Borse di studio dalla Fondazione CARIPT: un contributo per studenti meritevoli

Ottava edizione per il bando che premia gli studenti meritevoli della provincia di Pistoia. Tra i partners del progetto anche le Caritas diocesane di Pistoia e Pescia.

Considerando quello all’istruzione un diritto fondamentale, la Fondazione Caript si impegna per contribuire a migliorare la qualità della formazione scolastica e accademica degli studenti residenti nella provincia di Pistoia. In questo senso, l’ottava edizione del bando Borse di studio si inserisce nel complesso degli interventi destinati al settore dell’educazione, istruzione e formazione per il quale la Fondazione ha previsto per il 2019 un investimento totale di 1.440.000 euro (di cui 570mila erogati attraverso tre bandi specifici).

Con questa iniziativa si mettono a disposizione di studenti capaci e meritevoli e delle loro famiglie di modeste condizioni economiche, 200 borse di studio – e comunque quante saranno fino a concorrenza dell’importo di 150mila euro – destinate all’acquisto di testi scolastici, alla copertura delle tasse universitarie e in generale al sostenimento di tutte le spese direttamente o indirettamente necessarie allo svolgimento dell’attività formativa. L’iniziativa, attuata in collaborazione con la Caritas Diocesana di Pistoia e la Caritas Diocesana di Pescia, ha l’obiettivo di dare ai giovani un’opportunità di proseguire e completare il loro percorso formativo.

L’importo delle borse è di € 500 per gli studenti delle scuole medie, € 700 per quelli delle scuole superiori ed € 900 per gli universitari.

Per poter presentare domanda occorre possedere una certificazione ISEE non superiore ai 15mila euro, avere una media di almeno 7/10 (per gli studenti delle medie e delle superiori), aver conseguito la maturità con la votazione di almeno 80/100 (per chi si iscrive al primo anno di università) o aver sostenuto gli esami previsti dal piano di studi con una media di almeno 27/30 (per gli universitari iscritti agli anni successivi al primo).

La domanda di partecipazione può essere scaricata dai siti www.fondazionecrpt.it e www.diocesipistoia.it / www.diocesidipescia.it oppure richiesta presso il Centro di Ascolto Diocesano (via San Pietro 36, Pistoia), l’Ufficio Caritas Diocesana di Pescia (Piazza Garzoni 2, Pescia), il Centro di Ascolto di Montecatini Terme (via Mazzini 1, Montecatini Terme).

Le domande, compilate e complete di tutti gli allegati, dovranno essere inviate per raccomandata alla Fondazione Caript (via de’ Rossi 26, 51100 Pistoia) o consegnate agli uffici Caritas sopra indicati, dal 1° al 31 luglio 2019 compresi. Le graduatorie con i vincitori delle borse di studio saranno pubblicate sul sito della Fondazione entro il 15 ottobre 2019. Info: interventi@fondazionecrpt.it.

(comunicato)

Borse di studio 2019

Modulo A – Richiesta per: Scuola media
Modulo B – Richiesta per: Scuola superiore (studenti maggiorenni)
Modulo C – Richiesta per: Scuola superiore (studenti minorenni)
Modulo D – Richiesta per: Università
Modulo E – Autodichiarazione universitari
Informativa privacy

Scadenza 31 luglio 2019




Giovanissimi: una giornata “insieme”!

In arrivo la prima giornata diocesana di condivisione e preghiera per i ragazzi tra i 14 e i 18 anni

Domenica 2 giugno è prevista una giornata di incontro e festa per tutti i giovanissimi della Diocesi.

La giornata, organizzata dall’ufficio di Pastorale Giovanile diocesano, è una bella occasione di incontro e condivisione dedicata a tutti i ragazzi del dopoCresima e agli animatori degli oratori fino ai 18 anni.

La giornata prevede il ritrovo alle ore 15.00 nello spazio sul retro della chiesa di San Bartolomeo a Pistoia (la conclusione è prevista per le 18/18.30). Ci saranno giochi a squadre, la preghiera col vescovo e la merenda insieme. Sarà un’occasione per imparare a conoscersi e a condividere tra gruppi.

L’animazione della giornata seguirà la tematica indicata dal sussidio per gli oratori “Che gusto c’è?” (La fabbrica di cioccolato) che aiuterà i presenti a comprendere l’importanza della parola “insieme”.

Per la buona riuscita della giornata parrocchie e gruppi sono invitati a comunicare entro domenica 26 maggio, il numero approssimativo di partecipanti attraverso una mail all’indirizzo della pg diocesana: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it ; oppure contattando padre Simone (cell. 339 2909086).

Non mancate!




Scopri la tua vocazione e sii te stesso!

Domenica 12 maggio è la Giornata di preghiera per le vocazioni

«Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie». C’è qualcosa di prezioso, di unico e irripetibile nella tua esistenza che il Signore conosce e ti ha donato. La lapidaria espressione del giovane Carlo Acutis, ce lo ricorda con evidenza. Carlo è morto a 16 anni, ma la sua esistenza aveva trovato una forma già compiuta, era fiorita e maturata sotto il segno della santità. Perché anche la tua vita fiorisca, si compia e porti frutto, hai bisogno di scoprire la tua vocazione. Ma cos’è la vocazione?

Papa Francesco, nella sua esortazione post-sinodale “Christus vivit” ce lo spiega.

«La parola “vocazione” può essere intesa in senso ampio, come chiamata di Dio. Comprende la chiamata alla vita, la chiamata all’amicizia con Lui, la chiamata alla santità, e così via. Questo ha un grande valore, perché colloca tutta la nostra vita di fronte a quel Dio che ci ama e ci permette di capire che

nulla è frutto di un caos senza senso, ma al contrario tutto può essere inserito in un cammino di risposta al Signore, che ha un progetto stupendo per noi.

Ma cosa devo fare per realizzare la mia vocazione?

«Per realizzare la propria vocazione è necessario sviluppare, far germogliare e coltivare tutto ciò che si è. Non si tratta di inventarsi, di creare sé stessi dal nulla, ma di scoprirsi alla luce di Dio e far fiorire il proprio essere: nel disegno di Dio, ogni uomo è chiamato a uno sviluppo, perché ogni vita è vocazione. La tua vocazione ti orienta a tirare fuori il meglio di te stesso per la gloria di Dio e per il bene degli altri. Non si tratta solo di fare delle cose, ma di farle con un significato, con un orientamento. (…)

Gesù cammina in mezzo a noi come faceva in Galilea. Passa per le nostre strade, si ferma e ci guarda negli occhi, senza fretta. La sua chiamata è attraente, è affascinante. Oggi, però, l’ansia e la velocità di tanti stimoli che ci bombardano fanno sì che non ci sia spazio per quel silenzio interiore in cui si percepisce lo sguardo di Gesù e si ascolta la sua chiamata. (…)

Nel frattempo, riceverai molte proposte ben confezionate, che si presentano belle e intense, ma con il tempo ti lasceranno svuotato, stanco e solo. Non lasciare che questo ti accada, perché il turbine di questo mondo ti trascina in una corsa senza senso, senza orientamento, senza obiettivi chiari, e così molti tuoi sforzi andranno sprecati.

Cerca piuttosto quegli spazi di calma e di silenzio che ti permettano di riflettere, di pregare, di guardare meglio il mondo che ti circonda, e a quel punto, insieme a Gesù, potrai riconoscere quale è la tua vocazione in questa terra».

Da dove partire?

La parola del Papa ci suggerisce alcune domande da prendere sul serio. Domande per chi è giovane e per chi forse comincia a non esserlo più. Domande che forse vale la pena tenere presenti in ogni stagione della vita.

Conosci te stesso, al di là delle apparenze e delle tue sensazioni?

Sai cosa dà gioia al tuo cuore e che cosa lo intristisce?

Ti sei mai preso tempo, magari in silenzio o in preghiera, per capire dove va la tua vita?

Quali sono i punti fermi della tua esistenza?

Come puoi servire meglio ed essere più utile al mondo e alla Chiesa?

Per chi sei tu?

Il Signore ti domanda: «Mi vuoi come amico?»; tu cosa gli rispondi?

Chiamate speciali

Esistono anche “chiamate diverse” di speciale consacrazione: sono le vocazioni al sacerdozio o alla vita religiosa. Anche nella nostra diocesi il Signore continua a rivolgere la sua chiamata.

Il Seminario offre il tempo e lo spazio necessari a discernere questa chiamata, a crescere nell’amicizia con il Signore e così formarsi al ministero sacerdotale.

Ti invitiamo a pregare il Signore perché la chiamata che il Signore rivolge possa essere riconosciuta ed accolta. Una preghiera speciale la chiediamo, in questo giorno, per i seminaristi della nostra diocesi.

Il Seminario di Pistoia

Maximilien Baldi ha 34 anni, è nato in Francia e cresciuto in Toscana. Svolge servizio pastorale a Poggio a Caiano ed è al suo quarto anno di seminario.

Alessio Biagioni ha 39 anni ed è nato a Pistoia. Attualmente Alessio, al suo terzo anno di formazione, è alunno dell’Almo Collegio Capranica di Roma, dove frequenta la Pontificia Università Gregoriana. Svolge servizio pastorale presso la Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma e presso la parrocchia di San Mattia Apostolo.

Andrea Torrigiani è nato a Pistoia 27 anni fa. Svolge attività pastorale presso le parrocchie di Vignole e Casini, ma anche accompagnando il vescovo nelle celebrazioni per le cresime e la visita pastorale. Questo è il suo terzo anno di seminario.

Il prossimo 30 giugno saranno ordinati sacerdoti due alunni del nostro seminario, oggi diaconi. Ti invitiamo ad accompagnarli con la preghiera in questo tempo di preparazione imminente al sacerdozio.

Alessio Bartolini (39 anni), presta il suo servizio pastorale presso la Parrocchia di Quarrata come cerimoniere vescovile e membro dell’Ufficio Liturgico Diocesano.

Eusebiu Farcas ha 25 anni ed è nato in Romania. Attualmente svolge il suo servizio pastorale presso la parrocchia di San Francesco d’Assisi a Bonistallo.

Dallo scorso anno è stato attivato anche l’anno propedeutico, un percorso di discernimento in vista dell’ingresso in seminario strutturato a livello regionale e diocesano. Il responsabile diocesano è Padre Simone Panzeri, dei Padri di Betharram. Attualmente il corso propedeutico accoglie tre alunni.

Ti chiediamo un preghiera anche per loro.

E ora?

La comunità del Seminario ti invita ad un’esperienza di preghiera e ascolto di Dio all’aria aperta. Una camminata verso il Santuario di Valdibrana venerdì 24 maggio. Se hai voglia di condividere con noi un po’ del tuo tempo, se cerchi un po’ di silenzio e un momento diverso per rompere il ritmo della distrazione o della fatica, se hai bisogno di una sosta di preghiera o di semplice contemplazione e ascolto …ti aspettiamo!

Partiremo alle 16.45 da Piazza Oplà (Pistoia) per incamminarci a piedi verso il Santuario di Valdibrana dove alle 18.00 celebreremo insieme la santa messa. Dopo, per chi vuole, ci fermiamo a mangiare una pizza insieme al circolo. Ti aspettiamo!

Per informazioni: pistoiaseminario@gmail.com –  338 6509437 (don Ugo Feraci)

http://seminariopistoia.blogspot.com/Facebook: Seminario Di Pistoia




Cercasi adulti credenti, credibili e felici di esserlo

Intervista a don Armando Matteo sulla relazione tra la Chiesa e le nuove generazioni alla luce dell’esortazione di Papa Francesco “Christus vivit

di Daniela Raspollini

Don Armando Matteo, docente di Teologia fondamentale all’Università Urbaniana di Roma e noto conoscitore del mondo giovanile, ci presenta la proprie riflessioni sull’esortazione post-sinodale di Papa Francesco “Christus vivit”.

Cosa l’ha colpita di più dell’esortazione di Papa Francesco “Christus vivit”?

Quello che mi ha colpito di più, nell’esortazione di papa Francesco “Christus vivit”, è l’affetto. Sì, l’incredibile affetto che questo papa esprime per le nuove generazioni. Un affetto che trova, forse, una spinta in più nella consapevolezza che il tempo che viviamo non è esattamente “un tempo per giovani”. E Francesco, questa cosa qui, la dice a tutto tondo da tanto tempo e la rimarca con vigore in questa Esortazione. Da una parte e all’altra del mondo, i nostri giovani non sono messi nella condizione di esprimere tutta quella potenzialità di energia e di creatività che è loro propria. E questo affetto diventa poi sinonimo di fiducia e diventa richiamo, appello, persino rimprovero ad una società di adulti e di vecchi che sempre di più si sono prostrati al culto della giovinezza, marginalizzando in modo vergognoso proprio i giovani.

L’esortazione parla di una pastorale giovanile che vede strutture in cui i giovani spesso non trovano risposte alle loro inquietudini. A suo avviso quali sono i limiti più diffusi nella pastorale giovanile?

Ci vuole un coraggio “da papa” per riconoscere tutto questo! Ma è la semplice verità. Non addosso responsabilità specifiche alla pastorale giovanile, i cui responsabili anzi si danno sempre un gran da fare. Ma come credenti, adulti e vecchi, facciamo una fatica matta a capire il grande fossato che si è creato tra le nuove generazioni e l’attuale cristianesimo. Ancora facciamo una fatica da matti a capire come è cambiato il modo di vivere oggi la giovinezza, da parte dei giovani veri, in un tempo in cui tutti noi – tutti noi adulti e vecchi – non pensiamo ad altro che a restare giovani per sempre! Per cui i limiti della pastorale giovanile sono i limiti dell’agire pastorale tout court: un agire pastorale spesso, troppo spesso, autoreferenziale, che continua ad andare bene per alcuni, sempre di meno e sempre più vecchi, e che non si rende conto di quanto è davvero cambiata la vita della gente. E che dunque non è più tempo di una pastorale del cambiamento, quanto di un vero e proprio cambiamento della pastorale.

Nel documento Papa Francesco afferma che i giovani hanno bisogno di una chiesa che non stia continuamente a condannare, a combattere su due o tre temi, fino a diventare talvolta irritante. Cosa suggerirebbe alla nostra chiesa in Italia?

Di mettere semplicemente in pratica ciò che 15 anni fa i nostri vescovi hanno scritto nella nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia: dare priorità alla questione dell’adulto! Il punto è che oggi abbiamo, da una parte, adulti e vecchi che possono e non vogliono crescere e, dall’altra, giovani e ragazzi che vogliono e non possono crescere. È ormai un segreto di Pulcinella quello per i quale siamo in un deficit pazzesco circa la qualità veramente adulta degli adulti. Penso in particolare ai nati tra il 1954 e il 1984. Che siamo poi i papà, le mamme, i docenti, gli istruttori dei nostri giovani. In una parola: i loro modelli di vita! E che modelli! Se si pensa che per noi adulti i nostri modelli sono proprio i nostri figli e i nostri alunni.
In una parola: sta pure per finire il decennio dedicato dalla Chiesa italiana all’educazione, ma non è per nulla finita l’emergenza educativa. E quest’emergenza educativa è che ci servono al più presto adulti credenti, credibili e soprattutto felici di essere adulti. Ed è solo la Chiesa, insieme alla scuola, a poter e voler portare avanti questa battaglia. Le altre componenti della società, dalla politica all’economia, dalla cultura al mondo della comunicazione, giusto per citarne alcune, sono ben felici di aver a che fare con adulti che pensano solo a fare i giovani; insomma, con adulti imbecilli e permanentemente infelici!

Tra i tanti suggerimenti, inviti e riflessioni presenti nel documento c’è anche l’appassionato appello ai giovani affinché diventino “missionari coraggiosi” andando anche controcorrente; pensa che i giovani abbiano la voglia di accogliere e “vivere secondo Francesco”?

Questo vale già per alcuni dei nostri giovani e si può sperare che varrà per molti altri. D’altro canto, la nostra è una Chiesa “cattolica” e dunque differenti sono le situazioni in cui vanno a tradursi concretamente gli appelli e le indicazioni del magistero. Per il nostro Paese, penso che sia molto più pertinente l’indicazione di “Christus vivit” per la quale è l’intera comunità che si debba fare carico dell’annuncio del Vangelo e della cura delle nuove generazioni. Non si può più pensare di delegare questo ad un settore specifico. La situazione non è delle migliori da noi. Nelle nuove generazioni, aumenta la quota di chi si dichiara proprio fuori dalla tribù cattolica e spesso questo riguarda non solo i ragazzi e i giovani maschi, ma anche le ragazze e le giovani donne. Insomma, da noi il fenomeno più forte è che piccole atee crescono!

Il Papa parla di giovani con radici per affrontare il tema del rapporto tra generazioni. È davvero così sgangherato questo rapporto tra giovani e anziani?

Più che con gli anziani, la questione ha a che fare con gli adulti. Per intenderci, sono anziani i nati prima del 1954. In verità sono gli adulti che hanno mandato all’aria il rapporto tra le generazioni: per loro l’unico modello di esistenza accettabile e degno del desiderio umano è quello della giovinezza. Noi adulti, infatti, non vogliamo minimamente pensare a cose come adultità, maturità, responsabilità, generatività, passaggio di testimone. Ed è per questo che trattiamo i nostri figli non come i veri eredi del mondo, ma come piccole divinità da custodire, adorare e soprattutto contenere in confini bene limitati.

Crede che con il pontificato di Papa Francesco sia cambiato qualcosa nel rapporto tra i giovani e la Chiesa? Oppure che la tendenza sia comunque quella di un graduale allontanamento dalla Chiesa?

Noi cattolici facciamo statisticamente fatica a fidarci delle statistiche, e purtroppo le statistiche più recenti confermano l’esponenziale allontanamento delle nuove generazioni dall’universo cattolico. E ripeto, la cosa che deve interrogarci di più è che questo vale sia per i giovani maschi che per le giovani donne.

Il problema principale, a suo avviso, è la mancanza di credibilità e fiducia nei confronti della Chiesa o il venir meno della fede?

Consapevole di dire qualcosa di poco condiviso nella Chiesa italiana, in tutti i miei saggi sostengo che, con i giovani, la vera questione è quella della fede. Nonostante tutto il nostro gran da fare, nelle parrocchie, negli oratori, nei movimenti e nelle associazioni, la mancanza di testimonianza di fede cristiana vissuta, da parte dei genitori e degli altri adulti della società, impedisce ai giovani di comprendere che cosa la fede cristiana abbia a che fare con il loro personale processo di definizione della propria identità adulta. Insomma, la fede è, per loro, sempre di più una questione da bambini e finché si rimane bambini. Per questo, poi, ad un certo punto lasciano la comunità cattolica e diminuisce radicalmente l’interesse per la fede cristiana. E la lasciano senza sbattere le porte e senza alcun sentimento di colpa. In “Evangelii gaudium”, Papa Francesco parla giustamente di rottura della trasmissione generazionale della fede all’interno del popolo cattolico e a mio avviso alla radice di questo fenomeno c’è proprio quella “adorazione della giovinezza”, che egli stigmatizza in “Christus vivit”; una tale adorazione fa sì, come già detto, che per noi adulti e vecchi la vita al massimo e il massimo della vita sia “restare giovane”. Questo per noi adulti e vecchi vale più di Dio, più del Vangelo, più della Chiesa. O meglio è questo, per noi, il nostro dio, il nostro vangelo, la nostra chiesa. Sotto queste condizioni, come potremmo indicare/testimoniare allora ai giovani il legame, che pur esiste, tra vita adulta compiuta e sequela di Gesù? Da qui si deve ripartire. Al più presto.




Scholas Occurrentes a Pistoia: camminare insieme nell’impegno per i giovani

La notizia della scelta da parte di Papa Francesco della nostra città come sede di Scholas Occurrentes dà speranza e ci impegna a lavorare con ancora maggiore slancio per i giovani e per la scuola nel complesso periodo che entrambi attraversano.

Ho rubato un verso. Ho rubato un verso al profeta Geremia e nel mio colloquio con Madre Ana, ringraziandola, ho avuto modo di dire a lei e ai referenti di Scholas che ho incontrato, che “vedo un ramo di mandorlo”. La loro venuta a Pistoia, nella nostra città a volte chiusa, a volte complicata, ma con tante energie da esprimere, è il segno di una primavera che accompagna quella del calendario. Non è un caso forse che proprio il 21 marzo la notizia sia divenuta ufficiale.

Ringrazio il vescovo Fausto per questo ulteriore segno di attenzione al mondo della scuola. L’impegno e la volontà tenace dell’Ufficio per la Pastorale dell’Educazione, della Scuola, dell’Università è di fare in modo che anche questa non diventi un’occasione persa, ma che possa essere invece il modo operativo perché tutti coloro che condividono il bisogno di un senso nuovo, antico e al contempo diverso nel loro impegno con e per i giovani, possano camminare insieme.

Dobbiamo unirci, non distinguerci gli uni dagli altri, in un unico cammino ecclesiale. Così questa iniziativa, nelle pletora delle iniziative sparse, sarà un segno di speranza e potrà fare la differenza nella vita di molti. Costruire insieme. Camminare insieme. «Benedetto colui che viene nel nome del Signore».

Edoardo Baroncelli
Direttore dell’Ufficio per la Pastorale dell”Educazione, della Scuola, dell’Università – Diocesi di Pistoia




Pistoia saluta Papa Francesco

Dal monastero delle Benedettine di Santa Maria degli Angeli un caloroso saluto al Santo Padre!

L’occasione è l’apertura di una nuova sede formativa della Fondazione “Scholas Occurrentes” a Pistoia.
Scholas Occurrentes” è una fondazione promossa da Papa Francesco nata a Buenos Aires nel 2001, oggi diffusa in tutto il mondo. Una realtà educativa aperta all’incontro, che coinvolge giovani di culture e religioni diverse, rivolta a formare attraverso l’ascolto, la creatività, la cultura, lo sport.

In collegamento a Roma Papa Francesco e il vescovo di Pistoia Fausto Tardelli.

Riprendiamo dal sito Vatican News (l’articolo è di Cecilia Seppia) alcuni passaggi relativi alle parole di Papa Francesco ispirate dal collegamento con Pistoia.

«Scholas è un germoglio» – ha detto Francesco riprendendo le parole della madre badessa che ha testimoniato la gioia di veder nascere, proprio nel giardino del monastero di Pistoia, il seme della pace, della fraternità e del dialogo, la grazia di poter essere luogo di incontro dove i giovani possano crescere insieme. I giovani ha spiegato il Santo Padre spesso non hanno dei leader giusti capaci di guidarli, perché li cercano al di fuori delle loro comunità. Quello che invece fa Scholas è proprio risvegliare le comunità giovanili e incoraggiarle a seguire quelle leadership che nascono al loro interno.

(…)
Altro spunto che Francesco ha offerto ai ragazzi è quello di coltivare il dialogo con gli anziani come hanno saputo fare le suore del Monastero di Pistoia non più giovanissime: “E questa è la sfida di oggi che i giovani devono affrontare: il dialogo con gli anziani, perché se i giovani vanno da soli, perdono le loro radici, perdono il senso della storia, perdono l’appartenenza. E i vecchi, se non possono dare tutto questo ai giovani, si sentono isolati e muoiono di tristezza”. Solo così, come si legge nel Libro del Profeta Gioele, gli anziani faranno sogni e i giovani profeteranno, gli uni con l’aiuto degli altri.




Dalla vocazione al mondo digitale

Sono disponibili presso la Libreria San Jacopo di Pistoia i sussidi  per gli incontri di riflessione e preghiera dedicati a due punti centrali emersi dal sinodo dei giovani. Nei sussidi è possibile trovare infatti una proposta di taglio più vocazionale, dedicata a comprendere la chiamata che il Signore rivolge a ogni credente; una seconda dedicata all’ambiente digitale.

Il primo sussidio dal titolo: “Seconda stella a destra: questo è il cammino…” affronta il tema del discernimento vocazionale.

Il secondo, dal titolo: “Noi, tu, io, Dio …e i Social Network” è dedicato al mondo digitale.

Entrambi presentano due tracce: una per un incontro di preghiera e meditazione, l’altra per un momento di condivisione e riflessione di gruppo. I sussidi sono a cura della Comunità del Seminario di Pistoia. La Comunità del Seminario si rende disponibile per presentarli e realizzarli nelle parrocchie o nei gruppi giovanili. Per contatti: redazione@diocesipistoia.it (don Ugo: 338 65 09 437)

È anche possibile scaricare i due sussidi di seguito in pdf:

Per maggiori info visita la pagina dell’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile




Orientarsi nel mondo digitale e nel discernimento vocazionale

Mercoledì 13 marzo un incontro a cura dell’Ufficio di Pastorale Giovanile e della comunità del seminario diocesano

Prosegue il cammino proposto dall’ufficio diocesano di pastorale giovanile dal titolo “Camminava con loro”. Dopo due serate dedicate al tema del lavoro e dell’affettività in collaborazione con Policoro e ufficio per la pastorale con la famiglia, il tempo della Quaresima è lasciato all’iniziativa e alla creatività delle singole parrocchie o gruppi giovanili. La pastorale giovanile diocesana renderà disponibile, infatti, un sussidio per accompagnare e/o suggerire il lavoro con i giovani.

Cosa sarà possibile trovare nel sussidio?

Il recente Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani ha posto all’attenzione della chiesa l’importanza di coltivare un discernimento “vocazionale”, di pensare cioè l’esperienza di fede dentro un cammino di attenta e progressiva consapevolezza della propria identità e della propria missione nella chiesa e nel mondo. Chi sono? Cosa sono chiamato a fare della mia vita?
Tra le tante “frequenze” che ronzano negli orecchi dei giovani queste domande chiedono di essere prese in seria considerazione. Ascolto e accompagnamento dovrebbero entrare sempre più dentro l’azione di laici e parroci impegnati nella pastorale, facendo attenzione a consolidare percorsi condivisi tra pastorale giovanile e vocazionale, per non disperdere le forze e integrare i diversi aspetti dell’esistenza di un giovane. «In un mondo frammentato che produce dispersione e moltiplica le appartenenze – ricorda il documento finale del sinodo – i giovani hanno bisogno di essere aiutati a unificare la vita, leggendo in profondità le esperienze quotidiane e facendo discernimento».

Discernimento vocazionale e ambiente digitale

L’equipe di pastorale giovanile diocesana ha dunque pensato di offrire all’attenzione di tutti i gruppi giovani della diocesi un piccolo sussidio per due o più incontri di riflessione e preghiera dedicati a due punti centrali emersi dal sinodo: una proposta di taglio più vocazionale, dedicata a comprendere la chiamata che il Signore rivolge a ogni credente; una seconda dedicata ad una delle sfide più urgenti indicate dallo stesso sinodo, cioè la missione nell’ambiente digitale. «Giovani cristiani, nativi digitali come i loro coetanei, – afferma il documento finale – trovano qui una autentica missione, in cui alcuni sono già impegnati. Sono peraltro gli stessi giovani a chiedere di essere accompagnati in un discernimento sulle modalità mature di vita in un ambiente oggi fortemente digitalizzato che permetta di cogliere le opportunità scongiurando i rischi».

Entrambe le proposte sono state elaborate dalla comunità del Seminario diocesano. La comunità del Seminario si rende disponibile a realizzarle in parrocchia o in un incontro di vicariato. Il sussidio, tuttavia, permetterà alle diverse realtà diocesane di organizzare in autonomia e con una certa possibilità di adattamento le diverse proposte.

Come saperne di più?

Il sussidio sarà illustrato dalla comunità del Seminario mercoledì 13 marzo presso il Seminario diocesano di via Puccini (aula polivalente) alle ore 21.00. Un appuntamento da non perdere!




Non lasciamoci rubare i social!

A Montemurlo don Dino Pirri ha proposto un incontro sul tema “evangelizzare al tempo dei social”. Una sintesi del suo intervento

«È la curiosità quella che spinge un individuo a muovere i suoi primi passi sui social. Guai ai cristiani che non sono curiosi».

È con queste parole che Don Dino Pirri, ex assistente nazionale dell’Azione Cattolica dei Ragazzi e adesso Parroco della parrocchia Madonna della Speranza a San Benedetto del Tronto, ha dato il via all’incontro su “Evangelizzare al tempo dei social” tenutosi venerdì 8 febbraio presso la parrocchia del Sacro Cuore di Montemurlo. Di fronte ad una platea composta da giovani e non più giovani, il parroco ha raccontato come avvenne il suo incontro con queste piattaforme di comunicazione delle quali lui stesso si definisce non un esperto, ma solo un artigiano. Era l’aprile 2005, quando,  per l’elezione di Papa Benedetto XVI Don Dino si trovava in una Piazza San Pietro dove erano presenti tutte le tv del mondo; questa immagine lo aiutò a pensare quante persone siano raggiungibili tramite social e soprattutto a quanto il messaggio di cui siamo portatori noi cristiani sia il più bello da annunciare. Così nacque la voglia di “essere presente” in quegli spazi virtuali dove aveva intuito la possibilità di diffondere a più persone possibili l’annuncio del Vangelo.

Per stare in “posti nuovi” però, occorre esserne capaci: «devi saperci stare  – ha precisato don Dino – e quindi non puoi essere un turista, ma devi abitarci per un po’ di tempo per comprendere le leggi che li regolano». Anche i social – paradossalmente- hanno bisogno di dedizione e attenzione, tempo e cura, per non incorrere nell’errore di farne un uso superficiale, senza conoscere tutti i vantaggi che possono offrire. Il suo impegno nel mondo social è stato dettato da una riflessione evangelica: «Gesù è chiaro nell’indicarci dove ci chiede di andare; non chiama con sé agricoltori che seminano il proprio campo in attesa dei germogli, ma chiama pescatori, abituati a gettare le reti solo dove può esserci più pesce e quindi in un luogo potenzialmente diverso ogni giorno». Poiché il mondo stava popolando i social network Don Dino ha pensato a un’ esperienza di evangelizzazione che lo ha portato ad apprendere tantissimo, come ad esempio l’importanza di ascoltare e osservare, prima di esprimersi e commentare.

«Nella rete – ha aggiunto – trovavo l’esperienza costruttiva del contraddittorio, cosa che negli ambienti dell’associazionismo cattolico era difficile da reperire». Il periodo di servizio per l’Azione Cattolica nazionale, che lo ha tenuto lontano dalla parrocchia, ha segnato la sua necessità di immergersi in storie di vita che, non potendo toccare direttamente, riusciva comunque a reperire tra un tweet e un post dando avvio a conoscenze spesso portatrici di pareri diversi dal suo che, forse, non sarebbero mai giunte diversamente. La rete, inoltre -ha aggiunto don Dino- ha un altro vantaggio: qui tutti si confrontano alla pari; sui social ci sono regole assolutamente non discriminatorie, in quanto il comune cittadino così come il Presidente di uno stato hanno la stessa possibilità di parlare e intervenire. Don Dino ha poi affermato anche che questo non ci sottrae da una responsabilità di fondo, ovvero quella di essere consapevoli che, proprio per il carattere così aperto e accessibile dello strumento, è più semplice che la platea a cui ci rivolgiamo possa fraintendere quanto vogliamo comunicare.

«Sui social tutto è accelerato e esagerato; i rapporti nascono e si bruciano velocemente; io ci ho incontrato molte persone, ma non sono diventato amico di nessuno. Per un rapporto vero c’è bisogno di altre dimensioni di relazione». È così che oltre ai vantaggi, don Dino ha voluto delineare anche i limiti di questi mezzi di comunicazione. «Non si fissano le riunioni su whatsapp; né si programma la Quaresima; per educare dobbiamo spenderci, e quindi incontrarci». Don Pirri ha criticato un utilizzo generalizzato dei social per lo svolgimento delle attività pastorali, anche perché – come ha ribadito fortemente- la realtà è complessa, quindi difficilmente banalizzabile con un messaggio di whatsapp lanciato in un gruppo numeroso.

Don Dino ha concluso regalando ai presenti un riferimento evangelico con l’episodio dei discepoli di Emmaus. Nel racconto Gesù risorto, che ai loro occhi sembra un semplice viandante, nonostante rimprovi i discepoli apostrofandoli «stolti e lenti di cuore» (Lc 24,25) decide ugualmente di mettersi in cammino con loro e di accompagnarli verso la comprensione dell’annuncio:

«Gesù nel Vangelo è in grado di comunicare e di entrare in dialogo con le persone; anche questo, come la curiosità, è una prerogativa di noi cristiani che, in qualsiasi luogo, tempo e occasione, possiamo diventare trasmettitori della nostra fede in piena accoglienza delle opinioni degli altri».

Laura Simonetti




Missione Panama!

Caterina Pelagalli racconta la sua esperienza alla GMG di Panama

Quarantuno persone, quarantuno cuori, quarantuno bagagli diversi, quarantuno giovani e meno giovani pronti a “lasciare” la propria vita e la propria quotidianità per vivere qualcosa che rimarrà indelebile dentro di noi per sempre. Quarantuno volontari, tutti uniti da una grande ed unica passione: la Misericordia.

Siamo partiti per Panama senza sapere cosa ci aspettava, forse anche un po’ timorosi. Ma è indescrivibile ciò che abbiamo trovato. Ci hanno fatto sentire a casa, fin dal primo momento; ci hanno trattato come se fossimo loro figli, accuditi ed accompagnati per tutta l’esperienza. È difficile poter trasmettere a parole quello che ogni giorno abbiamo vissuto, impossibile poter descrivere i rapporti che sono nati tra noi ed i bomberos (i vigili del fuoco di Panama): non basterebbero paginate intere per raccontarvi ogni singola esperienza che abbiamo fatto. L’unica cosa che possiamo fare è esserne grati, grati con il cuore in mano. Grati al movimento delle Misericordie, che ha permesso ad ognuno di noi di poter crescere spiritualmente, umanamente e professionalmente; ci ha permesso di amare la nostra divisa ancora di più, ci ha fatto conoscere persone nuove, che sono entrate nel nostro cuore e da lì non usciranno mai.

Grati al Benemerito Corpo dei Bomberos, che ci ha sostenuto in ogni momento, condiviso con noi i momenti più belli della GMG. I Bomberos hanno pregato con noi e scherzato, insieme abbiamo mangiato e giocato. Ci siamo aiutati reciprocamente come se ci conoscessimo da sempre, abbiamo imparato gli uni dagli altri, abbiamo pianto insieme, ci siamo salutati all’aereoporto con il nodo alla gola. In particolar modo vogliamo ringraziare Lourdes, il tenente del corpo dei Bomberos, che ci ha accolto il primo giorno quando siamo arrivati e ci ha fatto da mamma per tutta la missione. Una persona semplice, una donna con la D maiuscola, un insieme di coraggio, fermezza, forza ed immensa dolcezza. Non la dimenticheremo mai.

Abbiamo vissuto la GMG dall’inizio alla fine, da vicino e da lontano. L’abbiamo vissuta per le strade, l’abbiamo vissuta nei ristoranti e nei supermercati, l’abbiamo vissuta sul mare e nelle chiese di Panama. Incontravamo giovani ovunque, pronti a fare una foto o lasciarci un ricordo; abbiamo ricevuto “grazie” gratuiti, come se tutti sapessero e ci fossero grati per il servizio che stavamo facendo insieme ai bomberos. Abbiamo trovato giovani pieni di gioia, canti e balli in tutta Panama, gioia dietro ad ogni angolo della città, bandiere di tutti i colori che coloravano le strade di aria nuova, genuina, fresca, viva. I panamensi ci salutavano suonando il clacson della macchina, le commesse dei negozi ci salutavano come se ognuno di noi fosse un dono che gli era stato donato, ci regalavano ricordini del posto come se niente fosse, senza che sapessero da dove venivamo e chi fossimo. Un’umanità che al giorno di oggi colpisce nel più profondo dell’anima.

E poi Papa Francesco: ancora una volta un colpo dritto al cuore; sorrisi indimenticabili che ci hanno toccato da vicino ogni volta che passava con la sua papamobile, parole con una forza devastante, capaci di cambiarti la vita, parole piene di emozione e adrenalina, come se fossero pillole di vitamine. Avete presente quando ci sentiamo stanchi, deboli, tristi e prendiamo le vitamine per tirarci su? Ecco, Papa Francesco ha un’ immensa capacità di entrarti dentro e renderti la forza per vivere la vita come il dono più prezioso che ci è stato fatto.

Voglio chiudere queste mie poche righe con una delle frasi di Papa Francesco che mi ha colpito: «Cari giovani, voi non siete il futuro ma l’adesso di Dio». Dobbiamo essere il presente, vivere l’adesso come se fosse l’unica cosa che ci rimane, dobbiamo cambiarlo se non ci va bene, dobbiamo amarlo e rispettarlo, e ringraziare il Signore per aver avuto l’opportunità di viverlo: Esta es la juventud del Papa!

 

Caterina Pelagalli