ASPETTANDO LA FESTA DI SAN JACOPO, IL PATRONO DELLA CITTA’ DI PISTOIA

La città di Pistoia si sta preparando a festeggiare la festa più attesa dell’ anno
la Festa del Santo Patrono

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Il PROGRAMMA DELLA FESTA

GIOVEDI’ 16 luglio
ore 18,00: In Cattedrale
Novena in preparazione alla Festa
(tutti i giorni alle ore 9,30 e 18,00)
ore 19,00: Piazza del Duomo
Vestizione della statua di San Jacopo

VENERDI’ 24 luglio
ore 17,30:In Cattedrale
Primi Vespri solenni di San Jacopo
ore 18,00: In Cattedrale
Santa Messa
SABATO 25 LUGLIO
Solennità di San Jacopo
In Cattedrale
ore 9,00: Lodi mattutine
ore 9,30: Santa Messa
ore 10,30: Accoglienza del corteggio storico
all’ingresso della Cattedrale
ore 11,00: Solenne Celebrazione Eucaristica
presieduta da
Mons. ADRIANO BERNARDINI
Nunzio Apostolico in Italia
Offerta dei ceri al Patrono.
ore 18,00: Santa Messa
ore 21,00: Vespri
ore 21,30: Solenne Processione per le vie della Città

Per questa ricorrenza su proposta del nostro Vescovo Fausto saranno riprese antiche tradizioni legate al Santo per esempio la processione con la reliquia per la venerazione dei fedeli seguendo un itinerario corrispondente alla prima cerchia di mura con quattro soste in corrispondenza delle quattro antiche porte cittadine , dove il Vescovo impartirà la benedizione alla città
Sarà ripresa anche l’ antica usanza di compiere gesti di carità verso i poveri .

La testimonianza
di San Giacomo

Intervista con il vescovo Fausto Tardelli

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di Carlo Pellegrini

La straordinaria personalità dell’Apostolo Giacomo, il maggiore, festeggiato liturgicamente dalla chiesa il 25 luglio di ogni anno, suscita una particolare attenzione. Giacomo, il maggiore, è una figura predominante nella chiesa di Gerusalemme. Lascia una testimonianza significativa in merito all’esperienza con Gesù e alla sua espressione concreta di apostolo ed evangelizzatore. Ne abbiamo parlato con monsignor Fausto Tardelli, vescovo di Pistoia.
Può chiarirci questa distinzione tra San Giacomo il maggiore e il minore?
È semplice: Giacomo il maggiore che veneriamo in particolare a Santiago e a Pistoia è il fratello dell’apostolo Giovanni, sempre in compagnia di Gesù e primo apostolo a cadere sotto i colpi della persecuzione, si pensa nell’anno 42. Giacomo detto il minore invece è figlio di Alfeo, primo vescovo di Gerusalemme e tradizionalmente indicato come autore della lettera che porta il suo nome.
Quale notizie biografiche ricaviamo dai sacri testi su San Giacomo maggiore?
Dal sito “Santi e beati”: Giovanni e Giacomo, pescatori, furono chiamati da Gesù ad essere “ pescatori di uomini”. Nasce poi il collegio apostolico: «(Gesù) ne costituì dodici che stessero con lui: (…) Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo di Zebedeo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanerghes, cioè figli del tuono» (Marco cap. 3). Con Pietro saranno testimoni della trasfigurazione, della risurrezione della figlia di Giairo e della notte al Getsemani. Conosciamo anche la loro madre Salome, tra le cui virtù non sovrabbonda il tatto. Chiede infatti a Gesù posti speciali nel suo regno per i figli, che si dicono pronti a bere il calice che egli berrà. Così, ecco l’incidente: «Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono». E Gesù spiega che il Figlio dell’uomo «è venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti» (Matteo cap. 20). E Giacomo berrà quel calice: è il primo apostolo martire, nella primavera dell’anno 42. «Il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della chiesa e fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni» (Atti cap. 12). L’ultima notizia del nuovo testamento su Giacomo il Maggiore è appunto questa: il suo martirio.
Anche S. Giacomo maggiore è autore di una lettera del nuovo testamento. Quale contenuto essa contiene?
No. Direi proprio di no. La lettera di San Giacomo è attribuita ad un certo Giacomo giusto che, tradizionalmente si identifica con Giacomo il minore.
Perché insieme a suo fratello Giovanni vengono chiamati da Gesù “figli del tuono”?
È probabile perché pronto e impetuoso di carattere, come il fratello, con lui viene soprannominato da Gesù «Boànerghes» (figli del tuono) (Mc 3,17; Lc 9,52-56).
Nel gruppo degli apostoli quale posto occupa San Giacomo? Perché?
Perché non lo sappiamo. Sappiamo però che è tra i primi chiamati e che Gesù lo vuole spesso con sé in momenti particolari.
A cosa si deve la sua celebrità?
A Pistoia lo si deve al fatto che San Jacopo fu invocato fin da prima dell’anno mille come difensore della città contro i pericoli esterni contro la libertà e la fede. Nel 1145 poi, il vescovo S.Atto, si fece donare dal vescovo di Santiago una reliquia del corpo dell’apostolo che si venerava in quella città e da allora Pistoia è stata, dopo Santiago, il luogo di culto a San Jacopo più importante di tutta la cristianità, meta di pellegrinaggi. A Pistoia si andava in sostituzione del pellegrinaggio a Santiago oppure prima o dopo quel pellegrinaggio per chiede aiuto o ringraziare per il viaggio.
Sempre dal sito “Santi e beati” e da “Wikipedia”: «Secoli dopo il suo martirio, nascono su di lui tradizioni e leggende. Si dice che avrebbe predicato il Vangelo in Spagna. Quando poi quel Paese cade in mano araba (sec. IX), si afferma che il corpo di san Giacomo (Santiago, in spagnolo) è stato prodigiosamente portato nel nord-ovest spagnolo e seppellito Il sepolcro contenente le sue spoglie sarebbe stato scoperto nell’anno 830 dall’ anacoreta Pelagio in seguito ad una visione luminosa. Il vescovo, avvisato di tale prodigio, giunse sul posto e scoprì i resti dell’apostolo. Dopo questo evento miracoloso il luogo venne denominato campus stellae (“campo della stella”) dal quale deriva l’attuale nome di Santiago de Compostela, il capoluogo della Galizia. La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi nel Medioevo, tanto che il luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago) e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata. Il pellegrinaggio a Santiago, lungo preferibilmente il suo “Cammino”, divenne uno dei tre principali pellegrinaggi della cristianità medievale».
Sul monte Tabor quando Gesù si trasfigurò, secondo lei, perché era presente anche Giacomo?
Non lo possiamo certo sapere.
Il cristiano di oggi quale elemento edificante può desumere dalla figura di San Giacomo? Perché?
San Giacomo resta esemplare innanzitutto come apostolo del Signore e quindi ci richiama alla missione apostolica, all’annuncio del vangelo in ogni tempo e ad ogni generazione. Il suo martirio ci richiama il coraggio che deve caratterizzare la testimonianza cristiana in ogni tempo. L’essere stato e l’essere, il suo corpo, meta di pellegrinaggi che hanno attraversato e attraversano l’Europa porta con sé un messaggio di cammino come conversione, come incontro di popoli e culture, come pratica dell’ospitalità. Non per niente, nel nome di San Jacopo, l’Europa è stata costellata di Hospitali, ospizi e ospedali per l’accoglienza, la cura e il sostegno dei pellegrini e dei bisognosi in genere.

LA RELIQUIA DI SAN JACOPO
IL CUORE DELLA
FESTA

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ne parliamo con il diacono Federico Coppini, impegnato in questi giorni nella programmazione dei festeggiamenti Jacopei
LA RELIQUIA VERRA’ ESPOSTA ALLA VENERAZIONE DEI FEDELI ?
Dal 2011, anno in cui ne venne terminato il restauro, la Cappella di San Rocco che si trova in testa alla navata destra della nostra Cattedrale (dai pistoiesi detta di “Sant’Atto” perché in essa si conservano le spoglie mortali del santo che volle l’arrivo della reliquia jacopea a Pistoia), accoglie anche i due preziosissimi reliquiari contenenti i sacri resti oggetto di devozione da parte dei pistoiesi , ovvero il Reliquiario di San Jacopo e quello del Braccio di San Zeno. Quindi tutto l’anno chi visita la Basilica di San Zeno può rendere omaggio, nello stesso luogo, ai tre Santi cari ai Pistoiesi: San Jacopo, San Zeno e Sant’Atto. Per sottolineare, però, l’importanza di questi giorni di festa in onore del Patrono e per consentire al maggior numero di persone di onorare il Santo Apostolo, l’Arciprete della Cattedrale in accordo con Mons. Vescovo, ha disposto che dal 16 luglio – inizio della novena in preparazione alla Solennità – il Reliquiario opera di Lorenzo Ghiberti contenente i resti di San Jacopo venisse traslato dalla Cappella di San Rocco alla Cappella del Crocifisso (sempre in Cattedrale) sopra l’Altare d’Argento.

RELIQUIARIO

COSA PREVEDE IL PROGRAMMA?
Il “LA” alla Celebrazioni in onore di San Jacopo lo ha dato il suggestivo gesto della “Vestizione del Santo”. Volendo ripristinare l’antica tradizione di dedicare nove giorni alla preparazione spirituale alle Solennità del calendario liturgico, dopo il Vespro del 16 luglio scorso (quindi un po’ in anticipo rispetto all’uso invalso negli scorsi anni che prevedeva questo evento il 21 del mese), l’Arciprete della Cattedrale – invitato dallo squillo delle chiarine del Corteggio Storico giunto in Piazza del Duomo dopo un breve passaggio per le vie del Centro Storico – è uscito dalla Cattedrale per benedire il mantello rosso che poi i Vigili del Fuoco hanno fatto indossare alla statua di San Jacopo posta alla base della cuspide della facciata del Duomo.
IL 24 luglio, Vigilia della festa, alle 17,30 si celebreranno solennemente in Cattedrale i Primi Vespri di San Jacopo seguiti dalla Messa.
Ma vero fulcro delle celebrazioni sarà proprio il 25 luglio, data “rossa” sul calendario dei pistoiesi.
Alle ore 9,00 la prima Messa in Cattedrale.
Alle 10,30 l’accoglienza alle porte del Duomo da parte del Vescovo e del Capitolo delle Autorità Civili e Militari attuali, del Corteggio Storico e delle Rappresentanze dei Rioni cittadini.
A seguire la Solenne Celebrazione Eucaristica presieduta da Mons. ADRIANO BERNARDINI, Nunzio Apostolico per l’Italia e la Repubblica di San Marino. Concelebreranno con il Nunzio, il nostro Vescovo, FAUSTO TARDELLI ed alcuni altri Vescovi ospiti che vogliono condividere con Pistoia questo momento di riflessione, di preghiera e di festa.
Ed a questo punto una “novità” nel programma. Alle ore 21,30 circa, dopo la recita dei Secondi Vespri in Cattedrale, Mons. Fausto Tardelli, accompagnato dai Rioni e dalle Rappresentanze
Cittadine – percorrendo Via Roma, Via Cavour, Via Buozzi, Via Curtatone e M., Via Abbipazienza, Via Pappe, Via Pacini, Via Palestro e rientrando in Piazza Duomo da Via Roma – raggiungerà con la Reliquia del santo Patrono le Quattro Antiche Porte ed impartirà la SOLENNE BENEDIZIONE ALLA CITTA’

Il programma dei festeggiamenti è impreziosito da due cammei rappresentati dai concerti in Cattedrale: l’uno tenutosi il 16 luglio – giorno della “Vestizione” e dell’inizio della Novena – che ha visto impegnata l’Accademia strumentale Mabellini diretta da Vittorio Caselli e l’Organista M° Anna Picchiarini; l’altro il 22 luglio tenuto dall’Oganista M° Kaory Goto e dal Chamber Choir Clinics Sendai diretto da Yuko Suzuki.

I festeggiamenti si concluderanno ufficialmente Domenica 2 agosto (otto giorni dopo la “festa”, secondo l’antico uso) dopo i Secondi Vespri, con la “svestizione” della statua del Santo. In quella occasione verrà anche “chiusa” pubblicamente la porta della Cattedrale detta di “San Jacopo” che fungerà da “Porta Santa” durante l’Anno della Misericordia indetto da Papa Francesco per il 2016. Verrà riaperta soltanto il giorno dell’apertura in Diocesi del Giubileo, Domenica 13 dicembre 2015.

QUINDI LA RELIQUIA PERCORRERÀ LE VIE DELLA CITTÀ INSIEME AL VESCOVO?
Purtroppo il preziosissimo Reliquiario di San Jacopo non potrà essere portato alle Quattro Antiche Porte della Città per la Benedizione. Ci sono problemi di sicurezza e conservazione della stupenda opera d’arte che contiene la Reliquia del Patrono. Comunque, al termine dei Secondi Vespri del 25 luglio, il Reliquario verrà portato – simbolicamente per le mani dei quattro Presidenti dei Rioni Cittadini – in Piazza del Duomo, sulla gradinata di fronte al portale del Battistero di San Giovanni in Corte. E’ un modo per far sentire a tutta la Città la vicinanza del nostro Fratello Maggiore Giacomo, Apostolo del Signore, Pellegrino per l’annuncio del Vangelo fino ai confini della terra, in mezzo a noi pellegrini sulla strada della vita.
Il superare l’impasse di non avere accanto al Vescovo per le strade cittadine la Reliquia conservata in Cattedrale non è stata una passeggiata per gli organizzatori, ma dopo appassionate ricerche siamo riusciti ad ottenere in prestito un piccolo reliquiario di San Giacomo (in Italia ci sono almeno altri 5 Santuari che vantano la presenza di Reliquie dell’Apostolo) da poter portare alle Quattro Porte per la benedizione.

PER LA FESTA DEL SANTO PATRONO, C’È STATO UN RITORNO ALLE ANTICHE RADICI DEL CULTO RIPRISTINANDO ANTICHE USANZE COME PREANNUNCIATO DAL VESCOVO?
La Benedizione alla Città nella festa di San Jacopo è un esempio. Infatti non è una “novità”, ma solo un ripristino di un’antica tradizione, dimenticata nel corso dei secoli.
Il ripristino di un’altra significativa tradizione è stato fortemente voluto dal Mons. Tardelli.
A partire infatti dal 1363, al mattino della vigilia della Festa di San Jacopo, sul sagrato della chiesa di Santa Maria in Corte e poi del Vescovado, veniva effettuata la distribuzione del pane ai poveri della città e del contado, anticipata da un rintoccar di campane.
In collaborazione con Caritas Diocesana, quest’anno si è voluta ripristinare l’antica tradizione – risalente quindi addirittura al XIV secolo – che vedeva, in occasione della Solenne Festa del Patrono di Pistoia, San Jacopo, la popolazione e la Comunità Cristiana mobilitarsi ed essere solidale con i sofferenti, i più deboli ed i più poveri.

L’Ospedale è una realtà pubblica che assorbe già tante risorse dei cittadini, risorse che debbono essere quindi ben impiegate, evitando sprechi e inefficienze. Nello stesso tempo, come Chiesa di Pistoia ci siamo sentiti di lanciare, in occasione delle feste di San Jacopo, un segno di incoraggiamento e di vicinanza a chi si sforza di operare per il bene – e sono tanti – in questa importante struttura di servizio, mostrando, nello stesso tempo quanto la Chiesa e la cittadinanza tutta tengano al “loro” ospedale.
Da qui il DONO DI SAN JACOPO.
Con la consulenza di personale specialistico ospedaliero è stata individuata la possibilità di donare all’OSPEDALE SAN JACOPO, RACCOGLIENDO FONDI TRA LA POPOLAZIONE PISTOIESE, alcune strumentazioni necessarie.

Il “dono” può essere fatto nei centri Caritas o all’Altare d’Argento in Cattedrale
Chi viene in Cattedrale per fare la sua donazione riceverà in ricordo del suo gesto,
una piccola conchiglia simbolo, tra gli altri, del nostro Santo Patrono

ED È IMPORTANTE RISCOPRIRE OGGI COME IERI IL RUOLO DELLA RELIQUIA. COSA RAPPRESENTA OGGI PER LA CITTÀ ?
La storia è nota a tutti. San Giacomo fu il primo degli Apostoli a subire il martirio poiché fu decapitato per ordine di Erode Agrippa verso il 42 d.C.
Il culto di San Giacomo, detto “il maggiore”, Apostolo di Gesù, è vivo a Pistoia già nell’anno 866. In quell’anno la città fu minacciata da un’invasione saracena e tutta la popolazione si rivolse in preghiera San Giacomo, poi detto San Jacopo, affinché proteggesse la città dalle scorribande saracene e così avvenne.
I documenti dell’Opera di San Jacopo, un’istituzione formata da laici risalente al 1160 circa, ci parlano di un tale Ranieri, un ecclesiastico pistoiese educato alla scuola del Vescovo Atto, che lasciò la sua città natia per approfondire la propria formazione spirituale. 
Tra la Francia e l’Inghilterra, costui fece tappa nella Galizia spagnola toccando il santuario di Compostela, dove erano conservate le reliquie del santo e ivi diventò un membro importante di questa chiesa. A tal proposito il Vescovo Atto, desideroso di offrire alla città di Pistoia una reliquia del santo venerato, chiese a Ranieri di mediare affinché la ottenesse dall’arciVescovo e dai canonici di Compostela. 
Così fu. Secondo una versione:
“L’ArciVescovo Didaco, volendo esaudire le pressanti richieste del Vescovo Atto e del Diacono Ranieri, a lui particolarmente caro, fece aprire il sarcofago in cui si conservava il corpo del santo Apostolo e v’introdusse la mano, con l’intento di staccare dalla testa una ciocca di capelli. Sennonché, insieme ai capelli, venne su anche un frammento d’osso di piccole dimensioni”.
Furono mandati a prendere la reliquia due pistoiesi: Mediovillano «prudentissimo viro» e Tebaldo «eius avuncolo». Il loro ritorno a Pistoia ai primi di luglio del 1144 fu accolto con grandi celebrazioni. Per conservare adeguatamente la preziosa acquisizione fu fatta costruire nella Cattedrale di San Zeno una Cappella dedicata a San Jacopo, consacrata il 25 luglio del 1145, dove fu posto un altare argenteo sul quale era esposto il reliquiario.
La Cappella fu posta sotto l’Opera di San Jacopo e divenne tappa fondamentale della via Francigena. Questa antica strada nel medioevo collegava il centro Europa all’Italia.
La denominazione francigena, che significa “via che ha origine dalla Francia”, si consolidò fra XI e XII secolo, nel periodo di maggiore fioritura del pellegrinaggio a Santiago di Compostela, infatti, questo iter era conosciutissimo da parte dei fedeli che si dirigevano verso il santuario della Galizia e da coloro che, viceversa, dalla Spagna si dirigevano verso Roma.
Quindi Pistoia, grazie alla sua Reliquia di San Jacopo, diviene uno dei centri sulla via che sarà la spina dorsale ante litteram dell’Europa. Con il suo bagaglio di valori di unità, solidarietà e collaborazione.
In questi giorni nei quali queste qualità vengono messe profondamente in discussione si è scelto a Pistoia di dare un ulteriore segnale forte: il Vescovo di Pistoia, Mons. Tardelli, ed il Sindaco , dott. Samuele Bertinelli, hanno chiesto alla Diocesi e al Comune di Santiago de Compostela, dove è conservato il corpo dell’Apostolo e da cui proviene la reliquia conservata nella nostra Cattedrale, di stabilire un gemellaggio fra le due Diocesi e le due Città. È già arrivata, intanto, la risposta positiva dell’ArciVescovo.
LA RELIQUIA OGGI PUÒ DIVENTARE COME IN PASSATO IL SIMBOLO PER RITROVARE UNA NUOVA FRATERNITÀ E IL MODO DI RINSALDARE ALCUNI LEGAMI?
Il valore delle Reliquie è strettamente legato al Mistero dell’Incarnazione. Infatti Dio, considerato fino all’Avvento del Cristo nella nostra natura, puro e santo spirito, in Gesù si fa “materia”, carne e sangue. Il Signore con la sua incarnazione ridona considerazione e dignità grandissima alla materia, potendo essa divenire, nella fede, segno e sacramento efficace dell’incontro dell’uomo con Dio. Sono tuttavia una forma di culto che appartiene semplicemente alla fede cristiana, alla fede in quel Dio che si è fatto carne e si è reso visibile.
La tradizione della Chiesa universale è costellata di queste innumerevoli elevazioni della materia a elemento di incontro con Dio. Un esempio? La dottrina sacramentale prevede che elementi materiali presi dalla natura possano diventare tramite di grazia, in virtù dell’invocazione (epiclesis) dello Spirito Santo, accompagnata dalla confessione della vera Fede.
In collegamento con queste idee di fondo si pone anche la venerazione delle reliquie dei santi, sulla base della convinzione che i santi cristiani, essendo stati resi partecipi della resurrezione di Cristo, non possono essere considerati semplicemente dei ‘morti’.
Le reliquie dei martiri, che fin dall’antichità sono poste sotto l’altare, dove si celebra il memoriale della “vittima immolata per la nostra riconciliazione”, costituiscono un chiaro segno del vigore che promana dal sacrificio di Cristo. Questa energia spirituale conduce quanti si cibano del corpo del Signore ad offrire la propria vita per Lui e per i fratelli, mediante il dono totale di sé, fino, se necessario, all’effusione del sangue.
Poste alla base degli Altari di tutte le Chiese le Reliquie dei Santi sono come le fondamenta della famiglia dei Figli di Dio, fratelli tra fratelli.

Il Papa emerito, Benedetto, citando Giovanni Damasceno scriveva, enumerando coloro le cui reliquie o immagini sono degne di venerazione: “Anzitutto veneriamo coloro fra i quali Dio si è riposato, egli solo santo che si riposa fra i santi (cfr Is 57,15), come la santa Madre di Dio e tutti i santi. Questi sono coloro che, per quanto è possibile, si sono resi simili a Dio con la loro volontà e per l’inabitazione e l’aiuto di Dio, non per natura, ma per contingenza, così come il ferro arroventato è detto fuoco, non per natura ma per contingenza e per partecipazione del fuoco. Dice infatti: Sarete santi, perché io sono santo (Lv 19,2)”…
Possiamo immaginare il conforto e la gioia che diffondevano nel cuore dei fedeli queste parole ricche di immagini tanto affascinanti. Le ascoltiamo anche noi, oggi, condividendo gli stessi sentimenti dei cristiani di allora: Dio vuole riposare in noi, vuole rinnovare la natura anche tramite la nostra conversione, vuol farci partecipi della sua divinità. Che il Signore ci aiuti a fare di queste parole sostanza della nostra vita.

San Jacopo che a Pistoia sei pellegrino ed ospite, Apostolo e Patrono… prega per noi!

 NOTIZIE STORICHE SU SAN JACOPO

Nell’ occasione della festa la storica Lucia Gai esperta in culto e pellegrinaggio iacopeo ci racconta un inedito ritratto dell’ apostolo Giacomo di Zebeo (l’ umile pescatore di Galilea ) : è stato evangelizzatore nelle periferie della chiesa , pelllegrino , oltre ad essere patrono di Pistoia e del pellegrinaggio Compostellano .
” Notizie sulla figura del Santo Patrono sono state trasmesse dagli apostoli , Il suo primo ritratto , la sua prima immagine di uomo convertito da Gesù è trasmesso dallo stesso gruppetto di apostoli che riferirono i pochi episodi in cui egli si distinse .

Un episodio che sicuramente fece discutere gli apostoli fu quello dell’ interferenza della madre , Maria Salome , che arrivò a chiedere per i due figli Giacomo e Giovanni un posto speciale nel nuovo Regno annunciato da Cristo .Gli evangelisti annotarono anche che Giacomo di zebedeo era stato tra i pochi seguaci del signore , che aveva assistito alle sue apparizioni dopo la Resurrezione, fino al commiato sul Monte Tabor .

Negli atti si riferisce della predicazione di Giacomo in Giudea , In Samaria e nelle regioni vicine , e infine del suo martirio per decapitazione . Il gruppetto dei suoi compagni lo definiva ” boanerghes” , appellativo greco che significa ” figlio del tuono ” , cioè impetuoso e tempestoso , ma anche ” bronotolone ” chiaro indizio di un carattere privo di compromessi , portato ad esporsi senza timori , a parlare chiaro e ad impegnarsi totalmente nella sua missione . L’ apostolo Giacomo è una figura di grande attualità attraverso la sua scelta radicale diventa un esempio di fede e di adesione completa alla Missione di evangelizzazione

La sua figura servì come emblema del vittorioso diffondersi della ” vera fede ” , cioè dell’ ortodossia , nei primi secoli della chiesa , caratterizzati da questioni teologiche e da eresie circa la natura di Cristo .

Giacomo figura come ” praedicator veritatis ” ( termine che sostanzialmente era sinonimo di apostolo ) confutatore di false credenze , del paganesimo e delle arti magiche entro l’ ambito territoriale della penisola iberica , e specialmente delle regioni costiere settentrionali di essa , come rivela la ” leggenda ” iacopea nota attraverso le fonti agiografiche In Spagna , dunque e precisamente a Compostella in Galizia , l’ apostolo Giacomo di Zebedeo divenne ” caballero ” e ” matamoros” , come attestano le opere d’ arte figurative presenti nella cattedrale di Compostella .e nei suoi prestigiosi testi e documenti , primo fra tutti il codex callixtinus composto nella prima metà del secolo XXII per volontà del grande Vescovo , poi arcivescovo Diego Gelmirez ,propulsore del pellegrinaggio iacopeo compostellano .

Ogni epoca ed ogni luogo dunque, ha modellato l’ immagine dell’ apostolo secondo i propri bisogni le proprie attese, proiettando su di lui per così dire, un immagine di sè .
E’ accaduto anche a Pistoia , fin dalla prima istituzione del culto iacopeo per volontà del Vescovo Atto vallombrosanno ( 1133 -1153) , in un difficile momento politico dove era necessaria per consolidare l’autorità episcopale , la figura prestigiosa di un apostolo e missionario qual’ era colui che era divenuto anche ” defensor fidei ” e ” pater peregrinorum ” , in un epoca in cui il Comune pistoiese , da poco formatasi , si proiettava con le sue forze più attive alla conquista del territorio circostante contro i più diversi potentati e anche delle reti di comunicazioni principali per quei traffici mercantili che si servivano delle stesse vie di pellegrinaggio trans-nazionali in Europa.Il riferimento alla figura dell’ apostolo , dotato di queste potenti prerogative , aveva fatto sì che a lui fosse dato dalla città il ruolo di “defensor civitatis ” e di patrono , fin dal XII secolo.
Ne è chiara testimonianza lo stesso altare argenteo di San Jacopo, attualmente nella cattedrale di Pistoia , che illustra sia i riferiementi evangelici dell’ attività missionaria dell’ apostolo , sia il ruolo di “pater peregrinorum e di protettore della città, specialmente necessario per convincer i pistoiesi alla concordia civile e all’ ascolto della direzione ecclesiastica delle coscienze .

Anche più tardi , in età post-tridentina , l’ immagine di san Jacopo ( come localmente si chiamava Giacomo di zebedeo ) si presntava come sostegno solenne dell’ autorità della Chiesa e del Pontificato, ritornando al suo primitivo ruolo di apostolo e ” predicator Veritatis “.

Se dunque ogni epoca ed ogni situazione storica e culturale hanno trovato in San Giacomo a Pistoia il loro specchio e la propria immagine , occorre perciò chiedersi quale sia il volto del nostro patrono , l’ immagine in cui riconoscerlo .La tradizione iconografica ci ha rilevato quel suo volto , , che si diceva così simile a Cristo . Ma forse ora quel suo volto si modella sui tanti volti dei testimoni dell ‘ Evangelo nel nostro tempo .

Giacomo il pellegrino

LEGENDA AUREA
La decapitazione, secondo la Legenda Aurea, i suoi discepoli trafugarono il suo corpo e riuscirono a portarlo miracolosamente sulle coste della Galizia. Il sepolcro contenente le sue spoglie sarebbe stato scoperto nell’anno 830 dall’anacoreta Pelagio in seguito ad una visione luminosa. Il vescovo Teodomiro, avvisato di tale prodigio, giunse sul posto e scoprì i resti dell’Apostolo. Dopo questo evento miracoloso il luogo venne denominato campus stellae (“campo della stella”) dal quale deriva l’attuale nome di Santiago de Compostela, il capoluogo della Galizia.

SAN JACOPO 3

Eventi miracolosi segnarono la scoperta dell’Apostolo, come la sua apparizione alla guida delle truppe cristiane della Reconquista nell’840, durante la battaglia di Clavijo e in altre imprese belliche successive, in cui avrebbe versato talmente tanto sangue di musulmani da meritarsi nella fantasia popolare altomedievale il soprannome di Matamoros (Ammazzamori), che comunque gli rimarrà per sempre.
La tomba divenne meta di grandi pellegrinaggi nel Medioevo, tanto che il luogo prese il nome di Santiago (da Sancti Jacobi, in spagnolo Sant-Yago) e nel 1075 fu iniziata la costruzione della grandiosa basilica a lui dedicata.

I SIMBOLI

L’ ICONOGRAFIA LEGATA A SAN GIACOMO LO PRESENTA IN VARI MODI:
CON LA SPADA DELLA DECAPITAZIONE , IN ABITO DA PELLEGRINO CON MANTELLO CON CONCHIGLIA , CON IL CAPPELLO BORDONE E BISACCIA.
MANTELLO E’ IL SIMBOLO DEL MARTIRIO

LA LEGGENDA  DEL MANTELLO  DI SAN JACOPO
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E’ una leggenda  antica  a spiegarci  il motivo  di questa  inoppportuna  vestizione nel bel  mezzo dell’ estate..
“Pago a tutto  caldo! ”  diceva  San Jacopo  ai creditori  e  non pagava mai….Si faceva trovare  nel mese  di luglio  con un  addosso un bel  mantello  di lana rosso.
Questo  dice la leggenda.
Sembra infatti che prima di darsi alla vita spirituale, San Jacopo facesse  il sensale  di cavalli.
Acquistava i puledri al mercato, promettendo al venditore di saldare  il debito con il sopraggiungere del caldo, allorche si  fosse  tolto  il  cappotto.
E quando in pieno luglio o sotto il solleone il venditore si recava da Jacopo  per  riscuotere il dovuto, lo trovava  ancora incappottato e pronto a  dichiarare  che l’estate  tardava  a  venire.
La  tradizione  popolare  volle onorare anche cosi  la capacita del Santo  Patrono di convivere  con il   sacrificio, poichè è  sacrificio sopportare   il solleone con  un pastrano  cosi  pesante  addosso.

IL BORDONE ERA UNO STRUMENTO NECESSARIO PER CHI CAMMINAVA PER APPOGGIARSI E PER DIFENDERSI ANCHE DA MALINTENZIONATI.
IL CAPPELLO ERA IL PARAPIOGGIA DEL TEMPO ANTICO.

LA BISACCIA SERVIVA PER CONTENERE LO STRETTO NECESSARIO PER UN VIAGGIO DEVOZIONALE E DI PENITENZA.

LA CONCHIGLIA E’ SIMBOLO DEI PELLEGRINI CHE SI RECANO A COMPOSTELLA.

CONCHIGLIA

articolo di Daniela Raspollini, Martina Notari