Diaconati: quei tre gesti da non dimenticare

Nell’omelia del vescovo Tardelli i tratti distintivi dell’ordine del diaconato

Domenica 13 gennaio, festa del Battesimo del Signore, mons. Tardelli ha ordinato diaconi Alessio Bartolini ed Eusebiu Farcas, alunni del Seminario diocesano e Fratel Antonio Benedetto, priore della Fraternità Apostolica di Gerusalemme di Pistoia.

L’ordine del diaconato, che i tre nuovi ministri hanno ricevuto in vista del presbiterato, chiama Alessio, Eusebiu e Frate Antonio a svolgere un il proprio ministero in aiuto ai sacerdoti e a servizio al popolo cristiano. I diaconi potranno celebrare il rito del Battesimo e delle esequie, assistere al matrimonio e presiedere la liturgia della Parola. Con parole e opere, infatti, dovranno testimoniare il Vangelo, ma anche esprimere la propria totale dedizione a Cristo e alla chiesa con il celibato. I diaconi si impegnano, inoltre, a pregare fedelmente la Liturgia delle ore, «insieme con il popolo di Dio per la Chiesa e il mondo intero».

L’ordine del diaconato li inserisce stabilmente nella chiesa particolare di Pistoia e li invita a vivere il proprio servizio in obbedienza al vescovo locale.

Tra le promesse richieste ai diaconi anche l’impegno a “conformare” a Cristo tutta la propria vita. Un’impegno impossibile senza la grazia di Dio, che nell’omelia Mons. Tardelli ha riproposto agli ordinati prendendo spunto dalla liturgia del giorno, invitandoli a immergersi quotidianamente «nella grazia di Dio». «Senza questo continuo “battesimo” nell’amore di Dio – ha precisato il vescovo – egli non ce la può fare a condividere efficacemente la vita delle persone a cui è inviato, ad aiutare il Cristo a portare il peso dei fratelli e delle sorelle con la dolcezza e la pazienza del servizio».

Immergersi nelle acque; salire su un alto monte; alzare la voce: questi infatti, i tre passaggi dell’omelia con cui il vescovo ha sinteticamente illustrato il compito dei diaconi.

Il faticoso ma entusiasmante cammino del ministero – ha ricordato mons. Tardelli – è ben descritto dall’invito a «salire sul monte» risuonato dalla prima lettura del profeta Isaia. Una salita che spesso si trasforma in una vera e propria arrampicata: «mai solitaria però; piuttosto come quella di un capo cordata che apre la pista e che deve far attenzione a non cadere, trascinando nella caduta coloro che il Signore ha legato a lui».

«Infine – ha concluso il vescovo – c’è da alzare la voce». Sono ancora le parole del profeta a suggerirlo:  «Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie» (Isaia 40,9). Parole che applicate alla vita del diacono lo spronano a «proclamare la notizia perché tutti l’intendano. La sua voce deve innalzarsi sopra le mille voci del mondo, sopra il chiacchiericcio delle parole vuote e l’inganno delle parole false di cui è pieno il mondo e di cui si riempiono facilmente la testa e il cuore degli uomini».

(redazione)

foto di Mariangela Montanari

13 gennaio 2019, Festa del Battesimo del Signore: ordinazione diaconale di Alessio Bartolini, Eusebiu Farcas, Fratel Antonio Benedetto.Tutte le foto sono di Mariangela Montanari.

Publiée par Diocesi di Pistoia sur Lundi 14 janvier 2019




Insieme sulle vie dell’unità e della giustizia

Si svolgerà del 18 al 25 gennaio la tradizionale Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.

La Diocesi di Pistoia torna a promuovere il dialogo ecumenico in occasione della Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani. Un appuntamento ecumenico che quest’anno ha per tema un passo tratto dal libro del Deuteronomio: «Cercate di essere veramente giusti» (Dt 16, 18-20).

«La Chiesa di Cristo – si legge nella presentazione del sussidio di preghiera di quest’anno – è la salvezza e il futuro dell’umanità. La divisione è opera del Male e, di conseguenza, è fallimento del popolo, che non riuscirà ad essere segno dell’amore. Non dobbiamo dimenticare che l’ingiustizia non solo ha reso più pericolosa la divisione sociale, ma ha anche alimentato le divisioni nelle chiese, che sono giunte al punto di vivere separatamente per più di mille anni, a volte con fanatismo, odio, senza preghiera e solidarietà. Senza dubbio le divisioni esistenti sono causa dell’ingiustizia».
«Unità e giustizia sono due realtà che arricchiscono la comprensione della comunione ecumenica e costruiscono una società pacifica e spiritualmente prospera. La potenza di Cristo perdona, guarisce, protegge e salva».
L’augurio è che la nuova Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani del 2019 «illumini, tramite lo Spirito Santo, altri fedeli a diventare diaconi ed evangelizzatori della Volontà di Dio: “che tutti siano una cosa sola” (Gv 17, 21), generosi discepoli e potenti testimoni dell’amore, della pace e della solidarietà».

Il programma diocesano della Settimana di Preghiera, coordinato dal responsabile per l’ecumenismo don Roberto Breschi prevede diversi momenti di preghiera e ascolto con le diverse comunità cristiane presenti in diocesi. Tra i relatori delle altre chiese, la pastora Letizia Tomassone della chiesa valdese e il pastore Mario Affuso della Chiesa evangelica italiana. I gruppi, le associazioni, i movimenti ed i fedeli tutti sono invitati a partecipare.

 

Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani 2019
PROGRAMMA

Venerdì 18 gennaio 2019
ore 18.00 presso la Chiesa Cattedrale – Pistoia
Celebrazione Eucaristica per l’apertura della Settimana presieduta da don Roberto Breschi, Direttore dell’Ufficio Ecumenismo e Dialogo Interreligioso

Domenica 20 gennaio 2019
ore 10.30 presso la Chiesa Cristiana Evangelica Battista (via San Marco, 9)
Culto di Adorazione
ore 16.00 Chiesa Ortodossa Rumena
(via San Bartolomeo) Celebrazione dei Vespri

Lunedì 21 gennaio 2019
ore 21.00 Parrocchia di Bonistallo
Serata di preghiera con la predicazione della Pastora Letizia Tomassone, della Chiesa Valdese di Firenze

Martedì 22 gennaio 2019
ore 21.00 Chiesa delle Suore di Sant’Anna (via San Pietro)
Celebrazione Ecumenica della Parola di Dio con la partecipazione del Pastore Mario Affuso, della Chiesa Apostolica Italiana.





Educare a “La Speranza che non delude”

A Loppiano il convegno regionale di Pastorale familiare

Il giorno sabato 26 Gennaio 2019 si svolgerà a Loppiano (Incisa e Figline Valdarno) l’annuale convegno promosso dagli uffici della pastorale familiare della Conferenza Episcopale Toscana. Quest’anno l’incontro è dedicato al tema dell’educazione declinato secondo l’indicazione di San Paolo nella Lettera ai Romani La speranza che non delude.

L’incontro è rivolto agli sposi, ai sacerdoti, ai religiosi, alle religiose, ai catechisti, agli educatori e a tutti coloro che hanno a cuore la trasmissione della fede.

Il programma dettagliato lo trovate scaricando il volantino.

Per l’iscrizione scrivere a angela@borgianet.it   oppure a ufficiofamiglia@diocesipistoia.it specificando i seguenti dati:
nome cognome, quello degli eventuali figli e la loro età.
Per i figli sarà organizzata l’animazione.

(ufficio pastorale con la famiglia)

 




Lettera ai genitori per la scelta dell’insegnamento di religione cattolica

Novità in vista per l’insegnamento della religione cattolica.

Da quest’anno infatti, i genitori che intendono far frequentare l’ora di insegnamento della religione cattolica ai propri figli dovranno farlo on-line. Una scelta riservata a chi per l’anno scolastico 2019-2020 si iscrive alla classe 1ˆ di ogni ogni scuola, dalla primaria alla secondaria.

L’Ufficio Scuola Diocesano, Servizio per l’IRC e la Commissione scuola diocesana hanno indirizzato una lettera ai genitori, per guidarli nella conoscenza di questa nuova modalità, ma anche per ricordare a tutti il valore dell’Insegnamento della Religione cattolica.

La lettera sgombra il campo da pregiudizi e luoghi comuni e intende proporre con chiarezza il valore di questo insegnamento.

L’insegnamento della religione cattolica – ricorda l’Ufficio Scuola – è una disciplina scolastica vera e propria; un’opportunità culturale ed educativa preziosa, che aiuta i ragazzi a scoprire le radici della nostra storia e identità e a rispondere alle grandi domande di significato e di senso che tutti – donne e uomini appartenenti ad ogni popolo, cultura e religione – portiamo nel cuore: “Chi sono io? Che senso ha la vita? Perché esiste la morte? Come affrontare la vita?”

Il contento multi religioso in cui viviamo – si legge ancora nella lettera – assume un aspetto del tutto rilevante nella vita di ogni giorno, investe le pratiche quotidiane del buon vivere, gli orientamenti di pensiero, le relazioni. Durante l’ora di Religione Cattolica si conoscono anche le altre culture e Religioni, per educare i nostri ragazzi a confrontarsi, dialogare e rispettare ogni persona.

Insomma, un testo che invitiamo a leggere con attenzione e meditare, per chi ha a cuore la formazione delle nuove generazioni.

Scarica la lettera in pdf : Lettera ai genitori 2019

(red)

 

 




A Pistoia la teologia alternativa di Armido Rizzi

Il teologo Carmine di Sante presenta il suo ultimo volume dedicato al pensiero del suo maestro

Le associazioni «Il Granello di Senape» Pistoia e «Casa della Solidarietà» di Quarrata invitano alla presentazione del libro:

Carmine Di Sante, Dentro la Bibbia. La teologia alternativa di Armido Rizzi

L’incontro, che prevede la presenza dell’autore, avrà luogo sabato 12 gennaio 2019 alle ore 17.30 nella sala del convento delle suore domenicane di Pistoia in Piazza S. Domenico. In questo suo nuovo contributo Carmine di Sante ricostruisce lo straordinario percorso teologico di Armido Rizzi, suo maestro, con il pregio di riassumere in un’unica opera un pensiero che si dispiega in decine di pubblicazioni e numerosi articoli. L’ingresso è libero. 

Carmine Di Sante

Carmine Di Sante è nato a Bisenti (TE) nel 1941, ha studiato teologia all’Istituto Teologico dei Frati Minori di Assisi, si è specializzato in Scienze liturgiche al Pontificio Istituto S. Anselmo di Roma, si è laureato in Psicologia all’Università «La Sapienza» di Roma e ha lavorato per quasi vent’anni al SIDIC (Service International de Documentation Judéo-Chrétienne) di Roma. Ha pubblicato molti saggi, tra i quali La preghiera d’Israele. Alle origini della liturgia cristiana, Marietti 2009 (tradotto in inglese, francese, olandese, ceco e portoghese); Parola e terra. Per una teologia dell’ebraismo, Cittadella 2011; Lo straniero nella Bibbia. Ospitalità e dono, San Paolo 2012; La passione di Gesù. Nonviolenza e perdono, San Paolo 2013; Dio e i suoi volti. Per una nuova teologia biblica, San Paolo 2014; Il perdono nella Bibbia, nella teologia, nella prassi ecclesiale, Queriniana 2016.

Armido Rizzi

È nato a Belgioioso (Pavia) nel 1933, si è laureato in teologia all’Università Gregoriana di Roma e in Filosofia all’Università di Genova. Ha insegnato filosofia della religione, ermeneutica filosofica e teologia sistematica nelle Facoltà italiane della Compagnia di Gesù e dagli inizi degli anni ’70 si è dedicato al «Servizio della Parola» in forma itinerante presso comunità e gruppi cristiani.

 




Quale stella guida la tua vita?

Nelle parole del vescovo per l’omelia dell’Epifania una pista per fare discernimento e diventare cristiani «più buoni, non più inveleniti e rabbiosi»

Riportiamo di seguito il testo integrale dell’omelia di mons. Tardelli per la solennità dell’Epifania.

 

L’arrivo dei cosiddetti magi alla grotta di Betlemme, episodio che abbiamo ascoltato ora nel Vangelo dell’Epifania, rende immediatamente chiaro il messaggio della festa odierna: tutti i popoli sono chiamati a lasciarsi illuminare dalla luce del Signore apparsa a Betlemme e a formare una sola grande famiglia unita nell’amore già su questa terra, segno e prefigurazione della comunione eterna del cielo.

I personaggi di cui si parla, vengono dal lontano oriente. Non sono ebrei. La tradizione li rappresenta di razze diverse. Le parole ascoltate dal profeta Isaia e dall’apostolo Paolo sono molto chiare. Il profeta Isaia vede come in un sogno camminare alla luce di Dio i popoli della terra; popoli che vengono da lontano e vanno verso Gerusalemme, la città santa. «Cammineranno le genti alla luce che risplende sulla città del Signore» – dice il profeta, e prosegue: «I tuoi figli vengono da lontano, le tue figlie sono portate in braccio». San Paolo da parte sua, afferma con ancor più chiarezza: «Le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo, ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del vangelo».

Nel messaggio che viene dalla festa di oggi, è dunque ben evidente questa verità: Dio è venuto sulla terra per illuminare la coscienza di ogni uomo e perché ogni uomo, alla sua luce, ritrovi la retta via, la via della giustizia, del bene e della pace e, per questo tutti gli uomini sono accomunati da un identico destino di gloria.

Sembrano una cosa semplice a dirsi ma in realtà pare davvero molto difficile a tutti noi accettarla e vivere di conseguenza. Perché se Dio è venuto sulla terra per illuminare la coscienza di ogni uomo e perché ogni uomo, alla sua luce, trovi la retta via, la via della giustizia, del bene e della pace e così formare un’unica famiglia umana, di fronte a una tale affermazione, viene subito da domandarci se effettivamente siamo disposti a lasciarci illuminare dal Signore Gesù o se invece tiriamo avanti la nostra vita come se lui non ci fosse e non avesse a che fare niente con essa. Spesso e volentieri mi pare che, proprio noi cristiani, ragioniamo, pensiamo e agiamo o come ci viene d’istinto, o come la rabbia, il risentimento o desideri tutti materiali ci muovono, o come l’imbonitore di turno, politico, guru, potente o divo che sia, ci spinge ad agire; oppure come ancora i vari mezzi di comunicazione ci suggeriscono. Alla fine, la nostra luce, la stella che guida il nostro cammino, non è il Signore. E’ invece una falsa luce che ci porta alla rovina.

Stiamo attenti allora, fratelli e sorelle carissimi! Cerchiamo di essere vigilanti e attentamente critici su tutto quello che ci viene detto o propinato e vigiliamo anche sui desideri che portiamo dentro di noi. La nostra unica luce deve essere il Signore e la sua luce ci deve portare ad essere più buoni, non più inveleniti e rabbiosi. Qui troviamo infatti un criterio di discernimento fondamentale per capire se stiamo cercando di farci illuminare solo dal Signore o se invece ci siamo affidati a false luci e false stelle. Se cresce in noi la lode e la gratitudine a Dio e la voglia di obbedire ai suoi comandi; se nel nostro cuore cresce l’amore verso tutti, anche verso i nemici; se cresce in noi la voglia di abbracciare ogni persona e il desiderio che ogni essere umano sia felice; se, nonostante tutti i nostri peccati e debolezze, sentiamo l’attrazione di ciò che è buono, bello e vero e ci spingiamo a cercarlo e sempre di più; beh, allora stiamo sicuramente cercando di farci illuminare dalla luce di Cristo; e stiamo seguendo quella stella che seguirono anche i magi d’oriente. Non siamo per niente arrivati è chiaro, ma siamo sulla strada.

Ma se invece dentro di noi cresce il risentimento, la rabbia, l’invidia; la voglia di mandare gli altri a quel paese; se cresce in noi l’indifferenza, la voglia di goderci la vita a scapito di tutto e tutti; se sentiamo crescere in noi la paura degli altri, la voglia di tenerli lontani da noi, di respingerli, di sfruttarli ai nostri fini; se infine ci allontaniamo sempre più da Dio e dalla Chiesa, magari giustificandoci con mille ragioni… ebbene, se così è, è abbastanza evidente che non ci stiamo facendo illuminare dalla luce di Cristo ma da qualcosa che forse brilla, ma che è una falsa luce, che ci porterà irrimediabilmente all’infelicità, all’insoddisfazione totale e a costruire una società infernale.

Voglio allora concludere allora, carissimi fratelli ed amici, invitando tutti a metterci davanti al bambino Gesù ancora una volta; ad andare da Lui con umiltà e devozione, come fecero i magi d’oriente, per offrire a Lui non incenso, oro e mirra, ma il dono della nostra libera volontà, e del nostro impegno sincero a lasciarci illuminare ogni giorno solo e soltanto dalla luce che viene dal Signore, da Lui che è la luce del mondo, il nostro sole, Lui che è via, verità e vita.

+ Fausto Tardelli




Don Primo Mazzolari: un parroco che parla al mondo intero

A Parigi un convegno internazionale promosso dalla Santa Sede sul parroco di Bozzolo. Tra i relatori Mariangela Maraviglia

Sotto il patrocinio dell’UNESCO e in collaborazione con la Fondazione “Don Primo Mazzolari”, la Missione Permanente della Santa Sede presso l’UNESCO e la Diocesi di Cremona hanno organizzato il 29 novembre 2018 un convegno internazionale sulla figura di don Primo Mazzolari, parroco novecentesco del paese di Bozzolo, che alla diocesi di Cremona fa parte.

L’incontro, dal titolo Il messaggio e l’azione di pace di don Primo Mazzolari (1890-1959), si è svolto a Parigi presso la sede Unesco e ha visto la partecipazione del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, di monsignor Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona, di don Bruno Bignami, presidente della Fondazione “Don Primo Mazzolari”, di Guy Coq, presidente onorario dell’associazione “Amis d’Emmanuel Mounier”. Tra i relatori, anche la nostra collaboratrice Mariangela Maraviglia, membro del comitato scientifico della Fondazione “Don Primo Mazzolari” e autrice di diversi studi – monografie, articoli, curatele di volumi – dedicati al parroco cremonese. «Riflettere su come il pensiero e l’azione di questo sacerdote può aiutarci tutti a vivere il nostro tempo con coraggio e aiutare a costruire ciò che Papa Francesco chiama la civiltà dell’amore» è stato l’obiettivo del congresso nelle parole del card. Pietro Parolin.

Il cardinale – dopo l’introduzione di mons. Francesco Follo, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’UNESCO, che ha portato tra l’altro il saluto di Papa Francesco, e dopo l’intervento del vescovo di Cremona – ha ripercorso la vita di questo sacerdote che, avendo «affrontato il dramma della guerra» prima come soldato semplice poi come cappellano militare, ha maturato «convinzioni che lo condurranno a diventare un costruttore di pace del XX secolo». È la «dura realtà della guerra» che «lo aiuta a comprendere che tra il Vangelo e la violenza la distanza è abissale». Dagli anni dei regimi totalitari in cui Mazzolari «ha avuto il coraggio di opporsi con forza a tutte le forme di ingiustizia e razzismo», al sostegno alla Resistenza «come esercizio di una coscienza che voleva preservare l’umanità dall’incubo della violenza»; dalle indicazioni nel periodo della seconda guerra mondiale sul discernimento del «bene e vero» in una «realtà che non è mai limpida», all’impegno per l’educazione della coscienza («il mito del dovere come esattamente opposto al primato della coscienza morale») o la convinzione della necessità di una istituzione sovranazionale come garante di pace: questi alcuni passaggi della vita e dell’azione di don Primo messi in luce dal Segretario di Stato vaticano.

A Mariangela Maraviglia era assegnato il tema La parola ai poveri da don Primo Mazzolari a Papa Francesco. «Nella Chiesa che dà la parola ai poveri disegnata oggi da Papa Francesco, si ritrova l’eco delle speranze che ancora comunicano la vita e l’opera di don Mazzolari», ha affermato la storica. Maraviglia ha segnalato l’attualità della figura del parroco lombardo, rimarcata più volte dallo stesso Bergoglio nei suoi interventi dedicati al prete italiano, a partire da quello letto nel corso della visita da lui resa alla sua tomba il 20 giugno del 2017. Don Primo è stato un «sacerdote coraggioso» che «fin dagli anni Trenta del Novecento faceva dell’attenzione ai poveri che apre all’esercizio della misericordia un cardine imprescindibile della vita cristiana», ha ricordato Maraviglia, sottolineando come tale attenzione segni particolamente l’attuale pontificato e stabilisca «indubbie e a prima vista singolari sintonie tra due esperienze storicamente e geograficamente distanti».

Ha quindi proposto alcuni «elementi e motivi di tale consonanza» ripercorrendo brevemente la vicenda di Mazzolari, le fonti del suo pensiero, la condivisione con personaggi e ambienti della storia dei suoi anni. Bibbia, Vangelo, Padri della Chiesa, Francesco d’Assisi, furono i fondamenti su cui si innestò la lettura dei francesi Charles Péguy, Georges Bernanos, Jacques Maritain, Emmanuel Mounier, e degli italiani che avvertiva vicini, per primo il sindaco di Firenze Giorgio La Pira con la sua Attesa della povera gente. Ispirazioni che non furono raccolte solo nella sperduta parrocchia di Bozzolo, ma anche da varie personalità con cui Mazzolari fu in contatto e spesso in amicizia: don Lorenzo Milani e la sua passione educativa che si faceva scuola di emancipazione per gli ultimi; don Zeno Saltini e la sua Nomadelfia, città della fraternità e dell’accoglienza di bambini abbandonati, figure, queste, entrambe valorizzate dalle recenti visite di papa Francesco nei luoghi della loro presenza; i più giovani religiosi David Maria Turoldo ed Ernesto Balducci, spesi in opere di carità e nella predicazione sui temi della giustizia e della pace; don Arturo Paoli che, allontanato forzosamente dall’Italia nel 1954, scriveva a don Primo della necessità di «essere come i poveri»; Giuseppe Dossetti, che avrebbe ispirato il discorso sui poveri e sulla povertà della Chiesa pronunciato dal cardinale Giacomo Lercaro al Concilio Vaticano II. Un discorso raccolto in particolare dall’episcopato della Chiesa latinoamericana, che fece della «opzione preferenziale per i poveri» la cifra del suo rinnovamento.

Papa Francesco, ha sottolineato Maraviglia, «conferendo nuova centralità a una Chiesa che sia sempre più “Chiesa povera e per i poveri”, fa propria oggi una richiesta e un impegno che sorgeva dalle voci più sensibili del cristianesimo del secolo scorso, e tra queste la voce viva e partecipe di don Mazzolari». E ha concluso: «Dare la parola ai poveri è compito acquisito per la Chiesa contemporanea. Ne detta l’esigente revisione interna alla luce della radicalità evangelica; la pone come uno dei pochi baluardi, forse l’ultimo baluardo rimasto a contrastare il dominio di poteri onnivori e disumani. È una sfida non meno ardua di quanto si mostrò nel Novecento vissuto da Mazzolari».




Le vie del servizio nel diaconato: la parola ad Alessio, Eusebiu e Fratel Antonio

Un evento di grazia che esprime la vivacità della Chiesa in un tempo di crisi. L’ordinazione di tre diaconi in vista del sacerdozio rappresenta per la nostra diocesi un appuntamento lieto per cui essere grati al Signore, una triplice ordinazione che non cadeva da diversi anni e che vedrà tre nuovi diaconi in vista del sacerdozio.

Tra loro ci sono due seminaristi della nostra diocesi, Eusebiu Farcas e Alessio Bartolini, ma anche Fratel Antonio Benedetto della Fraternità Apostolica di Gerusalemme di Pistoia, da cui è priore del 2017. Tutti riceveranno il sacramento dell’ordine domenica 13 gennaio alle ore 18 presso la cattedrale di Pistoia.

 

Le vie del servizio nel diaconato

I tre diaconandi raccontano se stessi, il rito dell’ordinazione diaconale e il ministero a cui sono chiamati

A cura di Daniela Raspollini

 

Cosa significa per te questo momento? Quali sono le tue impressioni?

Il ministero del diacono è sintetizzato dal Concilio Vaticano II con la triade «diaconía della liturgia, della predicazione e della carità», con cui serve «il popolo di Dio, in comunione col vescovo e con il suo presbiterio». Vivere il ministero del diaconato da religioso mi riempie gioia e di emozione, dal momento che di fronte ai miei occhi ho l’esempio di San Francesco d’Assisi che fin da bambino ho sentito sempre vicino nel mio cammino. All’interno della liturgia ci saranno dei compiti nuovi che sicuramente metteranno alla prova la mia timidezza, come la lettura del Vangelo, la predicazione, ecc., mentre il servizio ai poveri e agli ammalati me lo sento più familiare dal momento che la mia vocazione è nata proprio in un contesto di volontariato nel servizio ai poveri in un pronto soccorso sociale. Ora mi appresto a ricevere questo ministero alla veneranda età di quarantasei anni… spero almeno di poter portare un po’ della mia esperienza passata (con gli ultimi) facendo un buon servizio sia con la mia comunità sia in diocesi.

Avvicinandomi con tremore a questo nuovo servizio, consapevole dei mie limiti e della mia povertà, con lo sguardo rivolto a nostro Signore e alla vergine Maria, confido nella sua grazia e nelle preghiere delle persone che mi vogliono bene.

Fratel Antonio Benedetto

 

C’è qualche aspetto del rito di ordinazione che vi sembra particolarmente significativo? Potete spiegarlo ai non addetti ai lavori?

C’è un gesto particolare che il vescovo compirà su di noi durante il rito di ordinazione: l’imposizione della mani.

È un gesto cosiddetto “epicletico” un gesto cioè per mezzo del quale il vescovo trasmette lo Spirito Santo agli ordinandi, quello spirito che vivifica e consacra e ci renderà diaconi, ad imitazione del Cristo servo.

Insieme alla preghiera di ordinazione è il cuore pulsante dell’intera liturgia di ordinazione di cui è parte essenziale, e attraverso questo gesto ci sarà donata la grazia di Cristo; una grazia, quella del ministero ordinato, che si esprime con tinte diverse ma inseparabili, nei tre gradi che lo costituiscono.

Vescovo, presbiteri e diaconi insieme, costituiscono nella Chiesa la realtà preziosa è imprescindibile del servizio paterno, pastorale, ad immagine di Gesù che «come un pastore fa pascolare il gregge e lo raduna

 col suo braccio, porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri…» (Is 40,11).

 

Quale messaggio vi sentite di dare alla comunità diocesana in tempi così aridi?

L’unico ed umile messaggio che ci sentiamo di dare alla comunità diocesana è quello di lasciarsi sempre guidati dallo dallo Spirito, cosi come anche il nostro vescovo scrive negli orientamenti pastorali. Allora crediamo che dobbiamo lasciarci guidare dallo Spirito, per poter aderire a Cristo e fare la Sua volontà. Solo aderendo Cristo possiamo diventare una vera comunità fraterna e missionaria.

 

…e ai giovani? Come spieghereste a un giovane che è possibile fare scelte…”per sempre”?

È sempre bello potersi rivolgere ai giovani, sono la primavera e la freschezza della Chiesa.

È anche vero che i nostri giovani, quelli dell’epoca della postmodernità, se spesso hanno veramente fame e sete della vita vera, in molti casi, a causa dei condizionamenti che quotidianamente subiscono, sono portati a sviluppare una certa diffidenza nei confronti di proposte di vita forti e impegnative come quella cristiana, in cui ogni stato di vita e ogni cammino sono segnati dalla cifra indelebile della donazione e della totalità dell’amore.

C’è bisogno, da parte nostra, di essere testimoni seri e credibili della bellezza dell’incontro con Dio.

Ai giovani mi sentirei di dire: coraggio, non smettete di stupirvi della bellezza di scoprirvi amati, scelti, abbracciati dalla misericordia di Dio.

Il Cristo risorto, ha pervaso la natura umana e l’ha redenta, ci chiede di mettersi in relazione con lui, di rimanere nella sua amicizia di stringere sempre di più la nostra adesione a Lui.

È in questa relazione che è possibile, ancora oggi, dire con slancio il nostro”eccomi” a Cristo che ci ha scelti e ci chiede di rimanere uniti a lui “per sempre”, senza riserve, senza rimpianti, per amore.

Eusebiu e Alessio

 

In quale parrocchia presterete servizio?

Eusebiu: Presto il servizio pastorale nella comunità parrocchiale di San Francesco d’Assisi in Bonistallo (Poggio a Caiano). Precedentemente ho prestato servizio presso la parrocchia di San Marcello in San Marcello Pistoiese e alla parrocchia dell’Immacolata a Pistoia.

Alessio: a Quarrata presso la parrocchia di Santa Maria Assunta, dove presto servizio già da un anno.




Torna alla San Giorgio il problema del Male

Il prossimo venerdì 11 gennaio, avrà inizio presso la Biblioteca Comunale San Giorgio, la seconda parte delle conferenze sul tema Il male e il silenzio di Dio.

Il tema ha inquietato la coscienza dell’uomo fin dai tempi antichi, spingendolo a chiedersi: unde venit malum? Certo è che dietro il termine ‘male’ si aprono orizzonti diversi, che spaziano da quello fisico a quello ontologico, da quello morale a quello sociale…

I relatori che hanno affrontato il tema l’anno passato hanno offerto interessanti spunti di riflessione: la risposta al male narrata da Dostoevskij ne La leggenda del Grande inquisitore, il tentativo di Teodicea di Leibniz, il concetto di male nel pensiero di Schelling e Pareyson, fino a trattare del concetto di Dio dopo Auschwitz proposto da Hans Jonas.

Quest’anno saranno offerti i contributi all’argomento da parte di Hannah Arendt, di Etti Hillesum o dalla lettura biblica che ne danno il libro di Giobbe o l’Apocalisse, ma anche da quella filosofica offerta da Immanuel Kant o Simon Weil. In questo panorama così ricco, non si va certo cercando una risposta esaustiva o che ‘mondi possa aprire’, ma solo tentatativi, ‘storte sillabe’ che possano aiutarci a sostenere il peso di una questione che soluzione logica non ha, ma che tanto dice della fralezza dell’uomo, del suo esser caduco in mezzo a realtà caduche ma, al tempo stesso, del fatto incontrovertibile che egli, quale ‘canna pensante’, non può sottrarsi alle domandi fondamentali che riguardano lui stesso ed il mondo. Fra queste domande, forse la più scottante è quella che riguarda il male, nella vita individuale, nella realtà, nella storia… per questo il tema ha suscitato interesse, e no smetterà di farlo, nel desiderio di risposte che non possono che essere variegate.

La ricchezza di questi contributi all’argomento è data non solo dalla competenza di quanti li presentino ma anche dalle diverse prospettive di lettura, che permettono a coloro che partecipano di non abbracciare facili soluzioni, che inevitabilmente risulterebbero riduttive.

Il mio ringraziamento va a tutte le relatrici e relatori ed a coloro che vorranno partecipare.

Edi Natali

 

programma 2019 (pdf)

Al via il nuovo ciclo di conferenze di filosofia e teologia, che negli anni passati hanno visto la partecipazione di numerosi studenti e appassionati delle due discipline e sono state coronate anche dalla pubblicazione di un testo, contenente gli atti del corso Ordo Amoris, elaborato dai relatori e sostenuto dalla Biblioteca San Giorgio. Il testo ha vinto il primo premio del concorso Premio Nazionale di Filosofia, X edizione. Le figure del pensiero, per la sezione «Pratiche Filosofiche», con cerimonia di premiazione avvenuta il 19 giugno 2016 a Certaldo (FI).
Le conferenze avranno la stessa impostazione seminariale già sperimentata nelle precedenti edizioni: ai circa cinquanta minuti di relazione farà seguito un intervallo di tempo di pari durata, durante il quale i partecipanti potranno porre domande o fare osservazioni. Agli studenti che lo richiedano sarà rilasciato un attestato di frequenza, che potrà eventualmente essere utilizzato dall’insegnante di filosofia a titolo di credito scolastico o per la valutazione finale.

Calendario degli incontri

Venerdì 11 gennaio 2019
Giobbe e la risposta al male
relatore Cristiano D’Angelo

Venerdì 18 gennaio 2019
Il male radicale in Immanuel Kant
relatrice Francesca Ricci

Venerdì 25 gennaio 2019
Il problema del male in Simone Weil
relatrice Sabina Moser

Venerdì 1 febbraio 2019
Hannah Arendt e la “banalità” del male
relatore Paolo Bucci

Venerdì 8 febbraio 2019
Etty Illesum: “lavorare su se stessi, unica soluzione al male”
relatrice Beatrice Iacopini

Venerdì 15 febbraio 2019
La figura dell’Anticristo tra Solov’ev e l’Apocalisse
relatrice Edi Natali




Tre nuovi diaconi per la Chiesa pistoiese

Pubblichiamo di seguito la notificazione del vescovo Tardelli relativa alla prossima ordinazione diaconale che sarà celebrata domenica 13 gennaio alle ore 18 presso la Cattedrale di San Zeno a Pistoia.

 

Carissimi diocesani,

è con vera gioia che vi annuncio la prossima ordinazione diaconale di Alessio Bartolini, Eusebio Farcas, alunni del nostro seminario e di fratel Antonio Benedetto della Fraternità apostolica di Gerusalemme.
L’Ordinazione avverrà in Cattedrale, domenica 13 gennaio, solennità del Battesimo del Signore, alle ore 18.

È una festa per tutta la chiesa diocesana di cui dobbiamo esser grati al Signore. È una sua benedizione infatti poter annoverare tra i ministri della chiesa questi tre nostri fratelli che, a Dio piacendo, sono avviati al Ministero presbiterale.

Il 13 gennaio è anche la data di ripresa del percorso diocesano al diaconato permanente, dopo qualche anno di interruzione e di ripensamento. Il ministero del diaconato, segnato costitutivamente dalla dimensione del servizio a Dio, al popolo di Dio e in special modo ai poveri, è un bene prezioso che dobbiamo saper apprezzare e valorizzare. A partire da tutti coloro che già da tempo svolgono questo ministero nella chiesa pistoiese e ai quali dobbiamo esser grati.

Preghiamo allora per coloro che domenica 13 prossima saranno ordinati diaconi, come per coloro che oggi esercitano il ministero del diaconato permanente nella nostra diocesi e per coloro che il Signore chiamerà ad esercitarlo in futuro.

Pistoia, 2 gennaio 2019

+Fausto Tardelli