STAZIONI QUARESIMALI, UNA ANTICA NOVITÀ

Stazioni quaresimali
UNA ANTICA NOVITÀ
Cinque soste intorno al Vescovo nelle Chiese del Centro Città per un cammino penitenziale verso la Pasqua

Quest’anno a Pistoia con la Quaresima riprende vita l’antico rito della «Statio»: stare davanti al Signore nell’atteggiamento di lode, pronti per testimoniare e annunciare Gesù Cristo e il suo Vangelo.

Viene ripresa e contestualizzata l’antichissima tradizione romana delle stationes quaresimali, nelle quali i fedeli insieme ai pellegrini presenti nella città eterna, si radunano e fanno sosta – “statio” appunto – presso una delle tante “memorie” dei Martiri, che costituiscono le fondamenta della Chiesa di Roma. Si fa così memoria di quanti con il loro sangue hanno reso testimonianza a Cristo, ed il loro ricordo diventa stimolo per ciascun cristiano a rinnovare la propria adesione al Vangelo.

Quindi non una novità, ma una riscoperta voluta dal Vescovo Fausto.

Abbiamo infatti documentazione antichissima delle statio a Roma.

Già con alcuni Padri della Chiesa, nel Pastore di Erma e poi in Cipriano, Tertulliano e in altri Padri, abbiamo indicazioni in merito. Che cos’è dunque la statio? Innanzitutto, una veglia, accompagnata dal digiuno, con la quale ci si prepara a vivere un avvenimento importante.

Si riprende la terminologia militare, come sottolinea sant’Ambrogio, per cui la statio ci rimanda all’immagine della sentinella che vigila nell’accampamento.

Questo atteggiamento si collega ad uno dei motivi essenziali della quaresima:  vigilate, state attenti e compite in particolare opere di penitenza, di carità e di digiuno. Queste opere vengono collegate tra loro e proposte per creare un atteggiamento di conversione profonda attraverso, appunto, la vigilanza, le pratiche e gli esercizi di pietà.

Concretamente, la statio diventa poi l’incontro della comunità cristiana che si raduna intorno al suo Vescovo in una chiesa “secondaria” da cui parte, accompagnata dal canto delle litanie dei santi, una processione verso la chiesa “stazionale”, nella quale viene celebrata l’Eucaristia.

Malgrado il passare dei secoli, questi riti conservano il loro valore, perché ricordano quanto importante sia , anche in questi nostri tempi, accogliere senza compromessi le parole di Gesù: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc9, 23).

La Quaresima «è un periodo che ci ricorda il dovere della penitenza e che ci offre un programma di più espressiva preghiera» (Paolo VI).

Come pellegrina che cammina verso la salvezza, con un impegno di riconciliazione e rinnovamento nella misericordia, la chiesa pistoiese si “mette in marcia” con una processione penitenziale alla settimana che ci invita a camminare insieme, sostenendoci vicendevolmente, guardando alla Croce che ci precede e a Colui che l’ha abbracciata per amore nostro.

Parlare oggi delle “Stazioni quaresimali” può sembrare una cosa d’altri tempi, superata dalla frenetica vita anche della nostra Pistoia. In questa prospettiva, uscire di casa per andare a pregare in una chiesa del centro insieme a fratelli di altri quartieri, uniti dalla preghiera, può sembrare un’idea strana e fuori tempo.

Ma a ben vedere è invece un modo forte di manifestare la propria fede nella Chiesa che è unita intorno al Vescovo e alla sua storia spirituale.

Il tempo forte di Quaresima e della Pasqua è un momento privilegiato per compiere un cammino interiore e rinnovare la propria vita spirituale, come Chiesa che cresce alla scuola dei suoi testimoni e nell’esperienza di comunione e di preghiera. Proprio l’idea della preghiera in comunione è una delle caratteristiche peculiari delle Stazioni quaresimali insieme all’altro elemento importantissimo, quello della memoria dei testimoni.

La Comunità Cristiana che è in Pistoia che si raccoglie in preghiera col Vescovo in alcune “chiese memoria” dei suoi testimoni nella fede (non a caso sono state scelte San Paolo, Sant’Andrea, San Bartolomeo, San Giovanni e la Cattedrale, scrigno della reliquia di San Giacomo) è una realtà dinamica, che cerca nelle radici della sua storia la forza per scrivere il proprio futuro.

È una Chiesa che vuole trovare nei suoi santi la forza del cammino e la direzione certa per poter raggiungere le stesse mete, gli stessi traguardi.

Si cammina nella certezza che Egli è risorto e che la sua Pasqua dà significato e vigore al nostro impegno

Appuntamento quindi alle ore 21.00:

il 19 febbraio presso la Chiesa di Santa Maria del Soccorso per procedere poi – per la celebrazione della Messa – verso San Bartolomeo;
il 26 febbraio presso la Chiesa della Misericordia per procedere poi – per la celebrazione della Messa – verso San Paolo;
il 4 marzo presso il Battistero per entrare processionalmente in Cattedrale per la Celebrazione Penitenziale nell’ambito delle “24 ore per il Signore”;
l’11 marzo presso la Chiesa del Carmine per procedere poi – per la celebrazione della Messa – verso Sant’Andrea;
il 18 marzo presso San Leone per procedere poi – per la celebrazione della Messa – verso San Giovanni.

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Federico Coppini




I VESCOVI TOSCANI RIUNITI ALL’EREMO DI LECCETO

Lunedì 1 febbraio si è riunita all’Eremo di Lecceto (Firenze) la Conferenza Episcopale Toscana.

I Vescovi hanno accolto calorosamente monsignor Roberto Filippini, Vescovo di Pescia, monsignor Andrea Migliavacca, vescovo di San Miniato, e monsignor Giovanni Roncari, vescovo di Pitigliano Sovana Orbetello, che hanno recentemente fatto il loro ingresso nelle rispettive diocesi e quindi nella CET.

In apertura dei lavori il Cardinale Giuseppe Betori, Arcivescovo di Firenze e Presidente della Conferenza Episcopale Toscana, ha riferito sulla recente riunione del Consiglio Episcopale Permanente, in cui è risuonato un corale ringraziamento per la cordiale accoglienza di cui la Chiesa e la città di Firenze si sono fatte interpreti, a partire dal generoso servizio dei volontari, in occasione del Convegno Ecclesiale Nazionale dello scorso novembre.

I Vescovi toscani si sono uniti al ringraziamento alla Chiesa fiorentina e al suo pastore per il grande contributo dato all’organizzazione dell’evento. Hanno inoltre manifestato la loro soddisfazione per il proficuo svolgimento dei lavori del Convegno, illuminati dalla presenza e dalle parole del Santo Padre, e si sono dichiarati pronti ad accogliere gli impulsi offerti alla Chiesa italiana in ordine allo stile sinodale, al primato della carità, al dialogo, alla missionarietà.

La Conferenza ha salutato con soddisfazione la scelta di Pistoia come capitale italiana della cultura per il 2017, esprimendo la consapevolezza che la dimensione religiosa, e cattolica in particolare, è un aspetto che ricopre un ruolo fondamentale nella storia della città e del territorio e quindi anche in questo riconoscimento.

Perciò i Vescovi si sono detti disponibili a collaborare con le istituzioni perché questa occasione offra anche l’opportunità di far emergere come le radici cristiane siano un elemento determinante nella fioritura artistica, culturale e sociale della Toscana attraverso i secoli.

Di fronte alle problematiche che si addensano intorno alla concezione della famiglia nella sua identità di unione fra un uomo e una donna aperta alla generazione, i Vescovi toscani hanno ribadito il pericolo che nasce dall’assimilare ad essa altre forme di unione interpersonale.

Il riconoscimento del valore della famiglia fondata sul matrimonio è legato anche al suo indispensabile ruolo sociale e va sostenuto, a livello nazionale come a livello locale, con adeguate politiche che promuovano la natalità, il ruolo della donna, la stabilità dell’unione matrimoniale, il ruolo e la responsabilità educativa nei confronti dei figli, i compiti assistenziali verso le persone più fragili (malati, anziani…) che la famiglia accoglie al proprio interno.

La Conferenza Episcopale Toscana ha accolto con convinta adesione la decisione del Santo Padre di innovare le forme di accertamento della validità del vincolo matrimoniale, per renderle più vicine alla gente, più celeri e più semplici nella modalità, oltre che accessibili a tutti anche dal punto di vista economico.

I Vescovi assumono consapevolmente la loro responsabilità di giudici anche in questo campo e utilizzeranno a proposito sia i tribunali diocesani che la collaborazione a livello regionale. Al riguardo ha approvato una Nota in cui dichiara che in ciascuna diocesi viene attivato il Tribunale per poter seguire da subito le cause nella forma «breviore» mentre è stata fatta istanza alla Segnatura Apostolica per poter dare forma alla collaborazione interdiocesana relativamente al trattamento delle cause nella forma ordinaria.

L’assemblea ha poi provveduto a una verifica della situazione degli Istituti Superiori di Scienze Religiosi presenti sul territorio toscano, in vista del riassetto di queste istituzioni a livello nazionale.

I Vescovi toscani hanno infine rivolto il loro invito alle comunità cristiane, nell’imminenza della Quaresima, perché in questo Anno Giubilare il tempo quaresimale sia vissuto come tempo in cui fare esperienza della Misericordia di Dio, da accogliere e da condividere con i fratelli anche attraverso quella riscoperta, che il Santo Padre ci invita a fare, del sacramento della Riconciliazione e delle opere di misericordia corporale e spirituale che fanno parte in maniera così profonda della storia del nostro territorio.

Le nuove deleghe.

Visto il rinnovo avvenuto negli ultimi tempi all’interno della Conferenza con l’arrivo di nuovi vescovi alla guida di alcune diocesi toscane e la necessità di riordinare le deleghe sulla base delle Commissioni episcopali della Conferenza Episcopale Italiana, nel corso dei lavori si è provveduto all’assegnazione delle deleghe relative ai vari organismi ed ambiti pastorali.

Successivamente si procederà al rinnovo anche degli incaricati o responsabili delle varie commissioni regionali:

BETORI  Card. Giuseppe (Presidente)
Moderatore del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano della Regione Toscana
BUONCRISTIANI Antonio
(Vice Presidente)
Delegato per la pastorale della salute
TARDELLI  Fausto (Segretario)
Delegato per il laicato
Delegato per l’osservatorio giuridico-legislativo
AGOSTINELLI  Franco
Delegato per le Migrazioni
BENOTTO  Giovanni Paolo
Delegato per la pastorale universitaria
CASTELLANI  Benvenuto Italo
Delegato per l’Evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese
CETOLONI  Rodolfo
Delegato per l’ecumenismo e il dialogo
CIATTINI  Carlo
Delegato per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, la salvaguardia del creato
FILIPPINI  Roberto
Delegato per il servizio della carità
FONTANA  Riccardo
Delegato per la cultura e le comunicazioni sociali
GIUSTI  Simone
Delegato per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi
Delegato per la promozione del sostegno economico alla Chiesa
MANETTI  Stefano
Delegato per il clero, i seminari e la pastorale delle vocazioni
MEINI  Mario
Delegato per la famiglia, i giovani e la vita
MIGLIAVACCA  Andrea
Delegato per il tempo libero, il turismo e lo sport
RONCARI  Giovanni
Delegato per la vita consacrata
Presidente Commissione mista vescovi/religiosi
ROSA  Diego Gualtiero
Delegato per la liturgia
SANTUCCI  Giovanni
Delegato per i beni culturali ecclesiastici e la nuova edilizia di culto
SILVANI  Alberto
Delegato per l’educazione cattolica e la scuola




MERCATINI DI NATALE A TIZZANA

Per il 2° anno, la comunità parrocchiale di S. Bartolomeo, promuove l’evento “NATALE IN COMPAGNIA”.

La festa, che si svolgerà Sabato 28 e Domenica 29 Novembre nei locali attigui l’antica pieve e la piazza del borgo, è FINALIZZATA alla raccolta fondi per sostenere i lavori di manutenzione straordinaria del tetto. L’intervento più urgente si è concluso pochi giorni fa; esso riguardava la sostituzione di una trave incrinata e di alcuni travicelli. Il cedimento della capriata avrebbe comportato lo sfondamento del contro-soffitto. E’ stata ultimata anche la revisione al tetto della sacrestia, il quale, presentava evidenti infiltrazioni di acqua piovana. Dopo questi interventi “tampone” (20 000 €), adesso rimane il contro-soffitto della Chiesa- formato da cannicciato con intelaiatura lignea – per evitare il distacco e la caduta dell’intonaco nella parte avvallata in corrispondenza dell’ affresco centrale che raffigura l’assunzione di Maria. Senza questi lavori di manutenzione straordinaria, la chiesa sarebbe stata inagibile alle celebrazioni liturgiche; anche se non risolvono totalmente i problemi del tetto per il quale va programmato un rifacimento totale. Per sostenere le spese già affrontate e quelle future, don Marino con il Consiglio Pastorale Parrocchiale, hanno pensato a due iniziative annuali: una in occasione del santo Natale ed una in occasione della Pasqua; anche le offerte che verranno raccolte in occasione della Benedizione delle famiglie, saranno utilizzate per i lavori di manutenzione del tetto della Pieve di Tizzana.
Con l’evento NATALE IN COMPAGNIA, inizia anche la vendita dei Biglietti della Lotteria di Natale (estrazione 6 Gennaio nel pomeriggio); l’acquisto viene particolarmente proposto a tutte quelle persone che normalmente non frequentano gli ambienti parrocchiali: persone originarie di Tizzana e Catena; chi ha sulla carta di identità “nato a Tizzana” e tutti coloro che vogliono generosamente contribuire. Stiamo inoltre organizzando un vero “porta a porta” per SENSIBILIZZARE TUTTI I RESIDENTI a partecipare con pochi euro (magari rinunciando ad una colazione al bar); affinché possa essere conservata agibile una Chiesa che non è solo un luogo di culto, ma che porta in sé ha un valore STORICO, ARTISTICO, CULTURALE. IL VOSTRO AIUTO E’ FONDAMENTALE!!




L’ALBERO GENEALOGICO DELLA FAMIGLIA FABRONI

BIBLIOTECA FABRONIANA, giovedì 3 dicembre 2015 ore 17,30

Presentazione del dipinto Albero genealogico della famiglia Fabroni
Interverranno: S.E. Mons. Fausto Tardelli – Vescovo di Pistoia
Giuliano Gori- Collezionista e proprietario dell’opera
Anna Agostini- Responsabile della biblioteca e autrice di un saggio storico sull’opera.
Viene presentato alla città un inedito dipinto proveniente dalla Collezione Gori, Villa Celle – Santomato riportato alla sua originaria bellezza grazie ad un opera di recupero appena terminato in concomitanza con i lavori che hanno portato al restauro della cappella gentilizia della Villa di Celle, autentico gioiello architettonico realizzato dal cardinale Carlo Agostino Fabroni, proprietario della residenza santomatese e fondatore della Biblioteca Fabroniana.

L’opera di notevoli dimensioni (cm 185×246) composta nella seconda metà del secolo XVII, riproduce l’albero genealogico della famiglia Fabroni nel quale si fa risalire la nobile discendenza della casata addirittura a Mainetto di Buonfort, capitano al seguito di Carlo Magno.
Il dipinto risulta essere molto dettagliato per le notizie biografiche che riporta ma anche assai interessante per la sua raffinata composizione artistica arricchita da una elegante decorazione con elementi floreali e zoomorfi.
L’opera rimarrà esposta presso la Biblioteca Fabroniana fino al 30 aprile 2016 e permetterà di ripercorrere la storia dei Fabroni, una nobile famiglia pistoiese, che troviamo inserita nella vita politica cittadina fin dal 1355, grazie ad una serie di visite tematiche e alla consueta attività didattica offerta dalla Biblioteca alle scuole pistoiesi ormai da alcuni anni.
Per approfondimenti sull’opera si segnala: A. Agostini, I Fabroni a Celle. Dall’albero genealogico alla cappella gentilizia, in Un gioiello carico di storia. La Cappella gentilizia di Celle, Gli Ori, 2015.

Data e Orario: giovedì 3 dicembre 2015, ore 17,30
Luogo: Biblioteca Fabroniana, piazzetta S. Filippo, 1 – Pistoia
Ingresso libero
Info: fabroniana@tiscali.it – tel. 0573-32074

Locandina A3




CATECHISTI DELLA DIOCESI E ANIMATORI IN SEMINARIO LUNEDI’ 28 SETTEMBRE

Lunedì 28 Settembre alle ore 21 su iniziativa dell’ufficio catechistico si riuniscono in seminario vescovile a Pistoia i catechisti della Diocesi e gli animatori dei gruppi di ascolto della Parola di Dio ai quali sarà consegnato il sussidio diocesano di quest’anno sul vangelo di Giovanni (capitoli 13-21).
L’appuntamento, ormai tradizionale, vedrà la presenza del vescovo e del direttore don Cristiano D’Angelo che introdurrà la serata con una riflessione dal titolo “L’architrave che regge la vita della Chiesa è la Misericordia” (Papa Francesco MV 10). L’annuncio della misericordia nella catechesi e nel servizio della Parola”. La misericordia, come ci ricorda il Papa, è “la sintesi del mistero della fede cristiana” ed è forse la categoria più significativa di questo pontificato che ad essa ha dedicato l’anno Giubilare che si aprirà l’8 Dicembre prossimo e per il quale il Papa ha indicato come “motto” la frase del vangelo “Siate misericordiosi come il Padre” (Lc 6,36).
Il Papa ci ricorda che questo invito di Gesù è rivolto a coloro che ascoltano la sua parola, e per questo sottolinea che “per essere capaci di misericordia, quindi, dobbiamo in primo luogo porci in ascolto della Parola di Dio. Ciò significa recuperare il silenzio per meditare la parola che ci viene rivolta. In questo modo è possibile contemplare la misericordia di Dio e assumerlo come proprio stile di vita” (Misericordiae Vultus 13). La catechesi, i gruppi di ascolto della Parola di Dio, le varie forme con cui la Chiesa si pone in “religioso ascolto” di essa, è dunque l’attività principale dell’uomo e della donna credente.
Dall’ascolto nascono la fede e la misericordia, perché è dalla scoperta di essere amati gratuitamente e immensamente da Dio che i nostri cuori ritrovano la loro verità più profonda che è il bisogno di essere amati e di amare. Senza questo ascolto si impedisce a Dio ti toccarci il cuore e di purificarlo, senza questo ascolto non c’è capacità di misericordia, non si matura uno stile di vita misericordioso. Senza questo ascolto che diventa capacità, vita, azione, non c’è fede né amore, non c’è la Chiesa.
“Misericordiosi come il Padre” che “fa sorgere il sole che fa sorgere il sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,46). Questo è l’impegnativo programma della vita cristiana verso cui saremo sempre mancanti, per questo non c’è fede autentica senza umiltà e apertura a Dio che ci viene incontro nei nostri fratelli e nei fatti della vita per insegnarci che i primi bisognosi di misericordia siamo noi.
Questa umiltà confidente e piena di speranza, questa apertura che ci fa compagni di viaggio di ogni uomo, questa fiducia operosa fanno di noi il popolo di Dio, i figli del Padre. E’ questo il cuore dell’annuncio cristiano, della sua catechesi e del suo insegnamento, della sua morale e della sua preghiera.
Questo lo stile e il principale impegno anche per i catechisti e gli animatori di gruppi di ascolto del vangelo che quest’anno guideranno i circa 150 gruppi diocesani di ascolto nella famiglie sui passi del vangelo di Giovanni, leggendo i capitoli 13 a 21, che vanno dalla lavanda dei piedi alle piaghe del Cristo risorto dove Tommaso mette le sue dita. Sono questi segni di misericordia che guideranno il nostro cammino, le mani di Gesù che si chinano a lavare i piedi dei fratelli e il suo costato ferito che ci è offerto come segno perpetuo del suo amore misericordioso. E’ questo il più prezioso tesoro della Chiesa, chiamata a tramandare nei secoli la misericordia inesauribile del Padre che ha preso volto nel Signore Gesù.




INTERVISTA A MONSIGNOR TARDELLI SUL CENTRO GIOVANI

Ha dunque preso una decisione sul c.g. Chiuderà?
No. Non chiuderà. In questi mesi ho riflettuto a lungo, ho esaminato le varie vicende, la storia, ho sentito i protagonisti. Mi sono convinto che le motivazioni che spinsero 15 anni fa mons. Scatizzi a dare inizio al centro giovani sono ancora valide. Pur essendo cambiate tante cose e soprattutto il mondo giovanile, c’è ancora bisogno che la chiesa si faccia umile compagna di viaggio dei ragazzi e dei giovani. Anche e soprattutto di quelli che camminano su altre strade. Più che mai oggi occorre offrire amicizia sincera e autentica paternità, senza giudicare, bensì ascoltando, dando fiducia e sapendo indicare con la testimonianza gli orizzonti grandi del bene .

Allora rimane tutto come prima?
Si rendono necessari dei cambiamenti. Di sede prima di tutto, perché le suore proprietarie dell’immobile dato in affitto alla diocesi, lo rivogliono indietro da tempo e non possiamo più rinviare. In secondo luogo, essendo il centro un’opera diocesana, dopo 15 anni di funzionamento ha bisogno di un rilancio proprio come opera della Chiesa locale.

Nella sua lettera parla di sospensione temporanea. Cioè?
E’ inevitabile. Ho cercato in tutti i modi di evitarlo, ma è stato inevitabile, perché gli ambienti che ho pensato più adatti per il centro, i locali dietro la chiesa di san Bartolomeo, hanno bisogno di un completo restauro, presumibilmente della durata di due anni. Speriamo meno ma si sa, in queste cose… Altri ambienti pronti all’uso non ce ne sono. Questa la realtà. Io sono arrivato a dicembre scorso. Locali pronti non ne ho trovati. Di qui la necessità di sospendere le attività. Ma sottolineo: temporaneamente, in vista cioè di un pieno rilancio.

Ma allora in questo tempo tutto fermo?
Direi di no. Intanto ho chiesto a chi ha lavorato in questi anni, di preparare un “progetto educativo” che sulla base delle motivazioni e caratteristiche date da mons. Scatizzi al centro giovani e tenendo conto dell’esperienza di questi anni, indichi obiettivi, stile e metodo di lavoro. In secondo luogo potranno essere forse esser già fatte qualche attività, magari all’aperto, nei nuovi spazi. Forse. Bisogna vedere coi lavori, cosa sarà possibile Oppure da altre parti. Lo vedremo. Comunque si lavorerà a preparare il rilancio del Centro.

Un’ultima cosa: don Alessandro
Don Alessandro ha fatto molto per il centro fin dall’inizio e la sua esperienza è preziosa per il futuro di questa opera come per la diocesi. Ma è da 15 anni al centro. Ritengo giusto un ricambio in questi servizi che sono – come lui stesso mi ha ribadito più volte – non della persona ma della chiesa, sono cioè diocesani e coinvolgono la responsabilità diretta della chiesa. Il centro, come realtà diocesana, avrà un direttore con mandato triennale, eventualmente rinnovabile. Mi pare che sia meglio così, per questa come per altre realtà ecclesiali
Martina Notari




BEATIFICAZIONE DI PIO ALBERTO DEL CORONA

Beatificazione di Pio Alberto del Corona
Anche la Diocesi di Pistoia con la Comunità del Seminario ha partecipato al grande evento sabato 19 nella chiesa di San Francesco a San Miniato.

 

CORONA
La diocesi di Pistoia ha seguito con gioia e commozione il rito della beatificazione di Pio Alberto del Corona a San Miniato attraverso la televisione locale TVL visibile sul territorio diocesano e in gran parte della toscana. E’ stato un momento di grande emozione vissuto da tutte le diocesi partecipanti ed in particolare la nostra diocesi ormai legata a questa causa attraverso la figura del nostro Vescovo Fausto, che già da tempo si è speso molto per questo evento.
Il rito della beatificazione si è svolto sabato 19 settembre nella Chiesa di San Francesco ed è stato presieduto dal cardinale Angelo Amato, delegato pontificio e prefetto della Congregazione per le cause dei Santi. Concelebravano i vescovi della Toscana, molti padri dell’ Ordine Domenicano, quale mons. Del corona apparteneva, i sacerdoti della diocesi di San Miniato e di altre diocesi toscane ed infine erano presenti le suore Domenicane dello Spirito Santo di Firenze.
Anche le Comunità del seminario di San Miniato e della nostra diocesi hanno partecipato alla solenne celebrazione Eucaristica.
“Non è la prima volta che partecipiamo come seminario ad un evento simile” – ci racconta il nostro seminarista Gianni – “infatti già l’anno scorso siamo andati a Roma per la beatificazione di Paolo VI; ma in entrambe le occasioni, a parte la bellezza della celebrazione in sè, ho pensato come questi eventi nella vita della Chiesa, spesso non vengono presi in considerazione come si dovrebbe. La ragione è molto semplice: siamo portati a credere che il diventare Santi ormai sia un mestiere in via di estinzione, una eccezione che riguarda pochi eletti con poteri straordinari, conquistati dopo chissà quali fatiche ascetiche.
Ma quello che la Chiesa ribadisce ogni qual volta proclama un nuovo Santo è che tutti noi siamo chiamati a quel tipo di Destino.
Mi colpiva, quando leggevano a Messa la vita di Mons. Pio Alberto del Corona, la semplicità della sua esistenza, senza fatti clamorosi o eventi straordinari.
Ha fatto solo il suo dovere di pastore, si potrebbe dire, perchè allora renderlo beato?
L’esperienza di Sabato mi ha fatto capire che la Santità è proprio il compimento della nostra esistenza; ed il Santo non è un supereroe ma è l’uomo vero che, nel silenzio di ogni istante, aderisce a Dio e quindi all’ideale per cui è fatto il suo cuore, nonostante i suoi limiti e la sua povertà.
Già dal pontificato di Giovanni Paolo II, si è visto che la Chiesa ha proclamato tra i suoi Santi persone assolutamente “ordinarie” proprio per sottolineare che nella vita cristiana quello che conta veramente non è tanto la quantità di volte in cui cadiamo e ci sporchiamo, ma quanto il rialzarsi in piedi e continuare a camminare sulla scia di chi ci ha preceduto; e Mons. Del Corona, è adesso uno dei tanti esempi che il Signore da la grazia di metterci davanti agli occhi”.

Daniela Raspollini
Gianni Gasperini




PRIMO INCONTRO MONDIALE A ROMA CON GIOVANI CONSACRATI E CONSACRATE

LE SUORE DELL’ ISTITUTO SUORE FRANCESCANE MINIME DEL SACRO CUORE DI POGGIO A CAIANO HANNO PARTECIPATO AL PRIMO INCONTRO MONDIALE A ROMA CON GIOVANI CONSACRATI E CONSACRATE DAL 15 AL 19 SETTEMBRE MOMENTO CENTRALE DI QUESTE GIORNATE E’ STATO L’ INCONTRO CON PAPA FRANCESCO !

SVEGLIATE IL MONDO – Vangelo, Profezia, Speranza’ ! Questo il titolo del primo incontro mondiale per giovani consacrati e consacrate, svoltosi a Roma dal 15 al 19 Settembre ed organizzato dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, proprio nell’anno dedicato alla vita consacrata.
L’incontro è iniziato ufficialmente il 15 settembre alle ore 20.30 in Piazza San Pietro con la Veglia di preghiera dal titolo “ RIMANETE NEL MIO AMORE” presieduta dall’Arcivescovo segretario della Congregazione, Fr.Josè Rodriguez Carballo, ofm, con la partecipazione del Prefetto, Card. Joào Braz De Aviz e dei membri del suddetto Dicastero.

Ci racconta l’ evento SUOR MARIA CHIARA dell’ Istituto Suore Francescane Minime del Sacro di Poggio a Caiano:

Il momento è stato vissuto in un clima di gioia ma anche di profondo raccoglimento da i più di cinquemila partecipanti provenienti da circa cinquecento diversi Istituti e dalle varie parti del mondo, che hanno accolto in un clima di silenzio il messaggio di Mons.Carballo, da lui sintetizzato in tre parole: Animo, siate forti! Perseverate, siate fedeli!, e portate frutto, risvegliate il mondo!
Dal 16 mattina ha preso corpo l’incontro, le cui giornate sono state sapientemente suddivise in due parti: al mattino gli incontri di taglio più formativo, sui temi della vocazione, della vita fraterna e della missione, presso l’Aula Paolo VI dalle ore 09.00 alle ore 13.00 circa mentre il pomeriggio era dedicato alla restituzione nei vari laboratori, suddivisi per gruppi linguistici e ubicati nei vari luoghi di Roma, occasione non solo per una conoscenza più approfondita tra i partecipanti, anche per quanto riguarda l’aspetto del carisma di ciascuno, ma anche momento prezioso di condivisione e di raccolta dei frutti della riflessioni giornaliere.
La celebrazione dell’Eucarestia, presieduta dai tanti sacerdoti e religiosi, resisi disponibili anche per la guida dei vari laboratori, concludeva il momento pomeridiano della restituzione.
La sera invece, dalle ore 19.30 in poi, sono stati proposti vari cammini con libera partecipazione: il cammino dell’annuncio (notte missionaria al centro di Roma), il cammino dell’incontro (itinerari con alcune organizzazioni socio-ecclesiali: Caritas, Comunità di S. Egidio, Talitha Kum), il cammino della bellezza (visite guidate ai Musei Vaticani e alla Cappella Sistina).
Momento centrale di queste giornate è stato l’incontro con Papa Francesco, avvenuto il giorno 17 Settembre alle ore 09.00 sempre presso l’Aula Paolo VI.
Il Papa si è intrattenuto con noi un’ ora circa ed ha iniziato questo momento ricordando i numerosi martiri della Siria e dell’Iraq, che testimoniano quotidianamente la loro fede con il dono della vita; poi in modo molto semplice e familiare ha risposto a tre domande rivoltegli da alcuni partecipanti, invitandoci a non perdere mai la capacità di contemplazione e di adorazione del Signore, a coltivare grandi sogni e ad avere un cuore capace di bruciare sempre d’amore per Dio, a scegliere la libertà che viene dallo Spirito e non dal mondo.
Si è rivolto poi particolarmente a tutte le donne consacrate, ringraziandoci per la nostra testimonianza e, come spose di Cristo, ci ha sollecitate a prendere solo da Lui tutta la forza della nostra missione, ricordandoci di custodire la “maternalita” in quanto icone della Madre Chiesa e della Madre Maria!
Venerdi sera alle ore 20.30 si è svolta invece in Piazza S. Pietro una serata in cui a musica, danza e spettacolo si sono alternate varie testimonianze di consacrati e consacrate di diverse parti del mondo, mentre il sabato mattina è stato tutto dedicato alle risposte, da parte del Prefetto e del Segretario della Congregazione, ad alcune delle tante domande rivolte dai giovani partecipanti.
E’ stato un momento molto bello e formativo, di condivisione e scambio sincero su alcuni temi che riguardano da vicino ed in modo molto concreto la nostra vita di consacrati.
Alle ore 11.30 ci siamo poi ritrovati tutti nella Basilica di San Pietro per la Santa Messa, celebrata dal Prefetto Cardinale De Aviz, momento di speciale ringraziamento al Signore per questo giorni di grazia condivisi insieme.
L’incontro è terminato ufficialmente con la Celebrazione della Memoria dei Santi e dei Martiri della Vita Consacrata, preghiera itinerante partita alle ore 19.00 da S. Maria in Aracoeli e conclusasi al Colosseo.
Sono stati giorni di intensa formazione e profonda condivisione fraterna e tre sono le parole che tutti ci siamo portati via, quelle consegnateci dal Segretario Carballo, con riferimento alla prima lettera che Paolo scrive a Timoteo, in risposta ad una delle tante domande:
NON TRASCURARE IL DONO CHE E’ IN NOI;
VIGILARE SU NOI STESSI;
RIMANERE UNITI A CRISTO!
Siamo tutti partiti con una gioia vera e forte nel cuore e la voglia di testimoniare sempre più la bellezza della nostra vocazione!
Daniela Raspollini




OMELIA DI MONSIGNOR VESCOVO NELLA VEGLIA PER LE VITTIME DELL’ESODO MIGRATORIO

La prima parola di stasera è il silenzio. Silenzio raccolto e drammatico. Silenzio carico di dolore, di preghiera ma anche di speranza. Silenzio di compassione e indignazione insieme. Facciamo silenzio per le migliaia e miglia di morti in mare e altrove in questa migrazione epocale che stiamo vivendo.
Questi nostri fratelli, vecchi giovani, donne, uomini, bambini cercavano un mondo migliore, nuove opportunità di vita, un futuro, la libertà, e sono morti.
Li accompagniamo con la nostra preghiera al trono dell’Altissimo perché Lui, l’unico giusto, possa dare loro non solo ciò che non hanno trovato su questa terra, ma molto di più: la felicità piena e duratura, il compimento traboccante delle loro aspettative di felicità, amore senza fine. Dio che è ricco nella misericordia e nella fantasia, siamo certi saprà non far rimpiangere loro quanto hanno lasciato sulla terra, asciugherà le loro lacrime, una ad una e consolerà i loro cuori.
La prima parola di stasera è dunque il silenzio con cui affidiamo a Dio tutti questi nostri fratelli e nostre sorelle che non sono più tra noi sulla terra, di cui non conosciamo il nome, anonime vittime della guerra, dell’ingiustizia, del terrorismo, dell’indifferenza e dell’odio, ma che Dio, l’onnipotente invece conosce per nome. Lui di ognuno di loro conosce il nome e il colore degli occhi, il numero dei capelli e le pieghe dell’anima; Lui ama ognuno di loro come unico.
La seconda parola però, oltre il silenzio, è un grido. Un grido che vuole risvegliare la coscienza di ognuno di noi, un grido che ci chiama a responsabilità, che ci domanda conto del sangue del fratello. E non possiamo rispondere come Caino: “son forse io il custode di mio fratello?” Noi siamo i custodi dei nostri fratelli e questa consapevolezza deve essere forte in noi.
La seconda parola stasera è un grido che mi sento di lanciare di fronte al mondo. La mia voce è una povera voce e conta niente. Chi mai l’ascolterà? Chi potrà raggiungere? Ciononostante voglio parlare. Qualcuno mi potrebbe dire: ma chi ti credi di essere? Ma io parlo lo stesso. Qualche altro forse mi potrà dire che sono un ingenuo che non conosce la complessità dei problemi e dice banalità. Ciononostante sento il dovere da questa cattedrale, di dire alcune cose, anche a rischio di essere incompleto o parziale.
Ai fratelli dell’Islam dico: fate pace tra di voi e fate voi per primi gesti di accoglienza! E’ urgente, necessario, doveroso che tra sciiti e sunniti e tutte le altre fazioni in lotta ci sia pace; isolate e fermate i terroristi che bestemmiano il nome di Allah il grande! Molti paesi islamici poi hanno ricchezze a non finire: le usino non per fomentare le guerre ma per accogliere i propri fratelli di fede.
Ai terroristi, ai quali va una buona parte di responsabilità per la situazione attuale, gridiamo: basta, in nome di Dio. Basta, perché il vostro disprezzo della vita umana e della cultura sta causando solo morte e distruzione. Pagherete domani, davanti alla storia e a Dio, per i vostri misfatti.
Ai potenti del mondo che governano le nazioni gridiamo di adoperarsi in ogni modo perché ci sia un po’ di pace nel mondo. Una pace che non può che essere fondata sulla giustizia sociale. E’ possibile fare qualcosa. Occorre farlo e in fretta.
Ai potentati economici e finanziari che sfruttano il mondo, in particolare l’Africa, diciamo con Papa Francesco che una certa economia uccide e che ogni ingiustizia nei confronti dei poveri grida vendetta al cospetto di Dio. L’economia deve aiutare la vita e l’ambiente, non distruggerli. Chi poi fa profitti speculando sui poveri, siano scafisti o gentleman in giacca e cravatta, ha un peso enorme sulla propria coscienza.
Ai paesi europei che chiudono le frontiere, dico che non è questa l’Europa che vogliamo, non è questa l’Europa che sogniamo.
Ai nostri amministratori comunali, quelli delle nostre terre che ancora non hanno aperto le porte all’accoglienza, domando di farlo al più presto, mentre alle comunità cristiane presenti in questi comuni chiedo di essere di sprone e pungolo.
Ai governati in particolare dell’Africa gridiamo: cessi la corruzione; cessino le guerre fratricide e la ricerca sfrenata del proprio interesse; dedizione invece chiediamo, dedizione piena al bene dei propri paesi, perché ci siano in essi condizioni di vita migliore.
Ai giovani africani che vengono da noi, manifestiamo certo la nostra accoglienza fraterna e piena ma anche diciamo che il loro futuro non è prevalentemente qui. Non può che essere in Africa, un ricco continente che ha bisogno di crescere nella prosperità, nella giustizia e nella pace che per questo ha bisogno di loro. Che abbiano quindi il coraggio, passata l’emergenza, di ritornare nei loro paesi e contribuire così al loro sviluppo.
A tutti i cattolici o che si ritengono tali, ripeto le parole di Gesù: “avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete alloggiato…” Queste parole ci impegnano a servire ogni uomo, specialmente quando è più debole e fragile: quando è nel seno materno appena concepito, quando è bambino indifeso, quando è vittima dell’ingiustizia e depredato dei suoi diritti, quando è migrante e forestiero, quando è senza lavoro, quando è malato o anziano o vicino alla morte. Prima di ogni altra considerazione e di ogni distinzione, prima di ogni legittima mediazione politica o valutazione su quote, possibilità e modalità, il cuore di ogni cattolico non può che essere abitato da queste parole di Gesù.
E proprio guardando alla nostra chiesa, provenendo in questo momento i migranti per la stragrande maggioranza dall’Africa, chiedo a tutto il personale religioso, sacerdoti e consacrati, di origine africana, di mettersi a completa disposizione di questa emergenza migratoria, non chiudendosi in se stessi, quasi che la loro condizione fosse un privilegio, ma sentendosi partecipi in pieno delle angosce e delle speranze dei propri fratelli africani. Il Signore ci ha fatto dono da anni di questa presenza tra noi. Lui che vede più in là di noi, forse ci stava preparando al momento attuale. Ora è giunto il tempo che questa ricchezza africana della nostra Chiesa, sia messa a frutto.




LA PARROCCHIA DI MARLIANA E I PROFUGHI, IL RACCONTO DI DON ALESSANDRO

Nel nostro viaggio nelle parrocchie della diocesi troviamo, a  Marliana, sulla montagna pistoiese, una parrocchia che già da molto tempo  ha aperto le porte ai profughi  e cosi anche  le famiglie di quel luogo  .

“Il paese di Marliana è stato il primo in tutta la provincia di Pistoia ad accogliere, più di un anno e mezzo fa, i profughi della ultima ondata, quella che viviamo dal 2014, racconta il parroco don Alessandro Carmignani .
Sono un numero molto alto, 45 ragazzi provenienti dalla Siria, dall’Eritrea ma soprattutto dai paese sub-sahariani: Mali, Ghana, Togo, Costa d’Avorio, Guinea. Anche da paesi asiatici, come il Bangladesh. Ognuno con una storia tragica diversa alle spalle.

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Viste immediatamente le carenze nell’accoglienza da parte della struttura alberghiera che li ospitava, la parrocchia si è mobilitata attraverso il coinvolgimento assolutamente volontario e gratuito di molti adulti e ragazzi per raccogliere indumenti e scarpe, fare corsi di prima alfabetizzazione di italiano (primo strumento di integrazione), fare da interpreti con il medico di base del paese, dare assistenza legale attraverso il coinvolgimento di alcuni avvocati, gestire la palestra comunale che l’amministrazione ha dato in uso perché potesse essere luogo di incontro e di svago, addirittura comprare le medicine.

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E poi le diffidenze e le difficoltà della stessa popolazione: un paese di poco più di 50 persone che ne accoglie quasi 50 provenienti da tutt’altre realtà e che non parlano la lingua. A queste diffidenze, grazie al contributo di molti parrocchiani, si sono sostituiti gesti di grande solidarietà come l’accoglienza nelle case dei marlianesi con nelle quali i migranti hanno avuto occasione di mangiare insieme e stringere relazioni importanti per una accoglienza che potesse diventare veramente significativa in un lento processo di integrazione. E poi una socializzazione diffusa attraverso l’organizzazione di incontri e momenti insieme: pranzi etnici, corsi di fotografia grazie anche al contributo di Legambiente, passeggiate nei sentieri delle nostre colline, piccole corse a Montecatini, partite di calcio nel campo sportivo con la squadra del paese, addirittura due giorni al mare a Vada.

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Come sempre, purtroppo, abbiamo vissuto delle difficoltà proprio all’interno della nostra stessa realtà parrocchiale, dove talvolta alcuni hanno espresso un deciso rifiuto rispetto a una accoglienza che non chiede ma dà, e da realtà ecclesiali diocesane che avrebbero dovuto aiutare maggiormente la parrocchia.
Tutto questo da un anno e mezzo, dove i numeri dei migranti sono continuamente cambiati nel corso del tempo (adesso sono circa trentacinque), in cui la nostra comunità parrocchiale si è veramente arricchita: alcuni dei migranti si sono messi a disposizione come volontari per la Misericordia e per l’organizzazione della festa paesana. Ma soprattutto il capire che il mondo, soprattutto nelle sue fatiche, ha visitato e sta visitando il nostro piccolo paese fra le colline pistoiesi, che non possiamo tirarci fuori da un dramma che ci interpella fortemente. Lo stesso che il Papa ha pronunciato domenica scorsa all’Angelus in Piazza san Pietro: ogni realtà ecclesiale accolga i migranti, la chiesa dia un segno forte della sua vicinanza agli ultimi, al servizio degli ultimi e non per servirsi degli ultimi. Spero che siano tante le realtà ecclesiali che rispondano a questo appello al quale anche la nostra realtà diocesana non può sottrarsi. E laddove non ci fossero strutture per accogliere (anche Marliana non ne ha a disposizione visto che io stesso non ho la disponibilità della canonica che ha bisogno di un importante restauro strutturale per diventare di nuovo agibile) le comunità che si trovano in queste situazioni aiutino economicamente quelle parrocchie che invece possono accogliere. Tutto questo con una cosa ben chiara: i soldi che possono venire dall’accoglienza, quelli previsti nel contratto con la prefettura, siano interamente destinati ai poveri di quelle stesse comunità parrocchiali, così che i migranti possano diventare anche occasione per aiutare quei poveri presenti sul nostro territorio che già le parrocchie aiutano.

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Nella speranza che questa emergenza non più emergenza possa trovare presto una risposta nel coinvolgimento serio delle varie istituzioni nazionali e internazionali; nell’impegno di noi cittadini e comunità cristiane perché impariamo a fare delle scelte che possano non impoverire ulteriormente attraverso la guerra e lo sfruttamento economico di quei paesi dai quali molti migranti vengono, la nostra piccola comunità di Marliana continua a fare il suo dovere per essere quell’operatore di pace descritto nelle beatitudini evangeliche”.