MONS. TARDELLI PRESENTA: «GAUDETE ET EXSULTATE»

Il vescovo Tardelli rilancia e commenta l’invito alla santità di Papa Francesco

Lunedì 7 maggio alle ore 21, presso la Cattedrale di San Zeno, il vescovo di Pistoia presenterà ai fedeli la nuova esortazione apostolica “Gaudete et exsultate” sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo. La serata, organizzata dall’unità pastorale del Centro Storico di Pistoia, è aperta a tutti.

Nella sua nuova esortazione, Papa Francesco invita a «non avere paura della santità». La santità, spiega, «non ti toglierà forze, vita e gioia. Tutto il contrario, perché arriverai ad essere quello che il Padre ha pensato quando ti ha creato e sarai fedele al tuo stesso essere (…) Non avere paura di puntare più in alto, di lasciarti amare e liberare da Dio. Non avere paura di lasciarti guidare dallo Spirito Santo. La santità non ti rende meno umano, perché è l’incontro della tua debolezza con la forza della grazia. In fondo, come diceva León Bloy, nella vita «non c’è che una tristezza, […] quella di non essere santi».

Il testo, reso noto quasi un mese fa, non si presenta come «un “trattato”», quanto come «un invito a far risuonare nel mondo contemporaneo una vocazione universale, la chiamata a diventare santi».  Un appello alla santità rivolto a tutti, per riconoscere «la santità della porta accanto» e far crescere «la classe media della santità».

Un intento che il Papa svolge in cinque capitoli ben riassunti da padre Antonio Spadaro,direttore di Civiltà Cattolica. «Il punto di partenza è “la chiamata alla santità” rivolta a tutti. qui si passa alla chiara individuazione di “due sottili nemici” che tendono a risolvere la santità in forme elitarie, intellettuali o volontaristiche. Quindi si prendono le beatitudini evangeliche come modello positivo di una santità che consiste nel seguire la via “alla luce del Maestro” e non una vaga ideologia religiosa. Si descrivono poi “alcune caratteristiche della santità nel mondo attuale”: pazienza e mitezza, umorismo, audacia e fervore, vita comunitaria e preghiera costante. L’Esortazione si conclude con un capitolo dedicato alla vita spirituale come “combattimento, vigilanza e discernimento”.

L’esortazione apostolica è stata pubblicizzata dalla sala Stampa vaticana anche grazie a un video-spot. È la prima volta che un documento pontificio è accompagnato da un video di presentazione.

 




ORATORI ESTIVI: TORNA ORAESTATE

Formazione per gli Animatori degli Oratori Estivi Parrocchiali

Come ogni anno la Pastorale Giovanile diocesana propone a tutti coloro che intendono organizzare l’esperienza dell’oratorio estivo nella propria parrocchia un corso di formazione per gli animatori.

Gli incontri, che avranno luogo presso il Seminario Vescovile di Pistoia, sono previsti nei seguenti giorni:

Domenica 6 maggio: ore 15–18

Giovedì 10 maggio: ore 21

Guideranno gli incontri alcuni formatori dell’ANSPI (ORATORIO 20.20elle).

Rifletteremo insieme sulla figura dell’animatore e saranno fornite alcune indicazioni utili per l’impostazione dell’oratorio estivo. Non mancherà la presentazione di alcune tecniche di animazione e del sussidio per quest’anno.

Vi aspettiamo!

Don Fulvio Baldi – Ufficio Pastorale Giovanile




POLITICA IN CHIESA: LA NOTA DELLA DIOCESI

PISTOIA – Come già detto in passato da Mons. Vescovo (vedi comunicato in data 30/07/2015) e ribadito in altre occasioni, gli ambienti parrocchiali e tanto più le chiese, non possono essere utilizzati per manifestazioni, conferenze, dibattiti e incontri di carattere politico in senso stretto né in particolare organizzati da partiti politici o associazioni e movimenti ad essi afferenti. A quanto si apprende dagli organi di comunicazione, in questi giorni, la sig.ra Laura Boldrini, non più Presidente della Camera dei deputati ma esponente di spicco di un partito politico, ha tenuto una conferenza nella chiesa di Vicofaro, insieme ad altri rappresentanti politici. Mons. Vescovo esprime tutto il suo disappunto per l’accaduto e richiama i parroci alle loro responsabilità affinchè cose del genere non abbiano a ripetersi, né a Vicofaro né in altre parrocchie della diocesi.

Con un certo stupore ha appreso, inoltre, che dell’esperienza di don Biancalani si vorrebbe fare una specie di cavallo di battaglia per portare avanti un determinato progetto politico in Toscana. Mons. vescovo ricorda a tutti che l’esperienza di don Biancalani è una esperienza prettamente ecclesiale e come tale può certo fornire spunti per l’impegno di chi lo voglia, ma non può essere assimilata da progetti politici partitici. Lo stesso don Massimo, come prete diocesano, di questo è senz’altro consapevole.

Il vescovo Tardelli coglie l’occasione anche per precisare che la cosiddetta “Assemblea permanente antifascista e antirazzista di Vicofaro” non ha niente a che fare con la parrocchia di Vicofaro e non si può confondere in alcun modo con essa. Per questo motivo, se fosse successo in passato, è desiderabile che d’ora in avanti le riunioni di detta assemblea non si tengano nei locali parrocchiali.

In questa circostanza, infine, mons. Vescovo vuole ribadire che non sono mai accettabili minacce, insulti e offese da parte di persone o gruppi politici nei confronti sia dei fratelli e delle sorelle immigrati, sia di chi si occupa di accoglienza e di integrazione.

(Ufficio stampa) 23/04/2018




ASCOLTARE, DISCERNERE, VIVERE LA CHIAMATA DEL SIGNORE

Domenica 22 aprile la Chiesa celebra la 55a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni

Ogni vita è una chiamata. Per tutti il Signore sogna la santità e ad essa chiama ogni uomo e ogni donna secondo una via del tutto personale che può passare per il matrimonio cristiano, la vita religiosa o il sacerdozio, così come attraverso un’attività di servizio, un lavoro svolto secondo la volontà di Dio o perfino un’esistenza segnata dalla fragilità.

Anche nella Diocesi di Pistoia, tuttavia, il Signore non si stanca di chiamare a una vita di speciale consacrazione come al ministero sacerdotale. Attualmente, infatti, la Chiesa di Pistoia conta sei seminaristi: Eusebiu Farcas, Alessio Bartolini, Maximilien Baldi, Alessio Biagioni, Andrea Torrigiani e Sandro Pacini. I seminaristi frequentano il Seminario arcivescovile di Firenze, si ritrovano ogni fine settimana a Quarrata con il rettore e svolgono un servizio pastorale in alcune parrocchie della Diocesi o in cattedrale per le celebrazioni con il vescovo.

Insieme hanno provato a riflettere sulle parole chiave indicate da Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della Giornata di preghiera per le vocazioni 2018: «Ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore».

Ascoltare Dio

Ascolto significa mettersi in silenzio, dedicare tempo al silenzio per sentire la voce di Dio e capire la chiamata che il Signore ci fa. Indaffarati e distratti come siamo se non ci fermiamo un momento in silenzio non riusciamo ad ascoltare. Mettersi in ascolto è l’occasione per accogliere Dio.

Ascoltare i fratelli

L’Ascolto di Dio e della sua Parola è fondamentale nella vita del cristiano, ma è importantissimo anche l’ascolto dei fratelli, perché l’apertura verso gli altri va di pari passo con la nostra apertura al Signore. Un ascolto discreto, attento, rispettoso della libertà dell’Altro, disponibile e non frettoloso di dare risposte.

Discernere

Il discernimento ci permette di acquisire una più profonda conoscenza di noi stessi. È un anello di congiunzione tra l’ascolto e la vocazione. Un percorso nel quale ci mettiamo alla luce dalla Parola per comprendere il disegno di Dio su di noi.

Vivere la chiamata del Signore

La vocazione nasce dalla dimensione di ascolto e dalla domanda «chi sono io?»; «a chi appartengo?». Le risposte le troviamo solo all’interno della realtà e perciò è necessario smettere di fuggire da essa e calarci nella realtà più profonda di noi stessi.

Scoprire la propria vocazione significa iniziare a leggere i segni che sono quotidianamente presenti nella nostra vita e decidere di interpretarli con Gesù. Conoscerlo e seguirlo significa accettare che Egli ha un sogno per noi, implica fidarsi della bontà di Dio e confidare nella Sua parola che dà vita. Significa assumere i suoi stessi sentimenti per scoprire che la Sua bellezza abita in noi e ci rende capaci di cose straordinarie.

Per me la vocazione è innamorarsi giorno dopo giorno di Gesù sempre di più. È anche annunciare e testimoniare agli altri l’amore di Dio per noi con l’esempio. Ma è anche un percorso di conversione, dove scopriamo di essere amati per quello che siamo.

La preghiera per le vocazioni può rivolgersi a volti e storie concreti.
Ecco quelle dei seminaristi diocesani.

Eusebiu Farcas ha 24 anni ed è nato in Romania. La sua vocazione ha origine in parrocchia, vicino all’altare dove per tanti anni ha prestato il suo servizio come chierichetto. All’età di 14 anni è entrato nel seminario minore, dove ha iniziato la formazione e la verifica della sua vocazione. Eusebio si è poi trasferito a Pistoia presso il seminario vescovile, per continuare la formazione verso il sacerdozio ministeriale. Attualmente frequenta il quinto anno di Teologia e svolge il suo servizio pastorale presso la parrocchia dell’Immacolata a Pistoia.

Alessio Bartolini ha 38 anni ed è originario della Parrocchia del Sacro Cuore di Montemurlo. Già militare nell’esercito italiano è poi passato nella Croce Rossa italiana, dove ha lavorato fino al suo ingresso in seminario. È seminarista al quinto anno di studi teologici e all’inizio di quest’anno ha ricevuto il ministero di accolito. Presta il suo servizio pastorale presso la Parrocchia di Quarrata, come cerimoniere vescovile e membro dell’Ufficio Liturgico Diocesano.

Maximilien Baldi ha 33 anni, è nato in Francia e cresciuto in Toscana. Ha lavorato per 15 anni come imbianchino finché nel settembre del 2015 è entrato a far parte della comunità del seminario di Pistoia. Nel suo primo anno di seminario ha conseguito il diploma di Liceo Scientifico e adesso è al secondo anno del quinquennio filosofico-teologico. Svolge servizio pastorale a Poggio a Caiano.

Alessio Biagioni ha 38 anni ed è nato a Pistoia. Da sempre coltiva passione per il cinema. È stato autore e regista di numerosi cortometraggi. Dal 2004 ha esercitato la professione di avvocato. Il 26 settembre 2016 è entrato nel Seminario di Pistoia e frequenta il secondo anno della Facoltà Teologica a Firenze. Svolge attività pastorale presso le parrocchie di Vignole e Casini.

Andrea Torrigiani è nato a Pistoia 26 anni fa. Dopo la maturità ha svolto diversi lavori, anche all’estero, tra cui quello di cuoco. Svolge attività pastorale presso l’unità pastorale del Centro storico. Questo è il suo secondo anno di seminario.

Sandro Pacini è nato a Pistoia e ha 34 anni. Diplomato in chimica industriale si è poi laureato, svolgendo la professione, come tecnico radiologo. Ha una grande passione per la musica lirica. Lo scorso ottobre ha fatto ingresso nel Seminario di Pistoia. Attualmente frequenta il secondo anno del quinquennio filosofico-teologico a Firenze e svolge attività pastorale presso la parrocchia di Gello.

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SE DIO È NEL SILENZIO

Dal 28 aprile al 1 maggio il ritiro spirituale a Bocca di Magra

Le Associazioni e le Aggregazioni laicali della diocesi di Pistoia tornano al Monastero della Santa Croce a Bocca di Magra per gli esercizi spirituali, sotto la guida del loro delegato Don Diego Pancaldo e del vescovo Monsignor Fausto Tardelli. Un appuntamento diventato tradizione, giunto orma alla sua dodicesima edizione.

Perché partecipare a un ritiro spirituale?

La risposta più banale è: per avere due o tre giorni per noi stessi, per staccare cellulari e smartphones. Ma è anche l’occasione per seguire una serie di catechesi che ci sproni a riflettere, a guardarci dentro, ad ascoltarci nel profondo; per cercare, circondati dal silenzio esteriore, quel silenzio interiore che ci può aiutare a recuperare, almeno in parte, noi stessi.

È l’occasione per vederci nelle nostre manchevolezze e cercare di capire noi stessi, il tempo propizio per accogliere un sostegno, ricevere una spinta che ci aiuti a superare le difficoltà e gli inciampi. Lo stimolo, qualora ce ne fosse bisogno, a raddrizzare, almeno in parte, il nostro percorso.

E poi vivere nel silenzio. Il ritiro spirituale offre il tempo di riflettere sui suggerimenti che Monsignor Tardelli ci proporrà con le sue riflessioni, di confrontarsi con i compagni di questa breve parentesi, accogliendo il positivo che senz’altro ci arriverà se faremo uso sapiente di questo dono che ci viene offerto.

«Il silenzio -ha ricordato Papa Francesco- non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito Santo».

Il ritiro si svolgerà da Domenica 29 Aprile ore 15.00 a Martedì 1 Maggio dopo pranzo.

La quota di partecipazione per persona con pensione completa è di € 130,00 (camera doppia). La Camera singola, solo se disponibile, prevede un supplemento di € 5 a notte.
Per informazioni si prega rivolgersi a Vania Pratesi (vania.pratesi@alice.it).

Scarica la scheda di iscrizione! (file .doc)

Vania Pratesi




LA STORIA DEL TEMPIO

Un volume a cura dell’architetto Simone Martini e della giovane studiosa Giulia Anabasi raccoglie la storia della Chiesa e della magione di San Giovanni Decollato

Sarà presentato venerdì 6 aprile un volume interamente dedicato alla Chiesa del Tempio, nota anche come di san Giovanni decollato. Il testo (Lo spedale, la chiesa e la magione di San Giovanni gerosolimitano, dal XI al XXI secolo, Gli Ori, Pistoia 2018), finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia,è curato dall’architetto Simone Martini e dalla giovane laureanda in storia dell’arte Giulia Anabasi. L’architetto Martini ha curato i lavori di restauro al complesso del Tempio, Giulia Anabasi (classe 1991) ha invece approfondito la storia di questo importante e antichissimo luogo di fede e carità.

La presentazione del volume avrà luogo alle ore 17.00 a Pistoia presso il Palazzo de’ Rossi (via de’ Rossi, 26). L’introduzione è affidata a Luca Iozzelli, Presidente della Fondazione Caript, seguirà la presentazione di Maria Cristina Masdea, funzionaria della Soprintendenza e l’intervento di Mons. Antonio Costantino Pietrocola, Cappellano conventuale ad honorem dell’Ordine di Malta. L’Ordine ha infatti amministrato e officiato per secoli la chiesa di San Giovanni Decollato. Saranno presente gli autori e il vescovo di Pistoia Monsignor Fausto Tardelli porterà i saluti ai presenti.

La riapertura al culto della chiesa di San Giovanni Decollato, dopo una campagna di restauro conclusa nel luglio 2017, è stato uno degli eventi più significativi di Pistoia Capitale della Cultura in Italia. L’intervento di recupero, promosso dalla Diocesi di Pistoia, è stato l’occasione per indagare un complesso architettonico sino a oggi poco conosciuto. Si trattava, in origine, di uno degli spedali più antichi della città, fondato dalla famiglia dei conti Guidi nel XI secolo, su un punto nevralgico: a ridosso della seconda cinta muraria e presso importanti assi viari come la Via Regis.

Dopo vari passaggi di proprietà il complesso entra tra i beni dell’Ordine dei Cavalieri Spedalieri di Gerusalemme, dal 1530 Cavalieri di Malta, sotto il Priorato del San Sepolcro di Pisa. Dal 1600, il complesso, inizia ad accrescersi e modificarsi, soprattutto nella sua veste artistica, di cui oggi ammiriamo l’aspetto creato dalla grande campagna di riallestimento eseguita tra il 1711 e il 1726, voluta dal Gran Priore Fra’ Tommaso del Bene.

Il Tempio ha mantenuto nei secoli la sua originale vocazione di accoglienza, grazie anche alle attività dell’associazione del Patronato del Tempio e, oggi, della Caritas. Grazie al restauro e a questa pubblicazione si vuol restituire un pezzo di storia importante alla città di Pistoia, una storia per troppo tempo celata.

A seguito della pubblicazione del volume saranno organizzate anche delle visite guidate al complesso del Tempio.

La partecipazione è gratuita e prevede una durata di circa 2 ore. Le visite, a cura di Giulia Anabasi e l’associazione Mirabilia, inizieranno alle 10.30 con ritrovo in Via San Pietro nn. 32-36 nei seguenti giorni: Sabato 7 aprile; Sabato 14 aprile; Sabato 21 aprile; Sabato 28 aprile; Sabato 5 maggio.

Per prenotazioni: 338 3133212 (Massimo 30 persone fino a esaurimento posti)




PREGHIERA E FESTA IN CATTEDRALE PER LA GIORNATA DEI CRESIMANDI

Domenica 8 aprile la decima edizione con tantissimi ragazzi da tutta la diocesi

Anche quest’anno l’ufficio catechistico organizza un incontro diocesano con i ragazzi e le ragazze che faranno la cresima. Suor Giovanna Cheli responsabile dell’Ufficio ci presenta l’iniziativa.

Suor Giovanna, qual è il senso di questo incontro?

Si tratta di un appuntamento annuale giunto ormai alla 10ma edizione, che vede convenire nella nostra cattedrale i ragazzi che celebreranno il sacramento della Cresima in questo anno 2018-2019.

Non è un caso se ci troviamo la domenica in Albis, che quest’anno cade l’8 Aprile. Sappiamo infatti che proprio durante il triduo pasquale, precisamente il giovedì santo (o mercoledì santo, come avviene nella nostra diocesi), il Vescovo durante la S. Messa crismale benedice il Sacro crisma, l’olio con il quale ungerà la fronte di coloro che celebreranno il sacramento della Cresima. Il nostro incontro avviene otto giorni dopo, nel cosiddetto ottavo giorno di Pasqua, proprio in cattedrale dove idealmente è ancora presente il profumo di questo olio destinato alla consacrazione dei cresimandi, dei sacerdoti, dei vescovi. I ragazzi possono quindi essere fisicamente presenti nel luogo dove la Messa Crismale è stata vissuta anche pensando a loro e incontreranno in un clima di festa e preghiera il Vescovo Fausto dal quale riceveranno la cresima stessa, vivendo così una tappa importante del loro cammino verso la celebrazione di questo sacramento.

Il senso dell’incontro è quindi quello di far vivere ai ragazzi un momento forte nel quale possano recepire attraverso un’esperienza che la Chiesa è vicina a loro; lo ricorda la presenza del Vescovo, l’essere in Cattedrale madre di tutte le chiese della diocesi, l’essere insieme con tanti altri ragazzi in ascolto della Parola e della gioia travolgente. Bastano questi elementi per cogliere il dono dello Spirito Santo in modo tangibile, sentendo che proprio questo dono, accolto e custodito, rende sempre giovane la Chiesa.

Come si svolgerà l’incontro?

Ci troviamo in Cattedrale alle ore 15.45 e subito proveremo i canti per l’incontro e la preghiera che seguirà e che sarà presieduta dal Vescovo. Con lui riascolteremo il brano del vangelo della «vedova povera», questa volta spiegato e attualizzato da lui per i ragazzi. Tutti insieme avremo modo di cantare e pregare, sventolare i nostri fazzoletti e di alzare i nostri stendardi per fare festa e ricevere il mandato per l’ultimo tratto di cammino verso la cresima.

Daniela Raspollini




IL VESCOVO ALLA MESSA CRISMALE: UNITI ATTORNO ALLA MENSA DEL SIGNORE

Con la celebrazione della Santa Messa crismale il vescovo ha aperto solennemente i riti della settimana santa, che ci accompagneranno alla Santa Pasqua. Un momento centrale per la vita diocesana, perchè questa messa
vuole significare l’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio vescovo, alla quale sono invitati tutti i presbiteri della diocesi i quali, dopo l’omelia del vescovo, rinnovano le promesse fatte nel giorno della loro ordinazione sacerdotale.

In questa messa inoltre il vescovo consacra gli olii santi: il crisma, l’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi, che si useranno durante tutto il corso dell’anno liturgico per celebrare i sacramenti.

«L’olio degli infermi, l’olio dei catecumeni, il Crisma. Sono questi gli oli santi che stasera noi benediremo e consacreremo; e lo facciamo nel contesto della Eucaristia, cioè del memoriale della passione, morte e risurrezione del Signore, da cui scaturisce la salvezza, rendendo grazie a Dio per averci riuniti nel suo popolo santo, la Chiesa.

Una celebrazione ricca di segni, quella di stasera. Su due segni in particolare vorrei soffermarmi – afferma il vescovo –  quello della nostra unità attorno alla mensa del Signore e per l’appunto il segno degli oli santi.

Il primo segno è l’unità bella e molteplice di questa congregazione. L’essere qui insieme è una grande cosa ed è opera di Dio, miracolo suo. La Chiesa si presenta come “un popolo che deriva la sua unità dall’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”. Tutti insieme formiamo l’unico popolo di Dio radunato in Cristo sotto la guida del Vescovo, quale successore degli apostoli, in comunione con Pietro, Papa Francesco, e quindi in comunione con tutti gli altri vescovi e chiese particolari diffuse nel mondo a formare l’unica Santa chiesa cattolica. E’ un segno importante di unità e di comunione, di fraternità e di amicizia; levato in alto nel cuore del mondo, spesso diviso e in guerra. Un segno della novità del Regno di Dio presente nella storia.

Ciò che il segno mostra, dev’essere però realtà nei fatti della vita. Il dono del Signore, deve trovare coerenza d’impegno e di scelte. Da esso scaturisce la necessità di accoglierci l’un l’altro con amore, nonostante le nostre diversità. Anzi, considerando le nostre differenze una ricchezza, sempre che si sappiano armonizzare attorno al servizio pastorale che è affidato al Vescovo. La nostra è infatti un’unità organica, un’unità ordinata, un’unità gerarchica. Non siamo un agglomerato di persone anarchico e indistinto, bensì un organismo vivente. Per cui, ogni volontà di fare per conto proprio, di camminare in autonomia, senza confrontarsi seriamente con gli altri e col Vescovo; ogni isolamento autoreferenziale; ogni personalismo, ogni insofferenza a lasciarsi correggere per il bene comune; come ogni tentativo di ritagliarsi spazi di indipendenza, disertando i momenti della comunione e del discernimento comunitario; ogni campanilismo di parrocchie e realtà ecclesiali, ebbene, tutto questo va contro il progetto di Dio e falsifica, svuota dall’interno, contraddice e impoverisce quel segno di unità e di comunione che stasera qui tutti insieme stiamo dando e che il mondo attende.

Il secondo segno che vorrei evidenziare è quello dell’olio, o meglio degli oli santi. Ogni olio santo ci ricorda qualcosa. Innanzitutto l’olio degli infermi: ci ricorda la malattia, la vecchia, la nostra fragilità. Malattia, vecchiaia e fragilità che possono diventare partecipazione alla passione, morte e risurrezione di Cristo e quindi trasformarsi in canto di lode. Siamo deboli; non siamo dei “super eroi”; non siamo inossidabili e infrangibili. Saper accettare la nostra finitezza e debolezza, gli acciacchi dell’età che avanza, come pure la malattia che viene a spezzare i nostri progetti e i nostri sogni, è a volte molto difficile ma è possibile per il dono della Grazia, per l’opera dello spirito Santo in noi. E ciò ci toglie dall’ansia e dalla paura, da quel nervosismo che non ci da tregua, aprendoci invece alla pace interiore, alla serenità di sentirsi nelle mani del Signore. Ma l’olio degli infermi ci richiama anche la necessità di prendersi cura degli altri, in particolare di chi è malato, anziano o particolarmente fragile. Chi vive in queste condizioni, deve poter trovare nella comunità cristiana e in particolare nei sacerdoti, conforto, sostegno e vicinanza. Soprattutto deve poter incontrare la grazia di Cristo che da significato alle sue sofferenze.

L’altro olio, quello dei catecumeni, ha invece un altro significato. Indica il bisogno di ogni uomo di essere liberato dal peccato e dal male morale. L’olio dei catecumeni si usa nei riti prebattesimali e significa la necessità del combattimento spirituale contro il demonio e che occorre essere forti in questa lotta all’ultimo sangue contro le potenze del maligno. Non è solo la salute del corpo che a volte ci manca. Ogni uomo ha necessità di essere liberato dal male dell’anima e di essere salvato; ha bisogno di sfuggire all’inferno e di entrare nel paradiso; ha assoluta urgenza di salvarsi l’anima, perché, come dice il Signore nel Vangelo: a che cosa servirà all’uomo aver conquistato il mondo, se poi perderà l’anima sua? Occorre dunque che curiamo la salute della nostra anima, purificandola dal peccato. Ma occorre anche che i sacerdoti e i diaconi col loro ministero, cerchino soprattutto questo per le persone che sono loro affidate. Il prete è chiamato innanzitutto ad annunciare Gesù Cristo salvatore, a renderlo presente e comunicabile nella Santa Eucaristia, a perdonare i peccati in nome suo, a pregare per il popolo e a guidare i membri della comunità alla santità e quindi verso la pienezza della vita eterna. La “salus animarum”, la “salvezza delle anime”, seppur con espressione datata e non esente da rischi, resta il compito fondamentale di ogni presbitero.

In ultimo ecco il Crisma. L’olio più santo di tutti. Si fa aggiungendo all’olio del profumo, in modo che la mistura emani una buona fragranza. Lo si usa per confermare nella vita cristiana i battezzati col sigillo dello Spirito Santo. Lo si usa ancora per significare la dignità dei nuovi battezzati, la missione dei sacerdoti e dei Vescovi. E’ dunque l’olio che ci ricorda la grandezza della vita nuova in Cristo, come pure la capacità donata all’uomo di compiere le cose di Dio. Ci ricorda la sovrabbondante misericordia del Signore che ci viene incontro, non solo liberandoci dal peccato ma elevandoci alla dignità di figli di Dio, divinizzandoci, facendo di noi un popolo di sacerdoti, re e profeti. Partecipare alla gloria di Dio è la meta più grande che possiamo raggiungere; è la vera ricchezza della nostra vita. Non facciamoci confondere le idee da pensieri mondani! Non sono i beni terreni la pienezza della vita; non è il potere; non è il dominio sugli altri; non è la possibilità di realizzare ogni nostro desiderio la cosa più bella che ci può capitare: la cosa più bella è piuttosto l’essere riempiti di Dio che è amore, l’essere trasfigurati nella sua gloria; vivere la vita nuova dello Spirito. E come per gli altri oli santi, il Crisma ancora di più ci indica con chiarezza la missione della Chiesa: aiutare gli uomini a incontrare Cristo e a lasciarsi trasformare dallo Spirito santo in creature nuove, in figli veri di Dio e in fratelli veri degli altri.

Carissimi amici nel sacerdozio, carissimi diaconi, religiose e religiosi, laici tutti del santo Popolo di Dio, ragazzi che in quest’anno riceverete la Cresima, come dicevo all’inizio: la celebrazione di stasera è davvero molto significativa. Ricca cioè di segni importanti dell’amore di Dio per noi. Ringraziamo allora Dio; con riconoscenza rendiamogli grazie e facciamo in modo di portare nel cuore e nella vita la bellezza di questa esperienza. Col nostro entusiasmo e col nostro impegno di carità nei giorni quotidiani, cerchiamo di comunicarla a tutti con gioia, raccontando con semplicità di cuore le meraviglie del Signore.

(foto di Ilaria Giusti)




ALLA SCOPERTA DEI RITI DELLA SETTIMANA SANTA

Per conoscere e partecipare alle celebrazioni in Cattedrale

I misteri principali della fede che la Chiesa crede e celebra si svolgono durante la Settimana Santa. È la settimana che chiude la Quaresima e che precede la Pasqua. È detta anche “Grande Settimana”, ha inizio con la domenica delle Palme e si conclude con il Triduo Pasquale.

Domenica delle Palme

Con il giorno della Domenica delle Palme la Chiesa ricorda il trionfale ingresso di Gesù a Gerusalemme in sella ad un asino, osannato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma. Per rendere di nuovo viva questa memoria, la liturgia della Domenica delle Palme, si svolge iniziando da un luogo al di fuori della chiesa dove vengono benedetti i rami di ulivo o di palma che sono portati dai fedeli. Quindi si dà inizio alla processione fin dentro la chiesa. La celebrazione continua con la lettura della Passione di Gesù.
La tradizione vuole che i fedeli portino con sé i rametti benedetti di ulivo (simbolo di Cristo stesso che, con il suo sacrificio, diventa strumento di riconciliazione e di pace per l’umanità) e di palma (simbolo di risurrezione: la palma infatti produce un’infiorescenza quando sembra ormai morta), per conservarli nelle loro case.

Il vescovo presiederà la liturgia Sabato 24 marzo. Alle ore 17.30, presso la Chiesa di S. Ignazio di Loyola (già Spirito Santo) avrà luogo la Benedizione dell’Ulivo. Di qui partirà la processione verso la Cattedrale per la Santa Messa alle ore 18.00.

Lunedì-Mercoledì Santo

Dal Lunedì al Mercoledì della Settimana Santa nella Liturgia leggiamo i testi del Profeta Isaia che ci parla del Servo sofferente. Gesù è quel Servo di Dio che si consegna per noi. Nei vangeli seguiamo il nascere del proposito del tradimento di Giuda e la decisione dei capi del popolo di uccidere il Signore.

Messa del Crisma

A Pistoia il Mercoledì della Settimana Santa, alla sera alle ore 21.00 in Cattedrale, il Vescovo, insieme al suo Presbiterio e a tutto il popolo a lui affidato celebra la Messa del Crisma che vuole esprimere visibilmente l’unità della Chiesa locale raccolta intorno al proprio Pastore. Durante la Celebrazione Eucaristica il Vescovo benedice gli Olii necessari per amministrare i Sacramenti del Battesimo (Olio dei Catecumeni) e dell’Unzione dei Malati (Olio degli Infermi). Consacra anche il Crisma che verrà utilizzato in tutta la Diocesi nel Sacramento della Confermazione (o Cresima) e nella Ordinazione dei Presbiteri.
Il rito dell’unzione è antichissimo e risale all’Antico Testamento: attraverso l’unzione una persona veniva riconosciuta per un servizio straordinario e sacro, per questa ragione il rito dell’unzione riguardava solamente persone speciali come Profeti, Sacerdoti e anche Re. Ogni cristiano, diventando con il Battesimo partecipe della vita di Cristo che lo ha salvato, partecipa anche della Sua condizione di Sacerdote, Re e Profeta.

Triduo Pasquale
Giovedì Santo

Al tramonto del Giovedì Santo la Chiesa entra nel Triduo Pasquale. Dopo il Vespro, nelle Parrocchie – ed in Cattedrale alle 18.00 presieduta dal Vescovo – si celebra la “Messa in Coena Domini”, in cui si fa memoria dell’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli.
La nostra attenzione è attratta da quattro elementi fondamentali di questa Celebrazione:
– l’Eucaristia, il pane e il vino che rendono presente il sacrificio redentore di Cristo;
– l’istituzione del sacerdozio, quando Gesù disse: «fate questo in memoria di me»;
– il comandamento dell’amore lasciato da Gesù ai suoi amici, che è il cammino di vita e di salvezza, sintesi di tutto quello che Gesù ha fatto per noi;
– l’umiltà del gesto della Lavanda dei Piedi, che sintetizza il modo di servire Dio nel prossimo.
Dal canto del Gloria di questa Messa, le campane di tutte le chiese taceranno fino alla notte tra il sabato e la domenica di Resurrezione.

Dopo la Messa c’è l’Adorazione dell’Eucaristia. Non è l’adorazione “al Sepolcro” del Signore, ma è la nostra volontà di unirsi alla preghiera di Gesù (lì presente e Vivente nel segno sacramentale) nell’orto degli Ulivi. I fiori e le piante che tradizionalmente ornano l’Altare dell’Adorazione (o Reposizione) la sera e la notte del Giovedì Santo sono quelli di un giardino, non di un cimitero.

Venerdì Santo

Il giorno successivo, Venerdì Santo, non c’è la Messa. La liturgia, che si celebra quasi nel silenzio, è incentrata sulla narrazione delle ultime ore della vita terrena di Gesù secondo il Vangelo di Giovanni e sul Rito dell’Adorazione della Croce. La Celebrazione della Passione del Signore in Cattedrale a Pistoia sarà presieduta dal Vescovo alle 21.00.

Sabato Santo

Trascorriamo il Sabato Santo nel silenzio a lato della croce silenziosa. Non c’è nessuna celebrazione, c’è soltanto il silenzio: il Re, lo Sposo dorme il sonno della morte.

Veglia Pasquale

Però nell’oscurità della notte del sabato comincia l’ultimo atto del Triduo Santo, suo culmine glorioso e vittorioso: la Veglia Pasquale (in Cattedrale il Vescovo la presiederà alle 21.30). La “Madre di tutte le veglie”, come l’aveva definita Sant’Agostino; la Celebrazione più importante dell’intero Anno Liturgico che conclude il nostro cammino della Settimana Santa approdando alla luce della resurrezione. È il giorno bellissimo e santissimo della Resurrezione di Gesù, che ha sconfitto per sempre il nostro più grande nemico e la nostra più grande paura: la morte. E allora la Celebrazione inizia con l’accensione del fuoco nuovo, la proclamazione della Pasqua, le letture ed il canto dirompente dell’Alleluja, la Rinnovazione delle Promesse Battesimali e l’amministrazione stessa del Sacramento del Battesimo e degli altri Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, la Celebrazione dell’Eucaristia.

Giorno di Pasqua

Dopo tre giorni dalla sua Passione e Morte, Gesù risorge e si mostra prima ai discepoli, poi alla gente nel giorno di Pasqua, festa di tutte le feste. A noi parla e si mostra, come ogni domenica anche oggi, durante la Celebrazione della Messa.

Federico Coppini – Ufficio Liturgico Diocesano

Calendario delle Celebrazioni in Cattedrale

DOMENICA DELLE PALME
SABATO 24 marzo:
Ore 17.30:Chiesa di S. Ignazio di Loyola (Spirito Santo) Benedizione dell’Ulivo e Processione verso la Cattedrale
Ore 18: In Cattedrale: Messa presieduta dal Vescovo

DOMENICA 25 marzo:
Ore 10.30: Messa Solenne
Ore 18.00: Messa

MERCOLEDÌ 28 marzo:
Ore 21.00: Messa Crismale presieduta dal vescovo e concelebrata dai presbiteri della diocesi

TRIDUO PASQUALE

GIOVEDÌ 29 marzo:
Ore 18.00: Messa in “Coena Domini”
Lavanda dei piedi – Reposizione del SS. Sacramento per l’adorazione fino alle ore 24.00

VENERDÌ 30 marzo:
Ore 9.00: Liturgia delle ore
Ore 21.00: Celebrazione della Passione del Signore presieduta dal Vescovo

SABATO 31 aprile :
Ore 9.00: Liturgia delle ore
Ore 21.30: Veglia Pasquale

DOMENICA DI PASQUA 1 aprile:
Ore 10.30: Solenne Messa Pontificale presieduta dal vescovo con Benedizione Papale
Ore 17.30: Vespri Battesimali
Ore 18.00: Messa

LUNEDÌ DELL’ANGELO 2 aprile:
Ore 10.30 e 18.00: Messa

ORARIO DELLE CONFESSIONI IN CATTEDRALE
MERCOLEDÌ 28 marzo, GIOVEDÌ 29 marzo,
VENERDÌ 30 marzo, SABATO 31 marzo: dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 18.00
DOMENICA DI PASQUA 1 aprile : dalle 17.00 alle 18.00

(foto di Nicolò Begliomini)

 




TI SEI MAI ACCORTO DI ESSERE GUARITO?

L’omelia del Vescovo Tardelli per la IV stazione quaresimale

Ci sono occasioni in cui il Signore ci guarda con particolare evidenza. Sta lì e ci scruta. In silenzio. Umilmente. È uno sguardo discreto, colmo di misericordia. E quanto più ci legge dentro, tanto più è misericordioso.
Nell’adorazione eucaristica il Signore ci guarda. Dal piccolo occhio aperto nell’ostensorio volge lo sguardo sull’umanità varia, dolente e gaudente che si ferma –anche soltanto per il tempo di un segno di croce – davanti a Lui.

La quarta stazione quaresimale si inserisce in questo clima di adorazione e preghiera che da qualche anno, grazie a Papa Francesco, sta diventando tradizione. Venerdì 16 marzo, infatti, la Diocesi di Pistoia ha celebrato presso la parrocchia di San Paolo Apostolo la “24ore per il Signore”. Una ‘maratona’ di adorazione no-stop durante la quale è offerta la possibilità di riconciliarsi con il Signore. Un bagno di misericordia e di preghiera per riconoscere il primato di Dio. Papa Francesco lo ha ricordato anche in questa edizione 2018: «Dio è il primo e ci salva totalmente con amore».

A Pistoia il Vescovo Fausto Tardelli ha celebrato la messa stazionale all’interno di questo contesto di preghiera proponendo alla riflessione dei fedeli il brano evangelico del miracolo del Cieco nato (Gv 9,1-9).

Di fronte a chi gli contesta la prodigiosa guarigione, contrapponendosi a Gesù, il cieco ribatte con decisione quanto gli è accaduto. «Questo cieco nato – ha affermato il vescovo – ha dalla sua, la forza dei fatti. Gli altri, i farisei, fan solo discorsi, chiacchiere, ideologia, esprimono pregiudizi, non vedono la realtà; sono davvero, loro, dei ciechi che, per giunta, pensano di vederci bene».

Uno scambio delle parti che rischia di farci pensare. Ma anche l’affermazione netta e decisa di chi è stato raggiunto da una grazia insperata e neppure richiesta: «nel caso del cieco nato, l’iniziativa è presa da Gesù». «questo “fatto” è “capitato” al cieco. È sopravvenuto alla sua vita. Non lo ha cercato. Non risulta infatti dal testo che il cieco abbia chiesto la guarigione, come invece in altri casi descritti nel vangelo. Tutto ciò, carissimi amici, ci fa riflettere su di una verità che connota l’agire di Dio, sempre: è Lui che prende l’iniziativa e tutto viene da lui».
È il primato di Dio che tanto ripropone papa Francesco e che il vescovo Tardelli racconta con efficacia: «Anche quando giustamente noi cerchiamo il suo volto, lo desideriamo, ci rivolgiamo a lui con la supplica del peccatore, ciò è possibile solo perché Egli con il suo amore ci ha prevenuto. Lui sempre ci ama per primo. Senza alcun nostro merito, senza alcuna nostra pretesa».

E se qualcuno, come i farisei di allora, introduce il baco del sospetto e invita a pensare che dietro “Dio” sta una mera proiezione il vescovo ricorda che «Non è il nostro vuoto che chiede e fonda la sua pienezza. Non è l’uomo che crea Dio. È vero esattamente il contrario: è Dio che crea l’uomo e imprime nell’uomo la nostalgia di Lui. È il Signore che ama infinitamente e dona infinitamente se stesso a noi ed è ancora lui, luce del mondo che fa scoprire la novità gioiosa del vedere e svela la bruttura delle tenebre del male che sono in noi e nel mondo, senza che nemmeno ce ne accorgiamo».

Il Signore ci ha guariti. Ma forse non ce ne siamo neppure accorti. Quando ce ne rendiamo conto iniziamo a vivere da cristiani. «La vita cristiana – aggiunge il vescovo – inizia laddove ci si riconosce cercati e amati; laddove ci si riconosce voluti e pensati con amore. Il primo atto della vita cristiana … è accorgersi di essere cercati e trovati; che c’è uno che è totalmente per noi, Gesù di Nazareth, figlio di Dio».

Cristo, come afferma un autore, è davvero il “terapeuta dello sguardo”: non soltanto ci aiuta a vedere e affina la nostra vista «tende per noi il ponte che ci fa passare dal vedere al contemplare e dal semplice sguardo alla visione di fede».

«Anche noi, – ha proseguito il vescovo- come il cieco nato, dovremmo vivere della certezza di un fatto molto concreto: che cioè siamo stati guariti; ci è stata donata la vista». Il problema – paradossalmente- resta la fatica di riconoscere la nostra guarigione. La vita nuova donata dal battesimo è un fatto; ma quanto spesso è facile dimenticarlo!

«Lo dobbiamo dire infatti: tante volte, l’essere stati fatti partecipi della salvezza; l’essere stati fatti rinascere come figli di Dio; l’essere stati illuminati dalla Grazia non è un fatto, nella nostra vita». Amara constatazione che registra cristiani senza Cristo, salvati senza desiderio di salvezza. Quanto è un dato di fatto -precisa il vescovo- «Non è la certezza della nostra vita; non è la roccia su cui poggia la nostra esistenza. Non è esperienza vissuta; non è gioia di chi ha ritrovato la vista; non è entusiasmo di chi è stato liberato dalle catene e finalmente si sente libero. È una fede sbiadita, scolorita, la nostra. Abitudinaria e mesta. Ed è precisamente in questo contesto di fiacchezza della nostra fede che diventano facili i tradimenti della legge del Signore, le ottusità nei confronti dei fratelli; i compromessi con i nostri vizi, l’accomodamento alle logiche egoistiche del mondo».

Anche per questo abbiamo bisogno di entrare dentro il suo sguardo. Di farci contemplare con amore e lasciarci toccare dalla sua misericordia, perché il suo sguardo risani i nostri occhi.

Leggi l’intera omelia…