Tre nuovi diaconi per la Chiesa pistoiese

Pubblichiamo di seguito la notificazione del vescovo Tardelli relativa alla prossima ordinazione diaconale che sarà celebrata domenica 13 gennaio alle ore 18 presso la Cattedrale di San Zeno a Pistoia.

 

Carissimi diocesani,

è con vera gioia che vi annuncio la prossima ordinazione diaconale di Alessio Bartolini, Eusebio Farcas, alunni del nostro seminario e di fratel Antonio Benedetto della Fraternità apostolica di Gerusalemme.
L’Ordinazione avverrà in Cattedrale, domenica 13 gennaio, solennità del Battesimo del Signore, alle ore 18.

È una festa per tutta la chiesa diocesana di cui dobbiamo esser grati al Signore. È una sua benedizione infatti poter annoverare tra i ministri della chiesa questi tre nostri fratelli che, a Dio piacendo, sono avviati al Ministero presbiterale.

Il 13 gennaio è anche la data di ripresa del percorso diocesano al diaconato permanente, dopo qualche anno di interruzione e di ripensamento. Il ministero del diaconato, segnato costitutivamente dalla dimensione del servizio a Dio, al popolo di Dio e in special modo ai poveri, è un bene prezioso che dobbiamo saper apprezzare e valorizzare. A partire da tutti coloro che già da tempo svolgono questo ministero nella chiesa pistoiese e ai quali dobbiamo esser grati.

Preghiamo allora per coloro che domenica 13 prossima saranno ordinati diaconi, come per coloro che oggi esercitano il ministero del diaconato permanente nella nostra diocesi e per coloro che il Signore chiamerà ad esercitarlo in futuro.

Pistoia, 2 gennaio 2019

+Fausto Tardelli




La buona politica per la pace. Le parole di mons. Tardelli alle autorità civili della diocesi

Martedì 1 gennaio, presso la Chiesa di San Leone, mons. Tardelli ha consegnato ai sindaci del territorio diocesano e alle altre autorità civili il messaggio per la 52 Giornata Mondiale della Pace di Papa Francesco. Mons. vescovo ha rivolto ai presenti un discorso di presentazione del messaggio che pubblichiamo di seguito per intero. Alle ore 18 ha quindi presieduto l’eucarestia della solennità di Maria SS. Madre di Dio in Cattedrale.

 

1° gennaio 2019

Discorso in occasione della consegna del messaggio per la 52 giornata mondiale della Pace – Chiesa di San Leone (Pistoia)

 

Buon pomeriggio e buon anno.

Ringrazio di cuore per aver accettato il mio invito ed essere qui a ricevere per le mie mani, il messaggio di Papa Francesco in occasione della giornata mondiale della pace che ha come titolo: «La buona politica è al servizio della pace».

Questo mio invito è stato motivo di qualche polemica e c’è chi ha ritenuto di non poterlo accettare. Me ne dispiaccio e rispetto le scelte e le opinioni di ognuno e non voglio entrare – perché non mi compete – in questioni di carattere politico – partitico. Mi permetto soltanto di fare due precisazioni, che ho già avuto modo di esprimere in privato a chi mi aveva scritto. La prima è che il mio era ed è un invito alla riflessione, niente di più. Il messaggio del Papa del resto vuole essere esattamente questo: una occasione di riflessione e di confronto. Cosa quanto mai necessaria oggi, quando assistiamo a un modo di affrontare i problemi più a livello emotivo che razionale e ponderato. Mi pare che anche il nostro Presidente della Repubblica ieri sera abbia auspicato un clima di comunità e di attenzione reciproca. Sono fermamente convinto anch’io, che proprio di questo ci sia bisogno oggi, per poter affrontare i complessi problemi che sono davanti a tutti e che richiedono pertanto pazienza, tenacia, confronto rispettoso e approfondito e – come mi piace chiamarlo – il coraggio del pensiero pensante.

La seconda precisazione riguarda il rapporto tra Chiesa e politica. Sono necessarie distinzioni e chiarificazioni. Trovo illuminanti le parole della Congregazione della Dottrina della fede che nel 2002 emanava una Nota Dottrinale su «L’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica» (n.3): «Non è compito della Chiesa formulare soluzioni concrete — e meno ancora soluzioni uniche — per questioni temporali che Dio ha lasciato al libero e responsabile giudizio di ciascuno, anche se è suo diritto e dovere pronunciare giudizi morali su realtà temporali quando ciò sia richiesto dalla fede o dalla legge morale… La legittima pluralità di opzioni temporali mantiene integra la matrice da cui proviene l’impegno dei cattolici nella politica e questa si richiama direttamente alla dottrina morale e sociale cristiana. È su questo insegnamento che i laici cattolici sono tenuti a confrontarsi sempre per poter avere certezza che la propria partecipazione alla vita politica sia segnata da una coerente responsabilità per le realtà temporali».

In questa precisa prospettiva si muove anche il messaggio di Papa Francesco per il capodanno 2019, quando afferma che la buona politica è al servizio della pace.

 

Fatte queste doverose precisazioni, passerei ora alla consegna del messaggio ai rappresentanti delle istituzioni e della politica qui presenti. Tutti gli altri potranno al termine dell’incontro prendere il testo del messaggio che è a disposizione. Dopo la consegna, cercherò brevemente di presentare il messaggio papale, lasciando poi spazio a chi intenderà dare il suo saluto o esprimere qualche considerazione in merito. Concluderemo con lo scambio degli auguri per il nuovo anno e una foto ricordo.  Chi vorrà potrà quindi partecipare in Duomo alla S. Messa per la pace che celebrerò alle ore 18.

L’augurio di Pace che il Papa rivolge al mondo, ogni primo dell’anno, si riallaccia direttamente all’annuncio degli angeli ai pastori di Betlemme: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore. La pace è il dono del Natale a tutti gli uomini. La pace, del resto, è una delle aspirazioni più profonde dell’uomo e sicuramente ogni uomo e ogni popolo desidera vivere in pace. Se da una parte, la pace piena e profonda dell’uomo può venire soltanto dalla misericordia di Dio che ci libera dal peccato e ci fa entrare nella comunione con lui, dall’altra questa stessa pace ha bisogno di essere accolta da ciascuno di noi e di trovarci attivi nel costruirla, già su questa terra. Come ama dire spesso Papa Francesco e come ripete anche nel messaggio di quest’anno, «oggi più che mai, le nostre società necessitano di artigiani della pace» perché «ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune».

Nel messaggio, il Santo Padre si sofferma a considerare che la politica, quando è “buona”, è un «veicolo fondamentale per costruire» la pace. Anzi, essa è “buona” quando costruisce la pace e costruendo la pace, è anche una «forma eminente di carità» cristiana. Prima di addentrarmi un poco nel testo – è scontato dirlo ma è bene ricordarlo: il Papa non scrive soltanto per l’Italia ma per il mondo intero.

Sottolineando l’importanza della politica per la costruzione della pace, il Santo Padre ci ricorda che la pace «si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate»; che essa è «frutto di un grande progetto politico che si fonda sulla responsabilità reciproca e sull’interdipendenza degli esseri umani e che è una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno». Come uomini, prima ancora che come politici. Perché la pace è innanzitutto – è bene evidenziarlo – «una conversione del cuore e dell’anima» che si snoda in tre fondamentali capitoli: pace con se stessi; pace con l’altro; pace con il creato. Tre capitoli che chiamano in causa direttamente ciascuno di noi e chiedono di metterci in discussione nel profondo della coscienza.

La “buona politica” di cui il Papa parla è quella che è al servizio della pace e che promuove la partecipazione dei giovani, a cui è affidata la speranza di un mondo di pace, e la fiducia nell’altro, cemento indispensabile del vivere in pace. Essere al servizio della pace è dunque il “discrimen” che il Papa pone per l’impegno diretto in politica; il criterio di discernimento. Se non si ponesse al servizio della pace non sarebbe una buona politica.

La “buona politica” però la fanno gli uomini e le donne, che allora debbono unire  virtù umane come il senso della giustizia, l’equità, il rispetto, la sincerità, l’onestà, la fedeltà a quelle “beatitudini” che il Papa cita dal Cardinale vietnamita François-Xavier Nguyễn Vãn Thuận, morto nel 2002, che è stato un fedele testimone del Vangelo: Beato il politico che ha un’alta consapevolezza e una profonda coscienza del suo ruolo. Beato il politico la cui persona rispecchia la credibilità. Beato il politico che lavora per il bene comune e non per il proprio interesse. Beato il politico che si mantiene fedelmente coerente. Beato il politico che realizza l’unità. Beato il politico che è impegnato nella realizzazione di un cambiamento radicale. Beato il politico che sa ascoltare. Beato il politico che non ha paura.

 

Tutto bene allora? No certo. Il Santo Padre non si nasconde i “vizi” della politica, nella drammatica consapevolezza che essa può «diventare strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione». I vizi della politica tolgono credibilità ai sistemi entro i quali essa si svolge, così come all’autorevolezza, alle decisioni e all’azione delle persone che vi si dedicano. Tali vizi creano sfiducia nella popolazione, alimentano la paura e il senso di insicurezza, creano barriere tra le persone e fanno diventare la società – mi vien da dire – una giungla.

Quali sono questi “vizi”? Il Papa li elenca: la corruzione – nelle sue molteplici forme di appropriazione indebita dei beni pubblici o di strumentalizzazione delle persone –, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l’arricchimento illegale, la giustificazione del potere mediante la forza o col pretesto arbitrario della “ragion di Stato”, la tendenza a perpetuarsi nel potere, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all’esilio, atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha bisogno. “Vizi” questi, dai quali occorre preservarsi e liberarsi.

Il ricordo infine dei cento anni dalla fine della prima guerra mondiale e del settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, offrono al Papa l’occasione di ricordare a tutti da una parte, come «l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi siano contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia e dall’altra, citando San Giovanni XXIII°, che «Quando negli esseri umani affiora la coscienza dei loro diritti, in quella coscienza non può non sorgere l’avvertimento dei rispettivi doveri».

Ecco la mia parziale e limitata presentazione del Messaggio del Santo Padre Francesco. Ognuno, dalla sua personale lettura potrà trarre molti altri spunti di riflessione e di confronto.

 

+ Fausto Tardelli, vescovo




Il vescovo Tardelli in visita alla comunità del Poggiolino

Un incontro con tutta la “famiglia” del Ceis per celebrare insieme la solennità del Natale

Lunedì 24 dicembre tutto il Ceis si è riunito presso la Comunità Il Poggiolino di Larciano per festeggiare il santo Natale e il tradizionale scambio di auguri.

Oltre alla presenza dei ragazzi ospiti  delle altre due comunità “Casa dei Glicini” e “Trilly”, numerosa è stata la partecipazione di familiari,  volontari, operatori e dirigenti dell’associazione. Molto gradita è stata anche la presenza del Direttore del SerT, dott. Fabrizio Fagni.

Ospite d’onore il vescovo Fausto Tardelli che, come ogni anno, ha presieduto la Santa Messa, concelebrata dai sacerdoti della zona: don Andrea di Lamporecchio e don Sunil di Larciano.

Prima della cerimonia religiosa il vescovo, insieme al Presidente del Ceis Franco Burchietti, ha incontrato tutti i convenuti per un saluto ed una riflessione sull’impegnativo percorso di vita dei ragazzi accolti nelle comunità. Particolarmente toccante è stata l’attenzione del vescovo per i piccoli bambini delle mamme di Casa dei Glicini e della Casa famiglia “AMAMI”, ai quali ha voluto riservare una particolare benedizione.

Non è mancato un ringraziamento per il lavoro degli operatori e per la preziosa collaborazione dei volontari. Ma il più grande incoraggiamento il vescovo lo ha rivolto ai ragazzi impegnati nel loro percorso di recupero e ai loro familiari, affinché sappiano trovare sempre la forza di non desistere e di lottare per il superamento delle difficoltà che stanno vivendo e per un futuro di ritrovato inserimento sociale, familiare e lavorativo.

L’incontro è stata anche l’occasione per consegnare un attestato e un regalo personalizzato ai ragazzi e alle ragazze che, in questo ultimo anno, sono riusciti a portare a termine con successo il loro programma di recupero.

La festa si è conclusa, dopo la Santa Messa, con un buffet sapientemente preparato dalle cuoche delle comunità aiutate da alcuni ragazzi. A loro i ringraziamenti di tutti i conviviali.

Franco Burchietti




«Riconosci, cristiano, la tua dignità» : l’omelia del vescovo Tardelli per il giorno di Natale

25 dicembre 2018

Solennità del Natale
Messa del Giorno

Nell’orazione cosiddetta colletta con la quale, dopo il canto del gloria, ho dato inizio alla celebrazione odierna del Natale, si trova racchiuso in sintesi, non solo il messaggio del Natale ma ciò che esso è. Così infatti ho pregato: «O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana».

Duemila anni fa, il Figlio unigenito di Dio, ha voluto assumere la nostra natura umana. Così si dice. Il Verbo, cioè la parola di Dio, si fece carne e venne ad abitare tra di noi, ci ha annunciato San Giovanni nel Vangelo.

Questo è il fatto; questo è l’evento che noi riviviamo; questo è ciò che è accaduto a Betlemme tanti secoli fa. Una novità assoluta nella storia. Perché introduce in essa qualcosa di inaudito: Dio stesso. La storia è fatta dagli uomini ed è il frutto delle loro scelte. Nel bene o nel male, sono gli uomini a determinare gli eventi della storia. Essa è, potremmo dire, affare di uomini. Ma col Natale non è più così!

Il vagito del piccolo bambino di Bethleem segna una novità assoluta dentro la storia degli uomini: Dio ora non è più all’origine del mondo, causa di esso, al di fuori di esso. Ora egli è nel mondo. È entrato personalmente come uomo nella storia e questa, dunque, non è più ormai soltanto storia di uomini, irrimediabilmente votati all’odio e alla morte, ma è storia di uomini e di Dio, dove Dio è attore e partecipe, che assicura un destino di bene dell’umanità e la sconfitta del male, dando la possibilità a chi liberamente lo accoglie, di edificare un regno di pace e di giustizia, di vivere una vita nuova nell’amore, liberi dal peccato e dal male, gioiosi nella carità e lieti nella speranza.

Questo fatto, cioè il Natale del Signore, come abbiamo pregato nell’orazione della Messa di quest’oggi, viene a rinnovare a redimere l’umanità, la nostra natura umana, noi uomini. Noi che, pur creati a immagine e somiglianza di Dio, abbiamo deturpato questa immagine col peccato, con la disobbedienza alla legge d’amore del Signore. L’uomo è stato creato da Dio ed è una cosa straordinaria. Se noi esistiamo e possiamo gustare la vita è perché Dio ci ha messo al mondo, ci ha voluti partecipi della vita e creandoci ci ha donato una dignità straordinaria, quella di essere a immagine e somiglianza sua. Ma l’uomo – e la storia è lì a dimostrarlo – non ha saputo far tesoro del dono ricevuto e ha deturpato in sé e negli altri l’immagine bella di Dio impressa in ciascun uomo. È così allora che la morte e ogni nefandezza è entrata nel mondo e la terra ha cominciato ad assorbire sangue innocente versato per l’odio tra fratelli.

La nascita di Dio nella carne, viene a cambiare le cose, a restaurare la dignità dell’uomo, a liberare cioè l’uomo dalle catene del male, a rinnovare l’uomo nell’amore, rialzarlo ed elevarlo oltre lo stato creaturale e farlo addirittura Figlio suo, partecipe della sua vita, della sua luce e del suo amore.

Ecco perché l’orazione colletta prega, supplica Dio perché ognuno di noi, proprio a seguito della nascita di Gesù, possa condividere la vita divina del Figlio di Dio con tutto ciò che ne consegue nella vita di ogni giorno. E nell’ufficio delle letture di questo giorno, San Leone Magno, grande Papa e dottore della chiesa del V° secolo, giustamente ci invita: «Riconosci, cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una condotta indegna. Ricordati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro. Ricordati che, strappato al potere delle tenebre, sei stato trasferito nella luce del Regno di Dio. Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo! Non mettere in fuga un ospite così illustre con un comportamento riprovevole e non sottometterti di nuovo alla schiavitù del demonio».

Con queste parole antiche ci viene esplicitato proprio quanto nella orazione della Messa abbiamo chiesto: poter condividere la vita divina di Gesù. Dunque una vita piena di amore, liberata dal giogo del peccato, gioiosa nel dono di sé, perfetta nella carità misericordiosa verso il prossimo in specie i più poveri.

Certo è che, mentre preghiamo Dio di poter condividere la vita divina del Cristo, dobbiamo nello stesso momento mettere, con un deciso impegno, la nostra parte, dobbiamo fare la nostra parte perché, come dice un altro grande padre della chiesa, S. Agostino, «Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te» (Sermo CLXIX, 13); senza cioè la nostra libera adesione, la nostra chiara disponibilità a percorrere la via che Cristo stesso ci ha indicato.

Ed è a questo punto che giungono a noi come un severo monito le parole evangeliche ascoltate poco fa: «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di Lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto». Il Natale del Signore allora, da festa ed esultanza si trasforma in dramma. Dramma che le luci artificiali e i trucchi di una falsa gioia non riescono a nascondere, facendo diventare il Natale una vera tristezza che deprime e disgusta. Ciò accade per l’appunto quando Dio non trova posto nella nostra vita o sta sempre e soltanto all’ultimo posto; quando trasgrediamo tranquillamente la legge di Dio, pensando così di essere più liberi e furbi. Ciò accade ancora quando poco ci curiamo della nostra vita interiore e non la alimentiamo con la divina parola e i santi Sacramenti; ciò succede inoltre quando ci lasciamo dominare dall’indifferenza nei confronti degli altri, chiudiamo il nostro cuore al prossimo, in specie a chi più è nel bisogno, disprezziamo e offendiamo gli altri e ci lasciamo prendere da sentimenti xenofobi, antisemiti o razzisti. A quanti però accolgono Dio e si lasciano convertire dal suo amore, testimoniando questo amore nel servire con gioia i fratelli, Dio da – come dice l’apostolo Giovanni nel prologo del vangelo – il potere di diventare figli suoi.

Preghiamo allora davvero con fede, con impegno, in questo preciso momento, facendo nostra l’orazione di questa santa Messa di Natale: «O Dio, che in modo mirabile ci hai creati a tua immagine, e in modo più mirabile ci hai rinnovati e redenti, fa’ che possiamo condividere la vita divina del tuo Figlio, che oggi ha voluto assumere la nostra natura umana». Amen.

+ Fausto Tardelli

 




Natale 2018: gli auguri del vescovo Tardelli

Auguri di Natale 2018

Alla città e a ogni uomo e donna che vivono in queste terre

Il Natale è una festa cristiana ma non è per i soli cristiani. È per tutti. La nascita di Dio nella carne infatti, dice cose importanti al mondo: che ogni uomo è grande agli occhi di Dio, qualunque sia la sua condizione sociale, la cultura o il colore della pelle; che ogni essere umano fa parte di una umanità chiamata ad essere un’unica famiglia; infine che ogni persona può essere migliore, essere liberata dal proprio egoismo e aprirsi all’altro da sé. Un messaggio questo, non scritto su un libro o insegnato come una dottrina, ma incarnato in un concreto bambino a Betlemme di Giudea duemila anni fa.

Alla città di Pistoia, auguro che sia sempre di più all’altezza della sua bellezza. Che risplenda come una città di pace che crede nel dialogo come via per affrontare e risolvere i problemi e che non sia mai sorda o indifferente nei confronti di chi soffre. Mi auguro che ci sia più lavoro, lavoro per tutti e lavoro dignitoso, giusto. Auguro alla città uno sviluppo vero e consistente e a chi l’amministra, il coraggio di cercare solo e soltanto, in sincerità di coscienza, il bene comune.

A tutti indistintamente gli abitanti di questa terra, va inoltre il mio augurio di Buon Natale. Un pensiero particolare lo rivolgo ai tanti nostri anziani in casa in famiglia o a volte soli. E ancora a tutti i malati che sono in ansia per la propria salute e devono sottoporsi a cure impegnative. Penso anche a chi ha perso il lavoro o non riesce a trovarlo, come ai tanti fratelli immigrati che sono venuti tra noi a cercare speranza. Infine, voglio rivolgere un augurio speciale ai ragazzi e ai giovani, spesso vittime innocenti della nostra cattiva società.

Pace di cuore a tutti. Pace interiore e profonda. Pace che si estende alle relazioni sociali, al vicinato, alle contrade, all’intera città. Quella pace che gli angeli annunciarono ai pastori di Betlemme: «Gloria a Dio nell’altro dei cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore».

+ Fausto Tardelli,
vescovo

 




Gruppi di ascolto: piccole luci domestiche che illuminano il cammino

Per “una comunità fraterna e missionaria”

Un percorso nelle parrocchie della nostra diocesi attraverso le indicazioni operative e gli spunti di riflessione della lettera pastorale del vescovo Tardelli “una comunità fraterna e missionaria”. In questo primo contributo una riflessione sui gruppi di ascolto del Vangelo. «Sempre in prospettiva comunitaria, – si legge nella lettera pastorale del vescovo – suggerisco di riprendere in considerazione quanto ho già avuto modo di indicare altre volte: vedere se si riesce a trasformare i “gruppi di Vangelo” – ottima iniziativa promossa dal compianto Vescovo Mansueto, da incrementare e diffondere sempre di più dovunque e con coraggio – in veri e propri “Cenacoli di fraternità”. Dove oltre alla parola di Dio, si condivide la vita e si sperimenta la fraternità e la missione».

L’esperienza nella parrocchia di San Benedetto

Sono passati tre anni da quando don Timoteo Bushishi, parroco di san Benedetto a Pistoia, mi ha invitato a condurre un gruppo di ascolto del Vangelo presso una famiglia della parrocchia. Ho accettato l’incarico di vivere questa esperienza con grande entusiasmo, pur consapevole dei miei limiti. Non sono un teologo e neppure un diacono, ciò nonostante mi sento a pieno titolo partecipe di questa nostra Chiesa come uno dei tanti tralci che desiderano portare frutto, nonostante le mie carenze e i miei peccati. Ho sentito urgentemente il bisogno di prepararmi spiritualmente e documentarmi sui singoli argomenti di ogni incontro; mi sono davvero appassionato ed ho scoperto in me una voglia matta di conoscere di più e meglio la Parola di Dio ed anche brani che già avevo ascoltato e letto si sono manifestati nuovi e ricchi di contenuti, al punto di fare riflessioni significative in ordine alla mia fede.

Il primo anno del triennio pastorale dal titolo “Sulle ali dello Spirito”, abbiamo trattato l’argomento del “Padre”; il secondo anno è stato dedicato ai “poveri”; l’argomento che la Diocesi c’invita a scoprire nell’anno in corso: “La comunità fraterna e missionaria”, è per noi molto opportuno e propizio nel nostro cammino ad oggi compiuto. I nostri incontri si svolgono con cadenza bisettimanale e ad oggi abbiamo fatto cinque incontri. Lo spirito di comunione è cresciuto in maniera significativa in questi anni. Le barriere che i primi tempi tra noi erano un po’ presenti, i pregiudizi, le paure, sono debellate dalla forza dello Spirito Santo che ci illumina e ci guida, visto che con ardore e fiducia lo invochiamo ogni volta. È nata in questo gruppo di dieci persone una grande confidenzialità, non per meriti nostri, ma dello Spirito. C’è tanta voglia di stare insieme, di condividere la Parola, il desiderio di incontrarsi di nuovo, in una sete comune di crescere e di conoscere che non viene mai meno. Incontrarsi non è solo un assunzione di responsabilità, ma una necessità per tutti noi che va appagata. Attingere alla Parola ci ristora e c’infonde cose belle nel cuore. Ci sono ancora sette incontri da sviluppare: questa prospettiva ci rende tutti felici, li vediamo come un dono: l’incontrarsi ed incontrare Dio ci riempie il cuore.

L’esperienza dell’anno passato rende l’idea di quello che affermo, quando terminati gli otto incontri previsti è sorto spontaneo il desiderio di tutti di andare oltre, di continuare. L’augurio che mi faccio, e dono alla nostra Chiesa è che queste piccole cellule di uno stesso corpo, si moltiplichino e si rafforzino, per dar grazia al Signore, che governi la Chiesa ed illumini il mondo che brancola nel buio.

Enzo Romboli

 




Il mio “eccomi” al Signore. Le testimonianze dei giovani pistoiesi

Venerdì 14 dicembre, in occasione della veglia organizzata dall’ufficio per la Pastorale giovanile diocesana sono state lette le testimonianze di alcuni giovani impegnati nel mondo del lavoro e del volontariato. Un’occasione per riflettere insieme sul tema della prossima Giornata Mondiale della Gioventù di Panama, che ha per tema «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

«Ci sono molti giovani, credenti o non credenti, – ha scritto il papa commentando il tema della GMG – che al termine di un periodo di studi mostrano il desiderio di aiutare gli altri, di fare qualcosa per quelli che soffrono. Questa è la forza dei giovani, la forza di tutti voi, quella che può cambiare il mondo; questa è la rivoluzione che può sconfiggere i “poteri forti” di questa terra: la “rivoluzione” del servizio.

…Maria è stata una donna felice, perché è stata generosa davanti a Dio e si è aperta al piano che aveva per lei. Le proposte di Dio per noi, come quella che ha fatto a Maria, non sono per spegnere i sogni, ma per accendere desideri; per far sì che la nostra vita porti frutto, faccia sbocciare molti sorrisi e rallegri molti cuori. Dare una risposta affermativa a Dio è il primo passo per essere felici e rendere felici molte persone.

Cari giovani, abbiate il coraggio di entrare ciascuno nel proprio intimo e chiedere a Dio: che cosa vuoi da me? Lasciate che il Signore vi parli, e vedrete la vostra vita trasformarsi e riempirsi di gioia».

Accompagniamo le parole del papa con le testimonianze dei giovani che sono state lette in occasione della veglia diocesana di venerdì 14 dicembre.

Signore, col tempo sono riuscita a capire quali sono le capacità che tu mi hai donato. La matematica è sempre stata il mio punto forte, così ho deciso di mettermi in gioco e dedicare le mie energie allo studio dell’ingegneria civile. 

Mi hai aperto la strada, io ora affido a te il mio studio e tutte le mie conoscenze, aiutami, con il tuo insegnamento, a metterli a servizio per gli altri seguendo la via dell’amore, infatti, questo solo sarà ciò che darà il migliore guadagno e la più grande ricchezza!
Eleonora

Ho domandato allora: «Signore, Tu avevi detto che saresti stato con me tutti i giorni della mia vita ed io ho accettato di vivere con te. Ma perché mi hai lasciato solo proprio nei momenti peggiori della mia esistenza?» Ed il Signore: «Figlio mio, io ti amo e ti dissi che sarei stato con te tutta la vita e che non ti avrei lasciato solo neppure un attimo, e non ti ho lasciato… I giorni in cui hai visto solo un’orma sulla sabbia sono stati i giorni in cui ti ho portato in braccio». Questo dialogo è tratto da una poesia di un anonimo brasiliano intitolato: «Messaggio di tenerezza (le Orme)».
Mi ha sempre affascinato questa poesia, in quanto rispecchia un certo periodo della mia vita ma anche quello attuale. Capita molto spesso di sentirsi soli, impotenti di fronte alle situazioni della vita, qualunque esse siano, ma in un modo o nell’altro riusciamo a superarle, con tutto ciò che ne consegue: sofferenze, cicatrici. Questo brano mi fa sempre commuovere, perché descrive esattamente quello che il Signore, Gesù rappresenta per ognuno di noi: è un Padre, un amico, un fratello, che farebbe di tutto per aiutarci nelle più disparate situazioni, e che ci ama così infinitamente da prenderci in braccio o per la mano quando più siamo in difficoltà.
Perché vi dico questo? Perché è esattamente ciò che io ho provato quando ho capito che tutto quello facevo non era vivere, ma sopravvivere. Sentirsi amati così come siamo nonostante i nostri difetti, la nostra bassa autostima, i problemi, le cicatrici, non importa essere belli, alti, magri, ciò che conta è amare come Dio ci ama, e soprattutto amarsi così come siamo, perché Dio ci ha creato così e a Lui piacciamo proprio perché noi siamo quello che siamo.
L’augurio che faccio a tutti voi che leggete questo mio piccolo testo è che riusciate ad amarvi per come siete e vi sentiate amati da Dio come me e come i molti altri che hanno scelto questo cammino. Io mi sono sentito amato quando Gesù ha fissato il mio sguardo su di me, proprio come con il giovane ricco: “e allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò” (Mc 10,21). Che Maria vi prenda per mano e vi guidi verso suo Figlio proprio come ha fatto con me.
Andrea, seminarista 

Mi chiamo Elena, ho 13 anni ed una precisa, netta, chiarissima convinzione: il teatro. Recitare ..ma soprattutto studiare teatro, conoscerlo a fondo e dopodiché insegnarlo. Magari a Roma, città eterna. Comincio a divorare spettacoli teatrali alle medie e, più tardi, a recitare in una compagnia di musical.. il mio cuore decolla: non c’è nulla di frivolo o effimero nell’emozione che mi inonda quando varco la soglia di un teatro. È la mia strada!

Mi chiamo Elena, ho 19 anni e studio giurisprudenza a Pisa, città tipicamente universitaria. Mi laureerò bene ed in fretta, perché prima voglio assicurarmi di riuscire a sbarcare il lunario con degli studi seri e concreti e poi -matura e solida- coltiverò il teatro. Nel frattempo, tra una pagina e l’altra di diritto, continuo ad andare a lezione di canto, a recitare e vivere il teatro, per non perdermi.

Oggi ho 34 anni, una splendida ma tardiva laurea in giurisprudenza e mi occupo di volontariato e di quello che c’è bisogno presso un ente di riabilitazione per persone in età evolutiva o adulta con disabilità di diverso tipo e grado. Per iniziare a mettere da parte qualche soldino, ed a mantenermi da sola, accetto di entrare in questa realtà, prima di laurearmi, per sostituire una segretaria medica in maternità. Il mio “eccomi” nel lavoro dunque…qual è..?
Ho dovuto e devo modellare il mio “eccomi” secondo per secondo, spesso rivoluzionando completamente aspettative e progetti. In realtà non posso proclamare al mondo di fare il lavoro della vita. Chissà…
Ho sempre chiesto luce, ad ogni passo, per fare cose buone, cose belle, cose fruttuose e significative in qualsiasi campo mi stessi spendendo. Il mio “eccomi” è una modalità.
Ti piace Signore questa cosa? È buona ai tuoi occhi? La sto facendo con massimo impegno, con amore, con creatività e personalità? La sto facendo con gioia?
Se alla fine di una giornata lavorativa orrenda, riesco a dare un bacino a Francesca che è una piccola disabile molto grave e non parla, non si muove, non interagisce.. il cuore decolla.
Se in quella telefonata pesante sono riuscita ad usare dolcezza e mitezza.. il cuore decolla.
Se un volontario mi ringrazia per aver insistito o per averlo accolto con calore.. il cuore decolla.
Se torno a casa pensando di cambiare, staccare, mollare tutto e partire da capo, ma il giorno dopo ci riprovo per tentare di superare, rileggere, riscrivere la storia presente… il cuore beh, non decolla.. ma sarà sicuramente più forte! Non si può perennemente decollare; ci vuole tempra, struttura, solidità, esperienza sostanziosa di Vita anche “al piano terra”.
Ci vuole poi lo sguardo rivolto al Signore, in tutto. Anche mentre si fanno le fotocopie. Anche quando come adesso, mentre scrivo, mi guardo indietro e penso che d’altra parte, tutto sommato, se fosse utile -perché no?- saprei ancora cantare.

Elena

Eccoci: nella nostra impotenza abbiamo provato a esserci, a stare, a stare nei campi profughi in Macedonia, ad accompagnare la gente che rientrava in Kosovo, trovando “tabula rasa, ad accogliere i bambini soli e disorientati dalla guerra, a stare accanto a tante famiglie povere ed emarginate, agli ammalati. Uno stare semplice e allo stesso tempo faticoso, che passa dalla concretezza quotidiana. Un “eccoci” che va rinnovato ogni giorno e che ci mette alla prova, ci chiede fedeltà.
Ci proviamo, confidando nell’Eccomi di Maria, desiderando che questo Dio, che questo Dio, fatto uomo, sia in mezzo a noi, in comunione.

Buon Natale da tutta la casa di Leskoc in Kosovo




La visita del vescovo all’ospedale san Jacopo

Lunedì 17 dicembre mons. Tardelli ha incontrato i degenti dell’ospedale e i volontari della Cappellania ospedaliera.

 

«Sto alla Porta!» (Ap 3,20) È alla luce di questa parola del libro dell’Apocalisse che abbiamo vissuto la visita del nostro vescovo in ospedale; una visita sempre attesa, gradita e significativa.

Prima di recarsi dagli ammalati il vescovo ha salutato il personale ospedaliero e i volontari della Cappellania esortandoli ad essere pronti e disponibili al prossimo sofferente che “bussa” alla porta del nostro cuore.

Mons. vescovo ha insistito sull’atteggiamento di “umanità” verso il malato, il sofferente, la persona anziana: anche i più sofisticati strumenti tecnologici non riusciranno mai a comunicare quel calore umano che il prossimo bisognoso attende! Cristo, d’altra parte, si è sempre accostato alle persone con parole e gesti di tenerezza. Nella preghiera celebrata insieme abbiamo riflettuto sulla lettera indirizzata alla chiesa di Laodicea (Ap  3,14-22): una chiesa, «nè fredda, nè calda», bisognosa quindi di essere scossa e risvegliata: «sii zelante e convertiti, ecco sto alla porta e busso…».

Papa Francesco insiste tanto sulla necessità di una chiesa in “uscita”, non ripiegata su se stessa, non asfittica! Il Natale ci ricorda che Dio è uscito da se stesso, dal suo paradiso per farsi incontro alla nostra umanità. «Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi: e dunque vieni sempre, Signore!» (D. M. Turoldo)

Il vescovo, recandosi in alcuni reparti dell’ospedale, ha portato una parola di conforto, un sorriso, una carezza, una benedizione ai pazienti, lasciando loro la bella immagine della “Madonna dell’Umiltà”, con l’augurio di sentirla sempre vicina come Madre tenerissima.

Cappellania Ospedaliera di San Jacopo – Padre Natale Re




Un anno dedicato alla prevenzione delle dipendenze

Mercoledì 19 dicembre alle ore 15.30 sarà presentato il Dossier del Centro Famiglia Sant’Anna

Il Centro famiglia Sant’Anna è un consultorio con servizi di consulenza familiare, psicopedagogica e legale, che offre anche servizi per giovani e un centro di documentazione.

Vi operano a titolo di volontariato professionisti di esperienza pluriennale, stagisti dell’Università degli Studi di Firenze e di scuole di psicoterapia offrendo un servizio gratuito.

La rete di relazioni interne tra i diversi servizi, insieme all’aiuto di esperti e ai contatti con le diverse realtà del territorio, sia religiose che laiche, permette di orientare chi si rivolge al Centro verso le soluzioni più adeguate.

Il Centro famiglia Sant’Anna ha dedicato il 2018 al benessere come stato di equilibrio interno e di buona relazione con il mondo. Il tema delle dipendenze, già oggetto della formazione regionale dei Consultori di indirizzo cattolico, è stato oggetto di un convegno «Agio e disagio dei nostri figli tra libertà e dipendenze» (13 aprile 2018, Seminario Vescovile Pistoia). Ha partecipato fattivamente alla realizzazione del convegno l’Associazione Civile dei Diritti della Famiglia, composta da una équipe di giovani giuristi e avvocati che offrono consulenze legali gratuite a tutti coloro che ne necessitano o sono seguiti per motivi vari dal Centro Famiglia S. Anna. Il convegno, infatti, è stato moderato dal Presidente responsabile della stessa associazione, Avv. Massimo Chiossi, ed ha visto la partecipazione, in qualità di relatore, dell’Avv. Lorenzo Pratesi.

Il benessere individuale e familiare, cardine per la prevenzione delle dipendenze, è sempre stato una delle finalità del nostro lavoro di counseling e di orientamento. A questo affianchiamo azioni con funzione formativa, preventiva e di accompagnamento: incontri con adolescenti, corsi per genitori, corsi di preparazione al matrimonio, incontri per anziani, incontri di spiritualità, tenuti al centro stesso o presso parrocchie, scuole e varie istituzioni che ne fanno richiesta. Promuoviamo il benessere familiare attraverso gruppi dedicati ai genitori e alla terza età finalizzati alla comunicazione ed elaborazione positiva di esperienze. Queste proposte hanno la funzione fondamentale di sostenere la famiglia in tutte le sue età e in molte situazioni di fragilità.

Nel 2018 abbiamo organizzato incontri per i giovani sul tema dell’affettività in undici classi dell’istituto superiore F. Pacini di Pistoia.

Sul ruolo dei genitori abbiamo promosso un incontro per le famiglie dei bambini che iniziano la frequenza presso la scuola dell’infanzia di Via Cino a Quarrata e cinque incontri presso la Parrocchia di Sant’Agostino a cura dalla Pastorale per la famiglia.

Il Centro Famiglia Sant’Anna ha anche collaborato con il Centro S. Lorenzo di Quarrata rivolto alla terza età, con sei incontri sul pensiero creativo.

Molte famiglie si sono rivolte al Centro Sant’Anna: sono aumentate le richieste di mediazione familiare, le coppie genitoriali che chiedono aiuto per i figli in caso di separazione e le consulenze relative al rapporto educativo in presenza di ansia da parte di uno dei genitori che si sente poco supportato dall’altro oppure insicuro ed incapace.

Anche gli adolescenti si rivolgono a noi, talvolta in modo autonomo; molto spesso dietro consiglio dei genitori.

Numerose anche le richieste di aiuto provenienti da famiglie di origine non italiana che oltre a problemi di organizzazione lavorativa si trovano ad affrontare quelli legati alla relazione in un contesto culturale nuovo.

Il 2019 trova il Centro attivo e rafforzato, per la formazione degli operatori e l’acquisto di strumenti aggiornati di lavoro, ma soprattutto per la capacità di fare rete con il territorio e di offrire una varietà di servizi che coprono i bisogni della famiglia per tutto l’arco della vita.

 

Mercoledì 19 dicembre

Incontro con il vescovo Fausto Tardelli

organizzato da:

Centro Famiglia Sant’Anna – Pastorale della Terza età – Convegni culturali di Maria Cristina di Savoia

Programma

Salone del Centro Famiglia Sant’Anna

ore 15.00: Presentazione del Dossier Centro Famiglia

ore 16.00: Meditazione di Mons. vescovo sul tema: “La nascita di Gesù”

 Chiesa di Santo Stefano (Clarisse)

ore 17.00: Santa Messa presieduta dal vescovo Tardelli

Al termine, buffet natalizio con scambio degli auguri.




Natale 2018 : le celebrazioni con il vescovo Tardelli

La memoria annuale della nascita del Salvatore e delle sue prime manifestazioni costituisce per la Chiesa, dopo la rievocazione del mistero pasquale, la celebrazione liturgica più importante e come tale esige un’intensa e consapevole partecipazione dell’intera comunità cristiana.

Particolare significato assumono le celebrazioni presiedute dal vescovo il quale, unito ai fedeli nella liturgia, simboleggia l’unità nella carità del Corpo Mistico che è la Chiesa.

Ricordiamo che il S.E. Mons. Fausto Tardelli celebrerà:

Lunedì 24 dicembre 2018

ore 23.30 : Veglia e Messa della Notte di Natale

Martedì 25 dicembre 2018

ore 10.30 :  Messa Pontificale presieduta nel Giorno del Natale del Signore; Benedizione Papale con Indulgenza Plenaria

 

Ricordiamo anche le seguenti celebrazioni di tempo di Natale in Cattedrale:

Lunedì 31 dicembre 2018

ore 18.00 : Messa presieduta da Mons. Vescovo nella Solennità di Maria Madre di Dio – Canto del Te Deum di ringraziamento al termine dell’anno civile.

Martedì 1 gennaio 2019

ore 18:00 : Messa nella Giornata Mondiale della Pace presieduta da Mons. Vescovo

Domenica 6 gennaio 2019

ore 10.30 :  Messa Pontificale presieduta da Mons. Vescovo nella Solennità della Epifania del Signore

Domenica 13 gennaio 2019

ore: 18.00 : Messa Pontificale presieduta da Mons. Vescovo con Rito di ordinazione diaconale di Alessio Bartolini, Eusebiu Farcas del Seminario Vescovile di Pistoia e fratel Antonio Benedetto Sorrentino della Fraternità Apostolica di Gerusalemme.