In cammino verso le attese di Vangelo. Intervista al vescovo Tardelli

Tempo di cammino sinodale per la chiesa universale e particolare. Anche Pistoia, nel 2021, si prepara a vivere il primo sinodo diocesano dopo il Concilio Vaticano II. Lo ha annunciato il vescovo Fausto nella sua ultima lettera pastorale “E di me sarete testimoni”, dove affronta con realismo alcune delle tematiche cruciali del presente e futuro della chiesa di Pistoia.

Lo scorso luglio ha annunciato per il 2021 un sinodo diocesano. Che cosa l’ha spinta a scegliere questa strada per la chiesa di Pistoia? Quali sono le sue aspettative?

La decisione di celebrare un sinodo diocesano la considero una ispirazione dello Spirito Santo, al quale del resto ci siamo affidati fin dai primi momenti del mio episcopato a Pistoia. Non per niente il cammino intrapreso in questi anni voleva essere “sulle ali dello Spirito”. Ma la celebrazione di un sinodo presuppone una chiesa in “stato sinodale”, sia prima che dopo la celebrazione dell’evento vero e proprio. E una chiesa sinodale in parole semplici e povere è una comunità di fratelli e di sorelle che camminano insieme, che si sforzano di camminare insieme dietro al Signore Gesù, dentro questo concretissimo mondo, per portare l’annuncio di Cristo morto e risorto con la testimonianza di un amore generoso e disinteressato per gli uomini, a partire dagli ultimi. In questo senso La chiesa è sinodale per sua natura. Il Signore l’ha voluta così e solo così è segno di speranza per il mondo. La celebrazione vera e propria, solenne e coinvolgente, agli inizi del 2021, sarà solo l’apice, il manifestarsi di questa compagnia fraterna conquistata dal Vangelo.

Nella sua ultima lettera pastorale parla di attese di Vangelo. A che cosa si riferisce?

Si, ho parlato di “attese di vangelo” come chiave di lettura della realtà, della società umana, del nostro mondo. Un altro modo di parlare dei “segni dei tempi”. Il Vangelo, come dice la parola stessa è una “buona notizia”, un “buon annuncio” e di buone notizie ne sentiamo particolarmente il bisogno oggi. E in particolare di quella più buona di tutte: quella cioè che non si è soli, si è amati senza misura, che c’è qualcuno che si prende cura di noi e ci porta nel palmo della sua mano perché la nostra vita non si perda e superi l’oscurità del male, della cattiveria, della stessa morte. Cogliere queste attese di vangelo nella vita della gente, nella propria stessa vita, è compito dei cristiani e della chiesa, perché è proprio lì che l’annuncio cristiano deve potersi udire in fatti e parole. Come ho scritto nella lettera pastorale, si possono cogliere attese di vangelo nel mondo e nel cuore dei giovani, dentro la fragilità delle nostre esistenze, nella debolezza dei nostri amori, dentro la stessa cultura, come nella povertà di tanti, economica e non, come nei cuori malati di violenza, corrotti dal malaffare e dalla menzogna.

Secondo lei la chiesa non riesce più a parlare ai giovani e alle famiglie?

Noto una certa difficoltà del mondo ecclesiale a incontrare giovani e famiglie, per quello che sono, con tutte le contraddizioni, i loro problemi concreti e le loro prospettive…. La chiesa non può essere la chiesa dei pensionati, senza ovviamente togliere niente a queste persone così importanti per la vita delle nostre comunità. Però la bellezza del Vangelo, la bellezza di Cristo e della vita che Egli ci offre, dovrebbe conquistare giovani e giovani famiglie, coloro che sono nella pienezza della vita e dentro gli affanni della quotidianità. Lì troviamo una certa difficoltà. E’ come avere tra le mani un tesoro meraviglioso e non riuscire a farlo capire a chi ci sta attorno e sta cercando proprio un tesoro per vivere. Credo che occorra anche cambiare stili e modalità di organizzazione delle nostre comunità cristiane, anche se il problema non è l’organizzazione. Senza togliere l’essenziale, dovremmo avere quella duttilità di saper inventare forme nuove e oggi possibili di incontro, di scambio, di annuncio, sapendo dare il primo posto non certo all’organizzazione e alle strutture ma a ciò che oggi conta più di tutto e di cui c’è più bisogno: il contatto personale, l’a tu per tu di relazioni rispettose e amichevoli, che costruiscano una rete di relazioni positive che vincano quell’individualismo e quella solitudine che si fanno oggi sempre più minacciose.

Il professor Jacopozzi, in un incontro dei linguaggi del divino, ha parlato della “marginalità” della chiesa nel panorama culturale contemporaneo, parlando di necessaria «presa di coscienza di uno status di minoranza». Che ne pensa?

Penso che Jacopozzi abbia colto nel segno. Questa “marginalità” la constatiamo ogni giorno e dobbiamo prenderne atto sicuramente. Essere “piccolo gregge” del resto, non è l’eccezione per la Chiesa ma la normalità, come l’essere come agnelli in mezzo ai lupi. Ogni giorno, nel martirologio romano, si legge una piccola parte anche se numerosa dei santi celebrati in quella data: la stragrande maggioranza è fatta di persone crudelmente assassinate, eliminate dalla faccia della terra in modo violento, deboli e rese insignificanti agli occhi del mondo… Eppure quelle persone hanno vinto sul mondo e la loro fede ha travalicato regni e montagne, mari e imperi. Una minoranza può essere estremamente significativa anche se debole per mezzi e potere. Però vorrei dire anche un’altra cosa che corregge in parte le affermazioni di Jacopozzi e di altri che accentuano la situazione di minorità della chiesa. In realtà, a volte la coscienza di questa minorità è indotta da parte di chi non sopporta la chiesa e quello che dice e fa. La chiesa Cattolica, in Italia, da noi, ha ancora un forte radicamento popolare e attorno a luoghi e testimoni si radunano ancora folle. La chiesa è più influente di quello che sembra. In certi campi no, pare assolutamente inascoltata, è vero. Alla fine però, nel cuore di molti permane un riferimento che è comunque importante per la vita, anche se lo si contraddice tranquillamente. I segnali di questa strana appartenenza sarebbero tanti. Non vanno sottovalutati e sbrigativamente considerati come residuali. Anzi io, da incallito ottimista, ho la convinzione che si stiano preparando tempi sorprendenti e inaspettati per il cristianesimo e la chiesa.

La scorsa estate ha accompagnato un folto numero di giovani in terra santa. Ci sono dunque anche segni di speranza?

Proprio su questa lunghezza d’onda va l’esperienza fatta con sessanta giovani insieme a una ventina di disabili questa estate in terra santa. Una esperienza straordinaria che mi ha molto coinvolto anche personalmente. Ho incontrato dei giovani stupendi. Ognuno con la sua vicenda personale, le sue contraddizioni se vogliamo, ma carichi di entusiasmo e di voglia di vivere al meglio la vita, aprendosi agli altri, disposti a guardarsi dentro oltre la superficialità di una società dell’apparire. Per me è stato un grande segno di speranza. Come lo è stato la breve visita fatta coi vescovi toscani in Turchia a giugno. Solo ad Antiochia, Iskendurun e Tarso, per la precisione, dove abbiamo potuto incontrare piccole comunità cristiane che vivono in un contesto non facile ma che sono di una gioia e di una vitalità incredibile.

Il Santo Padre ha da poco aperto il sinodo sull’Amazzonia, quale significato ha per la chiesa questo sinodo, quali aspettative porta?

Il sinodo sull’Amazzonia affronta un grande problema per l’umanità, perché quella regione del mondo ha un’importanza vitale per tutto il pianeta, è invece luogo di sfruttamento contro l’uomo ed è terra abitata da popolazioni che da secoli sono schiacciate nella loro identità. In questo la chiesa si mostra attenta a tutto ciò che è il bene dell’uomo, nella sua integralità di anima e corpo. L’Amazzonia è anche una terra dove si misura la capacità del Vangelo di fecondare le culture dell’uomo, accogliendo, illuminando, correggendo e facendole fiorire. Da questo punto di vista il sinodo sull’Amazzonia è anche l’occasione, ancora una volta, per la chiesa di purificare la memoria di una evangelizzazione a volte condotta con la forza delle potenze coloniali.

a cura di Michael Cantarella

(fonte: Settimanale “La Vita”)




Tre video interviste per “ripartire dalle domande”

Sul canale youtube diocesano interviste e relazioni on line per i linguaggi del divino

«Cosa determina le tue scelte? Quali sono le persone a cui credi? Perché?»

Sono alcune delle domande che accompagnano la riflessione sul credere oggi proposte dal tema dell’attuale edizione dei linguaggi del divino. Domande con cui si confrontano Padre Bernardo Gianni, abate di San Miniato, che ha predicato lo scorso anno gli esercizi spirituali a Papa Francesco a alla curia romana; Lucia Agati, cronista della Nazione di Pistoia, Bernard Dika, giovane studente, “Alfiere della Repubblica Italiana”, molto popolare tra i ragazzi e sui social. Le tre brevi interviste sono disponibili sul canale youtube diocesano: diocesi di Pistoia.

I video sono a cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali e Cultura diocesano; le riprese e il montaggio di Massimo Rosario Mantero.

Sul canale youtube diocesano saranno anche disponibili le registrazioni video degli incontri in programma per il festival “i linguaggi del divino”.




La consulta si rinnova: nuove nomine regionali

Si è tenuta sabato 28 settembre, presso il seminario di Pistoia, l’Assemblea elettiva della CRAL (Consulta regionale delle aggregazioni laicali) Toscana. Monsignor Fausto Tardelli, assistente della CRAL Toscana, nel discorso di apertura ha ricordato l’importanza e l’impegno dei laici nella Chiesa, rifacendosi alle linee programmatiche dell’esortazione apostolica Evangelium gaudium di Papa Francesco. È stato poi presentato il prossimo incontro del 16 novembre presso la Certosa di Firenze dove tutte le consulte laicali diocesane e le aggregazioni regionali incontreranno i vescovi toscani, per un confronto sul ruolo dei laici nella Chiesa e per cercare nuove vie per una presenza che sia lievito nella società in ambito politico, sociale ed economico.

Al termine si è rinnovato l’ufficio di presidenza con l’elezione a segretaria generale della CRAL Toscana di Sandra Cavallini dell’AIMC, proveniente dalla consulta di Livorno, e dei copresidenti Rosanna Caselli del Movimento dei Focolari dalla Consulta di Pistoia, di Mario Battiato dell’UCIIM dalla Consulta di Prato e di Massimo Guerrieri dell’AIMC dalla consulta di Pistoia. Tesoriere in carica è Alberto Toccafondi, che potrebbe essere riconfermato dalla neopresidenza. La neoeletta Sandra Cavallini, ringraziando per la fiducia accordata, ha rivolto un commosso ricordo di Mario Macaluso, prematuramente scomparso di recente che con tanto zelo ha operato all’interno della CRAL e del Forum delle famiglie toscane. Quindi, riprendendo da dove lui improvvisamente ha lasciato, ha così sintetizzato il proprio mandato: «il sogno di fare unità tra le anime dell’associazionismo cattolico».

S.C.




Un mese missionario straordinario

Papa Francesco ha indetto per l’ottobre 2019 un mese Missionario straordinario con la seguente motivazione: “ho chiesto a tutta la chiesa di vivere un tempo straordinario di missionarietà per commemorare il centenario della promulgazione della Lettera apostolica Maximum illud del papa Benedetto XV (30 novembre 1919). La profetica lungimiranza della sua proposta apostolica mi ha confermato su quanto sia ancora oggi importante rinnovare l’impegno missionario della chiesa, riqualificare in senso evangelico la sua missione di annunciare e di portare al mondo la salvezza di Gesù Cristo, morto e risorto”.

Il centro missionario della Toscana, con la partecipazione dei vari centri missionari diocesani regionali, ha organizzato alcune manifestazioni pubbliche che qui si riassumono:

  • domenica 6 ottobre a Lucca, dove verrà sviluppato il tema: “baluardi di speranza, testimonianze di fede e di missione” il ritrovo è alle 15 alla Porta S. Maria per spostarsi in 3 chiese vicine dove sono previste 3 testimonianze improntate sulla campagna Chiudiamo la forbice (disuguaglianze legate ai conflitti, al cibo e alla mobilità umana), lungo il percorso sono previste postazioni significative. Il vescovo di Lucca presenterà l’evento in conferenza stampa per diffonderlo.
  • domenica 13 ottobre a Livorno, che sarà l’evento centrale e che svilupperà il tema: Camminando con i popoli, tappe di conoscenza per costruire insieme il futuro. Il ritrovo sarà alle ore13,30 in Piazza Duomo fino al porto della Città: sarà una camminata importante animata da vari gruppi con la partecipazione dei Vescovi della Toscana. È importante la partecipazione di gruppi, associazioni. Si pensa di terminare più o meno per le 17.30.
  • venerdì 18 ottobre alle ore 21: veglia Missionaria a Firenze, chiesa di S. Miniato al Monte.
  • domenica 27 ottobre a Poggibonsi (Siena) ritrovo alle ore 9 presso la parrocchia di S. Maria Assunta. Tema: Festa dei popoli- “Missione globale: noi nel mondo e il mondo tra noi” La partecipazione a questi eventi è aperta a tutti, tutti quindi siamo invitati, nessuno escluso.

Un’altro importantissimo evento di livello nazionale che vogliamo segnalare è “Il sinodo per l’Amazzonia” che si svolgerà dal 6 al 27 ottobre presso la chiesa di S. Maria in Trasportina, via della conciliazione – Roma. Il calendario degli eventi può essere consultato su: www.amazonia-casacomun.org

Il centro missionario di Pistoia invita tutti a partecipare anche alla Veglia di preghiera per la 93° Giornata missionaria mondiale 2019 che, nell’ambito del mese missionario straordinario indetto da papa Francesco si svolgerà nella nostra diocesi presso la parrocchia di San Benedetto mercoledì 23 ottobre 2019 alle ore 21 alla presenza del nostro vescovo monsignor Fausto Tardelli.

Lucia Fedi




La domenica della Parola di Dio

Con il motu proprio “Aperuit illis” papa Francesco ha indetto una giornata dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio

Nella festa di San Girolamo (30 settembre), il santo  che dedicò tutta la vita alla Sarittura traducendo dall’ebraico e dal greco il primo e secondo testamento, il Papa ha firmato la lettera apostolica, in forma di Motu Proprio, «Aperuit illis» con la quale viene istituita la Domenica della Parola di Dio: «stabilisco, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio».

Ad intitolare questa lettera è l’epilogo dell’esperienza dei due discepoli di Emmaus, i quali , riconosciuto il Signore Risorto, dopo aver condiviso con lui il cammino della vita passando dalla tristezza alla gioia, corrono ad annunciare a tutti la Sua presenza, preparando l’incontro con lui di tutta la comunità; allora, dice Luca il Signore «Aprì loro la mente per comprendere le Scritture» (Lc 24,45). Sappiamo quale itinerario portò i discepoli di Emmaus a riconoscere il Risorto: da lui affiancati rivisitano, grazie alle sue parole ferme ed efficaci, la loro fatica di credere e sperimentano la guarigione dalle durezza di cuore. Attraverso le Scritture il Risorto reinterpreta quindi la sua vita, la sua morte e introduce alla sua Resurrezione. Gradatamente il cuore si riscalda e dall’ascolto scaturisce la condivisione del pasto. L’accoglienza, l’ospitalità del Signore che dona di nuovo la sua vita nella frazione del pane portano quei due occhi spenti a brillare di nuovo di luce e a vedere ciò che non avevano mai visto così chiaramente fino allora. Il Signore interiorizzato da loro diviene in loro corsa, ritorno a Gerusalemme, gioia di annunciare e condividere la verità vista di persona. E ciò che è avvenuto a loro diviene in una nuova apparizione esperienza di tutti. Così il Signore aprì gli occhi dei primi cristiani e si fece vedere Risorto, così –dice il Papa – apre i nostri occhi.

La domenica della Parola permette di evidenziare infatti che «la relazione tra il Risorto, la comunità dei credenti e la Sacra Scrittura è estremamente vitale per la nostra identità. Senza il Signore che ci introduce è impossibile comprendere in profondità la Sacra Scrittura, ma è altrettanto vero il contrario: senza la Sacra Scrittura restano indecifrabili gli eventi della missione di Gesù e della sua Chiesa nel mondo» (AI1).

Questa iniziativa di Papa Francesco è un frutto del Giubileo straordinario della misericordia, che si era concluso con la richiesta del Papa di dedicare una domenica nella quale tutta la Chiesa potesse comprendere quale ricchezza è racchiusa nel costante dialogo di Dio con il suo popolo (AI,2). Così in una domenica dell’Anno liturgico, quella che si avvicina alla giornata dedicata a rafforzare i legami con i fratelli ebrei ai cui segue la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (AI,3), possiamo rivivere il gesto del Risorto che apre gli occhi della nostra mente per vedere il suo amore di misericordia, il tesoro della sua Parola, che ci spinge ad essere nel mondo annunciatori di questa inesauribile ricchezza.
Gratitudine, impegno quotidiano, responsabilità coerente davanti alla Parola viva che il Signore Risorto non fa mai mancare alla Chiesa sua Sposa. Non mancano infatti nella Chiesa le occasioni di ascolto e le iniziative bibliche che permettono di rendere accessibile la Sacra Scrittura ai credenti. Papa Francesco suggerisce che in questo giorno in modo particolarmente solenne la Parola di Dio sia messa al centro della comunità intronizzandola e laddove ce ne sia l’opportunità istituire in questo giorno il ministero del lettorato, o un ministero simile che ricordi l’importanza della proclamazione della Parola nella Liturgia. Così come si preparano i ministri straordinari della Eucarestia è quanto mai opportuno preparare anche i lettori. Non solo celebrare la Parola, ma anche diffonderla in questo giorno e soprattutto custodirla con la vita attraverso la lettura quotidiana, la preghiera che nasce dalla Scrittura Sacra e dalla lectio divina. Dice il Papa che questa deve essere una domenica che risignifica tutta la nostra vita in rapporto alla Scrittura Sacra.
Questi aspetti non sono riservati agli addetti al lavoro, ma a tutti i credenti, come diceva san Gregorio Magno: della Parola viva del Signore ne abbiamo bisogno tutti; non si può dire « non sono un monaco, ma ho moglie, figli, la cura della casa. Questo è quello che ha rovinato tutto: che pensiate che la lettura della Parola riguardi solo i monaci». La Bibbia «appartiene a tutto il popolo convocato» non a pochi, né – dice il Papa – a chi la relega a gruppi prescelti che vorrebbero monopolizzarne la lettura.

La Bibbia è il libro del popolo del Signore che è convocato attraverso la sua Parola passando così dalla dispersione all’unità. Omelia, catechesi sono strumenti e contesti privilegiati di annuncio: ci vuole un linguaggio semplice e adatto ai destinatari perché tutti possano gustare la bellezza delle immagini usate dal Signore per stimolare tutti al bene. La familiarità con le Scritture e lo studio è anche la via per il rinnovamento della catechesi dice il Papa, per cui gli stessi catechisti sono invitati incessantemente ad andare a questa fonte per favorire il dialogo tra quanti ascoltano e la Parola di Dio. «È profondo il vincolo tra la Sacra Scrittura e la fede dei credenti. Poiché la fede proviene dall’ascolto e l’ascolto è incentrato sulla parola di Cristo (cfr Rm 10,17), l’invito che ne scaturisce è l’urgenza e l’importanza che i credenti devono riservare all’ascolto della Parola del Signore sia nell’azione liturgica, sia nella preghiera e riflessione personali» (AI,7). «Cristo, dice ancora il Papa, è il primo esegeta! Non solo le Scritture antiche hanno anticipato quanto Egli avrebbe realizzato, ma Lui stesso ha voluto essere fedele a quella Parola per rendere evidente l’unica storia della salvezza che trova in Cristo il suo compimento». La fede nella resurrezione si fonda quindi nella Scrittura, che testimonia la storicità dei fatti accaduti e ci educa a percepirne la forza profetica, per cui quella Parola che si è compiuta per Gesù, nell’«oggi» della sinagoga di Nazareth, torna ad avere la stessa valenza, nel nostro «oggi» di credenti.

C’è un altro fatto importantissimo da sottolineare per cogliere il messaggio di questa lettera: il rapporto tra Scrittura ed Eucarestia. La giornata della Parola di Dio si colloca infatti sullo stesso piano del Corpus Domini, in modo da celebrare non solo il Suo Corpo e il suo Sangue ma anche la sua Voce. Il suo Corpo è vivo e ci parla, all’unica mensa della Parola e del Pane (DV21).
Il Signore è in mezzo a noi e ci parla ancora oggi, la confidenza con le Scritture scioglie ogni freddezza, permette di riconoscersi tra noi come persone che appartengono allo stesso amore e allo stesso dono; il calore di nuove relazioni che nascono da questa voce apre i nostri occhi liberandoli dalla cecità interiore che oggi attanaglia l’umanità sotto una svariata forma di chiusure. La Scrittura dunque bussa al nostro cuore: se noi apriamo il Signore entra e cena con noi (Ap 3,30).
In perfetta continuità con la Dei Verbum, costituzione dogmatica conciliare e con l’esortazione post sinodale di Papa Benedetto XVI Verbum Domini, Papa Francesco richiama la finalità salvifica della Scrittura che, in quanto tale, è volta alla salvezza integrale della persona a vantaggio della quale Dio continua ad operare; la dimensione spirituale della Parola di Dio è tale che l’azione dello Spirito, che ha trasformato la parola umana in parola divina, continua ancora oggi a trasformarci mediante l’ascolto vissuto nella comunità credente. Infine il principio dell’Incarnazione risplende con forza nella Parola condivisa, per cui ancora oggi in ogni nostro cenacolo di ascolto, vissuto in comunione con la Chiesa, Dio continua a parlare agli uomini come ad amici, invitandoli alla comunione con lui (DV2).
Siamo quindi beati per questo dono che la Chiesa indica di nuovo come fondante se, come Maria, ascoltiamo la Parola di Dio, la custodiamo nel cuore e la mettiamo in pratica nella vita. Siamo beati se vediamo in questa nuova festa solenne un punto di partenza per far crescere in questo tempo complesso e frastagliato una nuova coscienza cristiana che viva una relazione permanente e creativa con il Risorto che cammina con noi e ci spiega con le sue parole ogni vicenda della vita.

Suor Giovanna Cheli, direttrice Ufficio Catechisto diocesano




Alive: Lui vive e ti vuole vivo!

La proposta di pastorale giovanile per l’anno 2019/2020

«Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza». Papa Francesco, Christus vivit, nn. 1-2.

La proposta di pastorale giovanile per l’anno 2019/2020 trova ispirazione nelle parole rivolte da Papa Francesco ai giovani nella sua esortazione post-sinodale Christus vivit; in questo testo abbiamo trovato gli spunti per vivere insieme dei momenti di incontro con Cristo che ci rende vivi e di fraternità tra di noi.

Durante questo anno l’equipe intende incontrare i singoli gruppi di giovani presenti nelle nostre parrocchie per ascoltarli e condividere insieme una riflessione, un pensiero, una domanda …
Come da tradizione sarà proposto anche un momento importante della formazione dei responsabili e degli animatori degli Oratori. In particolare segnaliamo l’incontro del prossimo 18 novembre (ore 21.00 in seminario a Pistoia). Questo incontro, fortemente voluto dal vescovo, sarà dedicato ai parroci e ai responsabili degli oratori, per una formazione sulla sicurezza e gestione degli eventi in Parrocchia (oratorio, feste … ma anche cose più ordinarie). L’animazione di questo incontro sarà affidata ad ANSPI e al responsabile diocesano per la gestione della sicurezza, ing. Edoardo Baroncelli. Questo il calendario dell’anno:

Incontri di Adorazione e Ascolto della Parola:

venerdì 11 ottobre
venerdì 8 novembre,
venerdì 13 dicembre,
venerdì 10 gennaio,
venerdì 12 marzo e venerdì 17 aprile.

L’appuntamento è alle 21.00 nella chiesa di Santa Chiara (nel seminario di Pistoia – via Puccini 36) per ascoltare la Parola di Dio e mettersi in preghiera davanti al Signore Gesù nell’Eucarestia. Ogni incontro avrà un animatore differente. Il 13 dicembre e il 17 aprile, alle ore 20.00 in seminario, sarà offerto un momento conviviale cenando insieme prima della preghiera.
Sabato 15 febbraio alle ore 21.00 presso la Chiesa di San Filippo a Pistoia, è prevista la Messa giovani con l’evangelizzazione di strada “Luce nella notte” in collaborazione con Nuovi Orizzonti.
Due, come l’anno scorso, saranno le giornate di fraternità: quella per i giovani, il 17 maggio ad Assisi, e quella per i giovanissimi, il 7 giugno. Maggiori informazioni riguardo l’organizzazione di queste giornate, saranno comunicate successivamente.

Il calendario annuale prevede già le date per la formazione per l’Oratorio: il primo incontro sulla sicurezza e gestione degli oratori e degli eventi in Parrocchia – come accennato-, sarà il 18 novembre alle 21 in seminario a Pistoia (a questo incontro sono invitati i Parroci e i responsabili degli oratori). Successivamente, come ogni anno, ci saranno gli incontri per gli animatori di oratorio, in seminario alle ore 21.00, nelle seguenti date: 20 aprile, 28 aprile e 6 maggio.

mail: pastoralegiovanile@diocesipistoia.it




Tornano i monaci in monastero

La fraternità apostolica di Gerusalemme si è insediata nell’antico monastero di san Bartolomeo

Dopo duecento anni l’antico monastero di san Bartolomeo rivede nelle sue mura una fraternità d’ispirazione monastica. Ritornerà nell’antica chiesa abbaziale il canto delle lodi e dei vespri e dei religiosi ritorneranno a vivere, e a far rivivere, la spiritualità monastica che per la prima volta da qui fece ingresso nella città di Pistoia.

Il monastero di san Bartolomeo infatti, fu fondato nel 727 e abitato da monaci benedettini fino al 1440 circa; successivamente arrivarono i Canonici Lateranensi dell’ordine di s. Agostino, una sorta di monaci apostolici, che tennero l’abbazia prodigandosi in tante opere di apostolato, di carità e di aiuto sociale fino alla metà del 1700. A loro si deve l’introduzione dell’usanza di praticare nel giorno della festa del santo titolare, il 24 agosto, un’unzione sulla fronte dei bambini (per preservarli dalle insidie degli spiriti).

Dopo la soppressione dei Canonici Lateranensi nel 1779, l’abbazia ritornò ad essere benedettina con i Vallombrosani, i quali rimasero fino al 1834, anno in cui morì l’ultimo monaco e abate. Da quel momento la grande abbazia rimase disabitata e fu smembrata in diverse parti. L’antica Abbazia successivamente fu soppressa e la chiesa trasformata in parrocchia (di san Bartolomeo) fu retta dal clero diocesano.

Il vescovo di Pistoia monsignor Tardelli ha voluto, da qualche anno, affidare questo luogo alla Fraternità apostolica di Gerusalemme, realtà di ispirazione monastica la quale si è insediata il giorno 18 luglio, nella pur ridotta dimora dell’abbazia. È abbastanza normale per i luoghi monastici essere abitati alternativamente da comunità fra loro diverse come origine e spiritualità, pur avendo in comune l’ispirazione monastica del servizio di Dio tramite la preghiera e l’accoglienza. Il monachesimo è un fenomeno antico ed è presente anche nelle religioni non cristiane, e rappresenta l’anelito dell’uomo alla ricerca dell’Assoluto e a stabilire un contatto con Lui attraverso una vita di preghiera e di obbedienza pacifica alla Sua Parola.

Chi sono i monaci nella città

La fraternità apostolica di Gerusalemme: “nel cuore della città nel cuore di Dio”

La nostra fraternità di Gerusalemme è nata a Pistoia nel 2000 con P. Giordano Maria Favillini. Siamo un piccolo ramo della Fraternità Monastica fondata da P. Pier Marie Delfieux nel 1975 a Parigi (dopo un’esperienza di due anni nel deserto dell’Assekrem) e oggi presente in vari paesi d’Europa. P. M. Delfieux nel silenzio e nella solitudine del Sahara ebbe la chiamata verso un monachesimo cittadino che potesse costituire un’oasi nel deserto urbano delle nostre città contemporanee.
Le nostre comunità, poste e volute nel cuore delle città dal nostro fondatore, hanno la missione -oggi più che mai urgente- di essere luogo di preghiera e silenzio, offrendo a tutti coloro che lo desiderano la possibilità di fermarsi per trovare nella quotidianità un momento di pace e di ristoro spirituale attraverso l’adorazione eucaristica, le liturgie cantate a quattro voci in polifonia e la bellezza dei luoghi di culto che con la loro arte hanno il potere di elevare lo spirito e di rinfrancare l’anima.

Il nostro “Libro di vita”, che è il tracciato della nostra vita spirituale, al capitolo “Nel cuore della città, nel cuore di Dio” riprendendo le parole di Gesù «Padre, non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal maligno» (Gv 17,15) dice: «queste sono le parole che orientano tutta la nostra vita. Poiché l’uomo è la più bella immagine di Dio, monaci e monache vogliono pregare ed incontrare Dio attraverso la città degli uomini, vogliono servire gli uomini, testimoniando con una vita attiva, contemplativa e fraterna la presenza di Dio nel cuore del mondo. Monaci e monache desiderano mettere la preghiera nella città e portare la città nella loro preghiera».

La nostra fraternità ha una dimensione apostolica che la colloca in mezzo alla gente per annunciare il Vangelo e guidare le persone all’incontro con Gesù. Nel nostro carisma c’è una missione che ci spinge all’annuncio e ad un apostolato nelle città in accordo con le indicazioni del nostro vescovo. La missione apostolica che monsignor Tardelli affida alle nostre Fraternità (maschile e femminile) in San Bartolomeo contiene la novità di non essere più strettamente parrocchiale, per aprirsi ad esigenze diverse e più urgenti del quartiere e dell’intero centro città. Quello che possiamo donare alla città sarà attinto dalla radice del nostro carisma, attraverso una preghiera intensa e prolungata, sia personale, sia comunitaria e nel canto dell’ufficio divino siamo chiamati a donare accoglienza e ascolto a tutti coloro che sentono il desiderio di riposarsi e ristorarsi in Dio.

L’antico monastero di S. Bartolomeo da poco abitato dalla Fraternità Apostolica di Gerusalemme, non dovrà rappresentare solo l’abitazione dei monaci, né solo un luogo di culto e di preghiera, ma vorremmo che diventasse un centro spirituale, un cuore vivo e pulsante di carità capace di armonizzare e tenere insieme azione e contemplazione, apostolato e preghiera, una base da cui partire verso le strade delle città per evangelizzare, portando nei contesti che incontreremo la gioia del Dio vivo e risorto.

Fr. Antonio Benedetto Sorrentino




Nuova vita per la canonica di Popiglio

Sabato 21 settembre è stata inaugurata la casa canonica della pieve di S. Maria Assunta dopo gli interventi di restauro. Un intervento che restituisce alla “cattedrale della montagna” uno spazio importante per la parrocchia e l’intero paese.

La canonica di Popiglio si inserisce nel contesto monumentale della Pieve di Santa Maria Assunta che, per la sua importanza storica-artistica e testimoniale, è stata ribattezzata “la cattedrale della montagna pistoiese”. Un po’ di storia può aiutare a cogliere il valore del complesso e dell’edificio oggi restaurato.

Nel 1226 Popiglio era un libero Comune con 970 abitanti, secondo solo a Lizzano che ne aveva 1030. In origine, però, il paese era suddiviso in cinque grosse borgate: Canale, San Giovanni, Buttona, Gencio e Castello (Popiglio). Quest’ultimi furono distrutti dalle truppe lucchesi nel 1347, ma ci sono notizie certe che ciascuno di essi aveva una propria chiesa: San Lorenzo in Gencio, San Giovanni in Cafaggio e la chiesa di San Jacopo e Santa Caterina di Buttona. Si presume, pertanto, la presenza di una chiesa anche a Popiglio, in quanto alcuni cronisti rammentano la presenza di un sacerdote nel 1234; la pieve attuale, tuttavia, fu inaugurata nel 1271 dal vescovo Guidoloste Vergiolesi. Alla costruzione della chiesa contribuirono alcuni valenti artisti e artigiani del luogo, i cui nomi erano scolpiti nell’architrave di pietra che sovrastava la porta principale, andato distrutto alla fine del cinquecento quando fu allargata la porta. Nel XVI secolo, mentre la Rocca Sicurana, ormai in abbandono, cominciava ad essere utilizzata come “cava” di materiali da costruzione per gli edici che andavano crescendo nella parte alta del paese, la pieve continuava ad essere significativamente presente per qualità e dimensioni all’interno dell’abitato. Abbiamo nuovamente notizie della pieve di Popiglio alla seconda metà del cinquecento, precisamente al 1547, data d’inizio della stesura delle “Memorie” del pievano Magni il quale sostenne l’esecuzione di importanti lavori sul complesso. Le iniziative del Magni, infatti, si mossero in direzione del rinnovamento totale dell’edificio accompagnato dall’ampliamento degli spazi di servizio annessi (sacrestia e canonica). Nella chiesa di S. Maria Assunta i lavori non mutarono la struttura dell’edificio, ma furono diretti alla riorganizzazione dello spazio sacro e della sua immagine, secondo una rinnovata visione del culto dei santi e della Madonna, anticipando in certo qual modo tutti quei lavori di riedizione dello spazio sacro che attraverseranno le chiese della montagna per tutta la prima metà del Seicento. Nelle memorie del Magni sta scritto che nel 1575 fu finita la sacrestia nuova, l’attuale sede del Museo diocesano, in modo da riservare per lo stesso pievano la vecchia sacrestia ad uso canonica. Troviamo la conferma nella relazione del visitatore apostolico Angelo Peruzzi, inerente la sua visita del 1582, dove si trova annotata la realizzazione della nuova sacrestia e la trasformazione della vecchia in casa del parroco. Quest’ultima, molto probabilmente, fa riferimento all’edificio attiguo all’oratorio della Compagnia nella piazza della chiesa, in quanto già esistente nel Cinquecento.

La canonica attuale si inserisce nel complesso monumentale e ne fa il cuore pulsante di tutta l’attività pastorale. Recentemente è stata sottoposta ad un insieme sistematico di opere di restauro e di miglioramento sismico, i quali le hanno riconferito la piena funzionalità. Di linee estremamente sobrie ed essenziali, la stessa contiene al suo interno , tra gli altri, anche la sede dell’archivio parrocchiale. La canonica è stata soggetta ad un intervento capillare, sia sulle sue strutture, sia su tutte le opere di finitura, nel rispetto delle normative di tutela cui è sottoposta. L’intervento si è protratto per diverso tempo ed è stato possibile grazie ai contributi della Parrocchia, della Diocesi, della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, del Comune di San Marcello-Piteglio e di privati. A costoro va il ringraziamento della popolazione, che ha sempre partecipato e seguito in modo attivo le fasi del restauro. Un ringraziamento anche alle maestranze che hanno prestato il loro lavoro per la realizzazione della stessa.

Il recupero consentirà lo svolgimento delle attività pastorali,culturali, attività di aggregazione dei giovani, acquisendo in tal senso una notevole importanza per la mancanza di spazi analoghi all’interno del paese. L’intervento è stato progettato e diretto dallo studio dell’architetto Lorenzo Niccoli. I recenti lavori di restauro saranno inaugurati sabato 21 settembre alle ore 10.00 alla presenza del vescovo di Pistoia monsignor Fausto Tardelli, del presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e del sindaco del Comune di San Marcello-Piteglio.

 

Ilaria Bandini




Il volto umano dell’embrione

Un convegno a Pistoia sulla vita nascente che chiede di essere accolta e sostenuta

Venerdì 27 Settembre alle ore 21:00 presso il Palazzo Buontalenti (Sala dei Rossi) in via de’ Rossi 7 a Pistoia, si terrà un incontro sul tema: “Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente”.
L’evento è organizzato dal Movimento per la vita di Pistoia e Quarrata, in collaborazione con la Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus e le aggregazioni laicali della consulta diocesana di Pistoia e con il patrocinio del Comune di Pistoia.

L’incontro prevede la relazione del professor Giuseppe Noia – del Policlinico Universitario “A. Gemelli”, con l’intervento di monsignor Fausto Tardelli; modererà la serata Paola Bardelli, giornalista di TvL.

Nell’intervista Elisabetta Michelozzi, del Movimento per la vita di Quarrata, presenta l’iniziativa.

Come nasce l’idea di questo convegno?

L’idea nasce anche dalle riflessioni fatte con monsignor vescovo e con la consulta diocesana delle aggregazioni laicali, sulla necessità di riportare all’attenzione di tutti la verità sulla vita nascente dal punto di vista della scienza e della medicina.
Il nostro impegno, come Movimento per la Vita di Pistoia e Quarrata a difesa della vita nascente è attivo da molti anni. Con questo appuntamento intendiamo proporre un convegno dal titolo «Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente». Il relatore sarà il professore Giuseppe Noia, direttore dell’Hospice Perinatale-Centro per le Cure Palliative Prenatali “S.Madre Teresa di Calcutta” del Policlinico Universitario “A.Gemelli”-IRCCS e Presidente della Fondazione Il Cuore in una Goccia Onlus.

Quali le finalità dell’incontro?

Il titolo del Convegno («Il volto umano dell’embrione: figlio e paziente») ci vuole aiutare a vedere il concepito, l’embrione, nella sua realtà più vera e profonda: si tratta di un essere umano, proprio come “uno di noi”. L’embrione è figlio infatti, e come ogni figlio e come ogni uomo, siamo chiamati ad averne cura quando è ammalato, a riconoscergli la dignità che si deve ad ogni paziente.

Ente promotore assieme a voi è l’Associazione Il cuore in una goccia che porterà la sua esperienza per quanto riguarda il loro impegno e tutela per la vita nascente…

Sì, la Fondazione il Cuore in una Goccia Onlus è un ente senza scopo di lucro finalizzato alla difesa e custodia della vita e alla tutela della salute della madre e del bambino, con particolare riguardo ai casi di insorgenza di patologie prenatali di diversa natura e gravità.
La finalità della Fondazione è quella di mettersi accanto alle donne, ai bambini e alle famiglie che si trovano ad affrontare diagnosi prenatali di gravi patologie e malformazioni, spesso incompatibili con la vita extrauterina, per offrire loro un supporto medico, psicologico, affettivo e spirituale, accompagnandoli lungo un percorso umanamente difficile, ma che la Fondazione ritiene percorribile con l’aiuto di una rete fatta di persone che, come in un abbraccio, accolgono, proteggono, consolano e accompagnano.

Il Movimento per la Vita in tantissimi anni ormai si è impegnato sul nostro territorio con molte campagne di sensibilizzazione e aiuti concreti. L’appuntamento di venerdì 27 settembre sarà un modo per testimoniare il vostro lavoro?

Come Movimento per la Vita vogliamo semplicemente farci voce dell’embrione, di questo “piccolo d’uomo” appena concepito e aiutare la sua mamma a non sentirsi più sola, ma amata e accolta, così da renderla veramente libera di amare e accogliere il suo bambino.
Vogliamo ringraziare il Signore per averci donato persone speciali che ci sostengono e ci confortano come il professor Noia, ma anche Carlo Casini e Marina Casini -attuale presidente del Movimento per la Vita Italiano- e tanti altri che, con umiltà e spirito di servizio, dedicano la loro vita per la vita.
Madre Teresa pregava di essere la “matita di Dio”: tutti siamo chiamati ad essere semplici matite nelle mani di Dio, per dipingere insieme un futuro per le nuove generazioni, basato sul riconoscimento della dignità di ogni uomo, sulla giustizia, sull’amore e sulla speranza.
Cogliamo l’occasione per ringraziare la Fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia per averci gentilmente concesso la Sala de’ Rossi per la serata.

Daniela Raspollini

 




Prima gli ultimi, non si tratta solo di migranti

«Prima gli ultimi»: sabato 28 settembre a Pistoia si svolgerà il convegno diocesano di Migrantes. Domenica 29 un rosario e una santa messa in Cattedrale animati dalle diverse comunità etniche di Pistoia.

 

PROGRAMMA

Sabato 28 settembre 2019 ore 10.00

Seminario Vescovile Pistoia
II Convegno Migrantes Diocesi di Pistoia

PRIMA GLI ULTIMI, NON SI TRATTA SOLO DI MIGRANTI

Intervengono:
S.E. Mons. Fausto Tardelli
Vescovo di Pistoia
Dott.ssa Doriana Preza
Avvocato penalista
Dott.ssa Flaminia Vola
Coordinatore Regionale – Europa Occidentale del Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale.

Domenica 29 settembre

Chiesa Cattedrale di Pistoia
Ore 15-30
Santo Rosario in varie lingue
Ore 16.00
Santa Messa presieduta da S. E. Mons. Fausto Tardelli
Animata dalle comunità etniche presenti nella nostra Diocesi.

 

Ospite speciale Flaminia Vola del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Nelle parole della dott.ssa Vola l’impegno della santa sede per i migranti e il senso della prossima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.

Com’è nato il dicastero per il servizio dello Sviluppo Umano integrale?

Esso nasce dall’accorpamento dei Pontifici Consigli per la Giustizia e la Pace, Cor Unum, della Pastorale per i migranti e gli Itineranti e della Pastorale per gli operatori sanitari.
La vastità, complessità e urgenza delle questioni relative ai migranti, ai profughi e rifugiati nel mondo, sono la vera “prima premessa” della Sezione Migranti e Rifugiati voluta da Papa Francesco all’interno del Dicastero e da lui stesso guidata. La sezione Migranti e Rifugiati è chiamata a dare una testimonianza convincente e un’azione efficace per il bene dei migranti e dei rifugiati, rendendo concretamente palese un aspetto fondamentale della missione della Chiesa: accompagnare il popolo di Dio in tutte le sue gioie e speranze, tristezze e angosce, specialmente dei poveri e di tutti coloro che soffrono (Concilio Vaticano II, 1965). La missione principale della Sezione è quella di sostenere la Chiesa – a livello locale, regionale e internazionale – nell’accompagnamento delle persone in ogni tappa del processo migratorio, prestando particolare attenzione a coloro che, in diversi modi, sono costretti a spostarsi o fuggire.
I grandi numeri delle migrazioni internazionali sono noti. Secondo le stime delle Nazioni Unite, i migranti nel mondo sono circa 260 milioni. Ogni 10 anni questo numero aumenta di circa 50 milioni. Le migrazioni non sono un fenomeno occasionale o passeggero, ma strutturale. Sono il risultato degli squilibri nello sviluppo economico e sociale, delle guerre, ma anche l’espressione di profonde trasformazioni negli stati e a livello internazionale. Pensare di fermare le migrazioni è illusorio, è come voler fermare la storia.

Il tema del convegno diocesano è “prima gli ultimi, non si tratta solo di migranti” e ricalca una felice espressione di papa Francesco che bene esprime il suo magistero e indirizza anche l’attività della Sezione Migranti e Rifugiati; ce la può illustrare più puntualmente?

Come lo stesso Santo Padre ha sottolineato nella sua omelia di venerdì 15 febbraio 2019 a Sacrofano: «è davvero Lui [Gesù], anche se i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo: coi vestiti rotti, con i piedi sporchi, col volto deformato, il corpo piagato, incapace di parlare la nostra lingua». Il fenomeno migratorio non rappresenta una crisi o un’emergenza inaspettata, senza precedenti. La mobilità umana, che purtroppo include una porzione di persone costrette a fuggire per una varietà di ragioni comprensibili, è un fatto della vita umana. Come cristiani ci impegniamo ad accogliere, proteggere, promuovere e integrare le persone vulnerabili in movimento. Trattare queste persone come fossero un “problema isolato”, non è utile. Che siano in partenza, di passaggio, in arrivo, che si stabiliscano o siano di ritorno nel loro luogo di origine, queste persone vulnerabili hanno affinità e relazioni con molti altri “già presenti qui” in una condizione di bisogno. Il Santo Padre ci invita a incontrare i nuovi arrivati, ad accompagnarli, a pregare per loro e condividere la vita con loro, nella nostra più ampia preoccupazione per tutte le persone emarginate, tutti coloro che abitano “le periferie esistenziali”. Citando il Messaggio del Papa per la 105a Giornata «Gesù Cristo ci chiede di non cedere alla logica del mondo, che giustifica la prevaricazione sugli altri per il mio tornaconto personale o quello del mio gruppo: prima io e poi gli altri! Invece il vero motto del cristiano è prima gli ultimi!». Il tema «non si tratta solo di migranti» dunque, stimola la nostra curiosità e preoccupazione, ci invita alla compassione e alla solidarietà.

Qual è il senso della giornata mondiale del migrante e del rifugiato? Quale invito rivolge il Papa ai fedeli?

La chiesa celebra la giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato dal 1914. È sempre stata un’occasione per dimostrare la preoccupazione della Chiesa per le diverse categorie di persone vulnerabili in movimento, per pregare per le sfide e aumentare la consapevolezza sulle opportunità offerte dalla migrazione. Per il 2019 Papa Francesco ha scelto il tema «non si tratta solo di migranti», per mostrarci i nostri punti deboli e assicurarci che nessuno rimanga escluso dalla società, che sia un cittadino residente da tempo o un nuovo arrivato. Non si tratta solo di migranti: si tratta di costruire la città di Dio e dell’uomo.
Sabato 28 settembre sarò a Pistoia per il convegno della Diocesi di Pistoia, ma domenica 29 papa Francesco celebrerà la giornata mondiale del migrante con una santa messa in piazza san Pietro. L’invito del Santo Padre a celebrare insieme l’Eucarestia è aperto a tutti, non solo agli stranieri e alle organizzazioni che li accompagnano, ma a tutti coloro che si sono sentiti interpellati o spronati dalle parole del Pontefice. Sarebbe bello avere con noi numerose delegazioni dalle diocesi europee, così da manifestare congiuntamente a Papa Francesco il nostro sostegno.

Daniela Raspollini