Custodia del creato: il 30 settembre la giornata diocesana

In questo settembre la Chiesa Italiana celebra la 13° Giornata per la Custodia del Creato: è infatti dal 2006 che la Conferenza Episcopale Italiana indice per il 1° settembre di ogni anno la celebrazione della “Giornata per la custodia del Creato”, un’iniziativa voluta in sintonia con le altre comunità ecclesiali europee che ha lo scopo di dedicare una giornata a riaffermare l’importanza della cura per l’ambiente con tutte le sue implicazioni etiche e sociali.

È in questa cornice che in Italia la stessa Conferenza Episcopale ha affidato alla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e alla Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, il compito di individuare, per ogni anno, il tema specifico di approfondimento, lasciando alle singole diocesi l’iniziativa di sviluppare attività a livello locale durante tutto il mese. Quest’anno il tema è “Coltivare l’alleanza con la terra” ed è stato illustrato  in un messaggio della conferenza episcopale italiana.

Nel messaggio che accompagna il tema indicato dalla CEI per il presente anno ci viene proposta «una sfida che non interessa solo l’economia e la politica: c’è anche una prospettiva pastorale da ritrovare, nella presa in carico solidale delle fragilità ambientali di fronte agli impatti del mutamento, in una prospettiva di cura integrale. Occorre ritrovare il legame tra la cura dei territori e quella del popolo, anche per orientare a nuovi stili di vita e di consumo responsabile, così come a scelte lungimiranti da parte delle comunità».

La diocesi di Pistoia, su indicazione del vescovo Tardelli, ha individuato la data del 30 Settembre per celebrare la Giornata diocesana per la custodia del creato. In questa occasione ogni realtà parrocchiale è invitata a fare il possibile impegnandosi in varie forme ed iniziative per dare la giusta rilevanza a tale argomento.

Da parte dell’Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e lavoro e del Gruppo di lavoro sugli Stili di vita, è stato predisposto un Sussidio per la preghiera e la riflessione contenente alcune brevi considerazioni utili per la riflessione ed alcune intenzioni di preghiera – con la raccomandazione di usarle nella Messa domenicale del giorno 30 Settembre – ed infine la Preghiera per la terra che chiude l’Enciclica Laudato si’ da leggere coralmente nella Messa.

Selma Ferrali, Ufficio diocesano per la Pastorale Sociale e lavoro

 

Scarica il Sussidio per  GIORNATA del CREATO 2018  – 30 settembre (.pdf)




La scuola, la sfida educativa, la fatica e l’importanza di essere educatori oggi

Il vescovo agli insegnanti: «mi piacerebbe aprire un dialogo con voi per realizzare una specie di “alleanza educativa” che coinvolga oltre le famiglie e la scuola, anche le altre realtà formative che hanno a cuore il bene dei nostri ragazzi».

PISTOIA – «La scuola si va facendo sempre di più un vero e proprio “ospedale da campo”, secondo l’espressione usata da Papa Francesco, e diviene cruciale quindi la sua capacità di essere inclusiva e accogliente verso i bisogni che insistono sulla vita dei nostri giovani».

Sono queste le parole del Santo Padre che il Vescovo – coadiuvato dall’equipe dell’ufficio della pastorale scolastica – ha scelto per parlare agli insegnanti e a tutto l’universo della scuola in occasione dell’avvio del nuovo anno scolastico. La lettera che nei prossimi giorni arriverà sulle cattedre degli insegnati pistoiesi tocca tanti temi d’attualità: dall’emergenza educativa ai problemi strutturali della scuola, dal ruolo delle famiglie al senso profondo della missione dell’insegnamento e tenta di fare luce sulle difficoltà, ma anche sulle sfide e sulle responsabilità, di chi è dietro (e davanti) a una cattedra.

Una scuola che dovrebbe essere il pilastro di una società che guarda al futuro con ottimismo, e che invece si presenta fragile: «Fragilità largamente certificate – si legge nella missiva – ma ancor più non certificate, meno evidenti, più sorde e più nascoste, che rappresentano una sfida allo sguardo attento di ogni insegnante. Sono fragilità figlie di una emergenza educativa diffusa. Sono famiglie a volte troppo vicine, con genitori che finiscono per trasformarsi nei facilitatori dei loro figli rendendoli incapaci di affrontare o sopportare in autonomia qualsiasi sfida. Oppure sono famiglie troppo distanti o del tutto assenti, così che non di rado alla Scuola tocca svolgere un vero e proprio ruolo di supplenza affettiva e formativa».

Fragilità e crepe che spesso distolgono da uno dei capisaldi della missione educativa, ovvero, per citare ancora il Santo Padre, curare lo sviluppo “umano integrale”: «Fare cultura significa educare al giudizio – afferma l’ufficio scuola – e la formazione del giudizio è una delle questioni più urgenti che appaiono oggi nel mondo giovanile, unico antidoto ad atteggiamenti gregari che tolgono alla vita sapore e prospettive. “Se uno ha imparato a imparare, questo gli rimane per sempre, rimane una persona aperta alla realtà”, come ha affermato Papa Francesco».

«L’educatore non si rassegna mai, i suoi occhi vedono oltre, vedono la vita dove non sembra ci sia, vedono la possibilità di crescere di un alunno dove tutti gli altri vedono solo disinteresse, noia, ribellione. L’idea di fondo, quanto all’aspetto pedagogico, è la centralità della persona umana. La Scuola non si limita ad erogare dei contenuti ma deve formare un cittadino. Se la Scuola è solo la somma dei contenuti erogati allora non è più comunità educante. Essa può e deve fare di più, poiché si occupa di persone che stanno costruendo (o che devono scoprire) il proprio progetto personale. Viene da chiedersi se anche la Scuola non sia coinvolta in questo silenzioso slittamento di senso e intenzionalità che alcune esperienze formative e di ricerca hanno messo in luce per le politiche giovanili degli ultimi anni».

Un ruolo difficile quello dell’insegnante che oggi si fa sempre «più incerto, insidiato, socialmente poco compreso nella sua importanza a dir poco decisiva. Il suo lavoro è posto ogni giorno sotto esame, anche se cerca di esprimere sempre competenza e talento. Agli insegnanti si chiede sempre di più, nonostante debbano fare i conti con mancanze di risorse, classi numerose e una burocrazia fine a se stessa. La realtà pone l’insegnante al confine tra le competenze e la necessità di essere assistente sociale, psicologo, missionario; mentre il suo lavoro è altro: accogliere, includere, accompagnare, ma anche affascinare e insegnare, con gli occhi fissi sul futuro dei ragazzi e sulle sfide che la vita riserverà loro».

Carissimo insegnante, tu hai tra le tue mani ogni giorno, incarnato nei corpi dei tuoi alunni, il futuro del nostro Paese e della nostra società.

Di fronte alle tante problematiche, rimane tuttavia inalterato lo spirito dell’educatore, che guarda a tempo dell’infanzia e dell’adolescenza come «un tempo vulnerabile di attesa ma anche di nuova pienezza, quello dei ragazzi. Un’età in cui si “spera di sperare”. In essa si può provare a capire che cosa resta e da dove ripartire. È una responsabilità esigente che gli insegnanti sanno affrontare al meglio».

Emerge quindi un grande rispetto e una volontà di accompagnare chi è chiamato a questo difficile compito:«La Chiesa di Pistoia è profondamente grata agli insegnanti per una cosa in particolare: perché con la loro opera, con il loro lavoro, con la loro tenacia ricordano a tutti che i giovani e i bambini di oggi non sono peggiori di quelli delle generazioni precedenti, comprendendo bene quale sia la fatica che viene richiesta agli insegnanti e non sufficientemente riconosciuta nel suo valore e nella sua importanza sociale e vuole esprimere tutta la sua ammirazione per ogni volta che ciascuno di loro riesce a trovare un equilibrio fecondo in questa realtà così complessa».

Lettera agli insegnanti della scuola di Pistoia (pdf)

 




Centro Giovani: si ricomincia!

Il Centro Giovani diocesano riparte dopo la pausa estiva!

Martedì 25 settembre riapre il Centro Giovani, presso i locali della parrocchia di San Francesco. Come lo scorso anno, il centro si propone come spazio aperto a tutti i ragazzi dai 14 anni in su. I giorni di apertura saranno il martedì e il venerdì dalle ore 14:30 alle ore 18:30. Le attività che il Centro offre sono quelle del sostegno scolastico gratuito (in particolar modo il venerdì pomeriggio), un ampio spazio in cui poter fare i compiti, una sala ricreativa e una sala di musica dove poter cantare e suonare il pianoforte o la chitarra.

L’anima del centro è senza dubbio l’accoglienza e la possibilità per ogni ragazzo di potersi esprimere al meglio nelle proprie qualità, sentendosi sostenuto e incoraggiato. La realtà del Centro Giovani abbraccia in pieno quelli che sono i desideri e le indicazioni espresse da Papa Francesco, il quale si prepara, proprio nel mese corrente di ottobre a celebrare il Sinodo sui giovani, momento di particolare importanza, all’interno del quale il Papa vuole proprio porre al centro dell’attenzione l’ascolto verso i giovani.

Il progetto del centro giovani diocesano si delinea quindi come una porta aperta, pronta ad accogliere le necessità, le aspettative e i desideri che i ragazzi portano nel proprio cuore.




La nuova aula liturgica di Valdibrana

Uno spazio di preghiera, incontro e formazione per tutta la Diocesi

 

Venerdì 21 settembre l’inizio dell’anno pastorale avrà luogo a Valdibrana, nella nuova aula liturgica accanto al santuario della Madonna delle Grazie. Don Cesare Tognelli, rettore del santuario ci illustra il nuovo complesso.

 

Don Cesare, finalmente, dopo un’attesa lunga e travagliata, è arrivato il momento dell’inaugurazione dei nuovi locali di Valdibrana…

È davvero una gioia. I lavori sono iniziati dieci anni fa, nel 2009. Il progetto prevedeva un complesso ancora più grande. Quello attuale, realizzato dall’architetto Marco Matteini, ha mantenuto la volontà di don Severino Pagnini, allora parroco di Valdibrana, che aveva l’intenzione di rendere più agevole il santuario per i pellegrini. Egli, infatti, si auspicava di ampliare il santuario edificando dei locali attigui. Mancando i permessi delle autorità competenti don Pagnini ha pensato di fare un nuovo grande locale più vicino possibile al santuario per accogliere i numerosi devoti alla Vergine. Il progetto è stato avviato in un periodo economicamente favorevole, poi però, appena cominciati i lavori, sono aumentati i prezzi e diminuiti i pellegrini. Dopo tante difficoltà, però, siamo finalmente arrivati alla fine dei lavori. Oggi è necessario anche ampliare il nostro sguardo, non fermarsi a Valdibrana e raggiungere una dimensione diocesana per dare respiro al complesso.

Come è organizzato il nuovo complesso di Valdibrana?

Il primo piano è l’aula liturgica in senso stretto. Mentre tutto il centro mariano è intitolato a don Severino Pagnini, l’aula liturgica è dedicata a Mons. Mansueto Bianchi; vi si riporta infatti, anche un passaggio della preghiera che il vescovo Bianchi scrisse per la Madonna di Valdibrana.

Tra gli arredi dell’aula c’è un crocifisso, opera dell’artigiano locale di Valdibrana Romano Straulino. Romano custodiva in casa questa grande scultura, che aveva realizzato indipendentemente dal progetto dell’aula liturgica. Quando ho visto in casa sua il crocifisso, subito mi è apparso bello e adatto ad essere collocato nella nuovo ambiente accanto al santuario. Mi sono fatto coraggio e gli ho chiesto se poteva donarlo per questo nuovo arredo.

L’aula è anche impreziosita da una mosaico realizzato dalla mosaicista Ursula Corsi di Pietrasanta. Maria, raffigurata secondo l’iconografia del santuario di Valdibrana, è collocata in un contesto che ricorda Betlemme: si riconosce il profilo della Basilica della Natività con olivi e cipressi, gli alberi tipici della Giudea, ma anche della nostra campagna.

 C’è poi la via crucis di Ugo Fanti, artigiano pistoiese; un autodidatta che presenta nelle sue formelle in legno la passione di Gesù. A queste formelle sarà dedicato un libretto con la via crucis presto disponibile.

Il piano inferiore ha più locali, in particolare dispone di una grande sala per feste, momenti conviviali o di incontro. Ci sono poi altre stanze che possono essere valorizzate dalla presenza di gruppi e bagni attrezzati anche per i disabili. Il tutto è inserito nel verde, in un boschetto di olivi; un contesto gradevole per arrivare a fare omaggio a Maria, ma anche per una sosta di incontro e approfondimento. C’è spazio, infatti, anche per una piccola biblioteca dedicata a testi mariani.

Venerdì 21 il vescovo invita le parrocchie a portare un’offerta per sostenere le spese…

Non vorrei che questa diventasse solo l’occasione per portare offerte, ritengo però che il valore dell’ambiente sia proprio in questa possibilità di sviluppo della spiritualità mariana L’invito alle parrocchie è perché Maria possa diventare di più il nostro esempio della fede. D’altra parte il vescovo ha il desiderio di farlo diventare un centro che divulghi la devozione mariana, in un senso più in linea con il Concilio Vaticano II.

L’apertura dell’anno pastorale è una bella occasione per far conoscere il nuovo complesso…

L’apertura dell’anno pastorale a Valdibrana credo che sia importante per questa dimensione diocesana che mi auspico divenga sempre più decisa. L’inaugurazione avverrà in due momenti. L’inaugurazione ‘laica’ sarà martedì 18 settembre alle 11.30 con la presenza del vescovo Tardelli, delle autorità civili, del sindaco di Pistoia, del presidente della Fondazione CARIPT e di quanti hanno collaborato ai lavori.

L’inaugurazione ‘religiosa’ sarà il 21. Dopo il pellegrinaggio diocesano ci sarà infatti, la santa messa con la benedizione dell’altare e dei locali.

Daniela Raspollini




Al via la scuola teologica diocesana

I corsi ordinari e il quarto anno incentrato sul mistero della fede

Secondo la narrazione di Giovanni evangelista, Maria Maddalena, in un’alba non ancora conclamata della domenica più importante per i cristiani, giunge alla tomba dove è stato sepolto il corpo del Maestro e vede la pietra rimossa. Si affretta a riferire la notizia ai discepoli ed anche Pietro e Giovanni corrono, a loro volta, verso il sepolcro. Giovanni lo raggiunge per primo, non entra, ma dalla soglia già si apre al suo sguardo la visione delle bende che avvolgevano il corpo del Maestro rilasciate per terra. Questo egli vede. Al sopraggiungere di Pietro, che osa persino entrare dentro la tomba, un altro particolare si disvela: il sudario già posto sul capo del defunto che ora è riposto ordinatamente da una parte.

Maria Madddalena vede la pietra della tomba rimossa e conclude che qualcuno ha portato via il corpo di Gesù senza poter sapere dove. Pietro vede le bende e il sudario e non è dato sapere la sua reazione e la sua interpretazione; sappiamo invece che Giovanni, dinanzi alla medesima scena, vide e credette.

Questi tre protagonisti del capitolo 20 del Vangelo di Giovanni vedono tutti solo dei segni, in questi primi versetti. Vedono segni e cercano di interpretare. Il discepolo che Gesù amava è colui che comprende con maggior compiutezza.

Ebbene la teologia cerca di fare lo stesso: interpretare nella maniera più compiuta e adeguata i segni che circolano intorno. Innanzitutto i segni della Rivelazione, ma poi anche i segni della vita sacramentaria e quelli della vita liturgica, fino ai segni della vita ordinaria di tutti i giorni che ci sono dati.

La scuola teologica diocesana, con il suo percorso triennale articolato in sette discipline per anno, si allinea fondamentalmente al suddetto obiettivo: poggiando sulle acquisizioni dei pilastri della fede (la Tradizione), intende fornire il metodo per interpretare i segni, in modo che ciascuno sia reso in grado di proseguire il percorso con una certa autonomia e, al contempo, sia abile a indirizzare altri lungo la stessa direzione.

Gli esami – per meglio dire, i colloqui – al termine di ogni corso sono opzionali e costituiscono, in ogni caso, solamente un’opportunità per sperimentare, tramite il dialogo o l’elaborato scritto personalizzato, un’autovalutazione della proprie acquisizioni.

La cadenza della scuola è settimanale (il martedì); l’orario è serale (20, 45 – 22, 10); la sede è il seminario vescovile di via Puccini.

info: giacomoponcini@alice.it

A.V.

L’apertura della scuola teologica è affidata alla prolusione dal tema: “Cosa chiedono i giovani al Sinodo
a cura della FRATERNITÀ DI CRISTIANI di Pistoia. L’appuntamento è per  martedì 9 ottobre 2018 alle ore 20,45 nell’aula magna del Seminario.

MATERIALE INFORMATIVO 2018/2019

Scuola di Formazione Teologica 2018-2019 (pdf)

Corso di Approfondimento 2018/2019 (pdf)

Libretto anno accademico 2018/2019 (pdf)

Per maggiori informazioni visita la pagina dedicata sul nostro sito.

 




Restituire una casa alla Visitazione

Carmignano: dalla parrocchia un progetto di crowdfunding per restaurare e valorizzare la chiesa e il convento dei SS. Michele e Francesco

Chi sale all’antica rocca di Carmignano si trova di fronte un paesaggio mozzafiato. Una quintessenza della toscanità, in un equilibrio fragilissimo tra olivi, viti, campi coltivati, porzioni di bosco e la distesa urbanizzata della piana di Pistoia, Prato e Firenze. Una cornice strepitosa per uno dei dipinti più celebri al mondo: il capolavoro –inquieto e anche un po’ inquietante- della Visitazione del Pontormo (1528-1530 circa).

La Visitazione è oggi negli Stati Uniti per il tour di una bella mini-mostra (Incontri miracolosi. Pontormo dal disegno alla pittura) che dopo una tappa alla Galleria Palatina di Palazzo Pitti si è spostata al Morgan Library & Museum di New York e di lì replicherà al Getty Museum di Los Angeles da dove farà ritorno alla fine della prossima primavera. Un lungo viaggio che è anche l’occasione per sensibilizzare il pubblico, gli appassionati d’arte e non solo sulle condizioni della chiesa e del convento di San Michele a Carmignano, la “casa” della Visitazione e di altri tesori d’arte che oggi versa in uno stato di degrado molto preoccupante.

Chi ‘visita’ la Visitazione non arriva soltanto davanti un dipinto: entra in un dialogo che dal paesaggio porta all’antico convento di Carmignano, alla bella chiesa di fine Trecento che accompagna la fruizione e la comprensione dell’opera; guida, per chi crede, all’incontro e alla contemplazione.
Il convento poi, è uno dei primi insediamenti francescani: la tradizione lo fa risalire al 1211-1212 quando Bernardo da Quintavalle edificò un oratorio e un piccolo cenobio. Era nativo di Carmignano frate Giovanni Parenti, il primo successore di Francesco alla guida dell’Ordine dei minori. La chiesa attuale, costruita attorno al 1330 fu poi decorata da affreschi nel XV secolo e trasformata e fornita di diversi altari nel corso del Cinquecento, quando vi trovò posto anche la celebre Visitazione.

Oggi la parrocchia, con la collaborazione di esperti d’arte e comunicazione, ha elaborato #VisitingVisitation/Una casa per Pontormo a Carmignano: un progetto di valorizzazione che intende restituire ai carmignanesi e alla fruizione di tutti, un ambiente sicuro e ricco di storia. Una volta restaurati i locali dell’antico convento, compresa la Compagnia di San Luca oggi inagibile, potrebbero accogliere un piccolo Museo della Visitazione e uno spazio per eventi e incontri.

«Vogliamo proteggere questo luogo, vogliamo restituirlo alla sua antica bellezza, vogliamo dare alla Visitazione del Pontormo la cornice che si merita». È il desiderio di tutti i carmignanesi, di cui si fa portavoce Fabrizio Buricchi, quale responsabile dei beni culturali per la parrocchia.
Il progetto VisitingVisitation ha anche realizzato un video che accompagna e rilancia la mostra dedicata al Pontormo per sostenere una raccolta fondi lanciata sul web. «Preservare un patrimonio artistico così importante in questi luoghi – afferma Bruce Edelstein, storico dell’arte e curatore della mostra – è senza dubbio difficile, per la sicurezza e la protezione delle opere. Spesso i luoghi che conservano l’arte sono antichi quanto le opere stesse».

La Chiesa e il convento di Carmignano manifestano una grave degrado «soprattutto nelle parti strutturali, e in particolare nelle coperture, che da sole generano altri effetti connessi di degrado degli elementi secondari e decorativi. Questo deterioramento ormai diffuso – si legge nella presentazione del progetto -, non consente l’esecuzione di semplici operazioni di ripristino, ma richiede interventi mirati, ben organizzati e di notevole complessità tecnico-economica».

Oggi tutti hanno l’opportunità di offrire il loro contributo e partecipare a questo progetto, che restituisce una casa alla Visitazione e la propria identità a un’intera comunità. Per avere maggiori informazioni è possibile visitare il seguente link : https://igg.me/at/pontormo oppure visitare il sito: www.pontormo.it .




Verso la prima Giornata Diocesana dei cresimati

Un primo incontro di formazione in Seminario per catechisti e animatori

Venerdì 14 settembre alle 21, presso il Seminario di Pistoia (via Puccini 36) avrà luogo un incontro per catechisti e animatori di gruppi giovanili in vista della prima giornata diocesana dei Cresimati. In questa occasione sarà presentato il sussidio per il cammino dei gruppi da ottobre a gennaio.

Il sussidio è intitolato “W la Wita!”: uno slogan che intende far comprendere la ricchezza racchiusa (e da sprigionare) nel sacramento della cresima, come il tema della testimonianza cristiana o della scelta personale. Il sussidio propone un percorso di incontri con un linguaggio esperienziale, in modo che i contenuti del sacramento divengano esperienza di vita. La prima parte del cammino è dedicata al tema pasquale della resurrezione, per imparare a scoprire nella vita di ogni giorno la presenza di Gesù risorto. La seconda parte del cammino è dedicata alla preparazione dell’incontro con il vescovo, in sintonia con i temi dell’Avvento e del Natale. Per ogni tappa il punto di partenza è sempre la Parola di Dio, da cui far scaturire “attività giocose”, sempre seguite da un tempo di preghiera e da un momento di servizio.

«Dopo l’ultima giornata dei cresimandi – ci spiega Suor Giovanna Cheli, responsabile dell’Ufficio Catechistico – il vescovo Tardelli ha invitato l’Ufficio a non disperdere la ricchezza e la gioia di quell’incontro. È così uscita l’idea di usare un metodo simile per provare a radunare i cresimati, non solo dello scorso anno, ma almeno degli ultimi tre anni». La Giornata diocesana dei Cresimati, si svolgerà, alla presenza del vescovo Fausto Tardelli, domenica 27 gennaio nella Cattedrale di San Zeno a Pistoia.

«L’incontro e la sua preparazione – prosegue suor Giovanna – esprimono  il desiderio della nostra Chiesa di curare il delicato passaggio dalla cresima al dopocresima o al gruppo giovanile».

Ricordiamo che un secondo incontro di preparazione è previsto alle soglie dell’avvento Lunedì 26 Novembre alle ore 21 presso il Seminario vescovile.

(redazione)

 




Linguaggi del divino 2018: “Rinascere dall’alto”

Ai nastri di partenza la rassegna teologica della diocesi di Pistoia arrivata alla 31ª edizione. Una riflessione profonda sul tema della spiritualità e delle sue tante sfaccettature, in rapporto con la società contemporanea. A fine ottobre una tavola rotonda sul tema del lavoro e impegno dei cattolici. Tra i relatori anche l’ex premier Letta e il Vescovo di Taranto, mons. Santoro.

PISTOIA – Ripiegati sul proprio smartphone o incastrati nel mondo dei consumi abbiamo ancora interesse per le cose del cielo? C’è ancora spazio per la spiritualità oggi? Saranno le grandi domande dell’uomo di fronte ai drammi della modernità e l’antico – e mai come ora attuale – rapporto con l’assoluto i protagonisti dell’edizione dei Linguaggi del Divino 2018, intitolato “Rinascere dall’alto”.

Otto incontri, più tre eventi straordinari si dipaneranno in tutto il mese di ottobre (5 -22) in alcuni dei luoghi più significativi della nostra città, come il convento di San Francesco, il convento di San Domenico e il Battistero di San Giovanni in corte, offrendo uno spazio libero, aperto e in dialogo con tutti.

Padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato a Firenze, aprirà la rassegna teologica riflettendo sul tema della spiritualità in una prospettiva dialogica con le “cose della terra”, cioè la complessità del reale, accompagnati dalla suggestione in bianco e nero delle fotografie di Mariangela Montanari. Con padre Guidalberto Bormolini, riascolteremo le grandi domande dell’uomo di fronte alla morte e le proposte delle diverse tradizioni spirituali e religiose.

Il noto biblista Ermes Ronchi ci ricorderà le nude domande del Vangelo che continuano a provocare la nostra esistenza, mentre con Gaetano Piccolo, gesuita e metafisico, intraprenderemo un viaggio sorprendente attraverso noi stessi alla luce del discernimento cristiano. Il professor Andrea Monda, docente di religione, scrittore e autore assieme a un gruppo di studenti dei testi dell’ultima via Crucis col Papa al Colosseo, protagonista del format “Buongiorno professore” (TV2000), ci aiuterà a scoprire quale spiritualità è diffusa oggi tra i giovani.

Proveremo a a riflettere sul tema del “silenzio” e dell’ascolto nell’esperienza radicale degli eremiti con Antonella Lumini, affiancata nel racconto dal vaticanista di “Repubblica” Paolo Rodari, ma anche grazie al documentario “Voci del silenzio” diretto da Joshua Wahlen e Alessandro Seidita. Il loro racconto proporrà un percorso a ritroso verso le radici dell’esistenza, lo stimolo concreto a riequilibrare il nostro modo di stare al mondo.

Goffredo Boselli, monaco di Bose, ci aiuterà a scoprire come la liturgia ci introduce nello spazio in cui opera l’assoluto e l’umano si apre al divino. Basilio Petrà, teologo e preside della Facoltà Teologica dell’Italia centrale indicherà gli orizzonti della vita nello Spirito donata a chi “rinasce dall’alto”.

La conclusione di questa nuova edizione è affidata ad una tavola rotonda di grande livello sull’impegno dei cristiani sul tema economia e del lavoro, curata dell’Ufficio per la Pastorale sociale, con la presenza di Enrico Letta, economista ed ex premier, Enrico Giovannini, economista ex presidente dell’Istat, mons. Filippo Santoro, vescovo di Taranto.

Un appuntamento da non perdere per pensare, interrogarsi e lasciarsi stimolare sulle domande decisive dell’esistenza.

Per informazioni

Pagina fb:  @ilinguaggideldivino – @diocesipistoia

Twitter: diocesi di Pistoia

ilinguaggideldivino@diocesipistoia.it

 

Programma completo + biografie

 




Don Bonaventura saluta la Montagna e la Diocesi di Pistoia

Le comunità di Gavinana, Limestre, San Marcello e Mammiano, hanno salutato il loro vice parroco Don Bonaventura: «È sempre stato disponibile e vicino a tutti»

Dopo sei anni di servizio come vice parroco don Bonaventura (il nome corretto è don Bonaventure Sambou) lascia la Montagna e torna in Senegal e al suo posto si insedierà don Cirillo (Cyrille Atitung Kalom). Il giorno esatto sarà il prossimo 14 settembre, ma don Bonaventura non si trova più nella frazione cara a Francesco Ferrucci, avendo esaurito i 9 anni di attività pastorale in Italia concessi dalla sua diocesi di provenienza, Ziguinchor in Senegal. «Sono arrivato a Gavinana da Quarrata, e qui in montagna mi sono trovato molto bene – spiega don Bonaventura, – e saluto con affetto i miei parrocchiani. Tornera l’8 settembre per essere presente quando don Cirillo prenderà il mio posto».

In questi giorni il parroco senegalese ha salutato i suoi parrocchiani: molti sono dispiaciti che se ne vada. «È vero – spiega don Cipriano Farcas, vicario della montagna pistoiese – che a settembre ci sarà un avvicendamento a Gavinana tra don Bonaventura e il nuovo parroco, originario del Congo e fratello di don Gordiano, parroco da tempo a Maresca . Comunque la chiesa non è del prete ma della comunità dei fedeli. Invito quindi i parrocchiani a essere attivi e a collaborare col parroco nella gestione».

Un ricordo di don Bonaventura arriva da una delle catechiste di Gavinana, Tiziana Vignozzi. «È stato un parroco che si è fatto ben volere in paese e parlando del fatto che non sarà più a Gavinana, in molti sono dispiaciuti – spiega la catechista – è sempre stato disponibile e presente con tutti».

La comunità di Gavinana aspetta quindi don Cirillo nella speranza che anche con il nuovo parroco possa proseguire un significativo cammino di fede.




Una soluzione per l’emergenza a Vicofaro

PISTOIA – La Diocesi di Pistoia, attraverso la Caritas, si è attivata per cercare di affrontare al meglio l’emergenza che si è venuta a creare a Vicofaro, individuando strutture adeguate per quanti, fuori dai programmi ufficiali di accoglienza, trovano alloggio nella parrocchia di S. Maria Maggiore. L’impegno della Caritas diocesana, che si affianca all’attività ordinaria, si rende necessario perché, come già segnalato, la situazione resta seria e da non sottovalutare. Gli ospiti che nel tempo si sono avvicinati ai progetti di accoglienza di Vicofaro presentano diverse provenienze e storie di marginalità.
La Caritas e la parrocchia avranno dunque bisogno del tempo necessario per affrontare al meglio le situazioni, valutarle caso per caso, nel tentativo di offrire la migliore risposta possibile.