L’esperienza della fraternità, la sfida della missione

Due giorni insieme per sognare e costruire insieme una chiesa sinodale e missionaria

Si è svolta a villa Rospigliosi la due giorni del clero. Un appuntamento importante per la nostra diocesi, momento di incontro e confronto tra il vescovo Tardelli, i presbiteri e i diaconi della Chiesa di Pistoia.

La due giorni, all’insegna del titolo programmatico «Per una chiesa sinodale e missionaria», ha previsto un ricco programma su molti aspetti della vita diocesana e ha visto una significativa partecipazione.

Dopo un momento di preghiera guidato dal vescovo e accompagnato da una riflessione di don Patrizio Fabbri, vicario episcopale, la giornata di lunedì è iniziata con un diffuso e interessante resoconto del vescovo sulla visita pastorale iniziata al termine del 2017 e ormai prossima a concludersi.

Una prima analisi in cui emergono alcuni temi chiave e un’impressione generale sullo stato della diocesi. Impressione in primo luogo positiva in cui, nonostante alcune criticità, la chiesa pistoiese si manifesta viva e vivace. «Un viaggio – ha affermato il vescovo riferendosi alla visita pastorale – che mi sarebbe piaciuto condividere con tutti voi presbiteri», ma che «avrebbe fatto bene e farebbe bene anche ai nostri cristiani (…) per farci sentire una sola chiesa, riunita dal Signore e chiamata a dare testimonianza di Cristo morto e risorto». Se non altro, ricordava il vescovo, aiuterebbe una maggiore conoscenza reciproca e collaborazione tra parrocchie e realtà diverse, magari anche territorialmente distanti perché «ascoltare e scoprire come vengono affrontati i problemi da una parte all’altra della diocesi, come si cerca di vivere il Vangelo e di realizzare una vita di chiesa è molto istruttivo e arricchente». Molti i temi trattati: dalla consapevolezza di una realtà parrocchiale molto diversificata, alle fatiche, ma anche ai segni di bellezza di una comunità chiamata a diventare sempre più fraterna e missionaria, ai giovani, all’iniziazione cristiana, ai poveri. Alle parole del vescovo è poi seguito un breve confronto con i sacerdoti e i diaconi presenti.

Dopo l’eucaristia e il pranzo monsignor vescovo e don Cristiano d’Angelo hanno sviluppato una riflessione più programmatica legata al futuro indirizzo pastorale della diocesi. Il tema della relazione era sufficientemente chiaro per esprimere il contenuto: «sinodalità e missione, uno stile da maturare, una prassi da costruire. Prospettive per il cammino futuro». È stato soprattutto don Cristiano, vicario per la pastorale, a presentare un’ipotesi di lavoro centrata sui temi della sinodalità e della missione. Sinodalità come parola chiave e ordinaria della vita della Chiesa, in cui «ogni fatica a camminare insieme, ogni indebolimento del senso di comunità, ogni frattura nella capacità di collaborare, ci rende meno fedeli alla nostra vocazione di chiesa immagine della Trinità». «Sinodalità – ha ricordato don Cristiano citando il papa- come dimensione costitutiva della Chiesa … Cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo Millennio». Un tema, quello della missione, che si lega a quello della sinodalità, in quanto la Chiesa è l’insieme di tutti i fedeli chiamati ad essere soggetti attivi della evangelizzazione.

Cosa si prospetta dunque per la nostra diocesi? Il vescovo ha suggerito un percorso sinodale che si riallaccia all’esperienza dell’assemblea sinodale organizzata nell’anno 2015-2016, da cui sono scaturiti gli orientamenti pastorali per il triennio e che potrebbe concludersi con la celebrazione di un sinodo diocesano. Un’opzione che certamente chiede anche molto lavoro in comune, la collaborazione e la valorizzazione dei laici. Sinodalità, ma anche missione dunque, come indirizzo pastorale particolarmente innestato nel magistero di papa Francesco ed espresso con chiarezza nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, vera e propria chiave di volta del suo pontificato.

La conclusione della prima giornata ha previsto delle comunicazioni importanti per la vita della diocesi: alcune informazioni sulla nuova normativa della privacy, altre sulle nuove linee guida per la prevenzione degli abusi proposte dalla CEI, inoltre una ipotesi per la formazione permanente del clero attenta ad affrontare temi specifici, in forma seminariale o di mini corso. Infine, c’è stato spazio per un ragguaglio sulla situazione del seminario diocesano. Si sono presentati quindi i diaconi che saranno ordinati il prossimo 30 giugno, Alessio Bartolini ed Eusebiu Farcas.

Martedì 4 giugno la giornata si è avviata con la concelebrazione eucaristica. È seguito un momento di condivisione in gruppi su alcuni dei temi affrontati lunedì: cioè sulla visita pastorale e l’ipotesi di un futuro sinodo della chiesa di Pistoia dedicato al tema della missionarietà. Quanto elaborato nei gruppi è stato condiviso in assemblea e commentato dal vescovo, che ha sottolineato l’importanza di una riflessione sinodale sul tema della evangelizzazione, senza dimenticare l’organizzazione della vita parrocchiale.

Dopo il pranzo lo spazio è stato riservato ad altre comunicazioni relative a diversi aspetti della vita diocesana:

  1. L’accoglienza dei migranti a cura di Francesca Meoni, vicedirettore Caritas;
  2. la presentazione del bilancio economico della diocesi a cura di Raffaello Pratesi dell’economato;
  3. Uno sguardo alla situazione economica delle parrocchie a cura di Alessio Venturi;
  4. Una comunicazione sul pellegrinaggio diocesano che la Chiesa di Pistoia ha in programma per il prossimo anno pastorale e a cui sta già lavorando don Gianni Gasperini, direttore dell’ufficio pellegrinaggi.
  5. Don Petre Iancu ha invece illustrato a tutti i presenti il pellegrinaggio delle diocesi toscane alla città di Assisi previsto per i prossimi 3 e 4 ottobre 2019. Il pellegrinaggio è stato organizzato per accompagnare la consegna dell’olio per la lampada che indica la tomba di San Francesco. Al patrono d’Italia, infatti, fanno visita a turno le diocesi del nostro paese per l’offerta dell’olio e un omaggio di devozione popolare.

La due giorni del clero si è conclusa con la recita comunitaria dei vespri, in un clima familiare e fraterno, sigillo di un nuovo, piccolo ma importante passo, per far crescere la Chiesa pistoiese come una comunità fraterna e missionaria.

Ugo Feraci




RnS: rinnovate le cariche per il quadriennio 2019-2020

Domenica 19 Maggio, nei locali del Seminario vescovile di Pistoia, si sono svolte le elezioni dei nuovi responsabili regionali per il quadrimestre 2019-2022 del Rinnovamento nello Spirito Santo. Erano presenti i membri del Comitato regionale uscente, i coordinatori dei gruppi, i Coordinatori ed i Comitati diocesani della Toscana uscenti, per un totale di circa 90 persone.

A presiedere la giornata elettiva era con noi Carmela Romano, da poco eletta nel Comitato Nazionale, responsabile dell’area della formazione.

È stata una giornata molto bella e piena di emozioni. I Coordinatori dei gruppi della nostra diocesi hanno accolto nella gioia di Cristo le sorelle ed i fratelli arrivati da tutte le parti della Toscana. È quindi seguita la preghiera comunitaria carismatica, durante la quale abbiamo ringraziato il Signore per i segni ed i prodigi fatti nel quadriennio appena trascorso. Successivamente Carmela ha fatto una breve introduzione sul tema “un servizio santo per un Rinnovamento nello Spirito Santo”. Dopo un momento di adorazione Eucaristica sono state effettuate le elezioni del Coordinatore regionale.

Dopo il pranzo consumato nel refettorio del Seminario, si sono svolte le elezioni dei Coordinatori diocesani e dei Comitati diocesani. La giornata è terminata con la Celebrazione Eucaristica presieduta da don Alejandro Festa, responsabile spirituale regionale. Ringraziamo vivamente Don Diego Pancaldo, responsabile delle aggregazioni laicali della nostra diocesi, per la sua presenza ed il suo saluto a tutta l’assemblea.

Questo l’esito delle elezioni regionali :

Per il Coordinatore regionale è stata riconfermata Bianca Maria Marcocci della diocesi di Pisa. Per quanto riguarda la nostra Diocesi questi i nominativi eletti: Mattonelli Andrea Coordinatore diocesano, Tormentoni Giuseppe e Bonifacio Andrea membri diocesani.

Andrea Bonifacio




Due giorni del clero: un appuntamento importante per il cammino diocesano

I prossimi lunedì 3 e martedì 4 giugno a Villa Rospigliosi si svolgerà la consueta «due giorni del Clero», l’incontro con il vescovo di tutti i sacerdoti e diaconi attivi in Diocesi. La due giorni è l’occasione per guardare all’anno passato, operare una verifica sapienziale del cammino diocesano, ma soprattutto per pensare il futuro. L’incontro, infatti, si colloca al termine dell’itinerario pastorale diocesano dal titolo «Sulle ali dello Spirito», che ha impegnato la Chiesa di Pistoia nei quattro anni passati.

L’appuntamento di inizio giugno si offre dunque come il primo passo per l’elaborazione di un nuovo tempo di grazia e di cammino comune della nostra Chiesa diocesana.

Sono poi previste alcune importanti comunicazioni sulla vita diocesana e su temi di attualità pastorale, ma sarà dato anche e ampio spazio alla condivisione in assemblea e nei gruppi.

Red.




Andrea del Verrocchio a Pistoia

Lunedì 27 maggio una conferenza del prof. Andrea de Marchi, storico dell’arte, ha illustrato l’opera e i capolavori pistoiesi del maestro di Leonardo.

Che il 2019 fosse un anno di grande risonanza per l’arte del Rinascimento lo si è più e più volte evinto da tutti gli eventi e manifestazioni che si sono susseguiti in memoria dei cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Ma l’appuntamento che potremo definire “il fiore all’occhiello” di questo anno così importante è la mostra che dal 9 marzo al 14 luglio decora le sale fiorentine di Palazzo Strozzi, dedicata al maestro del celebre Leonardo, ovvero Andrea del Verrocchio.

Una mostra di spiccato pregio, curata dal professore di storia dell’arte medievale della Scuola Normale Superiore di Pisa Francesco Caglioti e dal professore di storia dell’arte medievale dell’Università di Firenze Andrea De Marchi, che offre, grazie ad importanti concessioni da parte di istituzioni straniere ed italiane, un quadro generale sull’arte che caratterizzava Firenze tra il 1460 ed il 1490. Prestiti che arrivano anche dalla Diocesi di Pistoia e dai Musei Civici della città; infatti sono state esposte tre opere pistoiesi legate al maestro Verrocchio ovvero il busto di Salvatore di Agnolo di Polo del Museo Civico di Pistoia, l’affresco raffigurante San Girolamo e una santa martire dal convento di San Domenico e la celebre tavola della Madonna di Piazza conservata nella cattedrale di San Zeno.

Queste sono le premesse per la conferenza, o meglio, la  lectio magistralis tenuta dal professor De Marchi nelle sale del Museo dello Spedale del Ceppo a Pistoia lunedì 27 maggio.

Un convegno che è stato presentato dalla direttrice dei Musei Civici Elena Testaferrata, con la graditissima partecipazione di monsignor Fausto Tardelli e gremita di “tecnici” e di curiosi e appassionati.

Il professor De Marchi ha illustrato magistralmente gli elementi principali per riconoscere la firma pittorica di Andrea del Verrocchio partendo dall’analisi del suo percorso formativo. Una contaminazione che si rifà ai suoi primi anni da orefice e che delinea una spiccata attenzione per il tratto nitido e per la ricerca dell’essenza formale di ogni elemento raffigurativo. Una ricerca quasi plastica delle forme geometriche connessa direttamente con la sua propensione per la scultura. Tutto questo unito alla volontà di indagare nell’animo umano, cercando, in ogni soggetto rappresentato dal maestro, di cogliere l’attimo di grande tensione emotiva in uno scenario irradiato da una rassicurante luce Celeste.

Ma ciò che ha reso l’incontro, a mio avviso, di inestimabile valore è stata l’analisi delle differenze pittoriche che il professor De Marchi ha mostrato sul maestro Verrocchio ed i suoi allievi: Lorenzo di Credi e Leonardo da Vinci. E lo ha fatto confrontando alcune immagini ingrandite di paesaggi quasi lunari, analizzando i riccioli di alcuni angeli rappresentati a fianco della Vergine Maria, mostrando le differenze nei vari studi di panneggio e avvalendosi delle analisi svolte presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze con la tecnica della riflettografia. De Marchi ha guidato ognuno dei partecipanti al convegno in un percorso evolutivo per comprendere a fondo i vari “canoni” e per poterli confrontare nella grande pala della Madonna di Piazza. Un lavoro commissionato ad Andrea del Verrocchio nel 1474/1475, ma terminato da Lorenzo di Credi circa dieci anni dopo che, grazie alla minuziosa spiegazione del professore, presenta molto probabilmente varie contaminazioni anche da parte dello stesso Leonardo da Vinci.

Un convegno che sicuramente ha messo in luce le caratteristiche dell’animo pittorico dei protagonisti del primo Rinascimento fiorentino, gettando le solide basi di quello che potremo definire “protoclassicismo” e che è e sarà un veicolo conduttore per gli spettatori presenti che ancora non hanno visitato la mostra Verrocchio, il maestro di Leonardo.

Silvia Gualandi

 

 




Alla scoperta dei tesori nascosti della Chiesa di Pistoia

Iniziativa nazionale di apertura e promozione di archivi, musei, biblioteche ecclesiastici. Aperture straordinarie, visite e mostre per poter gustare l’immenso patrimonio storico archivistico della diocesi

PISTOIA  – Nell’ambito dell’iniziativa “aperti al MAB”, dedicata alla valorizzazione del patrimonio culturale dei musei, biblioteche e archivi ecclesiastici, anche la diocesi apre le porte dei suoi tesori nascosti. Una settimana densa di eventi, mostre e visite guidate offerte da esperti accompagneranno i visitatori allo straordinario patrimonio librario e archivistico della diocesi di Pistoia.

Dal 1 al 28 giugno sarà visitabile l’esposizione “Tesori Svelati”, un doppio percorso espositivo dedicato alla scoperta del patrimonio bibliografico, archivistico e artistico conservato presso l’Archivio Diocesano e Vescovile, la Biblioteca Leoniana e il Monastero di Santa Maria degli Angeli. La mostra, curata da Scripta Manent, propone, nella prima sezione, una selezione di manoscritti miniati, incunaboli e preziose rarità in stampa, allestita presso la sala di consultazione dell’ Archivio diocesano e Vescovile. Nella seconda sezione, allestita presso le sale del Monastero Benedettino di Santa Maria degli Angeli (accesso da via Verdi), sarà esposta una scelta di rari manoscritti, testi a stampa e oggetti espressione della vita quotidiana del monastero tra il XIV e il XX secolo.

Martedì 4 e giovedì 6 giugno si svolgeranno le  visite guidate nei suggestivi ambienti della Biblioteca Fabroniana, istituita nel 1726 dal cardinale Carlo Agostino Fabroni, alla scoperta dei tesori documentari e librari. Le visite, curate della responsabile dr.ssa Anna Agostini, avranno luogo martedì 4 e giovedì 6, alle ore 10  e ore 11,30.

Per Prenotare una visita grauita: fabroniana@tiscali.it;

Infine, venerdì 7 giugno sarà possibile visitare l’affascinante l’Archivio capitolare (Vicolo del Sozomeno, 3) ospitato nel complesso monumentale della Cattedrale di Pistoia, ammirando le pergamene, i codici medievali e preziosissimi antifonari e graduali. Le visite, a cura del prof. Stefano Zamponi, direttore dell’Archivio, avranno luogo alle ore 10 e alle ore 11.30.

Per prenotare una visita gratuita: archiviocapitolarept@virgilio.it





Social network: spazio di comunione o specchio di solitudine?

Nel messaggio per la giornata delle comunicazioni sociali un invito a riscoprirsi membra gli uni degli altri a partire dalle social communities.

Se guardo nello specchio dei miei social, quale profilo distinguo?

Potrebbe essere il primo e già impegnativo proposito per vivere la prossima giornata mondiale della Comunicazioni sociali che si celebra domenica 2 giugno, solennità dell’Ascensione.  Papa Francesco ha reso noto a gennaio, in occasione della memoria di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, il suo messaggio per il 2019. Il testo punta l’attenzione al mondo social, evidenziando luci ed ombre dell’ambiente digitale in cui trascorriamo buona parte delle nostre giornate, invitando a ripensare il modo in cui stiamo sulla rete. O meglio, il modo in cui ci stiamo da cristiani.

L’ambiente digitale rispecchia i guai del nostro tempo: solitudine, individualismo, frammentazione, pregiudizio, narcisismo; qui la violenza verbale arriva a ferire quanto se non di più di quella fisica, il bullismo si fa cyberbullismo, il desiderio cade nella pornografia. Così – afferma il papa – la rete assomiglia piuttosto «a una ragnatela capace di intrappolare» che ad un mare di opportunità e contatti che apre all’altro, anche in capo al mondo.

Se la metafora della rete rivela ormai anche il suo lato oscuro, finisce pure per suonare un po’ datata. Di fatto Papa Francesco propone nel messaggio di passare ad una nuova, felice metafora: «quella del corpo e delle membra che San Paolo usa per parlare della relazione di reciprocità tra le persone, fondata in un organismo che le unisce. La metafora del corpo e delle membra -continua il papa- ci porta a riflettere sulla nostra identità, che è fondata sulla comunione e sull’alterità».

Come al solito la Parola ci riporta su un piano differente, quello in cui sei costretto a guardarti dentro, per considerare, anche nello specchio dei social, la tua relazione con il Signore e gli altri. Per il cristiano, infatti, pure il “nemico” chiede di essere visto con occhi differenti. «Come cristiani ci riconosciamo tutti membra dell’unico corpo di cui Cristo è il capo. Questo ci aiuta a non vedere le persone come potenziali concorrenti, ma a considerare anche i nemici come persone.

Non c’è più bisogno dell’avversario per auto-definirsi, perché lo sguardo di inclusione che impariamo da Cristo ci fa scoprire l’alterità in modo nuovo (…) Dalla fede in un Dio che è Trinità consegue che per essere me stesso ho bisogno dell’altro.  Sono veramente umano, veramente personale, solo se mi relaziono agli altri».

Insomma, lo specchio dei social, da cui perlustro e navigo in rete, può diventare la lente con cui guardo chi sta dietro il profilo che ho davanti. Chi si svela, si cela o si rivela attraverso un social network? Forse qualcuno che mi attende o è ferito, solo, o incattivito. Per capire chi sono il miglior specchio è il volto dell’altro.

La conclusione del messaggio del papa ci ricorda un altro aspetto quasi sorprendente. Il paradigma di un mondo connesso per il cristiano non è facebook, neppure whatsapp, ma la santa messa. Non c’è realtà più capace di esprimere la connessione di questa. Qui Gesù sorpassa alla grande Steve Jobs e al confronto Zuckerberg è un pivello.

Nella santa messa la connessione è comunicazione, diventa comunione. Presente e passato (la storia della Salvezza) si tengono insieme attraverso la Parola proclamata e ascoltata – la stessa in tutte le chiese del mondo-, il Cielo e la terra si incontrano. Tutti “in rete” attraverso l’unico pane e l’unico calice – gli stessi in ogni parte del globo – entriamo in comunione con il corpo e il sangue di Cristo presente nelle sacre specie. La frammentazione e la solitudine sono superate per il dono dello Spirito Santo che ci fa «un solo corpo e un solo Spirito». La messa è lo spazio della connessione ecclesiale, nella quale preghiamo gli uni per gli altri, ricordiamo il vescovo del luogo e il nome del papa, preghiamo con i santi e per i defunti.  È anche il luogo in cui possiamo imparare a vivere relazioni nuove e rinnovate. Non c’è spazio per gli haters, non c’è violenza o isolamento, ma una scuola di tenerezza e di comunione, di misericordia, di dono di sé. La messa chiede ascolto, tempo e anche silenzio. L’eucaristia custodisce il segreto della festa e della gioia. Ci ricorda che è proprio oggi il tempo di passare dal like all’amen.

«La Chiesa stessa – scrive Francesco – è una rete tessuta dalla comunione eucaristica, dove l’unione non si fonda sul “like”, ma sulla verità, sull’amen, con cui ognuno aderisce al Corpo di Cristo, accogliendo gli altri».

Ci avevi mai pensato?

Ugo Feraci – Ufficio Comunicazioni Sociali e Cultura

 

Quant’è comunità la tua community?

Dalle parole del Papa un piccolo test per valutare la propria vita social personale e comunitaria.

Prendendo spunto da alcuni passaggi del messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali  ricaviamo un piccolo “esame di coscienza” personale e/o comunitario che potrebbe accompagnare la giornata di domenica 2 giugno e qualche riflessione comunitaria. Una sorta di test di auto valutazione sulla propria vita social che non ha altra pretesa che quella di farci pensare a come stiamo online.

VAI AL TEST ONLINE…




Andrea Franchi, il vescovo Beato

La sua memoria liturgica ricorre il 30 maggio, ma la storia e i resti del vescovo Franchi sono forse sconosciuti ai più.

Il 30 maggio ricorre e sarà celebrata in diocesi la memoria del beato Andrea Franchi. Probabilmente, però, non saranno molti i pistoiesi in grado di dire chi sia e quali meriti abbia avuto verso la città e verso la Chiesa questo Beato. Cerchiamo allora di ritrovarne qualche notizia.

Nato nel 1335 da una ricca famiglia borghese, a quindici anni Andrea entrò nel convento di San Domenico e dopo otto anni di noviziato pronunziò i voti e fu ordinato sacerdote. Fino al 1382 la sua vita trascorse nell’ambiente conventuale, esemplarmente e felicemente divisa fra studio e predicazione, penitenza e carità, senza che tutto ciò gli precludesse il mondo della bellezza e dell’arte. Anzi, fu proprio lui a volere che fosse ampliata e abbellita la chiesa di San Domenico e in seguito fece lo stesso per il palazzo vescovile e con grande solennità inaugurò, finalmente compiuto dopo due secoli, lo splendido altare argenteo di S. Jacopo. Infatti nel 1382, trasferito a Cervia il vescovo Giovanni Vivenzi, era stato destinato a succedergli, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno, proprio lui, il domenicano Andrea Franchi.

Tuttavia anche nella tanto più complessa e difficile posizione di vescovo Andrea aveva mantenuto intatta la purezza della sua vita e della sua fede e la profonda bontà e serenità spirituale che normalmente si avvertivano in lui fino a restarne contagiati, come testimonia, fra gli altri, ser Luca Dominici nella sua Cronaca. A questo cronista si deve la più dettagliata relazione del passaggio dei Bianchi, una devota, per non dir fanatica, processione di massa che, fra miracoli e penitenze varie, dalla Francia era arrivata in Italia, suscitando lungo il cammino continue conversioni, entusiasmo e partecipazione popolare. Nell’agosto del 1399 passò anche da Pistoia e Andrea fece del suo meglio per gestirne le clamorose manifestazioni e l’epidemia di peste che ne fu, almeno in gran parte, prevedibile conseguenza. Fino a vent’anni fa sulla parete del loggiato di Ripalta si poteva vedere un affresco, ora quasi scomparso, che sullo sfondo della facciata di San Francesco lo rappresentava a capo della processione col miracoloso Crocifisso di Ripalta in mano.

L’anno seguente Andrea Franchi, ormai vecchio e malato, si dimise dalla carica di vescovo, tornando nella raccolta quiete del suo convento, dove morì nel maggio del 1401. Fu seppellito in chiesa, in un bel sepolcro di pietra serena, dal quale, per ragioni di restauro, nel 1613 il suo corpo dovette essere trasferito in sacrestia. Qui rimase (a parte una misteriosa scomparsa al tempo di Scipione de Ricci; ma durante la reazione popolare del 1790 fu ritrovato in un armadio del Seminario e subito rimesso al suo posto) incorrotto e molto venerato, fino al 1921, quando, dopo la sospirata beatificazione ufficiale, venne ricollocato in chiesa.

Attualmente il suo corpo è collocato in una teca di vetro sotto l’altare laterale sinistro del transetto della chiesa di San Domenico, purtroppo un po’ impolverato e dimenticato. È forse arrivato il momento di ricordarlo?

Maria Valbonesi




“Che gusto c’è?”: scoprilo il 2 giugno alla giornata dei giovanissimi

La Pastorale Giovanile diocesana ha organizzato per domenica 2 giugno un evento  dedicato ai giovanissimi che è una vera e propria novità.

Lo scopriamo insieme a Padre Simone Panzeri dell’equipe di di Pastorale Giovanile.

Padre Simone, cosa avete organizzato per domenica 2 giugno?

Abbiamo pensato di realizzare una giornata di incontro e festa dedicata a tutti i ragazzi del dopoCresima e agli animatori degli oratori fino ai 18 anni. La giornata prevede il ritrovo alle ore 15.00 nello spazio sul retro della chiesa di San Bartolomeo a Pistoia (la conclusione è prevista per le 18/18.30).

Papa Francesco nella sua esortazione post sinodale Christus vivit afferma l’importanza che i giovani restino “connessi con Gesù” per aprirsi agli altri..

E infatti la giornata inizierà con un incontro di preghiera animato dal vescovo sul tema della condivisione, perché prima di condividere tra noi possiamo “condividere” con il Signore Gesù. Il tema della giornata è proprio quello dello stare insieme nella fraternità, partendo dalla domanda “che gusto c’è?”. Partiremo, infatti, dal “gusto” di stare con Gesù per scoprire quello che c’è nello stare insieme tra noi. Sarà una giornata per riscoprire la bellezza e l’importanza delle relazioni, come anche suggerito dalla lettera pastorale del vescovo dedicata al tema della comunità fraterna e missionaria.

Come vivranno questa giornata i giovani? Come si svolgerà il programma?

I giovanissimi arriveranno per le 15.30 a San Bartolomeo e saranno subito divisi in squadre in modo da raggruppare giovani di diverse realtà. Quindi ascolteremo la parola del vescovo e inizieremo una caccia al tesoro a tappe che ci porterà a scoprire il valore di mettere in comune i propri doni. La conclusione, alle ore 18, sarà accompagnata da una merenda.

Le parrocchie come hanno accolto questo invito?

L’organizzazione è affidata a giovani e animatori di varie parrocchie che si sono riuniti per costruire insieme questa giornata. Al momento sono già tante le realtà che si sono attivate: l’Oratorio di San Domenico Savio di Pistoia, i gruppi giovani di san Francesco/San Benedetto, Vignole, Gello, Fornacelle, Casalguidi..; ma anche altre parrocchie si stanno organizzando.

Qual è il messaggio che vuoi rivolgere per invitare i giovani numerosi delle nostre parrocchie perché comprendano quanto sia importante partecipare all’incontro diocesano del 2 giugno?

Direi: l’unione fa la forza! La finalità di questa giornata è proprio quella di uscire dal proprio “guscio” per conoscere chi ci sta accanto, mettere insieme le nostre forze gustando la bellezza dello stare insieme. Ci auguriamo che sia anche l’occasione per imparare qualcosa di nuovo dall’esperienza degli altri gruppi per poi riportarla nella propria parrocchia e nel proprio oratorio..

…e in caso di pioggia?

…Portate l’ombrello! Speriamo che l’estate arrivi. In ogni caso l’evento si svolgerà lo stesso nei locali parrocchiali di San Bartolomeo.

E per adesioni o informazioni?

Scrivete a: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it

d.r.




Assemblea generale CEI: nel comunicato finale una nomina “pistoiese”

Incarico nazionale per un sacerdote della nostra diocesi

Si è appena conclusa la 73a assemblea generale della Conferenza episcopale italiana. L’esito dei lavori è riassunto nel comunicato finale pubblicato oggi 23 maggio.

Nel comunicato della CEI sono elencate anche le nomine ratificate all’interno dell’assemblea. Tra di esse siamo lieti di notare la presenza di un giovane sacerdote della nostra diocesi: Don Elia Matija, parroco di Carmignano, che è stato nominato “Coordinatore nazionale della pastorale dei cattolici albanesi in Italia“.

Don Elia Matija, è nato infatti in Albania, in un piccolo villaggio (Sheldi) vicino a Scutari, il 27 aprile 1980. Dopo un periodo di formazione nel seminario interdiocesano diretto dai Gesuiti Elia ha lasciato il suo paese, per raggiungere fortunosamente l’Italia e qui iniziare un’esperienza lavorativa. Nel 2003 tuttavia, Elia ha riconsiderato la chiamata al Signore e dopo essere entrato nella Fraternità Apostolica di Gerusalemme di Pistoia ha vissuto qui gli anni di formazione al sacerdozio. Adesso Elia è un sacerdote diocesano, incardinato nella Chiesa di Pistoia. Elia ha svolto la sua attività pastorale presso l’ospedale San Jacopo di Pistoia, quindi come vicario parrocchiale di Lamporecchio. Attualmente è anche Direttore dell’Ufficio per la pastorale dei Migranti.

Ci congratuliamo con don Elia, augurandogli un buon lavoro in questo nuovo e importante incarico ecclesiale.

Il comunicato finale CEI

Il comunicato finale si apre con un riferimento al discorso di apertura di Papa Francesco, centrato sui temi della collegialità e sinodalità, dei processi matrimoniali e dei rapporti tra vescovo e sacerdoti. Poiché la sinodalità è dimensione costitutiva della Chiesa il Papa ha invitato a praticare una sinodalità “dal basso all’alto”, aperta dunque al coinvolgimento dei laici, come una sinodalità “dall’alto al basso”, cioè secondo le indicazioni tracciate dal papa stesso in occasione del convegno ecclesiale di Firenze. Circa la riforma dei processi matrimoniali Francesco raccomanda “celerità e gratuità delle procedure”, mentre invita a coltivare con attenzione il rapporto tra vescovo e sacerdoti, “vera e propria spina dorsale su cui si regge la comunità diocesana”.

Il comunicato, quindi affronta tre punti:

  1. Una triplice preoccupazione; in primo luogo per la riforma del terzo settore, che non valorizza, ma mortifica l’associazionismo e l’operoso contributo dei corpi intermedi; in secondo luogo per le prossime elezioni europee, turbate da paure, chiusure e “polarizzazioni ideologiche” cui occorre contrapporre il patrimonio che nasce dell’umanesimo cristiano, attento a promuovere tutti i valori legati alla persona e alla sua dignità; infine, in terzo luogo, per le zone del centro Italia segnate dal terremoto e ancora lontane da un ritorno alla normalità.
  2. Tempo di missione.  La Chiesa in Italia si è interrogata sulle modalità e gli strumenti per una nuova presenza missionaria. Le conclusioni dei lavori suggeriscono un “recupero di una spiritualità missionaria” per, “uscire” e “stare con”; la valorizzazione del rientro di presbiteri e laici fidei donum; la priorità della Parola, anche attraverso la costituzione di piccoli gruppi del Vangelo. Tante le piste e le indicazioni di lavoro, orientate all’intreccio tra vita e fede, alla missione coniugata con le opere nella fraternità, nell’incontro e nell’accoglienza dell’altro, nell’attenzione ai più deboli e poveri.
  3. Il minore al centro. Nel corso dei lavori sono state approvate le Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Un testo di grande rilievo per la vita pastorale della chiesa italiana che tiene come punto centrale la cura e la protezione dei più piccoli e vulnerabili come valori supremi da tutelare.

Scarica il comunicato finale

 




Progetto Traghetto, ponte per nuove opportunità

Una seconda possibilità per chi ha sbagliato e vuole di nuovo inserirsi nella comunità. Questo il senso del progetto “Traghetto 2017”, coordinato dalla Cooperativa in Cammino e finanziato dalla Caritas diocesana, che ha impiegato 24 detenuti in veri e propri corsi professionali e avviamento al lavoro.

L’idea progettuale si fondava sulla creazione di percorsi di formazione che volevano ricreare una condizione lavorativa come quella aziendale, senza però i vincoli e le pressioni tipiche dei contesti aziendali.

I contesti lavorativi hanno privilegiato aree d’impiego: i corsi formazione lavoro sulla carpenteria in ferro; corsi di orticultura all’interno del terreno denominato “orto di Paolo” e attività di pulizia generica all’interno di giardini pubblici.

«Questa impostazione ha permesso a tutti coloro che sono stati inseriti di ripresentarsi di fronte al lavoro dopo un periodo di pausa forzata – ha affermato Sauro Gori, responsabile del progetto – e di rimisurarsi concretamente con quelle che sono le dinamiche e le necessità che il lavoro impone senza dover sottostare alla selezione e alle esigenze strette che un rapporto lavorativo normale prevede. Il target di persone a cui ci siamo rivolti – ha continuato – è particolarmente fragile, perchè quanti al termine della loro pena hanno un contesto familiare e lavorativo già definito indirizzano i loro sforzi in tale direzione che sono ad un livello superiore della nostra proposta; noi ci siamo presentati come una esperienza “ponte” (appunto Traghetto) attraverso la quale passare in assenza di altre opportunità più favorevoli.

M.C.