“ACCOGLIERE E INTEGRARE”: LE PAROLE DEL VESCOVO TARDELLI ALLE ISTITUZIONI NEL PRIMO GIORNO DELL’ANNO

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L’impegno per l’accoglienza e l’augurio per l’anno nuovo nell’incontro tra il vescovo Tardelli e le istituzioni del territorio diocesano. Il primo giorno del 2018, infatti, il vescovo ha inteso incontrare personalmente quanti rivestono responsabilità politiche e amministrative per consegnare il messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata Mondiale per la Pace. “Ho preferito consegnarlo direttamente, – ha spiegato il vescovo – sottolineandone così l’importanza e al tempo stesso fornendomi l’occasione per auguravi personalmente, a voi e alle realtà che voi rappresentate, gli auguri di un Buon anno di pace e di prosperità”.

Il messaggio per la Giornata Mondiale per la pace 2018 è intitolato: “Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace”. “Un tema certamente “caldo” – ha puntualizzato il vescovo – che è venuto fuori spesso anche nella nostra città negli ultimi tempi; forse anche in modi abbastanza scomposti e sbagliati”.

“Forse non sarebbe male – si è auspicato Mons. Tardelli – se, passate le elezioni, provassimo a metterci tutti attorno a un tavolo, enti pubblici e privati, forze politiche, sociali e imprenditoriali, Caritas, non per far discorsi o battibecchi, ma per condividere esperienze e buone prassi, ragionare da vari punti di vista e confrontarsi anche serratamente ma civilmente su idee e prospettive riguardo l’accoglienza e l’integrazione“.

Un auspicio che invita a considerare la necessità di dare “nuove e più adeguate risposte” a fenomeni migratori che assumono dimensioni epocali: “i numeri citati dal Santo Padre colpiscono: oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni i rifugiati. E’ certamente chiaro a tutti come nel fenomeno migratorio siano implicati grossi problemi di economia mondiale e di politica internazionale, che richiedono interventi e soluzioni a livello globale”.

Occorre affrontare il problema – ha continuato il vescovo – secondo “una realistica misura nell’accoglienza, al fine di una vera integrazione” e, come ricorda papa Francesco, con una buona dosa di ‘prudenza’ che è “la virtù propria del governante”.

“Fatte queste precisazioni, – ha affermato Mons. Tardelli – mi sembra evidente però che a chi bussa alla nostra porta in condizioni di grave disagio, di qualsiasi natura esso sia, non gli si può sbattere l’uscio in faccia. Sarebbe un atto disumano, sbagliato e sciocco. Proprio per questo, come chiesa di Pistoia siamo assolutamente a favore dell’accoglienza di persone che fuggono da situazioni di difficoltà di ogni genere e che ci chiedono aiuto”.

L’accoglienza, prosegue il vescovo, va certamente organizzata “non alla meglio ma nel migliore dei modi possibile, da tutti i punti di vista. Di fronte al dramma delle morti nel mediterraneo o dei maltrattamenti delle persone, come pure di fronte a ogni forma di tratta o di schiavitù di esseri umani, non ci può essere alcuna indifferenza o passività“.

Il Vescovo, in linea con il perentorio monito inserito da Papa Francesco nel suo messaggio per la Pace, afferma che non è possibile coltivare “pensieri e atteggiamenti razzisti, xenofobi, offensivi, di stampo fascista, nei confronti dei nostri fratelli immigrati oppure offensivi verso chi si occupa di loro. Occorre anche porre attenzione alla manipolazione della comunicazione che falsa la realtà”.

Il vescovo ha quindi ricordato i quattro verbi chiave presentati dal Papa nel suo messaggio dedicato a rifugiati e migranti: “Accogliere, proteggere, promuovere, integrare“.

“Un discorso particolare – ha puntualizzato il vescovo – credo vada fatto proprio sulla integrazione” in quanto “questione veramente decisiva sul tavolo del nostro paese come di quello dell’Europa e del mondo. (…) Papa Francesco ci dice che “integrare” “significa permettere a rifugiati e migranti di partecipare pienamente alla vita della società che li accoglie, in una dinamica di arricchimento reciproco e di feconda collaborazione nella promozione dello sviluppo umano integrale delle comunità locali” . Come si vede, – ha chiarito il vescovo – si parla di partecipazione, di vita sociale, di sviluppo, in una logica di reciprocità e collaborazione. Ciò vuol dire diritti e doveri; vuol dire senso del bene comune e responsabilità sociale da maturare in tutti; vuol dire per chi è accolto, legalità, conoscenza e rispetto della cultura, della storia e delle tradizioni del paese ospitante; vuol dire per chi accoglie, condivisione della cittadinanza, attenzione al portato culturale, religioso e umano di chi entra, partecipazione dei diritti”.

L’impegno per l’integrazione aiuterà a leggere il fenomeno migratorio con uno sguardo diverso. Il lavoro per un’accoglienza capace di integrare, infatti, è “occasione di crescita nella pace, perché ci spinge a convivere pacificamente tra razze, lingue, culture e religioni diverse, senza per questo far venire meno le specificità di ognuno, la libertà di coscienza, i diritti della maggioranza e quelli delle minoranze“.

“Che sia dunque per tutti – ha concluso il vescovo – un anno che segni, seppur in mezzo alle inevitabili contraddizioni della storia, un passo in avanti verso la pace”.

(redazione)