Lunedì 24 la Veglia per i missionari martiri

In San Benedetto a Pistoia la preghiera con il Vescovo Tardelli per i testimoni della fede

Il 24 marzo la Chiesa in Italia celebra la trentatreesima Giornata dei Missionari Martiri. Un giorno dedicato al digiuno e alla preghiera per ricordare, come spiega la fondazione Missio «tutte le missionarie e i missionari che hanno donato la propria vita nell’annuncio del Vangelo e nel servizio ai prossimi».

In diocesi sarà proposta una veglia di preghiera nella parrocchia di San Benedetto a Pistoia (via Bindi) lunedì 24 marzo alle ore 21. La Veglia, aperta a tutti, sarà presieduta dal vescovo Fausto Tardelli.

La giornata non è solo un invito a ricordare la testimonianza di sorelle e fratelli nella fede, perché, come ricorda una nota della fondazione Missio, «l’esempio dei tanti missionari, testimoni di una vita piena, ci incoraggia nel rinnovare il nostro impegno nell’aiuto ai più bisognosi, nella lotta alle ingiustizie e nel prendere posizione davanti a atti di prepotenza, ricordandoci che anche nelle situazioni umane più drammatiche può accendersi una luce di Speranza».

Ogni anno l’Agenzia Fides riporta il numero e la biografia dei missionari uccisi nell’anno appena trascorso. Nel 2024 «sono stati uccisi 13 “missionari” cattolici, di cui 8 sacerdoti e 5 laici. Anche quest’anno in Africa e in America si registra il numero più alto di operatori pastorali uccisi: cinque in entrambi i continenti. Negli ultimi anni sono l’Africa e l’America ad alternarsi al primo posto di questa tragica classifica. Nel 2024 due sacerdoti sono morti a seguito di assalti violenti in due Paesi europei. Dal 2000 al 2024 il totale dei missionari e operatori pastorali uccisi è di 608.

Come evidenziano le informazioni, certe e verificate, sulle loro biografie e sulle circostanze della morte – precisa l’agenzia Fides -, i missionari e gli operatori pastorali uccisi non erano sotto i riflettori per opere o impegni eclatanti, ma operavano dando testimonianza della loro fede nella ordinarietà della vita quotidiana, non solo in contesti segnati dalla violenza e dai conflitti».




Caritas: scaduti i termini del Servizio Civile

Le indicazioni per chi ha presentato la domanda presso la Caritas diocesana

Scaduti i termini per la presentazione delle domande per lo svolgimento del Servizio Civile presso le Caritas diocesane di Pistoia e Pescia. Per chi ha presentato correttamente la domanda è stata resa nota la data per le selezioni che si svolgeranno giovedì 20 marzo 2025, presso la sede della Caritas diocesana di Pistoia, via San Pietro 36, Pistoia.

Per accedere alla partecipazione attiva dei progetti “Cittadini invisibili Pistoia, Pescia, Prato” e “In cammino con gli ultimi Pistoia, Pescia e Prato″, nella giornata del 20 marzo verrà prima svolto un breve corso informativo ed introduttivo ed in seguito ci saranno i singoli colloqui di selezione.

La mancata partecipazione al corso introduttivo o al colloquio personale, comporta l’esclusione del candidato dalla selezione, e non sono previsti colloqui online.

Per ogni info i contatti sono gli indirizzi mail caritas@diocesipistoia.itgiovanni.cerri@diocesipistoia.it ed il numero di telefono 0573 768685 (tutte le mattine dalle 9.00 alle 12.00).

 




Fine vita: la nota dei vescovi toscani

Un intervento sulla proposta di legge regionale riguardo il “suicidio assistito”

 

I vescovi Toscani, riuniti a Livorno per il consueto incontro, ritengono opportuno offrire alcuni spunti al dibattito sulla proposta di legge regionale riguardante il cosiddetto “suicidio assistito” che presto verrà discussa in aula.

Di seguito la nota:

Siamo consapevoli che questa proposta di legge assume per molti un valore simbolico, nel senso che si chiede alla Regione Toscana di “forzare” la lentezza della macchina politica statale chiamata a dare riferimenti legislativi al tema – importantissimo – del fine vita.

Vorremmo in primo luogo invitare i consiglieri regionali e i dirigenti dei loro partiti a non fare di questo tema una questione di “schieramento” ma di farne un’occasione per una riflessione profonda sulle basi della propria concezione del progresso e della dignità della persona umana.

In questo può essere d’aiuto la lettura attenta del documento “Dignitas infinita” pubblicato recentemente dal Dicastero per la Dottrina della Fede, che esprime nel modo più attuale la visione che nasce dall’esperienza cristiana, offrendo un contributo significativo su questi temi di grande drammaticità.

L’altro elemento che può aiutare a fare una scelta legislativa è proprio la storia della nostra Regione. Nella cura delle persone in condizione di fragilità la Toscana è stata esempio per tutti: la nascita dei primi ospedali, dei primi orfanotrofi, delle associazioni dedicate alla cura dei malati e dei moribondi, come le Misericordie, e poi tutto il movimento del volontariato, sono un’eredità che continua viva. Ci sembra che in un momento di crisi del sistema sanitario regionale, più che alla redazione di “leggi simbolo”, i legislatori debbano dare la precedenza al progresso possibile anche nel presente quadro legislativo, in un rinnovato impegno riguardo alle cure palliative, alla valorizzazione di ogni sforzo di accompagnamento e di sostegno alla fragilità.

La vita umana è un valore assoluto, tutelato anche dalla Costituzione: non c’è un “diritto di morire” ma il diritto di essere curati e il Sistema sanitario esiste per migliorare le condizioni della vita e non per dare la morte.

Anche da parte nostra vogliamo affermare la necessità di leggi nazionali aggiornate e siamo disponibili al dialogo e all’approfondimento sul grande tema del fine vita, pronti ad ascoltare e ad apportare, per la passione per ogni persona umana che impariamo da Gesù Cristo e che viene offerta a tutti come contributo libero alla nostra società.

I Vescovi della Toscana

 

Livorno, 28 gennaio 2025




Scuola: il commento sul rapporto Ocse

Rapporto Ocse sulle competenze degli adulti: il commento dell’ufficio scuola della Diocesi di Pistoia. Baroncelli: «Preoccupano i dati, siamo di fronte a una vera emergenza. Necessario riflettere anche nei territori»

PISTOIA (13/12/2024)

Sono usciti in queste ore i risultati dell’Indagine PIAAC-OCSE sulle competenze degli adulti, ovvero gli strumenti culturali e professionali con cui gli adulti possono affrontare la vita quotidiana e inserirsi adeguatamente nel tessuto economico e sociale della comunità nella quale vivono.

Ma quale fotografia esce per il nostro sistema Paese? In tutti e tre i campi di competenze analizzati (dominio cognitivo della literacy, dominio cognitivo della numeracy, dominio cognitivo del adaptive problem solving), gli italiani tra i 16 e i 65 anni si sono collocati ampiamente (e gravemente) sotto la media Ocse. Rispetto alla scorsa edizione i risultati sono ulteriormente peggiorati. Come riportato dagli organi di stampa, in Italia 1 adulto su 3 ha competenze inadeguate e comprende solamente testi brevi. I laureati italiani, ancora troppo pochi in numero, hanno competenze inferiori ad un diplomato di altri paesi europei. Nelle competenze di literacy il punteggio medio degli adulti italiani è pari a 245 punti, contro una media OCSE di 260. Dopo l’Italia, in questo dominio di competenza, si trovano solamente Israele, Lituania, Polonia, Portogallo e Cile. Nelle competenze di numeracy il punteggio italiano è pari a 244 punti, rispetto ai 263 nella media OCSE. In questo caso l’Italia si colloca al quartultimo posto seguita soltanto da Polonia, Portogallo e Cile. Nelle competenze di problem solving adattivo la media italiana è di 231 punti, a fronte di una media OCSE di 251 punti. Per questo dominio, solo Lituania, Polonia e Cile conseguono punteggi più bassi del nostro Paese.

«Per le persone prive di livelli minimi di tali competenze – afferma a margine del rapporto Edoardo Baroncelli, direttore ufficio scuola diocesi di Pistoia – rimane una vita di marginalità e di esclusione che ha come unica soluzione di sopravvivenza quella dei percorsi assistenziali o dell’illegalità. Da ogni indagine nazionale o internazionale esce la fotografia di una situazione di grave emergenza, a cui però non segue un tempo di riflessione, di pensiero e di scelte».

«La nostra Diocesi – annota Baroncelli – ha provato a dare il suo piccolo contributo riflettendo ed avanzando alcune proposte e richiamando l’attenzione sul problema degli studenti ai quali, durante il loro percorso scolastico, viene permessa una frequenza passiva e deresponsabilizzata, priva di apprendimenti. La libertà di procedere senza apprendere, senza crescere e senza formarsi viene a volte confusa con la serenità. Il conto sta arrivando e a pagarlo purtroppo sono le ragazze ed i ragazzi. Non gli adulti che hanno determinato, o lasciato che si determinasse, tale situazione».

«In questo quadro desolante – conclude il direttore dell’Ufficio Scuola – rimangono incoraggianti le risonanze a questa riflessione arrivate, nell’incontro del 26 novembre scorso, dal Direttore Generale dell’Ufficio Regionale, dalla nostra Provveditore agli studi Prof.ssa Ilaria Baroni, dal Sindaco Alessandro Tomasi (che ha aperto assieme alla Diocesi un tavolo di riflessione e di azione) e dagli altri Sindaci del territorio, dal Presidente della Fondazione Caript Luca Gori, dalle amministrazioni provinciali e regionali. Un gruppo di persone che vuole, con tenace umiltà, provare a riflettere e ad agire. A loro va la nostra vibrante gratitudine».

 




Domenica 20 ottobre è la Giornata Mondiale Missionaria

Il Messaggio di Papa Francesco e l’invito a sostenere le Missione della Chiesa

 

L’Ufficio missionario diocesano vuole ricordare a tutti il carattere missionario del mese di ottobre per la Chiesa universale. La missione non è più vista come una sorta di dovere aggiunto, proprio di una cristianità compiuta, bensì come elemento di autoidentificazione. La Chiesa ha compreso di non essere se stessa senza essere missionaria. è il risultato più importante raggiunto con la riflessione conciliare, dove l’ad extra e l’ad intra della Chiesa hanno perso i loro carattere estrinseco e giustapposto, correlandosi in un tutt’uno.

don Timoteo Bushishi

“Un banchetto per tutte le genti”

Introduzione al tema di don Giuseppe Pizzoli, direttore generale Fondazione Missio

«Andate e invitate al banchetto tutti» (cfr. Mt 22,9) è il versetto dal quale trae spunto Papa Francesco per il messaggio in vista della Giornata Missionaria Mondiale che celebreremo quest’anno nella domenica 20 ottobre. Il Papa ci invita a rinnovare il dinamismo missionario di ogni battezzato e ci spinge nuovamente ad essere una “Chiesa in uscita” per rendere accessibile a tutti la possibilità di partecipare al grande banchetto per tutti i popoli annunciato dal profeta Isaia: «Preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» (Is 25,6).

La parabola che fa da sfondo al tema dell’ottobre missionario di quest’anno ci parla di un banchetto di nozze, imbandito dal re per suo figlio, a cui i primi invitati non partecipano. Il racconto evangelico prosegue, dunque, sottolineando che il re non rinuncia, ma invia di nuovo i suoi servi dicendo loro: «Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze» (v. 9). Nello sviluppo di questo racconto evangelico Papa Francesco mette in risalto tre aspetti della missione della Chiesa e dei suoi discepoli:

  1. “Andate e invitate!”. La missione come instancabile andare e invitare alla festa del Signore
  2. Al banchetto. La prospettiva escatologica ed eucaristica della missione di Cristo e della Chiesa
  3. “Tutti”. La missione universale dei discepoli di Cristo e la Chiesa tutta sinodale-missionaria

Essere missionari nella nostra realtà di oggi significa andare ai crocicchi delle strade del mondo di oggi, disponibili ad incontrare ogni tipo di persone e le più svariate situazioni di vita, per portare una parola di accoglienza, di solidarietà e di speranza; e «i discepoli-missionari lo fanno con gioia, magnanimità, benevolenza, frutto dello Spirito Santo in loro (cfr. Gal 5,22); senza forzatura, coercizione, proselitismo; sempre con vicinanza, compassione e tenerezza, che riflettono il modo di essere e di agire di Dio».

Tutti gli uomini hanno il diritto di sentirsi invitati all’incontro con il Signore che sogna e desidera per tutti una vita nella gioia e nella fraternità. È questo il “Regno di Dio” inaugurato da Gesù stesso e consegnato come profezia e come responsabilità alla comunità dei suoi discepoli. Papa Francesco esprime l’auspicio «Che tutti noi, battezzati, ci disponiamo ad andare di nuovo, ognuno secondo la propria condizione di vita, per avviare un nuovo movimento missionario, come agli albori del cristianesimo!».

Il mese missionario di quest’anno si pone alla vigilia del Giubileo ordinario del 2025 che avrà come tema la Speranza. E già questo ottobre missionario può essere vissuto come un preludio: «la preghiera quotidiana e particolarmente l’Eucaristia fanno di noi dei pellegrini-missionari della speranza, in cammino verso la vita senza fine in Dio, verso il banchetto nuziale preparato da Dio per tutti i suoi figli».

 

Al termine del suo messaggio, infine, il Papa rinnova l’invito a valorizzare la Giornata Missionaria Mondiale nel suo carattere universale: «raccomando a tutte le diocesi del mondo il servizio delle Pontificie Opere Missionarie, che costituiscono i mezzi primari “sia per infondere nei cattolici, fin dalla più tenera età, uno spirito veramente universale e missionario, sia per favorire una adeguata raccolta di sussidi a vantaggio di tutte le missioni e secondo le necessita di ciascuna” (Decr. Ad gentes, 38).

 

Per questo, le collette della Giornata Missionaria Mondiale in tutte le Chiese locali sono interamente destinate al Fondo universale di solidarietà che la Pontificia Opera della Propagazione della Fede poi distribuisce, a nome del Papa, per le necessità di tutte le missioni della Chiesa».

 

Sostieni la Missione: come donare

 




Il 23 e 24 agosto la festa di San Bartolomeo, il programma

San Bartolomeo, il festoso appuntamento nell’estate che scorre rapidamente verso settembre, torna come ogni anno a rendere più lieto lo scivolamento verso l’autunno dei più piccoli. Venerdì 23 e sabato 24 agosto, giorno di San Bartolomeo, sono in programma nei pressi dell’omonima chiesa tanti momenti dedicati a bambini e bambine di Pistoia e non solo.

Le celebrazioni religiose inizieranno giovedì 22 agosto con la SS Messa di San Charbel in programma alle ore 21.15.

 

PROGRAMMA. Venerdì 23 agosto, alle 17.30, i primi Vespri della festa e la benedizione dell’olio; alle ore 19.00 si prosegue con la celebrazione della Santa Messa e fino alle 24.00 è prevista la benedizione dei fedeli. Tutte le benedizioni, ricordiamo, dopo un momento di preghiera condivisa, sono personali.
Sabato 24 agosto, alle ore 8.00 la prima Santa Messa, alle 10 l’Eucaristia che sarà celebrata dal Vescovo di Pistoia e Pescia, monsignor Fausto Tardelli, con le benedizioni che proseguiranno fino alle ore 13.00.
Nel pomeriggio la ripresa delle benedizioni a partire dalle 15.30 fino alle ore 19.00, orario in cui sarà celebrata l’ultima Santa Messa della giornata; a seguire ultimo momento dedicato alle benedizioni con termine alle ore 24.00.
In caso di caldo intenso, le benedizioni si interromperanno alle ore 12.00 e riprenderanno alle ore 17.00.




Servizio tutela dei minori: la formazione in diocesi

Lunedì 23 settembre per tutto il giorno e lunedì 18 novembre pomeriggio si terranno in Diocesi, presso l’aula Magna del Seminario di Pistoia, due corsi di aggiornamento promossi dal Servizio Tutela Minori e Adulti fragili, da qualche tempo presente anche a Pistoia. Questi incontri sono rivolti a tutti coloro che operano a qualsiasi titolo, individuale o associato, all’interno delle comunità ecclesiali a Pistoia ed è molto importante la partecipazione di tutti, vista anche l’importanza che papa Francesco dedica a questo servizio (cfr. la sua Lettera al Popolo di Dio del 20 agosto 2018).

Gli incontri si svolgeranno rispettivamente lunedì 23 settembre, mattina  pomeriggio, con relatrice Suor Tosca Ferrante, madre Generale delle Suore Apostoline Paoline e verterà sugli abusi in generali e le loro conseguenze, toccando il tema della prevenzione e le buone pratiche.

Lunedì 18 novembre don Gianluca Marchetti, nominato recentemente Sottosegretario della Cei, parlerà invece delle implicanze e delle procedure canoniche conseguenti agli abusi. Due appuntamenti di assoluta importanza per la Diocesi, voluti fortemente dal Vescovo Fausto Tardelli.

Chiara Romagnani
Coordinatrice del Servizio Tutela Minori e adulti fragili




La testimonianza dell’apostolo Jacopo

L’omelia del Vescovo Tardelli nella Messa Pontificale del 25 luglio 2024, giorno di San Jacopo

Il ricordo del santo patrono e la conclusione del Sinodo diocesano

 

Fratelli nel sacerdozio, rev. Capitolo di questa nostra Cattedrale, rappresentanti del Capitolo della Cattedrale di Pescia, diaconi, seminaristi, religiose e religiosi, autorità tutte della città e della Provincia, civili e militari, rappresentanti dei rioni e della giostra, fedeli, uomini e donne qui presenti per festeggiare il nostro Santo Patrono, San Jacopo: un saluto affettuoso e sentito a tutti voi.

Ci ha detto Gesù nel vangelo rivolto proprio a Jacopo, al nostro Jacopo e agli altri apostoli: “Voi sapete che i governanti delle nazioni dominano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così: ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Il riferimento a ciò che accade nel mondo è, purtroppo, azzeccato, dobbiamo riconoscerlo. Chi ha il potere, lo usa spesso per schiacciare gli altri, per sottometterli, per affermare se stesso o per fare i propri interessi. Le democrazie dovrebbero essere abbastanza immuni da tutto questo, perché il loro criterio fondamentale è il servizio del popolo. Stiamo però constatando una grave crisi delle democrazie nel mondo, la disaffezione alla partecipazione, la presenza comunque della corruzione. 

Non è esente da tutto questo purtroppo la stessa Chiesa, lo stesso popolo di Dio nei suoi membri. Non per niente Gesù si rivolge proprio al Collegio apostolico ed erano stati proprio Jacopo, il nostro San Jacopo insieme al fratello Giovanni, a cercare tramite la madre, posti di onore e di potere. 

Ecco perché San Paolo nella seconda lettera ai Corinti dice che l’apostolo porta un tesoro inestimabile, che è la parola di Dio e la sua Grazia, però in vasi di argilla, immagine che dice la debolezza e la fragilità della nostra umanità, segnata dal peccato. 

Tutti dunque siamo invitati a cambiare i nostri pensieri e comportamenti, sottoponendoli al vaglio di un solo criterio: il bene comune. Il bene dell’umanità. Non cercando prima di tuto il nostro interesse, ma quello di tutti. 

La testimonianza dell’apostolo Jacopo, che ha dato la vita per Cristo, primo fra gli apostoli, ci richiama alla consapevolezza di dover affrontare anche noi con coraggio, per essere anche soltanto uomini degni di questo nome ma ancor più come cristiani, i rischi e pericoli che si incontrano se si vuol perseguire giustizia e pace.  

Oggi più che mai. Attraversati da terribili correnti di morte, potremmo essere sopraffatti dal terrore o dal desiderio di rinchiuderci in noi, cercando disperatamente di metterci al sicuro. Non vogliamo fare gli eroi, questo no. Ma certo dovremmo cercare di essere uomini e donne con una coscienza sincera e retta, che hanno a cuore il bene dell’umanità, aldilà di ogni distinzione e appartenenza; che sanno fare il proprio dovere quotidiano dovunque si trovino; che si sforzano di operare ogni giorno secondo verità e giustizia e per la pace.

Ecco, dunque, il nostro sinodo diocesano. Quello che abbiamo celebrato a 88 anni dall’ultimo e primo dopo il Concilio Vaticano II, è stato esattamente il tentativo collettivo che ha mobilitato gran parte della chiesa di Pistoia e anche realtà non ecclesiali, di rinnovare la nostra fede in questi nostri tempi, riformando anche la nostra chiesa; di rinnovare la testimonianza della carità e la presenza nei territori tra la gente, come seminatori della speranza che non delude.

È doveroso e bello rendere grazie a Dio per quello che è avvenuto: l’aver cioè cominciato, sotto l’impulso dello Spirito Santo, ad assumere uno stile sinodale che vuol dire camminare insieme come popolo di Dio, corresponsabili della missione del Vangelo; l’aver inoltre ascoltato e individuato attraverso un discernimento comunitario, guidato sempre dallo Spirito Santo, quelle che sono le principali attese di Vangelo presenti in noi e nelle persone dei nostri territori; quelle sfide che lo Spirito Santo ci mette davanti e alle quali abbiamo cercato di rispondere, individuando strade e percorsi. 

Vorrei sottolineare questo fatto che chiamerei una vera e propria profezia per il nostro mondo e per il tempo che stiamo vivendo. Mentre oggi l’umanità sembra frantumarsi, dividersi, contrapporsi, in un mondo dove tutto sembra portare quasi inesorabilmente allo scontro e alla guerra; dove la violenza pare prendere sempre più il sopravvento e anche ideologie imperiali di forza e potenza sembrano rinascere, la chiesa, con semplicità e senza far rumore, va invece contro corrente: si riunisce insieme, si mobilita, si mette in ascolto di Dio e della coscienza di ognuno, si confronta nelle sue membra, cerca di camminare insieme, pur essendo composta da persone diversissime le une dalle altre. Davvero con il sinodo, la chiesa sta manifestando chiaramente quella sua identità che il Concilio Vaticano II ha ben descritto: “Segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano”.

Il nostro sinodo ha individuato alcune sfide importanti, alcune grandi priorità con cui misurarsi: nove per la precisione, per ciascuna delle quali sono state indicate, attraverso un’ampia consultazione e il lavoro delle assemblee sinodali, percorsi di impegno e di cambiamento per un rinnovamento della nostra chiesa e della sua presenza sul territorio. 

La prima e fondamentale sfida individuata dalle assemblee sinodali è così sintetizzata: “L’attesa di Vangelo e di nuovi cammini educativi”. In effetti c’è oggi una grande attesa di una Notizia bella che sia veramente buona; c’è bisogno di speranza che dia consolazione ma anche coraggio e forza alla vita. La situazione che stiamo vivendo non è facile. Dal fondo della nostra società sembra emergere un malessere diffuso, una scontentezza generalizzata, una rabbia latente ma neanche troppo, un’infelicità nascosta dietro risa sbandierate ma sforzate e apparenti. Si respira un vuoto di prospettive, di futuro. E in un contesto del genere, l’impegno educativo e formativo nei confronti in specie delle nuove generazioni, ne fa le spese, viene inesorabilmente meno. Tutto questo ci convince sempre di più che quello di cui oggi c’è più bisogno è proprio la buona notizia del Vangelo, la buona notizia dell’amore gratuito e disinteressato di Dio per noi in Gesù Cristo, che diventa poi proposta di vita nuova nell’amore. Impegnarci per educarci ed educare ad una vita buona, umanamente e cristianamente, ci è parso perciò qualcosa di assolutamente prioritario per l’oggi. 

L’assemblea sinodale però non si è fermata lì: l’altra sfida importante con cui misurarsi è stata colta proprio nel tempo che stiamo vivendo. Confuso e incerto, attraversato da ombre nere di morte, però sempre tempo di Grazia e di opportunità per la testimonianza evangelica. Esso non va subìto ma va saputo affrontare a nervi saldi, in modo positivo, nonostante tutto. Il discernimento comunitario ha chiaramente ribadito che la fede non ci estranea dalla storia ma ci inserisce dentro di essa, però con lo sguardo consapevole di chi vede il piccolo seme del Regno comunque crescere.

Un’altra attesa davvero grande rilevata è quella di relazioni umane significative, di una fraternità reale, fatta di incontri autentici tra persone, di relazioni vere da persona a persona, perché la solitudine sembra un rischio concretissimo in un mondo in cui paradossalmente sono cresciute a dismisura le comunicazioni

Abbiamo anche capito che la famiglia resta un caposaldo dell’umana convivenza e del progetto di Dio sull’umanità. Essa però ha più che mai bisogno di attenzione e cura. Essa stessa richiede di risentire la buona notizia del Vangelo.

E poi l’attenzione alla donna, nella Chiesa e nella società: quest’altra metà del cielo spesso non accolta in tutto il suo valore e in tutte le sue potenzialità di umanizzazione del mondo. Dono e responsabilità appunto.

E ancora abbiamo colto altre sfide ineludibili quali i giovani e insieme gli anziani; nel loro incontro tutto ancora da realizzare, si è intravista una via necessaria da percorre per il bene della nostra società. Come pure ci siamo misurati con la complessa sfida dei migranti, perché le migrazioni non sono un fatto emergenziale e destinato a sparire nel giro di poco tempo: sono invece una realtà ordinaria del nostro mondo globalizzato che ci interpella profondamente e che chiede risposte concrete ed umanamente ricche. 

Infine, è emerso il bisogno di una Chiesa “nuova”, rinnovata profondamente dallo Spirito, più evangelica e testimoniale. Più casa accogliente radicata nel Vangelo, gioiosa di vita nuova in Cristo. Una trasformazione in questo senso di tutte le nostre parrocchie è apparsa necessaria, perché siano realmente comunità fraterne, vere famiglie.

Come si può ben capire, a conclusione di queste mie parole, la chiusura ufficiale del XX sinodo della chiesa pistoiese, non chiude in realtà il cammino. Anzi, esso ora si fa più stringente perché le Dichiarazioni e i Decreti sinodali da me promulgati divengano operativi. 

Mettiamo allora tutti i nostri propositi con tanta fiducia nelle mani di Dio e della Vergine Maria. Una specialissima intercessione la chiediamo inoltre al nostro patrono San Jacopo che ormai è cittadino pistoiese a tutti gli effetti. Ci guidi lui e ci protegga; ci sostenga nel cammino, perché possiamo essere nel nostro tempo, testimoni della bellezza del Vangelo di Gesù come lo è stato lui.

+ Monsignor Fausto Tardelli, Vescovo di Pistoia e Pescia




Un’esperienza di grazia

Il messaggio conclusivo del Vicario generale della diocesi di Pistoia sul XX Sinodo

Al termine della Messa di sabato 29 giugno, in occasione della chiusura solenne del Sinodo diocesano, il vicario generale ha rivolto al vescovo e ai fedeli presenti l’allocuzione finale del Sinodo che qui pubblichiamo per intero.

Con la celebrazione di stasera diamo compimento al cammino sinodale iniziato due anni fa grazie all’intuizione di monsignor Fausto Tardelli. In questa felice circostanza consegniamo al Vescovo il libro delle proposizioni sinodali, frutto del lavoro della seconda sessione del Sinodo, quella in cui ci siamo interrogati sulle scelte che il Signore ci chiede di fare per rispondere alle “attese di Vangelo” dell’umanità e della Chiesa di oggi.

Il XX Sinodo diocesano giunge a compimento dopo un lungo cammino che ha visto protagonisti oltre trecento madri e padri sinodali, uomini e donne, diaconi e presbiteri, religiosi e religiose di tutta la diocesi. A conclusione del Sinodo possiamo dire di aver vissuto un’esperienza di grazia che ci ha permesso di sperimentare la gioia del condividere insieme la fede per il bene degli uomini. Un’esperienza di grazia perché ci ha insegnato l’arte dell’ascolto.

Non so cosa rimarrà del Sinodo tra 50 anni, ma certo non andrà perso l’esercizio di ascolto tra noi.

Il nostro è un tempo dove tutti parlano e pochi ascoltano, dove si cerca più il consenso che la partecipazione, il potere e non il servizio. “Ascolto” è uno dei sinonimi di Sinodo, perché quando si ascolta si apre il cuore all’altro, se ne riconoscono il valore e le ragioni e si comincia a pensarci insieme all’altro e non senza o contro l’altro. Da questo punto di vista quanto abbiamo vissuto non andrà perso e certamente porterà frutti a suo tempo (Sal 1,3).

Un’esperienza di grazia, perché nonostante le diversità tra noi, di formazione, di pastorale, di età e provenienze, ci siamo riconosciuti nella fede comune che ci ha permesso di ascoltarci e interrogarci insieme. Quando si guarda al mondo e alla Chiesa con gli occhi di Dio, avendo nel cuore il Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, quando ci facciamo guidare dallo Spirito che ci spinge a cercare la verità, la giustizia, la misericordia, la pace (Mt 6,33; Rm 14,17), è più importante cercare la volontà di Dio e il bene comune che non affermare o difendere le nostre posizioni e convinzioni.

Perché un Sinodo, è importante ricordarcelo, non è un sondaggio sulle opinioni dei cristiani, ma un tentativo umile di ricerca della volontà di Dio.

Il Sinodo è stato un’esperienza di Grazia che ci ha permesso di renderci conto del dono di esserci come Chiesa, come comunità fatta di relazioni umane e di amicizia fondate sul Vangelo e sostenute dallo Spirito.

In un mondo come il nostro, dove siamo sempre più connessi ma isolati, vicini ma indifferenti, l’esperienza delle nostre comunità cristiane è come quella della lampada nella notte che tiene accesa la speranza, indica la via, prepara un porto per gli uomini e le donne del nostro tempo (Mt 5,13-16). Il Sinodo ci ha fatto riscoprire la grande responsabilità che ci è affidata come Chiesa e come credenti, quella di essere il seme buono del Vangelo, la voce che annuncia la Vita eterna e la resurrezione, il seno e la culla dove accogliere e far germogliare il bene che c’è in ogni uomo, l’oasi dove si possono trovare l’acqua fresca di relazioni umane autentiche, la casa dove tutti possano sentirsi riconosciuti e amati.

Lo sappiamo: non è facile! Ma sappiamo che questo dobbiamo essere; e non è un caso che la prima e l’ultima attesa che abbiamo individuato nei nostri lavori è stata quella di Vangelo e quella di una Chiesa “nuova”. L’esperienza sinodale ci ha aiutato a maturare la consapevolezza che custodendo il dono della fede in noi possiamo essere persone capaci di fiducia, speranza e carità; che vivendo tra noi rapporti nuovi per il mondo.
Questa consapevolezza ci ha permesso di riconoscere nel mondo i segni di una nuova stagione, perché è vero che il nostro è un tempo segnato da conflitti, radicalizzazioni, indifferenze, ingiustizie e diseguaglianze profonde, ma proprio questo contesto è per noi l’appello principale che Dio ci fa ad essere portatori di speranza.

Da questo Sinodo ci portiamo dietro il primato della Parola di Dio, perché ogni forma di catechesi, di annuncio ed evangelizzazione formi cuori capaci di amare, anime ardenti capaci di donarsi, intelligenze generose a servizio del bene, donne e uomini che sanno condividere, nella Chiesa e nel mondo.
Molte altre sono le strade indicate dal Sinodo che non starò ad elencare tutte, ma certo la famiglia come luogo dove si impara a vivere, amare e credere; la donna, come un dono che deve ancora vedere completamente riconosciuto la sua dignità e originalità; i giovani e i migranti, i poveri e gli esclusi; queste sono urgenze che chiedono tutta la nostra attenzione e impegno. Come tradurre nella pratica queste attese sarà la prossima sfida che ci attende, ma sono certo che lo stile sinodale che abbiamo cominciato a sperimentare, ci aiuterà a trovare insieme il modo di viverle.

È con gioia pertanto, che a nome di tutti i Sinodali e della Diocesi, le consegno Eccellenza, il libro delle proposizioni sinodali, perché il suo discernimento di vescovo e successore degli apostoli ci aiuti a riconoscere quanto in esso viene da Dio ed è utile per il bene a cui Egli ci chiama.

Don Cristiano D’Angelo, vicario generale




I progetti e le azioni finanziate con i fondi CEI

 

I fondi Cei costituiscono la risorsa fondamentale per il sostentamento della nostra Chiesa locale e la realizzazione dei progetti pastorali e caritativi.
Le assegnazioni effettuate purtroppo non hanno soddisfatto le numerose e motivate richieste che ci sono pervenute, per cui nella scelta si è cercato di osservare il criterio dell’alternanza e dell’urgenza.
I fondi destinati alla Diocesi di Pistoia nel 2023 sono i seguenti:
• culto e la pastorale € 645.586,92;
• carità € 614.320,42.
Nel capitolo “Carità” si privilegia il criterio progettuale, secondo un percorso intrapreso già da anni, in particolare verso quelle realtà che intervengono a sostegno delle famiglie e dei singoli per fronteggiare il perdurare della crisi economica.
Il numero di interventi, sia in Diocesi che nelle realtà locali parrocchiali, evidenzia il perdurare delle situazioni di difficoltà descritte nel dossier Caritas annuale, per le quali il sostegno dei fondi dell’otto per mille è fondamentale.
Un contributo significativo è stato erogato alle associazioni che si occupano di disagio e marginalità come il recupero degli ex detenuti, il sostegno alle persone diversamente abili o con difficoltà di inserimento sociale, l’assistenza agli extracomunitari.
Continua l’impegno diretto nei confronti dell’accoglienza agli immigrati, alcuni ospitati in strutture in uso alla Diocesi, realizzato con il coordinamento della Caritas diocesana.
A livello Caritas si è continuato a prestare una particolare cura a tutte le attività ormai consolidate: mensa dei poveri, centro distribuzione vestiario, emporio solidale, centri di ascolto diocesano e zonali. È attivo un supporto sanitario, psicologico, legale.
Sono stati finanziati inoltre progetti rivolti alla tutela della persona: dai minori, alle ragazze madri e al recupero delle donne vittime della tratta.
Riguardo il sostegno alle famiglie sono stati erogate somme importanti per far fronte all’aumento delle spese energetiche e al caro affitti.
È da notare che, visto l’impegno concreto sul territorio, anche molti privati hanno aderito con offerte continuative a sostegno dei progetti solidali proposti dalla Caritas diocesana.
Relativamente al capitolo “Culto e pastorale”, è stato assegnato un contributo alla curia diocesana per il funzionamento e la gestione della Curia e del palazzo vescovile, una parte del contributo è stata destinata alle strutture diocesane, un’altra alle attività pastorali e culturali.
Una parte dei fondi disponibili sono stati destinati a enti diocesani ed una parte alle parrocchie, con particolare attenzione a quelle in difficoltà perché situate in zone economicamente disagiate e/o di piccola dimensione.
Continua a preoccupare il costante aumento delle parrocchie che incontrano difficoltà anche nel sostenere la gestione economica ordinaria.

Scarica qui il rendiconto in formato PDF