LA BENEDIZIONE ALLA CITTA’ NEL GIORNO DEL SANTO PATRONO

Si avanza, col passo solenne, tra l’afa e l’odore di brigidini dei chiccai. Usciti dalla cattedrale la processione si incunea nella folla un po’ stupita e un po’ perplessa del sabato sera. Percorre a rilento il perimetro della prima cerchia di mura che quest’anno sostituisce la pista della giostra in Piazza del Duomo e sosta ai quattro angoli, per benedire, con i rioni, tutta la città. Spenti i lampioni per l’occasione, la strada è illuminata appena dalle torce disposte lungo le vie del centro. Il ritmo della banda Borgognoni, che apre in testa con il tipico repertorio delle processioni, si perde dietro i figuranti dei Rioni cittadini e della Compagnia dell’Orso. Seguono il ritmo cadenzato dei tamburi le realtà parrocchiali, le associazioni diocesane, i rappresentanti degli ordini maschili e femminili, gli ordini cavallereschi. Ci sono pure i fratelli ortodossi mentre per strada si aggrega la comunità filippina. Sfilano presbiteri, diaconi, accoliti: chiudono il Vescovo Tardelli e il proposto del Capitolo con la reliquia di San Giacomo Apostolo. Alle spalle, come finale ad effetto, due cavalli bianchi trascinano il carro con il gonfalone di San Jacopo. Lì in fondo, dove non arriva il suono della banda, il santo patrono avanza tentennando nel silenzio. Una città sfila nella città.
Nello straniamento generale, dirimpetto a via degli Orafi, il vescovo leva la reliquia per benedire il quartiere di Porta Lucchese. Qualcuno si segna – non si sa mai -, molti sbirciano incuriositi o marciano controcorrente congestionando la viabilità del Globo; altri ancora si fanno il segno della croce con irriflessa e commovente semplicità. Le giovanissime avanzano scosciate e il clero procede in lunghe sottane e parati colorati, mentre la città si svela poco a poco nel buio. Dove scarseggiano luci di vetrine e gazebo ricreativi, si apre sopra la nostra testa una pista di stelle. Un campo stellato che, generalmente accecato dai lampioni, precede la città nel tempo e nello spazio. Via Sant’Andrea incornicia il grande carro e l’antica Pieve romanica si scopre giusto sotto la stella polare. Un tempo, forse, per costruire le città sulla terra si replicavano i tracciati del cielo. Il buio in effetti rivela una città differente, anche per chi, accanto alla processione, si affaccia dalle finestre o siede a veglia solitario nei vicoli. Viene in mente la Pira e la sua amata citazione di Peguy: “La città terrena è il cantiere, ove la città di Dio si elabora e si prepara”. Le città terrene “sono l’immagine ed il principio e il corpo è la prova della Casa di Dio”. Viene da immaginarselo, il sindaco santo, minuto e strascicante dietro la banda, con gli occhialoni e le labbra umide di preghiera mentre sogna la città rinnovata dalla profezia di Isaia. Sfilando sotto il Ceppo, incastrato tra le impalcature e smarrito nella sua identità, tornano alla mente le sue parole: “In una città un posto ci deve essere per tutti: un posto per pregare (la chiesa), un posto per amare (la casa), un posto per lavorare (l’officina), un posto per pensare (la scuola), un posto per guarire (l’ospedale). In questo quadro cittadino, perciò, i problemi politici ed economici, sociali e tecnici, culturali e religiosi della nostro epoca prendono una impostazione elementare ed umana!”.
Tra porta San Marco e San Paolo le preghiere del vescovo affidano al celeste patrono intabarrato di rosso tutte le dimensioni elementari ed umane care a La Pira, descrivono una geografia nota, ma raramente pensata tutta in una volta, eppure stavolta percepita in forma condivisa. Tra i palazzi e gli scorci da cartolina la città balugina timidamente alla luce delle torce. Alla memoria La Pira bisbiglia ancora: “Ognuna di queste città non è un museo del passato: è una luce ed una bellezza destinata ad illuminare le strutture essenziali della storia della civiltà dell’avvenire”. Ma intanto davanti alla banda c’è anche chi scuote la testa e ripete : “Oioi che tristezza!” e forse chi sfila a testa alta soltanto per farsi vedere. “Stasera è la sera dei preti!” sberciano un po’ sguaiati dei giovanotti; altri, con aria più intellettuale domandano che tipo di via crucis si celebri. Bambini smaliziati domandano : “ma se nella reliquia c’è San Jacopo perché non ce lo fanno vedere?”.
Il pezzettino d’apostolo è in effetti sotto gli occhi di tutti, esposto nel reliquiario argenteo del Ghiberti, poggiato all’aperto, tra l’odore di porchetta e dei sebach, sui gradini del Battistero. Quando la processione si riversa lì davanti il vocìo generale si smorza e il vescovo si inerpica sul pulpito del Battistero (l’avevate notato prima?). Di lassù, in un clima surreale, si rivolge alla città, di fronte alla folla in ascolto, mentre le torce animano il loggiato e la facciata della cattedrale. Pronuncia tre richieste per scomodare San Jacopo, ma anche un invito aperto a ogni cittadino: lavoro per tutti e più solidarietà, l’appello infine, perché la città recuperi la propria anima spirituale. Il vescovo Fausto parla chiaro e ricorda predicatori d’altri tempi, quando da lassù, sulla fine del Trecento si rivolgevano ai pistoiesi il vescovo Andrea Franchi e oratori famosi come Giovanni Dominici. Archeologismi para religiosi?
Eppure a me, grazie a questa inedita serata, forse imperfetta ma sincera, torna in mente Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium: “Abbiamo bisogno di riconoscere la città a partire da uno sguardo contemplativo, ossia uno sguardo di fede che scopra quel Dio che abita nelle sue case, nelle sue strade, nelle sue piazze. La presenza di Dio accompagna la ricerca sincera che persone e gruppi compiono per trovare appoggio e senso alla loro vita. Egli vive tra i cittadini promuovendo la solidarietà, la fraternità, il desiderio di bene, di verità, di giustizia. Questa presenza non deve essere fabbricata, ma scoperta, svelata. Dio non si nasconde a coloro che lo cercano con cuore sincero, sebbene lo facciano a tentoni, in modo impreciso e diffuso”.
Ai piedi del battistero, accanto alla veneranda reliquia e al popolo assortito, si può dunque riflettere sulla città e la sua identità. C’è chi rimpiange la giostra, non senza punte di polemica, ma anche chi ne è sdegnato, chi c’è e chi non c’è, chi cerca eventi e commerci, chi addirittura rimpiange la sovversione dell’ordinario tipica del vecchio blues, con il suo appiccicume di birra ed orina. Di che cosa abbiamo davvero bisogno? Ci sarà stato, almeno un pochino, dentro e fuori la processione, il desiderio di sentirsi popolo? Il gusto di superare la logica dell’evento per vivere quella della presenza? Il gusto di sentirsi popolo piuttosto che quello di godere nei propri piccoli circuiti?
Gli interrogativi rimbalzano sulla folla, sospinti dal soffio metallico della macchina dei brigidini – reliquiario popolare arcano e incantatore, complesso e luccicante come l’aggraziato capolavoro del Ghiberti –, ondeggiano tra le bandiere dei rioni e il monumentale palco del Blues, scintillano alla luce delle torce e della cattedrale vuota e spalancata, balzano nel riflesso azzurrino di cellulari sempre accesi, per salire al cielo tramutati in preghiera.

Ugo Feraci
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2 agosto PERDONO D’ ASSISI

perdono

 

Anche la diocesi di Pistoia in comunione con la chiesa universale celebra il Perdono  d’ Assisi 
 L ‘ ORDINE FRANCESCANO SECOLARE   per   Il 2 AGOSTO FESTA DEL PERDONO DI ASSISI le  tre  fraternità dell’ O.F. S . si riuniranno presso il convento delle Suore Clarisse di Pistoia in occasione della ricorrenza 

 San  Francesco ottenne dal Papa , l’ indulgenza plenaria per i propri peccati , per tutti coloro che confessati e comunicati , si fossero recati nella chiesetta di S. Maria degli Angeli in Assisi .

Questa Indulgenza ,nota come “ Perdono Di Assisi “ è stata poi estesa a tutte le chiese francescane .

Pertanto nelpomeriggio della Domenica 2 agosto alle  ore  16.00 sarà celebrata la S. Messa presso la chiesa delle suore Clarisse ( P.tta S. Stefano ) seguita dalla preghiera per l’ acquisto della indulgenza Plenaria , per tutti i presenti .
Per lucrare l’ indulgenza è necessario partecipare alla messa ,  recitare il credo , fare proposito di non p eccare più, visitare una chiesa francescana .Nel centro della nostra città in piazza Mazzini vi è la bellissima chiesa intitolata a san Francesco . Domenica 2 agosto   FESTA   DEL PERDONO    D’ ASSISI  vi saranno tre messe Una al mattino alle ore 8.30 e 11.15 e nel pomeriggio alle ore 18.




UN PERCORSO NELLA GIOIA

Un percorso nella gioia!
Tre giovani volontari raccontano la loro estate al Centro MAiC di Marina di Massa

Durante tutta l’estate, presso il Centro di riabilitazione della Fondazione Maria Assunta in Cielo di Marina di Massa, circa 150 giovani volontari vivono un’esperienza indimenticabile. Il servizio, aperto a tutti, coinvolge soprattutto giovani delle scuole superiori e universitari provenienti dalla provincia di Pistoia e oltre. L’attività, organizzata in turni di 15 giorni, si svolge a stretto contatto con i disabili e le loro famiglie. Proviamo a scoprire qualcosa in più con l’aiuto di tre giovani volontari.
Maria Chiara Grieco (18 anni), Lorenzo Niccoli (18 anni) e Gabriele Vaccaro (19 anni) svolgono da anni questo servizio. Maria Chiara, come si vive una giornata al mare con i ragazzi del MAiC? Che cosa fa un volontario?

Maria Chiara

Ogni giorno trascorso al mare con i ragazzi del MAiC è un vero e proprio percorso di gioia. La prima tappa di questo iter gaudii si ha dopo i giochi della mattina sulla spiaggia e dopo le attività riabilitative del pomeriggio, e consiste nel bagno in mare, il momento più atteso fra tutti e nel quale tra un’onda e uno schizzo d’acqua si ammirano occhi e sorrisi scintillanti di una felicità tale da rimanere stupefatti e incantati.
Nei momenti di preghiera, ovvero il saluto a Maria, prima di pranzo e la preghiera della sera, ma soprattutto durante la Messa, è possibile contemplare una gioia diversa e più intima.
Infine, l’ultima tappa di questo viaggio nella gioia si svolge a sera, durante le attività organizzate dopo cena. Tra serate danzanti, giochi a squadre e cacce al tesoro, si ammira infatti una gioia festosa, travolgente, che a suon di musica è capace di creare un’armonia speciale.
In questo scenario gioioso si muove la figura del volontario, che ha il ruolo di affiancare e condividere con i ragazzi del MAiC questo viaggio, riscoprendo l’importanza dei piccoli gesti, anche quelli più semplici quali un abbraccio o un sorriso.

Che tipo di relazioni si instaurano con i ragazzi e le famiglie?
Con i ragazzi, grazie al loro entusiasmo e alla loro amorevolezza spontanea e travolgente, si instaurano relazioni di affetto sincero, ma soprattutto così toccante che un semplice abbraccio può davvero far vibrare ogni corda del proprio cuore. Ma la nota particolare e unica di tali relazioni risiede nello scoprire sorprendentemente che ciò che riceviamo dai ragazzi è sempre più grande di quello che noi doniamo loro.
Un altro grande insegnamento si riceve dalle famiglie che, nonostante le difficoltà e le mille sfide che si trovano ad affrontare, al mare vivono ogni giorno con il sorriso, riuscendo sempre a cogliere il bello di ogni momento, ponendosi come un valido modello di comportamento e di vita. È commovente vedere la forza d’animo e la tenacia che muove le famiglie, l’amore con cui si prendono cura costantemente dei propri figli e con cui si rivolgono ai volontari.

Gabriele e Lorenzo

Lorenzo, che cosa è possibile scoprire durante questi 15 giorni?
Grazie a questa esperienza abbiamo l’opportunità di capire il significato del comandamento di Gesù “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Capiamo, infatti, chi è il prossimo, chi è il più piccolo e, grazie ai loro gesti, azioni e parole, sperimentiamo la carità e la vera gioia che essa ci dà. I ragazzi riescono a farci sentire amati e noi cerchiamo di fare altrettanto.
Non è detto che si possano capire tutte queste cose al primo colpo, ma una volta che riusciamo a farle proprie si scoprono una serenità e una gioia interiori immense.
Oltre all’amore si scopre la semplicità. Una volta tornati a casa tutto ciò che ci circonda ci appare eccessivo e di  conseguenza incominciamo a vivere le nostre giornate in modo meno frivolo, con maggiore intensità. Incominciamo ad apprezzare e a godere a pieno quanto Dio ci ha donato.
Infine ci viene data la gioia dello stare insieme, tra volontari e ragazzi/famiglie, tra volontari, tra volontari e operatori (coordinatori, oss, educatori, sacerdote). Si ha l’opportunità di fare nuove amicizie, senza badare a differenze psicofisiche e di età, e di cooperare per stare tutti bene e in armonia.

magic

Una volta provata questa esperienza nasce il desiderio di ripeterla..perché?
Non nasce semplicemente il desiderio di ripetere l’esperienza. Una volta che hai dato te stesso per il bene degli altri senti che qualcosa non va, ovvero che potevi fare di più, e farlo ancora meglio. Magari questa sensazione può sembrare sconfortante i primi tempi, tuttavia, una volta che hai capito il senso dell’amore nella carità, ti rendi conto che questo sentimento è un dono di Dio, è un vero e proprio invito a tornare per cercare di donare e accogliere ancora più gioia.

Gabriele, nonostante la giovane età, hai ormai alle spalle molti anni di servizio come volontario. Puoi spiegarci come ci si prepara all’esperienza del soggiorno estivo presso il centro MAiC?
Il soggiorno estivo al MAiC può esser preparato attraverso molteplici attività che si svolgono presso il centro di Pistoia, come l’ora di catechismo che si tiene con cadenza settimanale durante il periodo scolastico, utile per instaurare un primo rapporto con il mondo della disabilità.
Nei giorni che precedono l’apertura della stagione estiva, inoltre, sono organizzati degli incontri con alcuni operatori al fine di introdurre i volontari alle problematiche e alle situazioni che incontreranno, nonché per spiegare le esigenze e il programma di una giornata tipo al mare.

Le informazioni pratiche devono altresì essere supportate da una imprenscindibile preparazione interiore del singolo volontario, il quale, durante il soggiorno, deve esser pronto a dare la precedenza alle necessità del proprio assistito, prestando particolare attenzione al suo comportamento e all’importanza di stabilire con lui un rapporto di vera amicizia. Tale relazione, se ricercata e approfondita con dedizione ed impegno, aiuta il volontario ad accedere ad una dimensione inedita di cosa significhi “avere un amico”, attuando un autentico “scambio di doni”.
Il nostro sopperire alle necessità dell’assistito, che si manifestano anche nelle più semplici azioni quotidiane, viene ricompensato con un sorriso, un abbraccio e con il toccante sentimento di un affetto autentico che solo loro, dotati di straordinaria sensibilità, sono in grado di regalare.

L’attività di volontariato svolta a Marina di Massa ha aiutato il tuo cammino di fede?
Tutto ciò ha contribuito in me a dare una significativa svolta al mio percorso di fede, aiutandomi a comprendere quale sia la gioia del donare attimi del proprio tempo e ad essere parte integrante di una relazione che va ben al di là della semplice amicizia, per assumere giorno dopo giorno i tratti di una vera lode al Signore, permessa dall’entusiasmo coinvolgente e dalla profondità di sentimenti di cui i ragazzi della MAiC sono abili maestri, oltre che perfetti esempi.
L’esperienza del soggiorno estivo lascia una traccia indelebile e contribuisce a far emergere aspetti tanto inesplorati quanto essenziali della nostra esistenza. Mi riferisco alla dimensione della pazienza, che ci insegna a rispettare e ad adeguarsi alle tempistiche e al ritmo di questi fratelli nelle varie fasi della giornata, alla freschezza dell’inventiva costantemente alla ricerca di nuovi modi per stimolare la loro comunicazione e la loro espressione (ad esempio, con attività come il disegno o la danza), all’importanza dell’attenzione verso qualsiasi loro gesto o parola con l’obiettivo di comprendere che cosa intendono dirci. Ognuna di queste caratteristiche, così sollecitate durante i quindici giorni trascorsi al mare, hanno costituito per me un bagaglio di esperienza assai prezioso che mi ha consentito di affrontare con maggior serenità e consapevolezza alcune tappe della mia crescita e che, se coltivate ancora, mi permetteranno di costruire delle fondamenta di sicura solidità per lo sviluppo del mio avvenire.

Per maggiori info: http://www.aprpistoia.it/




IL “DONO DI SAN JACOPO”

A partire dal 1363, al mattino della vigilia della Festa di San Jacopo, sul sagrato della chiesa di Santa Maria in Corte e poi del Vescovado, veniva effettuata la distribuzione del pane ai poveri della città e del contado, anticipata da un rintoccar di campane.
Su iniziativa del Vescovo di Pistoia, Mons. Fausto Tardelli, in collaborazione con Caritas Diocesana, quest’anno si è voluta ripristinare l’antica tradizione – risalente quindi addirittura al XIV secolo – che vedeva, in occasione della Solenne Festa del Patrono di Pistoia, San Jacopo, la popolazione e la Comunità Cristiana mobilitarsi ed essere solidale con i sofferenti, i più deboli ed i più poveri.
Con la consulenza di personale specialistico ospedaliero, è stata individuata la possibilità di fare un dono all’ospedale San Jacopo, raccogliendo fondi tra i cittadini pistoiesi.
Chi volesse aderire può lasciare il “suo dono” presso l’ufficio Caritas in Seminario (via Puccini 36) o all’altare d’argento in Cattedrale.
Chi si recherà in Cattedrale, riceverà in cambio una piccola conchiglia, simbolo del Santo patrono.




VISITA PASTORALE DEL VESCOVO TARDELLI ALLE ANCELLE DEL SACRO CUORE ALLA FERRUCCIA

Continuano con assidua frequenza le visite pastorali di S.E. Monsignor Tardelli alle realtà della Diocesi di Pistoia.
Martedì 14 luglio è andato a trovare le Ancelle del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante che vivono alla Ferruccia di Quarrata e con loro a salutare le realtà che grazie a loro lavorano: la scuola dell’Infanzia Sacro Cuore e l’Asilo Nido Arcobalocco inaugurato appena due anni fa. Mons. Tardelli era accompagnato da Edoardo Baroncelli segretario del Progetto Policoro e dal suo collaboratore Federico. Al loro arrivo sono stati accolti dalle Suore, dal personale delle due scuole, dall’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Quarrata, la Sig.ra Lia Colzi e dai bambini grandi e piccoli, incuriositi dalla presenza di questo signore che nonostante il caldo si è seduto ad ascoltarli mentre cantavano e si è pure fatto trasportare dalla ritmica della musica.

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Entrambe le scuole hanno poi ringraziato sua Eccellenza per la visita e ognuna ha raccontato la sua storia. Suor Giuliana Florenin, attuale Superiora dell’Istituto ha riferito al Vescovo che le Ancelle a Ferruccia sono presenti ormai quasi da 90 anni. Una storia lunga che comincia con Don Marco Morelli e Madre Margherita Ricci Curbastro fondatori dell’ordine e prosegue con lo zelo apostolico Don Orazio Ceccarelli che in quell’ordine vide il carisma e la vocazione al servizio adatti per il suo progetto di Asilo Infantile, scuola elementare e scuola per il rammendo. Le prime per dare un’istruzione ai giovani del tempo cominciando fin da piccoli, il secondo per agevolare l’emancipazione delle ragazze insegnando loro un mestiere molto richiesto all’inizio del secolo scorso. Va aggiunto inoltre che fin dall’inizio le suore sono state ben accolte dalla comunità di Ferruccia prima e poi Barba e che ancora oggi le due frazioni contano molto sul loro sostegno e appoggio. Le Ancelle del Sacro Cuore non hanno mai mancato di operare in tutti questi anni ispirate dal carisma dei Fondatori e la struttura, pur cambiando nel tempo, oggi non c’è più la scuola elementare e nello “stanzone” c’è l’Asilo Nido Arcobalocco, non ha cambiato le finalità e la sua ragion d’essere, portando avanti un processo educativo unitario, graduale, integrale, che mette al centro dell’attenzione il bambino, risponde alle esigenze sociali, affettive, cognitive, morali e religiose del piccolo perché offre un ambiente permeato di valori umani ed evangelici.
Tutto questo è pienamente condiviso con le insegnanti dell’Asilo Nido, pertanto insieme collaborano creando una continuità che migliora e favorisce l’offerta formativa di entrambe le realtà.
Carlotta Bartolozzi, educatrice dell’Asilo Nido Arcobalocco, ha invece raccontato una storia più breve e umile, ma non per questo meno storica. L’asilo nido nasce dalla “lucida follia” di Suor Otelia Corradossi, superiora delle Ancelle fino al 2014, che in un momento di forte crisi sia occupazionale che sociale, non chiuse le porte alla speranza e ad un futuro migliore sia per chi oggi ci lavora, sia per le famiglie di Pistoia e Quarrata che avevano avuto un periodo di disorientamento per i nidi privati.

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Sulla strada del cammino per la realizzazione del progetto, hanno dato importante sostegno la diocesi di Pistoia e il Progetto Policoro con il suo segretario Edoardo Baroncelli. Questo aspetto è stato sottolineato anche dai diretti interessati, che hanno ringraziato le educatrici del Nido per l’eccellente lavoro svolto in questi primi anni. Non ci si può certo dimenticare anche il sostegno che Don Enrico Pretelli recentemente scomparso, ha portato alla causa del nuovo asilo nido e di quanto nel giorno della sua inaugurazione, fosse contento per la realizzazione del progetto.
A S.E. sono stati fatti dei piccoli doni simbolici: i bambini del Nido hanno donato un biglietto con impresse le impronte delle loro piccole manine, mentre la scuola dell’Infanzia ha regalato un DVD con inciso un filmato di tutte le fotografie realizzate durante la Santa Messa del Sacro Cuore, che si è tenuta il 12 giugno alla Ferruccia e che è stata celebrata da Mons. Tardelli. Ringraziando le Suore e le due strutture, il vescovo ha messo in risalto la presenza “massiccia” dei bambini, una rarità per gli occhi di questi tempi, dove la crescita demografica è quasi pari allo zero. E’ auspicabile che in Europa e in particolare in Italia, possa migliorare questo dato. Non si può parlare di crescita di un paese se questa non corrisponde anche all’aumento delle nascite. L’assessore Colzi ha invece messo in luce l’aspetto della continuità che c’è tra le due scuole e la collaborazione di entrambe con il Comune di Quarrata, che alla scuola dell’Infanzia peraltro offre il servizio mensa.
I bambini prima di “rompere le fila” e di lasciare i partecipanti ad un breve momento di convivialità, hanno concluso con un canto.

Margherita Montano




DAL 31 AGOSTO TORNA LA SETTIMANA TEOLOGICA

Diocesi di Pistoia
XXVIII Settimana Teologica

locandina 2015
Da Lunedì 31 Agosto a Venerdì 4 Settembre 2015 alle ore 17,15

Evangelii gaudium
Il tracciato di una “Chiesa in uscita”

Seminario Vescovile
Via Puccini, 36 – Pistoia

Presiede Mons. Fausto Tardelli. Modera Giordano Frosini

Lunedì 31 Agosto
Introduzione
Mons. Vescovo Fausto Tardelli
“La gioia del Vangelo”

Martedì 1 Settembre
Gianfranco Brunelli
Direttore della rivista “Il Regno”
Le sfide della Chiesa attuale

Mercoledì 2 Settembre
Dario Vitali
della Pontificia Università Gregoriana
La chiesa missionaria

Giovedì 3 Settembre
Rosanna Virgili
dell’Istituto Teologico Marchigiano
Il principio misericordia

Venerdì 4 Settembre
Giordano Frosini
della Facoltà Teologica dell’Italia centrale
La dimensione sociale dell’evangelizzazione

Conclusioni operative
Mons. Fausto Tardelli
Vescovo di Pistoia
INFO:
tel. 0573.976133 – www.diocesipistoia.it – info@diocesipistoia.it
Ad ogni relazione seguirà una discussione a cui tutti sono invitati.
Durante le giornate saranno disponibili le pubblicazioni riguardanti gli argomenti trattati,
in particolare quelle curate dai relatori, e delle Settimane teologiche del passato
L’esortazione e l’invito del Vescovo

“La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.” Questo formidabile “attacco” dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium” di Papa Francesco “ (n.1) ci da lo spessore di quest’uomo venuto dall’altra parte del mondo come successore dell’apostolo Pietro.
È una vera “riforma” in senso missionario, quella cui il Papa invita la chiesa tutta, chiamandola a porsi “in uscita”. Siamo consapevoli che nei nostri paesi di antica cristianità, la chiesa porta su di sé la polvere dei secoli e la stanchezza di una rete gettata già tante volte inutilmente. Le nostre parrocchie rischiano di rimanere soffocate dentro un “si è sempre fatto così” che mortifica lo Spirito oppure dentro una congerie di iniziative che non vanno all’essenziale.
È un sogno, quello che questo Papa ci presenta. Un sogno che vuol condividere con noi ed è il sogno stesso di Cristo, fin dalle origini. “Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia.” (EG 27)
La Settimana Teologica del 2015 vuole prendere sul serio questo sogno bello, intende farlo proprio e rifletterci sopra per contribuire anche con una intelligenza illuminata dalla fede, alla riforma missionaria della diocesi, proprio all’inizio del prossimo cammino triennale.
† Fausto Tardelli




GIORNATA ECUMENICA ESTIVA A VALDIBURE ” TEMA LA PREGHIERA “

Domenica 19  luglio  2015 A VALDIBURE GIORNATA  ECUMENICA  ESTIVA  promossa   dalla  Commissione  Ecumenismo e Dialogo  Interreligioso dalle ore  16 alle  ore 19.
La  Giornata Ecumenica Estiva avrà come  tema ” La   Preghiera  “, si  svolgerà  presso la Chiesa  di San Giovanni Evangelista a Valdibure .Il programma della  giornata prevede:
ore  16  TAVOLA  ROTONDA
ore  18 Preghiera Eucaristica
alle ore 19 Cena fraterna .
Per  l’ Ecumenismo  si  vuole ricordare in questo  tempo d’ estate una  tappa  importante : lo storico incontro di  Papa  Francesco a Torino con la Chiesa  Valdese.
A VALDO  PASQUI  della  Comunità  VALDESE di Firenze  abbiamo rivolto  alcune domande  sullo  storico  incontro.

papa valdesi

PAPA  FRANCESCO  HA CHIESTO PERDONO  PER GLI ATTEGGIAMENTI  CHE IN PASSATO LA  CHIESA HA AVUTO CONTRO  DI VOI …

I valdesi derivano il proprio nome da Valdo (o Valdesio), un mercante di Lione morto attorno al1215, fondatore di un movimento pauperistico laico detto dei “poveri di Lione” (1174) che si diffuse poi come movimento di protesta ecclesiale in Italia e in Europa. Nel movimento valdese c’era anche l’aspirazione a svolgere come laici una missione di evangelizzazione nei confronti della gente semplice, mediante una predicazione itinerante tratta dalla Bibbia, letta e spiegata nella lingua del popolo. Dopo la partecipazione di una delegazione valdese a Concilio Laterano III a Roma nel 1179, questa ostinata “pretesa” portò alla scomunica papale nel 1184 e alla successiva cacciata da Lione. Lo storico Ernesto Buonaiuti riteneva che Valdo, Gioacchino da Fiore e Francesco d’Assisi appartenessero alla “prima riforma” della chiesa, ma ancora oggi sui Valdesi si leggono molte inesattezza anche dalla penna di ben noti direttori come Eugenio Scalfari che recentemente su Repubblica lo ha assimilati ai Catari.
Malgrado le violente persecuzioni e l’opera spietata dell’inquisizione, i valdesi mantennero viva la loro presenza di fede in tutto il Medio Evo nelle Alpi Cozie, in Provenza, in Calabria e nella Germania meridionale. Quando in Europa sorse la Riforma protestante i valdesi vi aderirono nel 1532 organizzandosi in comunità con predicatori locali per il culto e la celebrazione dei sacramenti (battesimo e la Cena del Signore).
Il Sant’Uffizio dell’Inquisizione nel 1560 ordinò di risolvere “il problema calabrese” con la repressione a San Sisto, Guardia, Cosenza dove le comunità valdesi furono completamente distrutte nel 1561, massacro di cui rende testimonianza il Museo valdese di Guardia Piemontese in provincia di Cosenza. Le Valli valdesi (Pellice, Angrogna, Germanasca, Pragelato) restarono per secoli l’unico avamposto del protestantesimo europeo nella penisola italiana nonostante le ripetute persecuzioni da parte del governo sabaudo tra cui si ricordano le tristemente note “Pasque Piemontesi” del 1655 e le distruzioni scatenate nel 1686 dal divieto di professare la propria religione imposto ai protestanti da Luigi XIV re di Francia. Dal momento del “Glorioso Rimpatrio”, avvenuto tre anni dopo, i valdesi vissero confinati nelle Valli valdesi in stato di emarginazione per decenni e solo il 17 febbraio 1848, in virtù dell’editto promulgato da Carlo Alberto, si videro finalmente riconosciuti i diritti civili e politici. Tra alterne vicende, passando attraverso la legislazione dei “culti ammessi” (1929-1930), bisognerà aspettare la Costituzione repubblicana per veder sancita definitivamente la libertà religiosa e nel 1984 la firma delle Intese stabilirà la regolamentazione dei rapporti con lo Stato.
Il cardinale Bergoglio conosce molto bene il contesto valdese avendo avuto un lungo e fraterno rapporto con il pastore valdese Norberto Berton a Buenos Aires con cui si incontrava a pranzo una volta il mese (dal 1856 per effetto dell’emigrazione una serie di comunità valdesi si sono formate nella regione del Rio de La Plata in Uruguay e Argentina). E’ certamente per questa dolorosa e lunga storia di persecuzione, emarginazione, conversioni forzate ed esilio, spargimenti di sangue e stragi che papa Francesco ha pronunciato con commozione e umiltà la richiesta di perdono, dimostrando prima di tutto una profonda sensibilità umana e suscitando certamente pari emozione in chi ha seguito la cerimonia anche in TV come me e in particolare nei cattolici e nei valdesi seduti nelle prime file del tempio di Torino che da anni hanno operato in silenzio e in spirito di comunione per questo incontro. Questo gesto non può cancellare i tragici eventi storici del passato, ma ci apre ad una prospettiva nuova per l’intensificazione della collaborazione in ambito sociale e assistenziale, vedi la piena condivisione delle iniziative a favore dei rifugiati e dei richiedenti asilo, e per proseguire il dialogo ecumenico nella reciproca conoscenza con sincerità e umiltà sotto la guida dello Spirito di Dio e per testimoniare l’Evangelo.




ROMA- SANTIAGO/ SANTIAGO- ROMA. SEGNI E MEMORIA DELL’EUROPA DEL PELLEGGRINAGGIO

Sale affrescate del Palazzo Comunale
Dal 16 luglio al 30 agosto 2015
Inaugurazione Giovedì 16 luglio alle ore 17
Orari: 10/13 – 15/18 lunedì chiuso
INGRESSO LIBERO
Venerdi 21 agosto alle ore 21 Incontro con il Professor Paolo Caucci von Saucken sul Cammino di Santiago

Mostra Fotografica a cura di Paolo Caucci von Saucken
L’ esposizione è promossa dal Comune di Pistoia in collaborazione con il Comitato di san Jacopo, La Diocesi di Pistoia, la Xunta de Galicia, Consellería De Innovación e Industria, il Centro Italiano di Studi Compostellani ed è organizzata nell’ambito dei festeggiamenti jacopei 2015.

pellegrino 1
La via con i suoi paesaggi, le chiese, gli edifici del pellegrinaggio, i ponti che ne segnano il percorso, gli spedali che accolgono i viandanti, è la protagonista assoluta delle opere fotografiche esposte in questa suggestiva e unica rassegna.
L’epoca attuale segna una grande ripresa della civiltà dei pellegrinaggi realizzati a piedi sulle antiche strade. Santiago de Compostela e il Cammino di Santiago in questi ultimi anni sono divenuti l’immagine di una nuova sensibilità che ha determinato importanti conseguenze nel campo della fede, della cultura, dei fenomeni sociali, della economia e della politica. Da alcuni anni anche in Italia la via Francigena ha iniziato a strutturasi su questa base e a riscoprire e valorizzare gli antichi tracciati.
Ogni analisi spinge nella direzione che i due principali cammini di pellegrinaggio medievale, il Camino de Santiago e la via Francigena, così come avvenne storicamente nel Medioevo, tornino ad unirsi. I pellegrini già hanno iniziato a percorrerli da Roma a Santiago e da Santiago a Roma, lungo un itinerario agibile nei due sensi. Tutto ciò nella prospettiva di un suo ulteriore prolungamento fino a Gerusalemme, per vie terrestri e marittime, determinando in tal modo la ricomposizione degli itinerari delle tre peregrinationes maiores.
Roma, Santiago e Gerusalemme dunque, peregrinationes maiores e asse della civiltà e della cultura medievale, dove Santiago, a occidente, è il punto estremo della terra conosciuta e Gerusalemme, dalla parte opposta, la finestra che si affaccia su un mondo da conoscere. Al centro Roma, Caput Mundi e Sedes Petri, cardine intorno al quale girava l’ecumene medievale e che nella nostra epoca può tornare ad avere senso e significato.
Vero e proprio cammino dell’anima e della mente, il pellegrinaggio ha, da sempre, contribuito alla formazione di uno spazio in cui fede, sapere, diffusione delle idee e della conoscenza hanno agito da elementi attivi nel predisporre le fondamenta e le radici cristiane della civiltà europea.
Le immagini scelte mettono in evidenza le basi di una civiltà comune che si evidenzia nei caratteri di una via che è la stessa, ma che cambia nome, di volta in volta, a seconda della meta: così la via francigena è via romea per chi la discende dalle Alpi verso Roma, via gerosolimitana per chi la prosegue verso i porti della Puglia da cui si imbarcherà per la Terrasanta, via dell’Angelo o via micaelica per chi è diretto verso Monte Sant’Angelo sul Gargano; via compostellana per chi la percorre verso nord, verso i valichi delle Alpi e dei Pirenei. Lo stesso capita per il Cammino di Santiago: iter sancti Jacobi e iter sancti Petri, allo stesso tempo, nella meseta castigliana, come in Provenza.

pellegrino

La mostra vuole cogliere i segni di questa unità lungo un percorso che da Roma segue la via Francigena, toccando Viterbo, Siena, Lucca, Fidenza, Piacenza, Vercelli, Pavia, Torino, Susa, entra in Francia per il valico del Monginevro, discende lungo la valle del Rodano, fino ad entrare nella via tolosana che lo porterà a Roncisvalle, dove confluisce nel Cammino di Santiago.

Info: Ufficio Cultura del Comune di Pistoia 0573/371690

L’Appennino Pistoiese era attraversato da più via romee, strade che i pellegrini percorrevano verso Roma, la città che costituiva una delle principali mete, con Gerusalemme e Santiago di Compostela della cristianità occidentale.
Come è noto la Via Francigena è la via Romea per eccellenza che veniva percorsa dai pellegrini provenienti da Occidente i quali, una volta giunti a Piacenza e Parma, attraversavano l’ Appennino da Fornovo a Pontremoli e quindi Lucca, Altopascio, Fucecchio, San Miniato, Siena per terminare a Roma.
In alternativa il pellegrino, una volta giunto a Piacenza, aveva la possibilità di percorrere la via Emilia oltrepassando l’Appennino da Bologna o Forlì raggiungendo così la via romea della Sambuca, detta anche via Francesca della Sambuca, o la via romea dell’Alpe di Serra.
Altra possibilità era quella della via Romea Nonantolana che prende il nome da una delle sue tappe, l’Abbazia Benedettina di Nonantola presso Modena. La strada attraversa il Frignano, raggiunge l’abbazia di Fanano e quindi il passo appenninico della Croce Arcana nei pressi di San Marcello Pistoiese. Qui la strada si biforcava verso Pistoia oppure seguendo le valli della Lima e del Serchio verso Lucca dove si congiungeva alla Via Francigena.
Di particolare rilievo è una piccola frazione del Comune di Pistoia, SPEDALETTO, con la presenza di un Ospizio nella valle del torrente Limentra che offriva un punto di riferimento ed un sicuro rifugio ai pellegrini che si trovavano sulla via Francesca della Sambuca. Sembra che il nome derivi da un Ospitale esistente e gestito dai Templari e successivamente dagli Ospitalieri di Altopascio.
Già dal XI secolo esistevano a Pistoia ospizi per i pellegrini , piu tardi nel 13OO esisteva la Magione dei frati Ospitalieri del Tau che avevano la loro casa Madre a Vienne in Francia.




VENERDI’ 17 LUGLIO, SOLENNITA’ DELLA MADONNA DELL’UMILTA’

I pistoiesi continuano a  celebrare  la memoria del prodigio avvenuto  il 17 luglio 1490 in una chiesetta fuori porta,  dove da un affresco di   Maria dell’ Umiltà sembrò stillare un purissimo sudore.
Il  Miracolo viene descritto  in un documento dell’ epoca con queste parole: ” l’ Anno   del  Signore   1490  al  17 luglio  in giorno di sabato, fu veduta  questa  immagine spargere sudore o vero liquore della sua Santa Testa  alla similitudine d’ acqua viva d’ un limpido fonte e dall’ una e dall’ altra parte della fronte, che miracolosamente irrigava le sue vestimenta”.
Veduto il miracolo  i fedeli  cominciarono a  suonare  le  campane.
Il  Miracolo  avvenne  mentre in città  infuriavano le lotte  fratricide  tra le grandi famiglie.
I segni di questa lacrimazione sono ancora oggi visibili sull’ immagine. Questo  miracolo, previa   accurata   indagine  canonica e approvazione  dell’  autorità   ecclesiastica, accrebbe  in tutta la diocesi il culto della  madre di Dio fino ai nostri giorni.
Sin dall’ antichità i pistoiesi  venerano questa immagine con il titolo  della Madonna  dell’ Umiltà, alla  quale hanno dedicato un magnifico tempio. Gli  ultimi studi attribuiscono il  progetto della  Basilica  a Giuliano da San  Gallo, architetto  della  corte medicea, piuttosto che a Ventura   Vitoni, il  quale diresse i lavori per 25 anni  .
L’ edificio  è il   più importante  monumento   in stile   rinascimentale   a  Pistoia: la  chiesa, che  assunse la  nuova denominazione  di   Santa Maria  dell’ Umiltà in seguito  alla   Bolla  di Papa  Leone  X del 1515, fu consacrata il 31 dicembre1582,  ed elevata a Basilica nel 1931.
Questo il  programma della  festa:

Venerdì 17 Solennità della Madonna dell’Umiltà

ore 8 Lodi
ore 10 Rosario
ore 10,30 S.Messa
ore 12,15 ora media
ore 18 S.Messa celebrata dal Vescovo Fausto Tardelli e inizio della Missione Blues.
Il 17 luglio si ricorda il miracolo della sudorazione dell’immagine della Madonna, che determinò la fine delle violenze e degli omicidi che insanguinavano Pistoia, Nel  giorno    della  ricorrrenza si pregherà  per la pace, per i cristiani perseguitati, per tutti coloro che vengono scartati e per la nuova evangelizzazione.
articolo di Daniela Raspollini




STASERA ALLE 21,15 IN PIAZZA DUOMO CONCERTO PER SAN JACOPO

CONCERTO IN ONORE AL SANTO PATRONO ORE 21.15 PIAZZA DUOMO
con la partecipazione dell’ orchestra d’ Archi Mabellini , diretta da Vittorio Caselli e dell’ organista solista Anna Picchiarini

concerto
L’accademia Strumentale Mabellini , composta da studenti ed ex studenti di strumento ad arco della Scuola di Musica Mabellini, nasce nel 2015 da un’idea del suo direttore Vittorio Caselli con lo scopo di dare un primo sbocco professionale ai musicisti più meritevoli della Scuola. Ha già al suo attivo diverse apparizioni pubbliche dove ha riscosso sempre unanimi e calorosi consensi.
Nel programma previsto per il 16 luglio in Cattedrale sarà proposto un interessante programma che riguarderà brani di Antonio Vivaldi, Georg Frideric Handel, Johann Sebastian Bach e Cesar Franck.
Nel dettaglio verrà eseguito di A. Vivaldi il concerto in re maggiore per archi e cembalo RV 121, di G.F. Handel il concerto per organo archi e basso continuo in si bemolle maggiore op.4 n.2, di J.S. Bach il concerto per violino archi e basso continuo in mi maggiore e per finire alcuni brani di C. Franck per organo.