La lettera pastorale del Vescovo Tardelli
“Rendere grazie, chiedere il dono della conversione, evangelizzare sulla scia del Sinodo diocesano”. Le indicazioni di monsignor Tardelli alla Chiesa di Pistoia per i suoi ultimi mesi di servizio episcopale in Diocesi
Il nuovo anno pastorale 2025/2026 si apre con la Lettera Pastorale del vescovo Fausto, l’ultima come vescovo titolare, che ha il sapore del congedo e, allo stesso tempo, della speranza. Il Vescovo di Pistoia, che compirà 75 anni il 5 gennaio prossimo, affida alla Chiesa pistoiese un percorso fatto di semplicità, concretezza e fiducia nello Spirito Santo: «Molto probabilmente non sarò io a portarlo a termine (l’anno pastorale, ndr) perché, come sapete tutti, il prossimo 5 gennaio compirò 75 anni, l’età in cui noi vescovi siamo invitati a rassegnare le dimissioni…Quando sarà il momento, la diocesi dovrà adeguatamente prepararsi per il cambiamento, disponendosi ad accogliere nel migliore dei modi possibile il nuovo Pastore».
Un cammino per la conversione e l’evangelizzazione
In un mondo violento e pieno d’odio il vescovo vuole ripartire dai temi essenziali emersi anche nelle discussioni del Sinodo. Necessario un cammino di conversione personale al Vangelo e coinvolgere le parrocchie, il cuore della vita delle comunità. Indicazioni essenziali che accompagneranno la diocesi in questo anno e nell’attesa del nuovo vescovo.
Il programma non prevede iniziative straordinarie, ma un lavoro serio di attuazione del Libro sinodale: «L’impegno pastorale consisterà nel riprendere in mano il Libro sinodale per vedere come applicarne i Decreti in ogni parrocchia, unità pastorale e Vicariato».
Il vescovo suggerisce 3 azioni che dovrebbero accompagnare la diocesi nei prossimi mesi: «Le tre azioni che ho indicato nel titolo – afferma Tardelli – offrono le coordinate e l’orizzonte di fondo del nostro prossimo cammino comune:
- rendere grazie al Signore come attitudine dell’anima di ciascuno e delle nostre comunità;
- chiedere il dono della conversione perché ciascuno di noi e le nostre comunità dobbiamo essere sempre in “riforma”;
- evangelizzare, in quanto siamo chiesa e cristiani per portare la buona notizia del Regno».
Custodire la capacità di dire “grazie” al Signore
Nonostante le guerre, le crisi e le difficoltà ecclesiali, il Vescovo invita a guardare con occhi di fede: «Troppi musi lunghi tra noi, troppe lamentele, troppe insoddisfazioni! Certamente il momento storico che stiamo vivendo è terribile. Le immagini orribili delle violenze e della guerra ci inquietano profondamente. Lo sviluppo del mondo poi, è veramente difficile colorarlo di speranza. Non possiamo far finta di niente, non lasciarci inquietare dalla situazione; non possiamo cedere all’indifferenza. E anche nelle nostre comunità parrocchiali, quanti problemi, quante difficoltà segnano il volto della diocesi con rughe pesanti. Senza considerare poi il fatto che si vanno moltiplicando gli attacchi alla Chiesa e alla nostra vita da parte di molti che contestano radicalmente anche la nostra fede mentre in tante parti del mondo i cristiani patiscono persecuzione. Eppure, nonostante tutto, dobbiamo essere quelli che sanno rendere grazie al Signore – sempre lieti nel Signore – che sanno cioè fare “eucaristia” ogni giorno. Nonostante tutto, dobbiamo essere quelli che sanno rendere grazie al Signore – sempre lieti nel Signore – che sanno cioè fare “eucaristia” ogni giorno».
Sulla scia del Sinodo diocesano
«Anche il Sinodo che abbiamo celebrato è stato un evento di grazia – continua Tardelli – un dono grande per la nostra chiesa. Ci ha guidato lo Spirito Santo; abbiamo percepito la sua chiara presenza. Per questo vogliamo rendere grazie al Signore particolarmente proprio per questo dono. In un mondo sempre più diviso e in lotta di uno con l’altro, guidati da Papa Francesco, la nostra chiesa, con altre chiese, è andata controcorrente, testimoniando la bellezza, seppur a volte faticosa e non sempre acquisita, del camminare insieme».
L’esigenza di conversione
Il Vescovo poi non usa mezzi termini: «Dobbiamo riconoscere, senza ipocrisie ed infingimenti, che abbiamo bisogno di convertirci al Signore e all’amore sincero verso gli altri. Con un cammino vero perché Cristo viva in noi. La conversione però non riguarda soltanto la nostra vita personale. In essa ha il primo fondamentale aggancio, per cui, se mancasse il cammino personale di riforma della vita, tutto il resto sarebbe vano o si ridurrebbe a esteriorità e formalismi, ad un galateo morale che non avrebbe alcun valore e non renderebbe alcuna testimonianza all’amore del Signore». La conversione riguarda le persone, ma anche le comunità verso comunità fraterne, capaci di superare la burocrazia e riscoprire il calore delle relazioni; verso comunità missionarie, che trasformano strutture e linguaggi in chiave evangelizzatrice, come chiedeva Papa Francesco in Evangelii gaudium. La conversione, però, non si costruisce con le sole forze umane: «Chi opera la conversione dei cuori è soltanto lo Spirito Santo che quindi dobbiamo continuare ad invocare con convinzione e fiducia».
L’urgenza di evangelizzare
Evangelizzare: «È la terza azione che richiamo nel titolo della lettera. In quanto siamo chiesa e cristiani non per noi ma per portare la buona notizia del Regno. La buona notizia cioè di Gesù, salvatore, da comunicare a tutti gli abitanti nel territorio parrocchiale». Evangelizzare vuol dire leggere le attese di Vangelo del territorio, anche quelle silenziose – suggerisce ancora il vescovo Tardelli -. Ed è necessario raggiungere tutti: giovani e anziani, italiani e stranieri, cristiani e non cristiani. In particolare «coloro che sono scartati dalla società, gli ultimi in senso materiale ma anche spirituale». Carità ed evangelizzazione sono inseparabili: «Carità è cercare il rispetto e la valorizzazione della dignità umana di ciascuno, ma carità a tutto tondo è anche comunicare il nome Santo di Gesù».
In cammino nel segno di san Jacopo
Lo sguardo poi si allunga oltre l’anno pastorale. A Natale 2026 si aprirà infatti un nuovo Anno santo iacobeo, una delle principali novità volute dal vescovo: «Dovremo cercare di predisporre un piano – anche con le autorità civili – perché l’anno santo si svolga nel migliore dei modi e sia il più fruttuoso possibile per la città e l’intera Diocesi». Poi la conclusione della Lettera con l’affidamento: «Invocando la celeste intercessione dell’apostolo Giacomo come e prima di tutto della Vergine Santa invocata in diocesi come Madonna delle Grazie di Valdibrana e dell’Umiltà, termino questa breve lettera che consegno alla Diocesi e vi benedico di cuore nel Signore».
La lettera pastorale è disponibile in formato cartaceo presso la Libreria San Jacopo o presso la Segreteria degli uffici Pastorali in Seminario (Via Puccini, 36 – Pistoia)

