I Stazione Quaresimale – Pieve di Sant’Andrea (23 febbraio 2018)

Prima stazione quaresimale

II venerdì di Quaresima
(Anno b 23 febbraio 2018)

Abbiamo iniziato il tempo della Quaresima ascoltando l’invito del Signore a convertirci. La consapevolezza della necessità della conversione non nasce prima di tutto dalla coscienza del male che abbiamo commesso o della strada sbagliata che stiamo percorrendo. Nasce piuttosto dalla parola di Dio che ci chiama alla conversione. Nasce dalla iniziativa di Dio nei nostri confronti. Nasce dal suo amore, perchè a Lui sta a cuore che noi viviamo e viviamo in pienezza.

Solo ascoltando con attenzione il Signore che ci parla, solo contemplando il suo amore misericordioso che si è manifestato sulla croce, noi siamo spinti a guardare alla nostra vita in profondità e abbiamo la luce necessaria per scandagliare il male che è in noi, riconoscere che abbiamo peccato, anzi, che siamo nel peccato, che abbiamo una mentalità sbagliata, un modo di vedere le cose che non è quello di Dio, un modo di ragionare lontano dal vangelo e che ci manca ancora molto ad essere come Dio ci vuole.

E’ il Signore che ci guida a riconoscere i nostri mali. Noi non siamo in grado di fare una diagnosi vera. L’ intendimento del Signore che ci vuole aprire gli occhi sui nostri mali per essere guariti e gustare la dolcezza del suo amore, è chiaramente dichiarato nella lettura del profeta Ezechiele che abbiamo ascoltato poco fa. Dice Dio: forse io ho piacere della morte del malvagio? O non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? Dio dunque vuole il nostro bene; non vuole la distruzione dell’uomo; ci ama e ci vuol far partecipi della sua vita. E’ per questo che ci invita a conversione, a guardare dentro di noi laddove forse abbiamo lasciato che spuntasse e crescesse la gramigna del male. Ci invita, come capiamo dalla lettura di Ezechiele, a vedere bene come stiamo usando la nostra libertà; che cosa ne facciamo; se la usiamo per compiere la sua volontà oppure per dare sfogo al nostro io prepotente e superbo.

Allora, carissimi amici e fratelli, ciò che dobbiamo fare innanzitutto in questo sacro tempo di Quaresima è lasciarci raggiungere dalla parola di Dio; lasciarci contestare dall’amore di Dio; lasciarci scuotere da lui, ascoltando con cuore aperto e piena attenzione le Sacre Scritture e mettendoci di fronte a Cristo crocifisso; a Cristo che ci apre le sue braccia come risorto con i segni della passione e della croce. Facciamoci dunque scuotere dal Signore e smuovere dal suo pressante invito alla conversione, che va preso estremamente sul serio, non come un atto di ostilità nei nostri confronti ma come un profondo atto d’amore. Guardiamoci dentro, portando alla luce i malanni spirituali che abbiamo, illuminando le zone d’ombra della nostra coscienza, esaminando con attenzione noi stessi, sempre con la fiducia di chi sa di manifestare i propri mali a chi può guarirci col suo amore misericordioso. Il Signore ci fa capire che siamo malvagi. Si, siamo malvagi, ma, come ci ha detto tramite il profeta Ezechiele, “se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso.”

Nel racconto evangelico troviamo ancora l’invito alla conversione. Lo troviamo con un’altra espressione che però possiamo dire ha lo stesso significato: “Gesù disse ai suoi discepoli, se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. L’invito alla conversione, nel vangelo di stasera è l’invito ad essere giusti, di una giustizia non come quella degli scribi e dei farisei che era limitata, ipocrita, legalista. Gesù infatti ci chiama ad avere un cuore giusto, cioè buono, a misura di Dio stesso che è bontà infinita. La chiamata di Cristo svela la grettezza del nostro cuore, porta alla luce la nostra incapacità di amare, quali e quanti ostacoli poniamo nell’amare il nostro prossimo come noi stessi. Le considerazioni di Gesù riportate dal vangelo di Matteo sono abbastanza pungenti e ci fanno male, perché toccano nervi scoperti. In poche parole, Gesù afferma che si può uccidere il nostro prossimo anche con la nostra ira, la nostra rabbia; che è condannabile chi offende il prossimo; che addirittura se tu sai che il tuo fratello ha lui, qualcosa contro di te, devi esser tu a cercare di riconciliarti per primo. Eh si! Queste parole di Gesù toccano davvero dei nervi scoperti della nostra anima, specialmente di noi oggi così inclini, anche attraverso i cosiddetti social, a offenderci, a dirci le peggio cosa, ad augurare ai nostri nemici le peggiori disgrazie; oggi, quando sembra di moda essere violenti e arroganti. Ma le parole di Cristo pungono anche tra di noi. Dentro le nostre comunità, dentro la chiesa, quante chiusure, quanti giudizi malevoli, quante offese, maldicenze, rabbia, invidie e gelosie!

Ancora una volta, dobbiamo essere convinti che se il Signore ci contesta e ci invita a conversione, a una giustizia superiore, non lo fa per distruggerci e perché ci vuole male. Se è severo con noi, non è perché voglia la morte del peccatore, ma che si converta e viva.

All’inizio del tempo quaresimale, accettiamo allora di buon grado che il Signore ci contesti e ci metta in crisi; che ci faccia capire i mali che abbiamo dentro; facciamo con serietà il nostro esame di coscienza di fronte a Lui e al suo amore. E consapevoli della nostra debolezza, preghiamo levando la nostra supplica, accorata e sincera: convertici a te Signore con la grazia del tuo amore e noi ci convertiremo.