stesso. A volte ci si trascina con passo appesantito dalla stanchezza per un incontro noioso, a volte si corre dalla fretta di arrivare a fare per tempo tutti le cose della giornata, a volte, invece, si vola per arrivare il prima possibile a un incontro importante, carico di gioia e di amore.

Camminare era azione abituale anche per Gesù: il Vangelo ce lo mostra sempre in cammino, ed è lungo la strada che ha incontrato uomini e donne con i loro fardelli, le loro speranze, le loro gioie e le loro preoccupazioni quotidiane e di tutti loro si è fatto compagno di strada. Nell’incontro coi discepoli di Emmaus (Vangelo di Luca cap. 24), la sua presenza lungo il cammino era velata ma reale: Gesù camminava con loro ma, quei due discepoli, non riuscivano a riconoscerlo perché i loro occhi erano velati dalla tristezza, dalla delusione.

Anche oggi Gesù vuole “fare strada” con noi, suoi discepoli, camminando le nostre vite, percorrendo le nostre vite, incontrandoci in mille occasioni, volti, gesti … d’amore. Sappiamo riconoscerlo?

Il cammino di quest’anno proposto dall’équipe di pastorale giovanile diocesana, vuole aiutarci a riscoprire i luoghi in cui Gesù si mette al passo con ciascuno di noi per seguirci, starci accanto, incoraggiarci e, se necessario, risollevarci. Saranno diversi i passi che faremo insieme a Lui.

Il primo sarà a Valdibrana il 14 dicembre alle ore 21.00. Ci incontreremo nella nuova aula liturgica accompagnati dal nostro Vescovo Fausto, per incamminarci insieme a Maria e a mille altre giovani che parteciperanno alla GMG di Panama dal 22 al 27 gennaio 2019. Sarà il nostro un incontro di preghiera e riflessione sul tema suggerito da Papa Francesco per la GMG «Ecco la serva del Signore, si compia in me la tua parola».

Il Signore Dio si metterà vicino a ciascuno di noi per dirci, come a Maria: «Non temere! Per te ho in mente grandi cose!». Sapremo lasciarci coinvolgere ed impegnarci per camminare sulle strade che Dio ha in mente per noi?

Sarà questo, per noi, l’inizio del cammino di giovani per questo anno pastorale 2018/2019 che si concluderà con il Pellegrinaggio Diocesano dei giovani in Terra Santa nel mese di luglio 2019.
Buon cammino!

P. Simone Panzeri (equipe Pastorale Giovanile)




Cosa chiedono i giovani alla Chiesa?

Padre Simone Panzeri dell’equipe di pastorale giovanile di Pistoia propone la propria riflessione sul Sinodo dei giovani appena concluso

Si è appena concluso il sinodo dei giovani. Un evento che ha visto un grande impegno per l’ascolto dei giovani di tutto il mondo. Il sinodo, infatti, è stato preparato da un lungo lavoro di ascolto che ha fatto sintesi delle risposte al questionario del Documento preparatorio da parte delle Diocesi e dei Movimenti; di quanto pervenuto attraverso un questionario online, dagli atti di un Seminario internazionale tenutosi a Roma nel 2017 a cui hanno partecipato giovani ed esperti di tutto il mondo e, infine, dalle osservazioni libere pervenute da singoli laici o da gruppi di diversa estrazione.

Un impegno non indifferente che ha coinvolto anche la Chiesa di Pistoia. Abbiamo raccolto il commento di padre Simone Panzeri, membro dell’equipe di Pastorale Giovanile della Diocesi di Pistoia.

Padre Simone, la Chiesa Cattolica, seguendo il desiderio di papa Francesco, ha portato avanti un grande sforzo nell’ascolto dei giovani in vista del Sinodo. Qual è la tua opinione in merito?

Ciò che mi stupisce prima di tutto è questo ascolto reale da parte della Chiesa di tanti giovani del mondo credenti o no. A questo livello ricordo anche gli sforzi e le riflessioni fatte nella Diocesi di Pistoia per cercare i modi e i mezzi più adatti per andare a cercare i giovani e ascoltarli, soprattutto quelli che vivono più lontani dai nostri ambienti classici. Mi ha colpito questo sforzo di Chiesa di andare “in uscita” verso i giovani, non per proporre loro qualcosa, ma per lasciarsi interrogare da loro, dai loro bisogni e desideri.

Un secondo punto su cui sono rimasto colpito è che i giovani «non vogliono essere considerati come una categoria svantaggiata (…) ma come la risorsa più importante per un futuro migliore» (Guida alla lettura dell’Instrumentum Laboris n°1.3). Leggendo questo mi sono detto che davvero su questo punto Dio ci chiama ad un’autentica conversione pastorale! Ho pensato a quante volte ho partecipato a progetti che partivano dalla domanda «cosa fare per i problemi dei giovani? Come aiutarli a superare le difficoltà legate alla loro età, condizione sociale …?». Qui i giovani ci stanno dicendo di guardarli con un occhio diverso: sono un tesoro da cui attingere per costruire il futuro. Hanno in sé una carica profetica che, se ben compresa e indirizzata, può aprire davvero vie nuove per la Chiesa e l’umanità.

Su questo sono stato toccato personalmente anche durante un campo scuola fatto nella missione dei Padri Betharramiti di Katiola in Costa d’Avorio con 20 giovani francesi, italiani e africani. Anche in quella occasione, da più giovani durante i momenti di condivisione e di verifica, ho percepito e sentito lo stesso appello: «siamo il vostro tesoro, la vostra risorsa più bella, guardateci così!».

Ed infine, un terzo punto, che mi ha fatto molto riflettere del documento preparatorio, è che dai dati raccolti, emerge come i giovani «soffrono per la mancanza di accompagnatori autentici e autorevoli che li aiutino a trovare la loro strada» (Guida alla lettura dell’Instrumentum Laboris n°1.5). Su questo punto siamo chiamati in causa tutti noi adulti, educatori, sacerdoti, religiose…: come stiamo guidando i giovani che incontriamo? A volte ho l’impressione che siamo un po’ “in ritirata” su questa missione di accompagnatori: o ne diventiamo i “migliori amici” perdendo di vista il nostro servizio per farli crescere e ripiegandoli sul “come è bello stare insieme” e basta, o ne facciamo i “volontari” a cui chiedere una moltitudine di servizi e presenze per darci la soddisfazione che abbiamo un bel gruppo giovani intorno a noi. Ma, mi domando, quanto li ascoltiamo veramente? Quanto tempo “perdiamo” per sederci a parlare della loro vita, dei loro ideali, dei loro desideri? Oggi, credo, i giovani abbiano bisogno di un rapporto a tu per tu con qualcuno di reale che li faccia scoprire il tesoro che sono, che li tiri fuori dalla massa piatta delle reti digitali, li alzi dai divani della pigrizia e li accompagni nella vita vera.

Cosa possono fare gli adulti, gli educatori, le parrocchie … per i giovani?

Credo che emerga l’importanza di riscoprire l’importanza della vocazione di accompagnatori delle nuove generazioni da parte degli adulti che vivono a contatto coi giovani e sentono questo come la loro missione. Mi chiedo quanto si faccia ancora con lo spirito di “rispondere ai problemi” dei giovani e non nell’ottica di questo sinodo che ci chiede di guardare ai giovani come alla “risorsa” per trovare le risposte alle domande sul nostro futuro. È una provocazione forte che, credo, Dio ci faccia attraverso la voce dei giovani del nostro tempo. In effetti, credo si aprano due prospettive interessanti di crescita per noi adulti e realtà impegnate coi giovani.
La prima: ritrovare o incoraggiare il nostro servizio di accompagnatori. E questo richiede darci tempo per essere ben preparati a questo compito. Molto spesso la buona volontà non basta e il rischio è quello di cadere nell’improvvisazione e nel pressapochismo sterile e dannoso. I giovani chiedono da noi adulti un impegno serio, degli accompagnatori preparati, perché ci affidano la loro vita quando ci chiedono questo servizio di aiuto e sostegno. Dovremmo anche essere disponibili a dedicare a loro più tempo e spazio d’ascolto, perché non è facile appunto “perdere del tempo” per ascoltare e stare coi giovani.
La seconda: condividere coi giovani le nostre domande sul futuro. Nella mia piccola esperienza coi giovani in parrocchia o nei campi di missione, ho provato a condividere con loro alcune preoccupazioni per il futuro delle attività pastorali messe in atto per loro: cosa ne pensate delle nostre iniziative? Come vedete noi sacerdoti, educatori, etc? Secondo voi cosa ci manca per essere “più incisivi”? Cosa ci suggerite per l’animazione vocazionale, giovanile, pastorale…? Quello che ho accolto dalle risposte è stato che i giovani ci chiedono di parlargli di noi, del concreto delle nostre esistenze, di chi siamo, dello spirito che anima le nostre scelte di vita e di fede.
Questo esempio, se vogliamo piccolo, può dar vita a un ascolto più ampio di come i giovani ci vedono, di come guardano alla chiesa, alla fede e di cosa i giovani ci chiedono a livello personale, di gruppo di catechesi, di parrocchia e, perché no, di Diocesi. Potrebbe essere la scoperta di un tesoro che non vediamo e che ci può aprire prospettive nuove per il futuro.

Daniela Raspollini




In preghiera per il Sinodo

Si apre oggi il sinodo dei vescovi dedicato ai giovani.

Al Sinodo (3-28 ottobre), sul tema “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, prenderanno parte 266 padri sinodali. Fra di loro anche 36 giovani tra 18 e 29 anni, scelti in rappresentanza dei diversi continenti e delle diverse categorie interessate (seminari, ordini religiosi, associazioni, pastorale giovanile).

Perché un sinodo sui giovani?

«La Chiesa – si può leggere nel documento preparatorio del Sinodo – ha deciso di interrogarsi su come accompagnare i giovani a riconoscere e accogliere la chiamata all’amore e alla vita in pienezza, e anche di chiedere ai giovani stessi di aiutarla a identificare le modalità oggi più efficaci per annunciare la Buona Notizia. Attraverso i giovani, la Chiesa potrà percepire la voce del Signore che risuona anche oggi».

Perché ascoltare i giovani?

Mons. Tardelli, qualche mese fa, in un’intervista dedicata al sinodo affermava: «I giovani non sono un “problema”: sono una meravigliosa realtà di cui dovremmo esser grati al Signore e che dovremmo amare come una sua consolazione. In realtà il problema siamo noi, abbarbicati al nostro potere, alla presunta saggezza degli anni accumulati sulle spalle. In fondo, abbiamo paura che i giovani ci prendano il posto e per questo non gli diamo fiducia, dimostrando in sostanza che non li vogliamo. È così purtroppo anche per la chiesa: non sempre siamo disposti ad accoglierli e a lasciarli esprimere con il loro desiderio di vivere e di ridere, col loro modo di pensare e di sentire, accettando con buona pace che non rientrino nei nostri schemi ideologici.

Io credo che i giovani ci pongano una domanda imbarazzante: la società ci vuole? Ci amate, ci desiderate, ci rispettate?»

Con quale credibilità i vescovi possono parlare ai giovani oggi?

La chiesa degli scandali e degli abusi non chiede forse di interrogarsi in primo luogo, e con una certa urgenza, sull’identità del sacerdote in un tempo di profonda crisi? Non sarebbe stato meglio rimandare il sinodo sui giovani a tempi migliori? La proposta è arrivata dagli Stati Uniti, formulata in una lettera inviata a Papa Francesco dal vescovo di Philadelphia qualche settimana fa.
Il dubbio è legittimo, ma francamente lascia anche un po’ perplessi. Non soltanto perché il sinodo era ormai alle porte, ma anche perché al sinodo dei giovani la Chiesa arriva dopo una lunga preparazione e un coinvolgimento così diffuso che non ha molti precedenti. Il lavoro dei vescovi sarà sicuramente centrale, ma a partire da quanto gli stessi giovani hanno potuto esprimere. Nè saranno soli a comporre una sintesi e una riflessione.
Il sinodo, infatti, è la grande occasione in cui la voce dei giovani risuona con forza nella chiesa. Una voce che arriva dai giovani cattolici, ma non solo, perché – come papa Francesco ha spesso ripetuto – il sinodo è il sinodo di tutti i giovani. Che cosa hanno da dire i giovani alla Chiesa? Non sono forse, prima ancora di esserne il futuro, Chiesa anche loro?

Recentemente, al convegno regionale vocazionale toscano, don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio per le vocazioni della Chiesa Cattolica ha ricordato ai presenti l’intervento che una giovane studentessa, Martina di 24 anni, ha rivolto a Papa Francesco in occasione della Giornata dei giovani italiani. Vale forse la pena ripercorrerlo.

«Abbiamo bisogno di punti di riferimento, appassionati e solidali. Non pensa che all’orizzonte siano rare le figure di adulti davvero stimolanti? Perché gli adulti stanno perdendo il senso della società, dell’aiuto reciproco, dell’impegno per il mondo e nelle relazioni? Perché questo tocca qualche volta anche i preti e gli educatori? Io credo che valga sempre la pena di essere madri, padri, amici, fratelli…per la vita! E non voglio smettere di crederci!».

Viene da pensare che il Sinodo sia propria l’opportunità per lasciarsi scomodare da queste domande. Una chiesa fragile e incidentata, impantanata nelle polemiche e in un pensiero -e forse anche in uno zelo- troppo mondano, ha forse una buona occasione per ritrovare se stessa e le ragioni della sua missione e bellezza.

Tutti possiamo accompagnare il Sinodo con la nostra preghiera. L’ufficio di Pastorale giovanile diocesano ricorda infatti la preghiera preparata per l’occasione.




Pastorale giovanile …in cantiere!

All’inizio del nuovo anno pastorale l’equipe di pastorale giovanile diocesana si dispone all’ascolto.
Per costruire il programma di pastorale giovanile di quest’anno, infatti, vogliamo incontrare e ascoltare le varie realtà giovanili della Diocesi. Per questo vi proponiamo un incontro il cui invito è rivolto ai responsabili dei gruppi giovanili (dai 17 ai 30 anni): lunedì 8 ottobre alle ore 21.00 in Seminario a Pistoia.

Vogliamo dedicare del tempo per ascoltarci in modo tale da progettare insieme questo nuovo anno.
Grazie per la vostra presenza e collaborazione.

L’equipe di pastorale giovanile diocesana