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DON LORENZO MILANI, UN GIUSTO PER LA CHIESA DELLE PERIFERIA

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DON MILANI

Crediamo che, mai come oggi, il messaggio straordinario di don Lorenzo Milani, si riproponga in tutta la sua sconvolgente attualità sia per la Chiesa – che con disperato, appassionato amore lui definì sempre la mia ditta – sia per l’intera società. Proprio in questo momento in cui la Chiesa riscopre l’ autentica ispirazione evangelica, grazie ai gesti e ai messaggi, come la recentissima enciclica Laudato sì, di papa Francesco, rifulge luminosa la figura del priore di Barbiana, che alla Chiesa del potere e della centralità antepose quella degli ultimi e delle periferie. Non a caso proprio l’attuale pontefice ha fatto togliere il divieto di pubblicazione a Esperienze Pastorali, opera profetica, che precorse lo spirito del Concilio. Ma papa Bergoglio è arrivato a indicarlo anche come esempio nel discorso rivolto al mondo della scuola il 10 maggio 2014, definendolo «un grande educatore»: ha dimostrato di cogliere con umiltà il senso più profondo di vita e di insegnamento che don Lorenzo portò avanti nelle periferie del suo tempo. Chi va a Barbiana è colpito ancora oggi proprio dalla semplicità e dalla povertà dei luoghi: la scuola, la falegnameria, la chiesa – la tomba stessa e il cimitero – in cui portò avanti con costanza la sua opera in mezzo a coloro che erano destinati ad essere emarginati e privati della dignità di cittadini da uno Stato che si diceva democratico. “Io insegno come il cittadino reagisce all’ingiustizia. Come ha libertà di parola e di stampa. Come il cristiano reagisce perfino al vescovo che erra. Come ognuno deve sentirsi responsabile di tutto”.
Crediamo che queste altissime parole possano rivestire oggi un particolare significato educativo, che si contrappone con forza a una società dominata da insulso protagonismo e arrogante cinismo, dalla rimozione della memoria e di ogni spirito critico, dalla volontà politica di stravolgere i valori fondanti dell’istruzione in nome della “buona scuola”. Lui, come affermò nella Lettera ai cappellani militari e nella Lettera ai giudici e, nei suoi ultimi giorni di vita, in Lettera a una professoressa, voleva invece che la cultura uscisse dal chiuso dominio della classe dominante – di cui gli intellettuali di ogni tipo erano stati quasi sempre i servitori ossequienti – per la promozione di chi ne era escluso quasi per un destino ineluttabile. Don Lorenzo, nel suo amore per gli ultimi che aveva scelto, voleva una Chiesa calata concretamente nella loro realtà sociale in uno sforzo di vera evangelizzazione, che rifiutasse il devozionismo romantico, cui è ridotta spesso la pratica cristiana. La sua, pur nella fermezza delle convinzioni, era una scelta coerente per i poveri e per la Chiesa, come scrisse nella lettera al vescovo di Firenze:
Ho badato ad accettare in silenzio perché volevo pagare i miei debiti con Dio, quelli che voi non conoscete. E Dio invece mi ha indebitato ancora di più: mi ha fatto accogliere dai poveri, mi ha avvolto nel loro affetto: Mi ha dato una famiglia grande, misericordiosa, legata a me da tenerissimi e insieme elevatissimi legami. Qualcosa che temo lei non ha mai avuto. E per questo m’è preso pietà di lei e ho deciso di risponderle.
La comunità di Vicofaro farà memoria di don Lorenzo Milani, venerdì 26 giugno – anniversario della sua morte – alle ore 17 con una messa nella chiesa delle suore del S.Cuore in via Nazario Sauro e alle 21 con l’incontro con Francuccio Gesualdi – ex alunno della scuola di Barbiana – nella chiesa di S.ta Maria Maggiore di Vicofaro, sui temi legati al suo ultimo libro Risorsa umana, che sono anche quelli centrali dell’ultima enciclica: i nuovi stili di vita, la decrescita, l’economia di mercato che genera le disuguaglianze sociali e l’ideologia dello scarto umano.

Mauro Matteucci – Centro di documentazione e di progetto “don Lorenzo Milani” di Pistoia
don Massimo Biancalani – Comunità parrocchiali di Vicofaro e di Ramini-Bonelle
Giancarlo Niccolai – Centro studi “Giuseppe Donati” di Pistoia

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